Completamento funzionale delle strutture museali dedicate, in Orani, all’opera di Costantino Nivola | marco terzitta

Orani / Italy / 2007

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IL DATO DI PARTENZA

Ab-trahere. Partire dal dato reale per arrivare, tramite una serie di passaggi successivi, ad una forma astratta che quel dato rappresenta. L’uomo geometrico e metafisico plasma lo spazio strutturandolo in forme già presenti in natura: sia l’uomo-struttura che le vedove di Costantino Nivola hanno una origine terrena, dalla terra nascono e alla terra ritornano. (disegni di Costantino Nivola)

LE MATRICI INSEDIATIVE

Il sito dove sorge il museo Nivola è denominato “Su cantaru” ed è caratterizzato da una scarsa edificazione, dovuta ad una infelice esposizione (l’intero versante guarda a nord) e ad una conformazione morfologica del terreno molto accidentata, per le elevate escursioni altimetriche. La curva di livello, che unisce la torre campanaria della vecchia chiesa parrocchiale gotico-aragonese di Sant’Andrea al lavatoio costruito durante il ventennio fascista, risulta essere quella che conserva i segni, forti ed ancora evidenti, della logica insediativa, o meglio, del genius loci. Il lavatoio nasce in un sito pieno d’acqua, il toponimo ne testimonia questa caratteristica: “Su cantaru” (la fonte). Questa regione geografica, ricca d’acqua è quindi sito ideale per edificarvi il lavatoio pubblico, che nasce successivamente all’unica costruzione presente, la chiesa di San Lorenzo. Il lavatoio e la chiesa, edificati nel rispetto dell’andamento delle curve di livello, si pongono come elementi di separazione e chiusura fra il muro di contenimento in pietra e gli orti, ricavati nei terrazzamenti a valle che venivano alimentati proprio dall’acqua che arrivava dalla fonte. Il muro di contenimento, muro-fonte, è l’elemento artificiale che rende possibile la lettura del terrazzamento, consentendo all’acqua di manifestarsi e fuoriuscire in due bocche che la riversano in una vasca in granito da dove cola a terra, per continuare su canalette di nuova costruzione che dell’antico percorso conservano i punti di uscita. Il muro-fonte continua con il muro-uffici, costruito negli anni ’80 a seguito del riuso del lavatoio come museo; tutti questi elementi assieme al lavatoio racchiudono la piazza-museo che ha come fondale prospettico la vecchia cava da dove di estraeva il calcare. Attraversando lo spazio espositivo all’aperto, proseguendo verso ovest, si arriva ai terrazzamenti artificiali, sui quali sono stati piantati degli olivi, che seguendo l’orografia del terreno enfatizzano questo sistema di sfruttamento del suolo come unico elemento di comunicazione fra l’attuale museo Nivola e l’altra regione geografica denominata “Sa cava ‘e sa zarra” (la cava del pietrisco). Il sito della cava, oggetto in anni recenti di un tentativo di bonifica che ha portato alla costruzione di una serie di elementi di contenimento costituiti da gabbionate metalliche riempite con pietrame, è una sorta di agorà dove per sottrazione è stato creato uno spazio architettonico con delle quinte rocciose scultoree che guardano a nord la parte vecchia del paese. L’ampio pianoro, che si è creato a seguito della grande sottrazione del materiale lapideo, rende possibile uno spazio monumentale dove poter ricucire il rapporto fra architettura e natura. Gli elementi architettonici (il muro-fonte e uffici, la chiesa, il lavatoio, la piazza del museo) e gli elementi del paesaggio (i terrazzamenti dell’oliveto e la cava) si pongono come preesistenze che interpretano il carattere e le peculiarità del luogo e quindi rappresentano i punti da cui partire. Sono questi gli elementi, architettonici e di paesaggio, dai quali prendere spunto e con i quali colloquiare. Essi indicano la via preferenziale attraverso la quale, in un sito gia fortemente caratterizzato dalle preesistenze, inserire le nuove architetture in maniera organica e silenziosa.

IL SISTEMA PAESE-MUSEO

Costantino Nivola è stato un artista di respiro internazionale profondamente legato alle sue origini. Queste si manifestano in maniera diversa nei diversi periodi ma sono leggibili senza soluzione di continuità dal suo esordio con il pittore Delitala, alla sua partenza per Monza dove frequenta l’ISIA, all’impegno nella Olivetti come direttore dell’ufficio grafico, fino ad arrivare a New York dove l’artista oranese si afferma. Il culto della purezza formale, dell’essenziale sono i punti di arrivo della sua opera, senza che la sottrazione di materia o la mancanza di articolazione possano essere letti come lacune. I frequenti ritorni di Nivola ad Orani, dal dopoguerra fino alla sua morte, sono caratterizzati da un impulso ricorrente: riscoprire le sue radici cercando il coinvolgimento della sua gente, depositaria di una cultura ancestrale molto antica. Pubblica nel 1953 nella rivista americana Interiors il progetto Orani Pergolato, che non è altro che un idea per conservare l’immenso bene culturale che era rappresentato dal centro storico di Orani; nel 1958, sempre a Orani, realizza il bellissimo graffito nella facciata della chiesa di Nostra Signora D’Itria, la tomba di famiglia, ed espone opere scultoree di piccolo formato nel percorso che unisce la chiesa D’Itria alle altre due chiese del Seicento, il Rosario e Santa Maria. A pochi passi, lì vicino, la sua casa natale dove nel 1975 propone all’amministrazione comunale di realizzare un giardino museo che non vedrà mai luce, ma dove Costantino sedimenta nuovamente il concetto a lui caro dell’artista impegnato che crede nei benefici effetti dell’arte, il bello fa bene al popolo. Oltre a questi tentativi oranesi, cerca di realizzare altre opere nel resto dell’isola: il progetto per il monumento alla Brigata Sassari nel 1950 di cui restano disegni e modelli in bronzo, la piazza Satta a Nuoro (realizzata nel 1966), il progetto del 1968 per il monumento ad Antonio Gramsci mai realizzato, ed infine la sistemazione delle sculture nella nuova sede del Consiglio Regionale della Sardegna del 1986. In tutti questi “ritorni”, permeati dal suo bisogno di relazione con la Sardegna, è leggibile il suo interesse per gli spazi pubblici non solo come contenitori di opere ma come parte del contenuto. Partendo da queste brevi premesse si è analizzato il metodo per rendere il passato, il paese, coerente con il futuro, il museo; questo si relaziona al primo inserendosi in un percorso intelligibile che porterà i visitatori alla scoperta del centro storico di Orani, seguendo un itinerario che partendo dall’abitato porta al museo e viceversa. Il rapporto fra museo e paese verrà quindi rafforzato, enfatizzando le connessioni fra percorso urbano, che collega le tre chiese del 600, la casa natale del pittore Delitala e la vecchia chiesa di Sant’Andrea, e percorso nel parco-museo. Una sorta di cerchio ideale unirà il Nivola bambino (la vecchia casa di Nivola si trova all’interno del percorso urbano), l’artista americano, che realizza il graffito nella chiesa di N.S. d’Itria, espone le sue sculture nella via La Marmora e realizza la tomba di famiglia, lo scultore affermato, che sogna e propone di realizzare un museo nella sua casa natale e nel giardino posto di fronte, e il suo pensiero artistico che troverà la sintesi nelle teche museali di “Su cantaru” e di “Sa cava ‘e sa zarra”.

IL PROGETTO

“E’ una scala di proporzioni che rende il male difficile e il bene facile” (A. Einstein). La giacitura dei nuovi edifici è stata scelta nel rispetto delle preesistenze architettoniche ed ambientali, storicamente consolidate. Il nuovo corpo degli uffici sarà la naturale continuazione di quelli esistenti, seguendone l’allineamento sia in pianta che in alzato e limitando così gli scavi. Fra il corpo di fabbrica esistente adibito ad uffici e quello in progetto vi sarà uno stacco fisico in corrispondenza della centrale termica: il materiale di rivestimento sarà la pietra, la copertura sarà sistemata con un tetto giardino. Le bucature verso nord saranno limitate per accentuare il suo carattere di muro che “contiene”. Oltre agli uffici e ai servizi igienici in questo blocco sono previsti l’archivio e la biblioteca che, attraverso una grande vetrata, guarderà ad ovest. Rimosso il muretto che attualmente limita l’accesso all’oliveto, si avrà una fuga prospettica amplificata dalla costruzione del nuovo blocco uffici, che enfatizzerà il percorso sul terrazzamento accompagnando la vista verso la vecchia cava. Questo camminamento primario, che si distingue dai secondari per essere la naturale continuazione della piazza-museo “Su cantaru” e per avere le caratteristiche di percorribilità adeguate anche per i portatori di handicap, verrà sistemato in acciottolato come quello esistente e porterà il visitatore che accede dall’ingresso storico verso il nuovo museo. L’area pianeggiante della cava, sorta di anfiteatro con gli spalti rocciosi rivolti verso il paese, ospiterà il nuovo blocco museale composto oltre che dalle nuove teche espositive, orientate verso est-ovest, dalla biglietteria-bar-book shop e dalla sala conferenze-laboratorio-esposizioni temporanee, funzioni che verranno ospitate nell’altro blocco ruotato di trenta gradi rispetto agli altri corpi di fabbrica. Questo disassamento consente di creare una zona di cerniera, aperta verso l’arrivo dei visitatori, che fungerà da spazio di distribuzione e consentirà l’uso diversificato della struttura che potrà, in questo modo, funzionare in maniera simultanea come spazio espositivo e auditorium, e in maniera alternata o come museo o come auditorium-laboratorio-esposizioni temporanee. L’articolazione dei volumi in progetto, volutamente bassi per un inserimento silenzioso che non alteri il sito, scaturisce dalla volontà di voler interagire con il “luogo” in maniera organica, creando dei percorsi esterni che favoriranno le viste a volte verso i costoni rocciosi, altre volte verso gli interni del museo, strutturandosi in corti dove poter, eventualmente, esporre all’aperto. I setti murari offriranno ombra e creeranno uno spazio geometrico e metafisico in cui naturale e artificiale si confrontano. I corpi di fabbrica del museo sono caratterizzati dall’avere delle ampie vetrate sui lati corti, esposte ad est e ad ovest, offrendo percorsi flessibili per una lettura delle opere esposte caratterizzata da diverse possibilità di composizione oltre a quella filologica. Le sale sono percorribili sia longitudinalmente che trasversalmente offrendo prospettive e punti di vista diversi. Lo spazio interno è volutamente neutro con pareti bianche ad andamento rettilineo per facilitare l’esposizione delle opere. La luce naturale è utilizzata con parsimonia evitando l’irraggiamento diretto. L’atrio che farà da elemento di unione fra i diversi volumi architettonici fungerà anche da spazio in cui questa separazione sarà leggibile fisicamente grazie alla vetrate poste nelle due testate dalle quali si leggerà il disassamento delle strutture e gli spazi interclusi esterni. I corpi di fabbrica che ospitano biglietteria-bar-book e sala conferenze-laboratorio-esposizioni temporanee si articolano volumetricamente sia verticalmente che orizzonatalmente: il primo sarà più basso e avanzato verso la strada statale, la parete a nord sarà interamente vetrata, sorta di occhio verso Orani; il secondo più alto e chiuso sarà costituito da un volume puro illuminato da prese di luce zenitali e da una apertura esposta a sud dalla quale si potrà uscire verso lo spazio all’aperto confinato fra le rocce del costone e le pareti murarie dell’edificio. L’articolazione delle funzioni interne verrà garantita da pareti mobili che all’occorrenza potranno aprire lo spazio creando un unico ambiente che potrà ospitare una conferenza partecipata, una grande mostra temporanea (coinvolgendo in questa funzione anche l’atrio), o far posto ad un ampio laboratorio.

Il CONNETTIVO

“Il tempo è qualcosa che non ritorna ed ogni gesto conosciuto si ripete sempre: per questo l’inizio e il termine si confondono” (A. Rossi). Attraversato il paese si accederà al museo dallo stesso ingresso, posto in corrispondenza del confine ad ovest, da cui entravano i mezzi che asportavano le pietre che avrebbero poi strutturato i muri delle case di Orani, in una sorta di ciclo biologico che vede gli elementi naturali trasformarsi in elementi artificiali, in forme geometriche. Oltre a questo accesso rimarrà quello esistente posto in corrispondenza di “Su cantaru”. Il sistema avrà inoltre altri punti di permeabilità dal parco multimediale in costruzione, rendendo questo spazio periurbano più praticabile. I pullman e le auto troveranno sistemazione nel primo terrazzamento, dove non è possibile edificare a causa della vicinanza alla strada (tutti i volumi in progetto sono oltre la linea dei 30 metri dalla strada). Questi due accessi che il progetto mette in sinergia porteranno verso la biglietteria, posta nel nuovo edificio, il punto più alto e panoramico dal quale osservare Orani. Lo stesso versante dal quale Antine Nivola immagina di vedere il suo paese nel 1940, quando esule in America dipinge una veduta di Orani rappresentandolo come in una carta medioevale, dove gli alzati si staccano da un disegno quasi in pianta. Al nuovo museo si potrà arrivare comodamente percorrendo dei camminamenti a lieve pendenza, nel caso si acceda da “Sa cava e sa zarra”, e in piano se si accede da “Su cantaru”. Da qui potrà continuare la visita all’intero complesso, in una sorta di discesa dai sacri monti dell’arte di Nivola che porta prima al lavatoio poi verso la teca del sand casting ed infine all’uscita posta a ovest. Nel pensare ai collegamenti fra le diverse parti del complesso si è scelto di non usare le scale e di utilizzare percorsi in rampa il più possibile a lieve pendenza, senza stravolgere l’orografia del sito, che ha nella sistemazione a terrazze alberate l’elemento caratterizzante. “Il progetto è semplice, materiali a portata di mano” (C. Nivola): acciottolato e muri in pietra. Gli interventi nelle aree esterne non prevedono l’uso di muri di sostegno in cemento armato ma, e solo se necessari, dei muri a gravità in pietra; non si prevede neanche la sistemazione di tutti i camminamenti ma solo di quello che collega il vecchio museo al nuovo, che verrà pavimentato in acciottolato come naturale continuazione di quello esistente. Il percorso verrà accompagnato da un muro in pietra alto circa 60 cm posto sul lato a monte, che fungerà non solo da elemento di separazione e di contenimento del terrazzamento ma anche da panca lineare sulla quali riposare. Nelle ore notturne, lievemente illuminato, fungerà da corda luminosa che collega il vecchio e il nuovo museo.

SISTEMI E IMPIANTI

Sistema di illuminazione Si propone un sistema di illuminazione che possa sfruttare, dove possibile, la luce naturale ma che, in generale, sia prevalentemente artificiale e flessibile, con apparecchi illuminanti di tipologia diversa, funzionali, di facile manutenzione e manovrabilità, dotati di lenti e diffusori, montati su binari e a loro volta montati sul controsoffitto. Il progetto illuminotecnico seguirà un proprio iter attraverso l’analisi dello spazio dato, dei percorsi da seguire e dei materiali da esporre. Sarà essenziale ottenere una illuminazione costante e omogenea, che fornisca a tutte le superfici verticali espositive la stessa temperatura-colore e che permetta una presentazione obiettiva delle opere. Dovranno essere rispettati i vincoli conservativi relativi all’esposizione a fonti luminose. Tutto l’impianto dovrà essere facilmente regolabile al fine di ottenere una intensità luminosa non superiore ai 150 lux (max consentito). Si dovrà tenere conto della sensibilità alla luce di alcuni materiali secondo una scala che va dagli estremamente sensibili (max 50 lux) ai moderatamente sensibili (max 150 lux), ai relativamente sensibili (sino ai 1000 lux). Sarà necessario provvedere a periodici controlli fotometrici nel rispetto degli illuminamenti raccomandati e sarà altresì necessario applicare i criteri di uniformità di illuminamento raccomandati: Emin/Emedio > 0,5 – Emax/Emin < 5. Inoltre sarà controllata l’esposizione energetica e la dose di luce naturale, adottando tutti quei dispositivi come filtri, pellicole, tende, riflettori, diffusori e rifrattori, sia per l’abbattimento della componente UV che per la modulazione della componente visibile e infrarossa. Per corridoi, sale di passaggio, uffici e servizi sarà ugualmente studiato un sistema che tenga conto dell’aspetto formale dell’insieme. Dovrà essere sempre tenuto presente l’impatto visivo e preferire sistemi con binari a incasso. Inoltre, sarà importante tener conto delle dotazioni tecniche di altri musei del territorio che andranno a far parte del sistema museale provinciale e, qualora fossero valide, adeguare le scelte a quelle già esistenti permettendo così la condivisione delle infrastrutture leggere, come appunto il sistema di illuminazione e corpi illuminanti (per esempio il museo MAN adotta il sistema ERCO, il più utilizzato nei musei del mondo).

Sistema di climatizzazione

Dovrà garantire una temperatura costante tra 18° y 24°C e dovrà mantenere l’umidità relativa entro i termini suggeriti fino a un max del 55%. Se necessario, dovranno essere utilizzati termoidrografi. Occorrerà considerare la sensibilità dei diversi materiali all’umidità relativa e alla temperatura: infatti, alcuni hanno bisogno di condizioni di umidità relativa estremamente stabili o moderatamente stabili, i cui valori ottimali si aggirano su quelli sopra indicati con una oscillazione percentuale tra il 2% e il 5%. Andrà inoltre considerata anche la qualità dell’aria, con una serie di prescrizioni sui valori massimi e minimi ammissibili di anidride solforosa, biossido di azoto e ozono. Il sistema dovrà avvalersi dell’infrastruttura in cartongesso.

Superfici orizzontali e verticali

È preferibile una texture ruvida, opaca e una colorazione fredda nella scala dei grigi chiari. Non verrà posizionato il battiscopa. La gettata in cemento sembra rispondere puntualmente non solo alle esigenze museografiche ma anche a quelle concettuali dell’edificio e dell’artista (vedi per esempio il sand casting). In particolare il progetto prevede per le pavimentazioni una gettata in cemento additivato con resine, lisciato superficialmente e cerato in modo da ottenere una superficie di colore adeguato, in grado di assorbire la luce e di avere un legame materico con il cemento colato su sabbia nivoliano. Le pareti saranno trattate con intonaci a base di calce naturale invecchiata in fossa e tinteggiate con lo stesso materiale onde ottenere anche in questo caso una superficie con texture ruvida e opaca. Uguale aspetto avrà il soffitto che, anzichè da intonaco, sarà strutturato da cartongesso
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    IL DATO DI PARTENZAAb-trahere. Partire dal dato reale per arrivare, tramite una serie di passaggi successivi, ad una forma astratta che quel dato rappresenta. L’uomo geometrico e metafisico plasma lo spazio strutturandolo in forme già presenti in natura: sia l’uomo-struttura che le vedove di Costantino Nivola hanno una origine terrena, dalla terra nascono e alla terra ritornano. (disegni di Costantino Nivola)LE MATRICI INSEDIATIVEIl sito dove sorge il museo Nivola è denominato “Su cantaru” ed è...

    Project details
    • Year 2007
    • Client Comune di Orani
    • Status Competition works
    • Type Museums
    Archilovers On Instagram