Un luogo per l'abitare | Giampiero Lombardini

Rovezzano, lungoriva mulino della nave Florence / Italy / 2006

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Percorso sensoriale per ristabilire il rapporto fisico-spirituale tra uomo e un "luogo dell'abitare"

Un luogo per l’abitare

(M. Heidegger)
“…Che cosa sia, nella sua essenza, il costruire edifici, noi non siamo in grado neanche di domandarlo in modo adeguato, e tanto meno possiamo adeguatamente deciderlo, finchè non pensiamo al fatto che ogni costruire è in se un abitare. Non è che noi abitiamo perché abbiamo costruito; ma costruiamo e abbiamo costruito perché abitiamo, cioè perché siamo in quanto siamo gli abitanti. …”

La progettazione è partita “dall’ osservazione del luogo”, una zona sul lungofiume posta a sud-est della città di Firenze, nella frazione di Rovezzano, un piccolo borgo costruito in prossimità della sponda nord dell’Arno, un luogo di passaggio e di incontri.
L’area di pertinenza del nostro intervento è stata individuata nel “Mulino della Nave ed il suo intorno”, una vecchia fabbrica immediatamente posta sul greto del fiume, un tempo adibita a mulino.
Il mulino faceva parte di un sistema costituito da campi coltivati, territori collinari, ville extraurbane e piccoli borghi rurali, tra i quali esistevano importanti connessioni e relazioni di tipo sociale, commerciale, culturale. Tale sistema si snodava passando dal fiume al mulino, dal mulino alle strade, dalle strade al paese, dal paese alle colline.
Questo sistema di relazioni oggi non esiste più, si è verificata la completa disgregazione dei sistemi territoriali con una conseguente perdita di identità dei luoghi. Nell’assetto territoriale attuale, il mulino, si colloca soltanto come antico edificio, testimonianza di un’attività artigianale/agricola, che ora ha funzione soltanto di abitazione extraurbana.
Con il nostro intervento vogliamo recuperare il contatto con il luogo. Riscoprire la sacralità del rapporto uomo-natura tramite alcune sensazioni personali, avute nei sopralluoghi, come la rifrazione della luce sull’acqua (luce-rifrazione), ed il movimento continuo dell’acqua (acqua-movimento).
L’idea muove proprio della riscoperta del luogo tramite un cammino sensoriale. Un cammino per valorizzare il luogo fiume, un cammino che diventa percorso naturale e spirituale, terreno e divino. Un andare nei luoghi tramite momenti/passaggi capaci di rigenerare la curiosità, la scoperta, la meraviglia, una sintesi tra terra-cielo, umano-divino.
Per dare forma all’idea abbiamo adottato due modelli, uno per affinità ideali e uno per affinità formali. Per affinità ideali si è assunto a modello il cammino che doveva intraprendere l’uomo medievale per abbandonare la condizione di miseria per arrivare a quello stato di grazia che gli avrebbe permesso di elevarsi fino a Dio. Questo percorso viene teorizzato dalla dottrina cistercense, dove appunto l’uomo, perduto nell’oscurità degli eventi terreni, entrando all’interno del recinto abbaziale, doveva percorrere varie tappe meditative e purificatrici, per poter raggiungere il fulcro delle celebrazioni dove risiedeva la luce, Dio.
Il modello formale è proprio quello dell’abbazia cistercense, un vero e proprio microcosmo, dove all’esterno era un mondo caotico, violento, lontano dall’ideale di spiritualità e perfezione dal quale l’uomo fuggiva cercando rifugio nell’abbazia.
Abbiamo suddiviso e sintetizzato questa analisi e modelli, in quattro atti del percorso sensoriale:
Ingresso, il mondo caotico
Ansa, abbandono del caos, spazio organizzato
Il quadrato, la città quadrata e perfetta
La collina, la chiesa/barca, la frattura nel terreno causata dalla caduta del cielo in terra

Il percorso quindi, comincia con un ingresso attraverso l’arco della pescaia del mulino; si ha qui il primo contatto con l’acqua. La ripetizione del cubo ed il suo sfalsamento, pur apparendo regolare ed organizzato, produce invece, insieme agli altri apparati, disorientamento e confusione, si prova un senso di insicurezza, precarietà, disagio. Il cammino è simboleggiato da un vetro continuo che dapprima entra in contrapposizione con il mulino e poi proseguendo dialoga sempre più discretamente con esso.
Alla fine di questa molteplicità confusionaria, si giunge, tramite un passaggio vetrato, al primo spazio organizzato e simbolico del percorso. Lo scorrere dell’acqua placida, segna la morfologia del territorio, producendo un ansa, una curva, descritta e organizzata dai raggi di luce che si riflettono sull’acqua e sbattono contro il grande muro del mulino, rompendo il vetro continuo.
Proseguendo si giunge allo spazio quadrato; l’avvicinamento al quadrato è filtrato, in un primo momento, dal campanile/nartece e dagli altri elementi che schermano la visuale creando una separazione dagli altri spazi, lasciando anche l’alternativa dell’ingresso al luogo chiuso della penitenza. La parte più esterna del quadrato, quella verso il fiume è basculante e interagisce con esso a seconda del livello dell’acqua. Lo spazio quadrato è come la Gerusalemme celeste, perfetta e preziosa, circondata da alte mura e con un fiume d’acqua viva che vi scorre nel mezzo. Questo spazio è costruito sul modello numerico di tre, quattro, dodici ed anche tutti gli altri elementi presenti in questo atto fanno riferimento alla numerologia sacra.
Dopo la conoscenza dell’io terreno, tramite la penitenza e l’analisi interiore, l’uomo cerca l’ascesa verso il divino, si passa ad una ricerca spirituale e spaziale più intima e distaccata; si cerca il cielo in terra. Una costellazione si stacca dalla volta celeste e cade sulla terra producendo un solco, una spaccatura dove poter accogliere l’uomo. Ecco che nasce la struttura tenda che accoglie tutti i popoli (riferimento a Michelacci).
La caduta del cielo provoca anche il movimento tettonico che organizza il verde, naturale proseguo delle linee della chiesa/barca e parallelo ideologico con il cimitero delle abbazie cistercensi, collocato appunto al di fuori del recinto monastico. Il verde è costruito su una serie di curve sinusoidali, dove sono inseriti, con alternanza regolare, due tipi di alberi, la Sofora, e l’Acero di Montpellieur. Queste due essenze sono state scelte perché hanno una conformazione molto organica e scultorea e perché cambiano colore a seconda delle stagioni producendo, in ogni periodo, un ciclorama sempre colorato e mutevole.
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    Project details
    • Year 2006
    • Work started in 2000
    • Work finished in 2006
    • Status Completed works
    • Type Parks, Public Gardens / Churches / Landscape/territorial planning / Leisure Centres
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