CAMPA CAVALLO CHE L'ERBA CRESCE | CORFONE+PARTNERS

Foggia / Italy / 2009

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L’estensione della superficie del futuro parco è la prima condizione che definisce l’impianto progettuale. Il raffronto dimensionale con alcuni grandi parchi in importanti città mostra l’effettiva grandezza dell’area, che pone pertanto importanti questioni sia di realizzazione che di gestione del futuro parco. Le scelte sono state pertanto commisurate a tale estensione, il disegno che ne risulta è la prefigurazione di un possibile assetto al futuro del parco, la cui densità di attrezzature e servizi non è naturalmente la densità corrispondente alla fase di impianto ma è quella del lungo periodo, quando lo sviluppo del parco, con la partecipazione ipotizzata dei privati consentirà il completamento della “lottizzazione” del parco.
Il progetto è ispirato ad un’idea di “parco urbano produttivo” che unisce cioè funzioni tipiche del parco urbano (svago, gioco, passeggio) a funzioni produttive, capaci di generare un valore aggiunto, anche economico, finalizzato a sostenere parzialmente i costi di gestione del complesso di opere.Funzioni quali la produzione di energia rinnovabile (fotovoltaico, biomasse ed eolico) genereranno profitti, come conseguenza della recente introduzione del “conto energia”, così anche i tradizionali campi sportivi soggetti a tariffazione (campetti di calcio e tennis), ma anche, in misura più ridotta e sotto forma di produzione di beni, gli orti urbani e le aree di visita a pagamento (l’area archeologica e lo zoo rurale). Queste funzioni sono alternate alle funzioni cosiddette “portate” del parco, quelle destinate cioè alla fruizione libera, incapaci di produrre flussi economici. Questo criterio di progettazione, oltre a determinare vantaggi economici, offre modalità di controllo e presidio delle aree a parco, soggette a fenomeni di vandalismo e degrado che rischiano spesso di vanificare gli investimenti in opere pubbliche. Inoltre la presenza di impianti produttivi, quali quelli per l’energia, comporterà la presenza di personale e di relativi sistemi di controllo e gestione che indirettamente garantiranno forme di presidio del parco.
Dal punto di vista delle scelte di impostazione e articolazione spaziale il progetto propone, in virtù dell’ampia disponibilità di spazio, un parco che ricostruisce i paesaggi tipici del territorio foggiano. In particolare sono ricostruite simbolicamente all’interno del perimetro del parco, dando luogo ad un “paesaggio di paesaggi” le unità costitutive del paesaggio foggiano: il tavoliere, i rilievi garganici e le lame. Il tentativo è quello di evocare la bellezza e la varietà del paesaggio del foggiano e la sua amoenitas loci, che in antichità motivarono la scelta compiuta da Federico II di Svevia nell’istituire a Foggia la sua sede imperiale.La soluzione progettuale muove quindi dai criteri sopraesposti suddividendo la superficie del parco in ambiti, ciascuno dei quali dotato di precise caratterizzazioni architettoniche e paesaggistiche, posti in stretta relazione con l’intorno urbano. Il parco si relaziona agli elementi primari dello spazio urbano, in particolare al complesso “Cavalli Stalloni”, alla “villa comunale”, ed agli assi stradali di via Galliani e viale Michelangelo; si chiude invece rispetto a viale Fortore, costruendo un “argine” che è in parte in rilevato ed in parte in trincea.
L’idea progettuale, inoltre, si relaziona con la città attraverso la predisposizione di raccordi tra la rete ciclo-pedonale interna al parco e quella urbana di progetto, in particolare con il futuro corridoio ciclabile di via Bari, anche in vista del ricongiungimento con l’area archeologica e con il bosco del Borgo dell’Incoronata.


L’argine
Il bordo est e sud del parco è concepito come un “argine” per la protezione del cuore del parco dal rumore e dal traffico delle arterie più gravate di traffico e per la schermatura dei parcheggi auto, ricavati in corrispondenza delle stesse strade (viale Fortore e via Guglielmi). L’argine è caratterizzato dalla maggiore densità di alberature, che rafforzano il ruolo di fascia protettiva e contribuiscono al miglioramento delle condizioni microclimatiche, ed è segnato da percorsi pedonali (con pendenze inferiori al 6% e quindi percorribili da diversamente abili) che si ramificano seguendo la modellazione del suolo. Salendo progressivamente dalla quota del piano di campagna, in corrispondenza dell’intersezione con viale Michelangelo, i percorsi ridiscendono in corrispondenza dello scavo del parco archeologico per poi risalire di nuovo e sovrappassare l’asse di via Galliani, realizzando in tal modo la continuità della fruizione pedonale tra il parco e la villa comunale. L’ambito dell’argine contiene il “parco archeologico”, che trova il suo fulcro nell’area degli attuali scavi, da estendere progressivamente in ragione dei saggi che verranno effettuati e che, a seconda dei risultati, condizioneranno le scelte future di sistemazione. Il ruolo dell’argine, quindi è anche quello di costituire una quinta visiva forte per l’area pianeggiante, attenuando l’impatto visivo delle frange urbane meno strutturate del settore urbano est.


La “griglia produttiva”
L’ambito principale del Parco è progettato secondo una scansione di fasce la cui geometria viene determinata dall’impianto urbano del settore ovest della città, in particolare dal complesso Deposito Cavalli Stalloni, considerato un esempio particolarmente importante di edilizia fascista (art. 4 Legge 1089/’39). La sequenza di fasce è pensata come riproposizione del paesaggio agrario pugliese, nel quale la divisione dei campi costituisce il principale carattere paesaggistico. L’impiego dei segni del paesaggio agrario all’interno della “griglia produttiva” come elementi di identità del luogo è unita alla promozione di tecniche di coltivazione tradizionali ed all’insediamento di attività e funzioni reversibili, in coerenza con i vincoli di inedificabilità dettati dalle norme di salvaguardia. La scelta di collocare attività produttive all’interno del parco, quali quelle agricole, si fonda su svariate ragioni. In primo luogo su una ragione inerente la cultura del progetto contemporaneo, che dopo aver preso coscienza circa la limitatezza delle risorse, sta conducendo verso nuovi paradigmi progettuali, basati su modelli di sviluppo reversibili, che prefigurano equilibri dinamici in luogo di soluzioni statiche, che impiegano sistemi produttivi alternativi, alimentati da energie rinnovabili, stagionali, eco-compatibili. Inoltre funzioni produttive come le aree “coltivate a fotovoltaico”, garantiscono, grazie anche ai certificati verdi, un flusso economico che potrà contribuire alla copertura delle spese di gestione di porzioni di parco.


Il Parco archeologico
Il Parco Archeologico si propone come una sistemazione museografica del sito preistorico oggetto dello scavo. All’interno del Parco si propone la riproduzione a grandezza naturale di ambientazioni, scene di vita pastorale e agricola contestualmente alle strutture rinvenute allo scopo di rendere visibile ciò che gli studiosi comprenderanno attraverso la lettura e l’interpretazione delle strutture e dei dati individuati. La delimitazione proposta nella planimetria di progetto è naturalmente una prefigurazione del tutto indicativa, essendo la reale definizione del perimetro del parco archeologico una operazione da compiere solo in una fase più avanzata di scavo e con l’ausilio degli specialisti coinvolti nelle operazioni. Le riflessioni progettuali si sono alimentate dalla ricerca svolta sul tema e dalla conoscenza di esperienze come quella del Parco Archeologico di Passo Corvo, attrezzata con riproduzione di scene di vita che rendono a tutti comprensibili le strutture rinvenute. Le conoscenze acquisite durante gli scavi e gli studi dell’Università di Genova hanno permesso la creazione in loco di una ricostruzione in scala 1/1 delle attività delle famiglie che vissero a Passo di Corvo tra 6300 e 5600 anni fa. Il villaggio neolitico di Passo dì Corvo (Foggia), con i suoi 40 ettari di estensione, è uno dei più grandi villaggi trincerati del tavoliere di Puglia. Gli scavi condotti hanno portato alla luce una vasta area dell’abitato, databile tra VI e IV millennio a.C., comprendente diverse unità abitative con i relativi oggetti della vita quotidiana e del culto. Anche nel caso di Passo Corvo le strutture messe in luce riguardano alcuni fossati a “C” utilizzati per il drenaggio del terreno attorno alle singole abitazioni, oltre a pozzi per la raccolta d’acqua, silos, recinti, piattaforme circolari e sepolture.


Il galoppatoio
Il terzo elemento determinante del parco è rappresentato dal Galoppatoio e dagli spazi di sua pertinenza. Nell’ambito del disegno di parco la pista di galoppo gioca un ruolo importante, dal punto di vista del metodo progettuale viene trattato come un segno di permanenza, un affioramento del passato ruolo dell’area come ippodromo comunale. Il segno e l’identità storica che porta con se, che permane soprattutto nell’immaginario collettivo, a giusto titolo viene rievocata dal bando di concorso; la storicità dell’impianto, risalente agli anni Venti, e la sua rilevanza in termini di presenza di attrezzature (fu giudicato il deposito più attrezzato d’Europa) hanno quindi condizionato le scelte dell’impianto progettuale. La presenza dei cavalli diviene un elemento distintivo e qualificante del parco, sia nei luoghi ad essi destinati, come il galoppatoio, il maneggio e le aree per il ricovero, sia nei luoghi nei quali essi sono resi visibili nelle loro attività sportive, ludiche e di riposo. Il grande Otto, visibile nei documenti storici, riaffiora parzialmente, sovrapponendosi al disegno regolare della griglia produttiva, consentendo all’attività dei cavalli di animare con la loro presenza l’intero parco.


CITTÀ: Foggia, Italia
COMMITTENTE: Comune di Foggia
DESTINAZIONE D’USO: Parco urbano
PROGETTISTI: Massimo Angrilli, Cesare Corfone, Luciana De Girolamo, Marianna Di Lauro, Claudio Angelucci, Filippo Priori, Davide Di Domenico
TIPO DI CONCORSO: Concorso internazionale di idee per la realizzazione del Parco urbano dei “Campi Diomedei” sull’area dell’ex ippodromo
CLASSIFICAZIONE DEL PROGETTO: Quarto classificato al concorso internazionale di idee per la realizzazione del parco dei “Campi Diomedei”
ANNO: 2009

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    L’estensione della superficie del futuro parco è la prima condizione che definisce l’impianto progettuale. Il raffronto dimensionale con alcuni grandi parchi in importanti città mostra l’effettiva grandezza dell’area, che pone pertanto importanti questioni sia di realizzazione che di gestione del futuro parco. Le scelte sono state pertanto commisurate a tale estensione, il disegno che ne risulta è la prefigurazione di un possibile assetto al futuro...

    Project details
    • Year 2009
    • Client Comune di Foggia
    • Status Competition works
    • Type Parks, Public Gardens / Public Squares
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