Allestimento mostra "Populonia. La città dei vivi" | erica foggi

Mostra temporanea al Museo etrusco di Populonia - Collezione Gasparri Populonia / Italy / 2016

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La mostra “Populonia. La città dei vivi”


 


Il 13 giugno 2015, dopo diversi mesi di lavoro in situ insieme alla curatrice Dott.ssa Carolina Megale, veniva inaugurato il nuovo allestimento del Museo Etrusco di Populonia: La Collezione Gasparri.


Il progetto di allestimento, curato dagli scriventi, individuava un approccio minimale agli spazi espositivi anche in considerazione del fatto che il Museo doveva vivere non solo della collezione permanente, ma anche di incontri, conferenze, eventi e, appunto, mostre temporanee.


Gli spazi a disposizione per il programma individuato, pur essendo evocativi e di forte impatto, consistono di tre ambienti voltati per un totale di circa 200 mq di area espositiva totale.


Il progetto museografico ha previsto anche uno spazio che può contenere, oltre a 50 persone sedute, gli spazi per proiezioni di video (un video introduttivo alla collezione) e di filmati o immagini presentati durante conferenze ed eventi.


L'occasione dei recenti ritrovamenti post-alluvione e la volontà di presentarli in anteprima all'interno degli spazi della Collezione Gasparri ci ha dato modo di sperimentare un accostamento formale e funzionale tra il lavoro precedentemente realizzato e uno (o più) dispositivi espositivi collocati all'interno dello spazio museale: dunque abbiamo allestito nell'allestimento, un lavoro “site-specific” che doveva dialogare con quanto già progettato da noi stessi in precedenza.


Il percorso e gli spazi di risulta all'interno del museo non lasciavano ampi margini per nuove strutture allestitive ancorché temporanee e, del resto, durante una mostra a tema, l'allestimento temporaneo deve convivere con l'allestimento permanente per offrire al visitatore (anche simultaneamente) la lettura della collezione e del tema di approfondimento.


Per prima cosa, in occasione di questo primo evento espositivo temporaneo, si è dovuto individuare uno spazio consono sia alle necessità dei curatori che alla quantità dei materiali individuati per essere esposti.


Il metodo scelto è stato quello di privilegiare le proporzioni degli oggetti da esporre, anche in forma di rappresentazioni grafiche e fotografiche, per una corretta collocazione dei ritrovamenti: in questo caso la dimensione dei “dolia” e della parete su cui erano “appoggiati” al momento del ritrovamento dovevano essere percepiti sostanzialmente a grandezza naturale grazie a una rappresentazione fotografica in grado di evocare allo stesso tempo l'eccezionalità della scoperta, la quotidianità della scena e di riproporre le dimensioni “reali” degli oggetti.


Da queste considerazioni è scaturita la scelta di dove collocare spazialmente l'immagine in modo che fosse percepita da una distanza tale da suscitare la reazione fisica desiderata: il resto del dispositivo sarebbe “nato” da questo dato ormai acquisito.


Il luogo idoneo per l'osservazione dei “dolia” è stato così individuato nello spazio posto di fronte alla “Sala del Mare”; si è trattato poi di progettare un involucro (o dispositivo allestitivo) atto ad ordinare ed evidenziare i ritrovamenti costituiti da pezzi di piccole e piccolissime dimensioni che dovevano trovare una protezione, un appoggio ed una valorizzazione ad una altezza pensata per una comoda visione da parte del visitatore.


La progettazione di un dispositivo per “mostrare” (involucro, teca, supporto...) passa per una serie di dati essenziali quali peso e forma degli oggetti, distanze di osservazione, tipologia di materiali da esporre: quindi è necessario trovare una soluzione formale unica, forte, “elegante” (e stabile!) che indirizzi gli sguardi e catturi l'attenzione.


In questo caso abbiamo pensato che, essendo il luogo del ritrovamento dei materiali in esposizione, vicino al luogo dell'esposizione, si poteva segnalare il luogo stesso attraverso un'indicazione univoca: una “freccia” (che intuitivamente indica una direzione): abbiamo stabilito quindi che il dispositivo che avrebbe mostrato i reperti sarebbe stato anche l'indicatore del luogo del ritrovamento.


Ci è apparsa una sintesi equilibrata tra forma, funzione e contenuto; e una sintesi iconica per un dispositivo di allestimento: un prisma a base triangolare (freccia) alto 2 metri.


Il prisma “estruso” dall'idea della freccia volge idealmente la punta verso il luogo del ritrovamento, porge il lato corto verso l'ingresso e, attraverso il congiungimento dei lati lunghi, favorisce lo scorrimento dei visitatori e il movimento circolare tutt'intorno, inducendo all'osservazione dei reperti attraverso una serie di forature attentamente dimensionate e alternate alla grafica esplicativa (didascalie, foto e disegni).


Dal punto di vista della struttura il prisma è sostanzialmente formato da un telaio in legno con un piano posto ad una altezza tale da sollevare i reperti verso lo sguardo del visitatore: il telaio in legno (che ha la possibilità di essere ripiegato e riposto in caso di non utilizzo) è rivestito da pannelli rigidi che ospitano la grafica in forma di ampi spartiti adesivi.


Le parti trasparenti sono in plexiglass, l'illuminazione interna è a led e l'intera struttura è tinteggiata di nero all'interno per sviluppare un potente contrasto cromatico tra i reperti illuminati e lo sfondo.


La struttura è pensata per essere, se necessario, riutilizzata solo cambiando i pannelli di rivestimento, ovvero cambiando grafica e “forature” in funzione del tipo di reperti da mostrare.


Dal lato corto del prisma emerge una teca in plexiglass che, formando la “coda” della freccia, ospita ed evidenzia un reperto di pregio.


Un ulteriore apparato iconico della mostra temporanea è rappresentato da uno striscione (posto all'ingresso della sala ove è posta la “freccia”) con l'immagine scelta quale simbolo della mostra e il logo, anche riportati sulla grafica cartacea.


Una curiosità è rappresentata dal fatto che i pezzi etruschi sono stati consapevolmente, e per scelta curatoriale, accostati e “appoggiati” a profili in acciaio arrugginito di varie sezioni e dimensioni reperiti nella discarica dell'officina di un fabbro: tali profili sono stati raccolti proprio con l'intento di fornire dei supporti “neutri” dal colore ferroso ai reperti.


Il risultato è andato ben oltre le nostre aspettative: evidentemente i reperti etruschi sono ormai abituati da millenni ad accostarsi a materiali ferrosi di scarto, come accdde (e accade) a Baratti e Populonia.


(A. Carpo, E. Foggi)

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    Project details
    • Year 2016
    • Work started in 2016
    • Work finished in 2016
    • Main structure Wood
    • Client Mostra temporanea al Museo etrusco di Populonia - Collezione Gasparri
    • Status Temporary works
    • Type Museums / Interior Design / Lighting Design / Graphic Design / Photography / Furniture design / Product design
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