Progettazione di una sala del commiato | Angelo De Filippis
Pubblicazione Turin / Italy / 2004
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“Sale del Commiato”
I luoghi
Le esigenze umane di condividere il dolore e di essere supportati nel momento del distacco dal defunto, anche se espresse in altre forme rispetto al passato,richiedono comunque uno spazio / tempo e un linguaggio rituali.
A tale necessità di ritualizzazione è legata, in molti paesi del mondo occidentale,la celebrazioni di riti funebri civili,o laici,chiamati cerimonie del Commiato.Sono cerimonie che,pur prendendo a prestito sincreticamente elementi da altre religioni ( la musica, le letture, il silenzio, l’elogio funebre, alcuni oggetti simbolici o gesti di addio ), tendono a “inventare” un rito caratterizzato dal suo essere singolare, unico,volto a celebrare un individuo defunto in particolare, ricordato dalla famiglia e dagli amici per ciò che è stato in vita, per ciò che ha realiizato o inteso realizzare,per ciò che ha amato, vissuto.Un rito dunque che non si fonda sulla ripetizione dei medesimi gesti, ma sulla libertà di organizzazione dello schema cerimoniale,non rassicurante e stabile nel tempo, ma creativo e mutevole.
Tali cerimonie si svolgono nelle sale del Commiato, che talvolta hanno una identità storica e culturale ben precisa, peraltro non riconosciuta e condivisa da tutti gli utenti (sono le sale dei crematori ottocenteschi, i cui simboli massonici sono geometrie insignificanti o prettamente decorativi per la maggioranza); ma per lo più sono sale di nuova costruzione, semplicemente arredate, dotate di sedie e orbe di simboli, pe poter essere polifunzionali, adibite a riti funebri laici ma anche di differenti confessioni religiose.
Di che luoghi si tratta? Non si tratta, evidentemente, di spazi a cui una tradizione o un potere religioso forte abbiano conferito sacralità.Se, secondo la definizione di Marc Augè, i “luoghi” antropologici sono quelli connotati da un’idea comunitaria e stratificata nel tempo, queste sale adibite a funerali possono rientrare nella categoria dei “non luoghi” .
Le sale definite “del commiato” , tuttavia, non sono assimilabili a quei “non-luoghi” tipici della surmodernitè, luoghi destinati al passaggio di turisti e clienti, come grandi magazzini e spazi commerciali, stazioni e aeroporti, in cui l’individuo altro non è che una “individualitè solitaire”, provvisoria ed effimera.Una operazione identitaria, benchè individuale, ha luogo in queste sale, ad un primo sguardo anonime e prive di una dimensione storica o collettiva : si tratta di una “realizzazione retrospettiva dell’identità”. Con questa espressione si intende e ci si riferisce a quegli atti che idealmente danno compimento, retrospettivamente,all’identità del defunto, lasciata sempre incompiuta dalla morte.In tali luoghi, estranei alla tradizione e alla religione, prendono forma eventi inediti, che aasumono un significato qui ed ora, nel momento stesso del funenale in corso,per la musica e la lettura scelte da amici e parenti, per le parole dette, per la condivisione e la comunicazione che si crea in quel preciso contesto. Ogni funerale è un avvenimento a se stante.Alcuni minuti dopo, la medesima sala può essere teatro di nuovi eventi,riservata a un gruppo o a una comunità differenti,che usano simboli,gesti e parole abissalmente diverse.Il luogo pertanto resta neutro, sono le persone e gli elementi rituali che di volta in volta si svolgono in esso a investirlo di significati unici.
La sala del Commiato”
Parlando dei “luoghi” si è detto che tali cerimonie si svolgono in spazi appositamente attrzzati e curati ,detti sale del commiato.
In Europa ( soprattutto nel nord europa ), vengono utilizzati spazi definiti appunto “sale del Commiato”,che sono adiacenti crematori,ospedali,cimiteri, oppure far parte di un intero complesso architettonico, chiamato “Casa Funeraria”. Le Case Funerarie sono strutture per poter offrire servizi ampi e diversificati al fine di soddisfare tutte le esigenze: dalle procedure che seguono il decesso al trattamento della salma, dalla veglia dei parenti, alla “cerimonia del Commiato”.
In Italia è stata manifestata da più parti l’esigenza di una ritualità individualizzata, da gruppi di cittadini che si sono attivati per chiedere alle loro amministrazioni comunali spazi idonei a riti non religiosi.A Milano, i Servizi Cimiteriali del comune hanno attrezzato un apposita sala nel cimitero di Bruzzano, e altre sono in progetto in altri cimiteri della città.
Alcune società per la cremazione ( Livorno, Varese, ......) possiedono già una sala del Commiato. Queste forme di richieste, e volontà da parte di molti cittadini, ha portato le istituzioni ad analizzare il problema, che con la legge n° 130 del 31 Marzo 2001 sulla cremazione, hanno dato un segnale di sensibilità e disponibilità nei loro confronti.Le istituzioni devono offrire ai cittadini la possibilità di essere assistiti nel momento di maggior debolezza, alla morte di un proprio caro,ed aiutati a dare un solenne addio ai loro cari ,nei modi che essi ritengono adeguati. Le istituzioni non devono imporre un rito,ma creare gli spazi,i tempi e i modi perchè i cittadini, sentendosi chiamati a dare l’addio ai loro cari, si sentano anche parte di un contesto civile.
Ritornando al Disegno di Legge n° 130 del 31 Marzo del 2001 sulla cremazione, che dice testualmente : ( predisposizione di sale attigue ai crematori per consentire il rispetto dei riti di commemorazione del defunto e un dignitoso commiato).Ciò significa che tutti i crematori dovranno avere una sala del Commiato attigua, il che vuol dire che sarà necessario attrezzarsi per potervi celebrare cerimonie.Per essere più precisi, il rito del commiato, che la sensibilità dei cremazionisti ha posto al centro dell’attenzione nel paese, non dovrebbe essere riservato unicamente alla cremazione, ma sarebbe necessario metterlo in atto anche per le inumazioni,laiche o meno.Il distacco al cimitero non è infatti meno doloroso che al crematorio,e spesso non è acompagnato da nessuna parola di addio.Detto questo, il primo problema, certo che le istituzioni devono affrontare, è quello degli spazi : da più parti, ormai, viene riconosciuta l’esigenza di approntare, nei cimiteri e nei crematori, un luogo deputato alle cerimonie del Commiato.Uno spazio, cioè, dove i dolenti possono riunirsi per dare l’ultimo addio al loro caro, per addolciere e rendere solenne il momento della separazione dalle sue spoglie.
Quindi questo spazio deve essere progettato e allestito con molta cura e sensibilità.
Nella concezione generale del progetto, si dovrà darà grande importanza al concetto di “una corretta atmosfera di raccoglimento e serenità”,badando quindi a tenere fuori la realtà urbana, caotica, rumorosa, e a volte invadente.Questo può essere ottenuto mediante una particolare strategia d’adduzione della luce naturale, tramite lucernari, piccoli tagli di luce nelle pareti, oppure ove sia possibile su piccoli spazi verdi.In questo modo lo spazio per il rito può rimanere autonomo dal caratter variabile ed occasionale della sua collocazione urbana.
La sala del Commiato deve essere quindi uno spazio sereno e geometricamente elementare, quasi minimale, ma assolutamente reso accogliente. Deve essere dotata di due o più ingressi : il feretro deve essere introdotto nella sala da un ingresso, ed uscire da un’altra uscita.Questo percorso ha un’importanza non solo pratica, ma anche simbolica.La separazione dalle spoglie di una persona amata deve essere simulata simbolicamente da un “andar via” del corpo del caro, attraverso una porta, o un passaggio, che i parenti e gli amici non possono più varcare.All’interno, la sala deve essere dotata di un piccolo pulpito, o comunque di un “luogo deputato”per il cerimoniere.Il feretro deve trovare uno spazio al centro della sala:è di lui, a lui che si parla.I presenti devono poter prendere posto intorno alla bara.Inoltre, dovrebbero esserci adiacenti alla sala una o due piccole sale di servizio,per gli addetti ai lavori, sia per poter installare uno stereo che permetta di riprodurre musica, sia per avere una piccola sala ove poter fare delle riunioni organizzative.Qualsiasi sia lo stile architettonico della sala, queste sono esigenze basilari che non devono mai essere trascurate.Buona norma è che nessun simbolo religioso sia posto in modo inamovibile nella sala, così che essa sia fruibile da persone di differenti confessioni, o che non aderiscono a nessuna di queste. Eventuali simboli religiosi possono essere a collocazione mobile, così da poter essere posti o rimossi a seconda dei desideri dei parenti e amici degli scomparsi.
Per quanto riguarda l’utilizzo dei giusti “materiali” che vale soprattutto per l’interno della sala, che è appunto il luogo deputato alla cerimonia, deve farsi ricorso a materiali naturali, soprattutto per i valori tattili e percettivi. Le pareti devono avere un colore neutro, per evitare che i parenti del defunto possano sentirsi disturbati dall’utilizzo di tonalità troppo vivaci.Un ruolo molto importante lo gioca “l’acustica,” che deve essere ottima, anche per poter sentire, sovente, parole che sono pronunciate tra le lacrime, e quindi preferenza per l’utilizzo di quei materiali che garantiscono la perfetta acustica, come il legno, utilizzabile per controsoffitti o rivestimenti.
Anche gli arredi devono essere progettati ad hoc, possedendo una caratterizzazione propria, autonoma, diversa da quella domestica o pubblica; l’ambiente deve essere sobrio, essenziale, finalizzato ad accogliere il defunto ed in grado di fondersi con l’ambiente esterno.
Progetazione richiesta per la pubblicazione del libro: " Il rito del Commiato" a cura della Fondazione Ariodante Fabretti di Torino.
Arch. Angelo De Filippis
Contatti: [email protected]
I luoghi
Le esigenze umane di condividere il dolore e di essere supportati nel momento del distacco dal defunto, anche se espresse in altre forme rispetto al passato,richiedono comunque uno spazio / tempo e un linguaggio rituali.
A tale necessità di ritualizzazione è legata, in molti paesi del mondo occidentale,la celebrazioni di riti funebri civili,o laici,chiamati cerimonie del Commiato.Sono cerimonie che,pur prendendo a prestito sincreticamente elementi da altre religioni ( la musica, le letture, il silenzio, l’elogio funebre, alcuni oggetti simbolici o gesti di addio ), tendono a “inventare” un rito caratterizzato dal suo essere singolare, unico,volto a celebrare un individuo defunto in particolare, ricordato dalla famiglia e dagli amici per ciò che è stato in vita, per ciò che ha realiizato o inteso realizzare,per ciò che ha amato, vissuto.Un rito dunque che non si fonda sulla ripetizione dei medesimi gesti, ma sulla libertà di organizzazione dello schema cerimoniale,non rassicurante e stabile nel tempo, ma creativo e mutevole.
Tali cerimonie si svolgono nelle sale del Commiato, che talvolta hanno una identità storica e culturale ben precisa, peraltro non riconosciuta e condivisa da tutti gli utenti (sono le sale dei crematori ottocenteschi, i cui simboli massonici sono geometrie insignificanti o prettamente decorativi per la maggioranza); ma per lo più sono sale di nuova costruzione, semplicemente arredate, dotate di sedie e orbe di simboli, pe poter essere polifunzionali, adibite a riti funebri laici ma anche di differenti confessioni religiose.
Di che luoghi si tratta? Non si tratta, evidentemente, di spazi a cui una tradizione o un potere religioso forte abbiano conferito sacralità.Se, secondo la definizione di Marc Augè, i “luoghi” antropologici sono quelli connotati da un’idea comunitaria e stratificata nel tempo, queste sale adibite a funerali possono rientrare nella categoria dei “non luoghi” .
Le sale definite “del commiato” , tuttavia, non sono assimilabili a quei “non-luoghi” tipici della surmodernitè, luoghi destinati al passaggio di turisti e clienti, come grandi magazzini e spazi commerciali, stazioni e aeroporti, in cui l’individuo altro non è che una “individualitè solitaire”, provvisoria ed effimera.Una operazione identitaria, benchè individuale, ha luogo in queste sale, ad un primo sguardo anonime e prive di una dimensione storica o collettiva : si tratta di una “realizzazione retrospettiva dell’identità”. Con questa espressione si intende e ci si riferisce a quegli atti che idealmente danno compimento, retrospettivamente,all’identità del defunto, lasciata sempre incompiuta dalla morte.In tali luoghi, estranei alla tradizione e alla religione, prendono forma eventi inediti, che aasumono un significato qui ed ora, nel momento stesso del funenale in corso,per la musica e la lettura scelte da amici e parenti, per le parole dette, per la condivisione e la comunicazione che si crea in quel preciso contesto. Ogni funerale è un avvenimento a se stante.Alcuni minuti dopo, la medesima sala può essere teatro di nuovi eventi,riservata a un gruppo o a una comunità differenti,che usano simboli,gesti e parole abissalmente diverse.Il luogo pertanto resta neutro, sono le persone e gli elementi rituali che di volta in volta si svolgono in esso a investirlo di significati unici.
La sala del Commiato”
Parlando dei “luoghi” si è detto che tali cerimonie si svolgono in spazi appositamente attrzzati e curati ,detti sale del commiato.
In Europa ( soprattutto nel nord europa ), vengono utilizzati spazi definiti appunto “sale del Commiato”,che sono adiacenti crematori,ospedali,cimiteri, oppure far parte di un intero complesso architettonico, chiamato “Casa Funeraria”. Le Case Funerarie sono strutture per poter offrire servizi ampi e diversificati al fine di soddisfare tutte le esigenze: dalle procedure che seguono il decesso al trattamento della salma, dalla veglia dei parenti, alla “cerimonia del Commiato”.
In Italia è stata manifestata da più parti l’esigenza di una ritualità individualizzata, da gruppi di cittadini che si sono attivati per chiedere alle loro amministrazioni comunali spazi idonei a riti non religiosi.A Milano, i Servizi Cimiteriali del comune hanno attrezzato un apposita sala nel cimitero di Bruzzano, e altre sono in progetto in altri cimiteri della città.
Alcune società per la cremazione ( Livorno, Varese, ......) possiedono già una sala del Commiato. Queste forme di richieste, e volontà da parte di molti cittadini, ha portato le istituzioni ad analizzare il problema, che con la legge n° 130 del 31 Marzo 2001 sulla cremazione, hanno dato un segnale di sensibilità e disponibilità nei loro confronti.Le istituzioni devono offrire ai cittadini la possibilità di essere assistiti nel momento di maggior debolezza, alla morte di un proprio caro,ed aiutati a dare un solenne addio ai loro cari ,nei modi che essi ritengono adeguati. Le istituzioni non devono imporre un rito,ma creare gli spazi,i tempi e i modi perchè i cittadini, sentendosi chiamati a dare l’addio ai loro cari, si sentano anche parte di un contesto civile.
Ritornando al Disegno di Legge n° 130 del 31 Marzo del 2001 sulla cremazione, che dice testualmente : ( predisposizione di sale attigue ai crematori per consentire il rispetto dei riti di commemorazione del defunto e un dignitoso commiato).Ciò significa che tutti i crematori dovranno avere una sala del Commiato attigua, il che vuol dire che sarà necessario attrezzarsi per potervi celebrare cerimonie.Per essere più precisi, il rito del commiato, che la sensibilità dei cremazionisti ha posto al centro dell’attenzione nel paese, non dovrebbe essere riservato unicamente alla cremazione, ma sarebbe necessario metterlo in atto anche per le inumazioni,laiche o meno.Il distacco al cimitero non è infatti meno doloroso che al crematorio,e spesso non è acompagnato da nessuna parola di addio.Detto questo, il primo problema, certo che le istituzioni devono affrontare, è quello degli spazi : da più parti, ormai, viene riconosciuta l’esigenza di approntare, nei cimiteri e nei crematori, un luogo deputato alle cerimonie del Commiato.Uno spazio, cioè, dove i dolenti possono riunirsi per dare l’ultimo addio al loro caro, per addolciere e rendere solenne il momento della separazione dalle sue spoglie.
Quindi questo spazio deve essere progettato e allestito con molta cura e sensibilità.
Nella concezione generale del progetto, si dovrà darà grande importanza al concetto di “una corretta atmosfera di raccoglimento e serenità”,badando quindi a tenere fuori la realtà urbana, caotica, rumorosa, e a volte invadente.Questo può essere ottenuto mediante una particolare strategia d’adduzione della luce naturale, tramite lucernari, piccoli tagli di luce nelle pareti, oppure ove sia possibile su piccoli spazi verdi.In questo modo lo spazio per il rito può rimanere autonomo dal caratter variabile ed occasionale della sua collocazione urbana.
La sala del Commiato deve essere quindi uno spazio sereno e geometricamente elementare, quasi minimale, ma assolutamente reso accogliente. Deve essere dotata di due o più ingressi : il feretro deve essere introdotto nella sala da un ingresso, ed uscire da un’altra uscita.Questo percorso ha un’importanza non solo pratica, ma anche simbolica.La separazione dalle spoglie di una persona amata deve essere simulata simbolicamente da un “andar via” del corpo del caro, attraverso una porta, o un passaggio, che i parenti e gli amici non possono più varcare.All’interno, la sala deve essere dotata di un piccolo pulpito, o comunque di un “luogo deputato”per il cerimoniere.Il feretro deve trovare uno spazio al centro della sala:è di lui, a lui che si parla.I presenti devono poter prendere posto intorno alla bara.Inoltre, dovrebbero esserci adiacenti alla sala una o due piccole sale di servizio,per gli addetti ai lavori, sia per poter installare uno stereo che permetta di riprodurre musica, sia per avere una piccola sala ove poter fare delle riunioni organizzative.Qualsiasi sia lo stile architettonico della sala, queste sono esigenze basilari che non devono mai essere trascurate.Buona norma è che nessun simbolo religioso sia posto in modo inamovibile nella sala, così che essa sia fruibile da persone di differenti confessioni, o che non aderiscono a nessuna di queste. Eventuali simboli religiosi possono essere a collocazione mobile, così da poter essere posti o rimossi a seconda dei desideri dei parenti e amici degli scomparsi.
Per quanto riguarda l’utilizzo dei giusti “materiali” che vale soprattutto per l’interno della sala, che è appunto il luogo deputato alla cerimonia, deve farsi ricorso a materiali naturali, soprattutto per i valori tattili e percettivi. Le pareti devono avere un colore neutro, per evitare che i parenti del defunto possano sentirsi disturbati dall’utilizzo di tonalità troppo vivaci.Un ruolo molto importante lo gioca “l’acustica,” che deve essere ottima, anche per poter sentire, sovente, parole che sono pronunciate tra le lacrime, e quindi preferenza per l’utilizzo di quei materiali che garantiscono la perfetta acustica, come il legno, utilizzabile per controsoffitti o rivestimenti.
Anche gli arredi devono essere progettati ad hoc, possedendo una caratterizzazione propria, autonoma, diversa da quella domestica o pubblica; l’ambiente deve essere sobrio, essenziale, finalizzato ad accogliere il defunto ed in grado di fondersi con l’ambiente esterno.
Progetazione richiesta per la pubblicazione del libro: " Il rito del Commiato" a cura della Fondazione Ariodante Fabretti di Torino.
Arch. Angelo De Filippis
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“Sale del Commiato”I luoghiLe esigenze umane di condividere il dolore e di essere supportati nel momento del distacco dal defunto, anche se espresse in altre forme rispetto al passato,richiedono comunque uno spazio / tempo e un linguaggio rituali.A tale necessità di ritualizzazione è legata, in molti paesi del mondo occidentale,la celebrazioni di riti funebri civili,o laici,chiamati cerimonie del Commiato.Sono cerimonie che,pur prendendo a prestito sincreticamente elementi da altre religioni (...
- Year 2004
- Client Fondazione Ariodante Fabretti
- Status Completed works
- Type Cemeteries and cemetery chapels
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