PLESSO SCOLASTICO DI PUOS D'ALPAGO (con G. Soddu, P. P. Depau e G. Marchio) | MARIO MURRU _ RAFFAELE PISANO

progetto di concorso ALPAGO / Italy

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Il plesso scolastico esistente occupa un comparto urbano dal profilo articolato, che si incunea in un ambito urbano delimitato da due strade convergenti, in parte occupato da edifici residenziali. La presenza di un capannone crea una strozzatura che tende a suddividere l’area in due ambiti. Gli eterogenei edifici e gli ampi spazi vuoti del plesso sono serviti da una strada interna, ma in assenza di un principio insediativo non si sviluppano relazioni significative tra le parti.


Il progetto fa riferimento al concetto di campus, per stabilire relazioni tra spazi chiusi e aperti, tra scuola e città, tra spazi di circolazione e spazi d’uso. L’intervento si distende con pesi diversi e senza soluzione di continuità su tutto il comparto, con un grande elemento distributivo che organizza lo spazio, individuando ambiti fortemente caratterizzati ma connessi. Un lungo ed esile elemento, un porticato, che nel suo dispiegarsi costruisce nuove relazioni tra vecchio e nuovo, tra città e campagna, e travalicando il suo ruolo funzionale (di distribuzione e di protezione dagli agenti atmosferici) diviene l’elemento che caratterizza il progetto urbano, un decumano.


All’estremità nord il porticato forma uno schermo rispetto all’architettura autoreferenziale della palestra. Quindi triplica il suo corpo formando una piazza coperta e si stende verso Est con due bracci “abitati” (il più corto è la biblioteca comunale, il più lungo gli uffici dell’istituto comprensivo e l’archivio) andando a definire una “corte urbana” che dà accesso al sistema. Proseguendo nel suo lungo sviluppo il porticato delimita l’area dello sport, che assume centralità nel sistema degli spazi pubblici. In corrispondenza si addossa al capannone, creando dei varchi per gli accessi a questa struttura, destinata alle associazioni. Prosegue poi verso i campi a sud, terminando in un laghetto che occupa il sedime di un edificio da demolire, dopo aver creato una connessione ortogonale con l’impianto della nuova scuola rivolta al sud ed alla campagna.


Si formano ambiti di dimensioni diverse e di diverso “carattere”:


-       la corte urbana di dimensioni limitate, raccolta;


-       il grande prato allungato dei campi da gioco delimitato dal lungo portico;


-       l’ambito intercluso del capannone delle associazioni;


-       il “campo” in cui sorge la scuola, aperto verso le coltivazioni a sud.


Il sistema è attraversato da una serie di visuali che arricchiscono la composizione: _ l’asse est-ovest attraverso la corte d’ingresso; _ le lunghe prospettive della spezzata del portico, prima concavo poi convesso; _ l’asse che attraversa est-ovest la nuova scuola, _ l’asse nord-sud che interseca quest’ultimo portando dentro il cuore della scuola le dominanti ambientali (creste delle Dolomiti d’Alpago e campagna agricola).


La viabilità viene tenuta ai margini e l’architettura definisce il carattere degli spazi aperti: un grande elemento di distribuzione, spazi aperti, corti, pertinenze. La gerarchia e la permeabilità degli spazi è segnata in modo semplice ed evidente, senza barriere. La piazza coperta è una soglia tra lo spazio urbano della corte e lo spazio dello sport. Dalla corte si accede tramite il grande portale al capannone delle associazioni, il cui prospetto principale viene riqualificato tramite una quinta composta da una sequenza di setti.


Due capisaldi per la nuova scuola: rivolgere le aule al sole, portare dentro lo spazio connettivo la visuale delle Dolomiti dell’Alpago a nord e del fondovalle a sud. L’edificio è su due livelli, con la batteria degli spazi didattici servita da uno spazio a doppia altezza con ballatoio, una sorta di strada interna che interseca due spazi “pubblici”: a sud la loggia a doppia altezza rivolta ai campi e a nord la gradinata-teatro che funge anche da risalita al primo piano, culminando in una grande vetrata rivolta alle creste. L’edificio segna il perimetro dell’insediamento, ponendosi, con la sua dimensione e la sua chiara funzione pubblica, come segno di urbanità.


Un’architettura “civile”, cioè capace di offrire alla collettività spazi e luoghi idonei agli usi innanzitutto, ma anche capace di rappresentare i valori collettivi relativi alle funzioni e di partecipare attraverso il progetto alla definizione di tali valori. Il mix di funzioni (scuola, attrezzature sportive, parco, biblioteca, associazioni) e l’articolazione degli spazi conferiscono al campus il ruolo di nuova centralità urbana, luogo di relazioni per l’intera comunità.

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    Il plesso scolastico esistente occupa un comparto urbano dal profilo articolato, che si incunea in un ambito urbano delimitato da due strade convergenti, in parte occupato da edifici residenziali. La presenza di un capannone crea una strozzatura che tende a suddividere l’area in due ambiti. Gli eterogenei edifici e gli ampi spazi vuoti del plesso sono serviti da una strada interna, ma in assenza di un principio insediativo non si sviluppano relazioni significative tra le parti. Il...

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