The Dream of Abha _ Tra natura e artificio nella città turistica di Abha (Arabia Saudita) | Rosario Giardina

Residenze, spazi pubblici e Moschea del Venerdì Abhā / Saudi Arabia / 2016

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Il progetto denominato “The Dream of Abha” fa parte di un più ampio progetto urbano che tratta il tema del variegato mondo islamico, studiandone la conformazione, la cultura, la civiltà, indagando i luoghi, le tradizioni, i costumi e la religione nel posto più caratteristico ed ostile dell’Asia occidentale, il deserto. Tutto ha inizio quindi dove tutto è nullo, dove non vi è segno di civiltà e la sfida è proprio questa, dominare e lasciarsi dominare dal vuoto. “The dream of Abha” è il sogno, ed il fine è trasformarlo in concretezza. Si tratta di un concorso indetto dal Governatorato dell’Arabia Saudita finalizzato all’elaborazione di idee e proposte per la definizione di nuova città araba contemporanea da affiancare alla città esistente di Abha, che sia in grado di conciliare tradizione ed architettura tipica della città islamica con il progetto di architettura contemporaneo.


Il team di ricerca guidato dal prof. Giovanni Francesco Tuzzolino dell’Università degli studi di Palermo, e composto da giovani architetti, con la collaborazione di alcuni studenti ha elaborato il masterplan di New Abha city seguendo un forte concept che sostanzialmente ha inizio dai ragionamenti posti sullo stato di fatto. Gli elementi che cominciano ad emergere dalla fitta conformazione montuosa sono il wadi, una valle a bassa quota con altimetrie minime, e la presenza di una strada sinuosa che taglia l’area in maniera trasversale. Appare subito chiaro che bisogna lavorare con dei grandi rettangoli che permettessero di inquadrare delle aree tra le montagne rocciose. Il risultato di questa suddivisione porta infine ad avere otto rettangoli, composizione che ricorda gli accostamenti formali dell’ Astrattismo pittorico (vedi le opere di Kazmir Malevic). Gli otto rettangoli non rappresentano solo una distinzione di carattere formale, ma anche e soprattutto funzionale. La zonizzazione gerarchizza l’intera area creando vari poli di interesse , diversi a seconda delle funzioni e restituendo l’immagine di una città non centralizzata. In particolare il progetto in una scala minore ha sviluppo all'interno di una delle 8 aree , l'area a vocazione commerciale, la Bazar Area.


La Bazar Area si estende per circa un chilometro all’interno di un contesto dalla particolare orografia e viene attraversata al centro dalla strada che la collega alle altre aree. Nella conformazione del suolo è possibile individuare tre vertici, che rappresentano i punti più alti della città, separati tra loro da un compluvio che solca il terreno da nord-ovest a est interessando circa la metà dell’intera area. Tutto il resto è immerso nella movimentata orografia che il rettangolo racchiude, costeggiato da nord ad est dalla grande strada d’ingresso alla città, e delimitato a sud da una porzione del Wadi Park che rappresenta la parte pianeggiante dell’area. L’intera Bazar Area è frutto dell’unione di tre progetti delle aree Nord-Ovest , Nord-Est e Sud-Est, che completano il quadro urbano definendo la “stecca”. L’impianto planimetrico viene quindi distinto in tre aree, ognuna delle quali presenta un proprio asse attorno al quale si ramifica ed ha luogo il progetto; tutte e tre confluiscono in un punto, un luogo di aggregazione delimitato da edifici a vocazione commerciale, nel rispetto della destinazione d’uso dell’area; questo spazio aperto del commercio è anche il punto di accesso alla città, che avviene mediante un volume filtro che fa da galleria e si aggancia alla sinuosa strada di collegamento con le altre aree. Seguendo il principio insediativo dettato dalla griglia e ragionando sulla composizione dei moduli, i volumi si adattano alla morfologia del terreno, ne seguono l’andamento in un rapporto di continuità, che punta a minimizzare l’intervento di modifica del suolo qualificandolo attraverso le architetture. Ogni scelta formale presa è determinata in relazione al contesto, ponendo attenzione al raccordo tra le architetture ed il suolo, allo sviluppo in altezza dei volumi,alla relazione tra spazi interni ed esterni. Tra i principi che regolano lo sviluppo della città, sorti dopo lo studio dell’area, vi è quello di considerare un limite al costruito non solo il wadi, ma anche il compluvio che attraversa l’area: la città quindi non tocca mai il solco, che rimane un segno netto e forte, cosi che i volumi lo costeggiano ma non lo invadono, il passaggio avviene attraverso ponti di collegamento e la parte centrale si rialza diventando una “piastra”, rimanendo sospesa tra i tre monti per lasciarsi attraversare.


Dopo un primo ragionamento ad ampia scala che ne ha caratterizzato l’andamento del tessuto urbano, entra in gioco il progetto architettonico che riguarda una porzione della Bazar Area, quella che dal polo commerciale si dirige verso nord-est. Il progetto si sviluppa in direzione trasversale sul pendio di uno dei tre vertici, il maggiore in altezza, caratterizzato da una forte pendenza. Il primo passo è stato quindi modellare i solidi dai blocchi della griglia di partenza, cercando di rispettare il più possibile la conformazione del luogo; seguono dunque gli studi sulle altezze dei volumi, in modo tale da adagiarsi al meglio sul suolo, riducendo al minimo i movimenti di terreno. Fin da subito emergono due direzioni, la longitudinale, che dallo spazio commerciale raggiunge un grande quadrato, e la trasversale, rappresentata dai blocchi rettangolari adagiati al pendio: da questa fase preliminare scaturisce il filo conduttore del progetto. Da un volume filtro che fa da galleria, si ha accesso alla città, facendo ingresso al piano dalla quota più bassa, quello della “piastra” commerciale. Su questa, in direzione parallela all’ingresso, si affaccia il primo grande edificio, il bazar, un grande blocco di pietra, puro e semplice all’esterno, che introduce al complesso; da qui un asse, diviso in due strade a quote differenti, conduce rispettivamente al piano delle residenze e all’ingresso dello spazio culturale e religioso, un piano quadrato in cui si articolano i luoghi dedicati alla cultura, la madrasa, il museo, i laboratori, le sale espositive, la biblioteca e infine la moschea che, posta in cima, attira lo spazio verso di se, dominando silenziosa l’intera città.


- SPAZIO APERTO DEL COMMERCIO - BAZAR


Lo spazio commerciale è il primo luogo che s’incontra, in cui avviene l’accesso alla città e su cui si affaccia il primo volume, il gran bazar. Questo appare all’esterno come una grande scatola chiusa, forata al minimo per mantenere la purezza del volume: un monolite di pietra bianca, di cui non si nota l’ingresso, posto a cinque metri sotto il livello della piastra, e da cui si ha accesso attraverso una grande scalinata scavata dinanzi la facciata principale; questo è posto in maniera obliqua rispetto il perimetro della struttura, inclinato verso l’interno, e segue la stessa direzione dalla scalinata, che si protrae all’interno della struttura. Difatti, superato l’ingresso, ci ritroviamo di fronte a un grande spazio che si sviluppa in direzione obliqua e non ortogonale al perimetro esterno, segnato da una fitta disposizione di setti a creare degli spazi liberamente percorribili, come dei negozi all’aperto, che circondano il centro; qui un agglomerato di volumi, di cubi e parallelepipedi incastrati tra loro in maniera casuale, richiamano le forme arabe tradizionali e generano spazi destinati al commercio dell’artigianato. La sensazione è quella di ritrovarsi in uno spazio apparentemente caotico, come nei mercati all’aperto, seguendo un percorso quasi labirintico tra un eterogeneità di forme, ma anche di funzioni, all’interno di un volume definito e regolare. Tutta la struttura si eleva su cinque piani con negozi, attività ristorative, libreria, spazi di aggregazione, auditorium e sale espositive, e viene attraversata da un grande lucernario irregolare, di materiale traslucido, che rompe e movimenta la struttura in sezione, ed irraggia ogni piano. All’esterno, un altro volume si aggancia al corpo del bazar, un cubo ricoperto esternamente da una trama a tratti forata che fa da collegamento e da filtro al salto di quota che c’è tra la piastra ed il sopraelevato percorso pedonale dal quale si ha accesso alle residenze.


- RESIDENZE


Adagiate sul pendio, a ovest dell’asse principale, si ramificano le residenze, segnate da quattro stecche che si aggrappano alla strada pedonale e scendono giù fino al compluvio. Ogni stecca è divisa in cellule abitative, ognuna delle quali è formata da un’aggregazione di solidi che, come dei gradoni, percorrono il pendio adagiandosi il più possibile alla linea del terreno e si bloccano al cospetto del compluvio, ragion per cui presentano lunghezze diverse. L’aggregato di volumi prende ispirazione dalle tipiche abitazioni dei villaggi nella regione dell’Asir, dalla conformazione casuale, quasi spontanea e naturale, che si confondono con gli elementi naturali dei paesaggi rocciosi dell’Arabia saudita. La singola abitazione ha dunque la conformazione della casa islamica tradizionale, il cui ingresso avviene sulla corte, uno spazio aperto che collega gli ambienti tipici della casa alla corte coperta. La corte esterna è a due livelli, divisi seguendo la giacitura della corte coperta e collegati da gradini, e distingue gli ambienti domestici dallo spazio religioso e di meditazione. L’ingresso alla casa a pian terreno da su un volume a doppia altezza che funge da soggiorno e a cui è collegato un volume minore e nascosto che fa da cucina e si affaccia sulla corte. Dal soggiorno è possibile raggiungere il primo piano in cui troviamo uno studio, un servizio e due camere da letto. Dallo studio è possibile raggiungere una terazza che si affaccia sulla corte. Un volume , separato dall’aggregato di volumi abitativi, rappresenta la corte coperta, uno spazio dedito alla preghiera e alla meditazione, vuoto e silenzioso , illuminato dall’alto dalle bucature di una cupola cubica. Le aperture su tutti i volumi sono minime e si concentrano verso l’interno, lasciando all’esterno la purezza dei volumi, secondo il concetto d’intimità e segretezza.


- SPAZIO CULTURALE E RELIGIOSO - LA MADRASA E LA MOSCHEA DEL VENERDì


Lo spazio a vocazione culturale e religiosa rappresenta il polo opposto a quello commerciale, collegato a questo attraverso un percorso sotterraneo, scavato nel pendio, sull’asse principale; il percorso viene quindi illuminato dalla luce naturale attraverso dei lucernari, posti in asse con le “stecche” delle abitazioni, che consentono l’alternarsi di luci ed ombre, unitamente agli spazi che si stringono e si aprono a creare un collegamento nascosto e suggestivo. Percorrendo l’asse raggiungiamo l’ingresso, identificato da un volume-filtro, un grande open space adibito a spazi espositivi, che precede l’ingresso al complesso. Da qui, ad una quota inferiore, si raggiunge una corte porticata, scavata all’interno del grande quadrato sul cui perimetro si articolano delle cellule, i laboratori d’arte, che si bloccano all’incontro col volume del museo. Accanto a questo, la scalinata conduce al piano superiore, quello dello spazio religioso vero e proprio, rappresentato da un quadrato, bucato in prossimità della corte, su cui poggiano la madrasa , il teatro ed i terrazzamenti che conducono alla moschea. La madrasa è il volume di chiusura del complesso e si presenta come un rettangolo porticato, di lunghezza pari al lato del quadrato, a cui si interseca un volume cubico, arretrato rispetto la linea del porticato, che riceve la spinta dell’asse principale, ed un parallelepipedo sul lato opposto, ruotato in direzione dei terrazzamenti, in cui sono contenuti l’auditorium e la biblioteca. Il primo contiene l’ingresso principale ed i servizi e conduce al piano superiore della madrasa, in cui sono ubicati i laboratori e le aule per l’insegnamento della lingua araba, calligrafia, storia e letteratura sacra ed una piccola biblioteca interna collegata al piano inferiore; in questo sono presenti degli spazi il cui l’accesso può avvenire direttamente dal porticato, una grande sala espositiva ed un auditorium. La moschea è posta al vertice del pendio e può essere raggiunta dalla base attraverso i terrazzamenti. Questi seguono direzioni diverse rispetto l’impianto generale ed identificano un movimento rotatorio verso l’inclinazione della qibla, l’ inflessione dello spazio verso la moschea. I terrazzamenti sono raggiungibili attraverso delle lunghe rampe che ne seguono la giacitura e, insieme alle scalinate, segnano un percorso tortuoso, quasi uno “scarabocchio” sull’impianto regolare degli spazi che lo circondano, prima della conquista della vetta. L’ultimo, che a differenza degli altri è vuoto, crea un piano sottostante la moschea, sorretto da un colonnato, una zona d’ombra in cui poter sostare ed ammirare il paesaggio circostante prima di raggiungere il punto più alto. Attraverso l’ultima scalinata si raggiunge il piano della moschea, un grande quadrato dominato dal vuoto, un sahn, in cui gli unici elementi visibili sono i volumi della moschea e del minareto. Una pavimentazione lineare segue il verso della qibla e sembra uscire, come raggi, dalla vasca delle abluzioni, uno specchio d’acqua incavato al pavimento, che segue un lato del quadrato e porta al cospetto della moschea. La moschea è posta in un punto particolare della città, che segna il flesso della strada antistante e dalla cima riesce a dominare la città. Si tratta di un volume chiuso, cubico, puro, con l’ingresso segnato da un taglio che va dal pavimento alla copertura, mentre lo spazio interno viene illuminato dall’alto, da un lucernario diafano dalla trama esagonale, che restituisce l’effetto di una pioggia di luce sulla sala di preghiera.


 

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    Project details
    • Year 2016
    • Status Research/Thesis
    • Type Government and institutional buildings / Neighbourhoods/settlements/residential parcelling / Single-family residence / Schools/Institutes / Multi-purpose Cultural Centres / Theatres / Museums / Concert Halls / Pavilions / Shopping Malls / Showrooms/Shops / Restaurants / Modular/Prefabricated housing / Art Galleries / Exhibitions /Installations / Mosques
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