LE TRASFORMAZIONI COMPATIBILI E NON COMPATIBILI | Mario Tassoni

Ordine degli Architetti Paesaggisti Pianificatori e Conservatori della Provincia di Treviso - Conferenza Treviso / Italy / 2000

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DIDATTICA URBANA E DEL TERRITORIO


"LE TRASFORMAZIONI COMPATIBILI E NON COMPATIBILI"
Mario Tassoni
accompagnato dal prof. Angelo Curri (Primo flauto orchestra Teatro La Fenice - VENEZIA)

Questa comunicazione rappresenta unicamente una base di discussione e non pretende di avere carattere esaustivo, del resto difficilmente perseguibile con un tema così ampio.
Cercheremo di capire cos'è la trasformazione, le condizioni odierne del trasformare, i tipi di trasformazione e le loro compatibilità.

E' stata preferita la musica, interpretata dal Maestro Angelo Curri, anziché la proiezione di immagini, non solo per creare dei piacevoli intervalli alla comunicazione, ma soprattutto perché la musica, come l'architettura, si esprime attraverso i segni e come l'architettura si presta a delle trasformazioni compatibili e non compatibili.
I brani d'ascolto che saranno eseguiti per solo flauto nella loro versione originale e a volte trasformata, appartengono al periodo classico, moderno e contemporaneo.

L'architettura, in quanto essenza dell'abitare, cioè dell'essere dell'uomo sulla terra, in qualche modo, è trasformazione, o meglio, rappresentazione formale della trasformazione, quindi anche e soprattutto trasformazione del luogo e dei modi di rapportarsi ad esso.
La città rappresenta lo sforzo più notevole da parte della civiltà umana di una trasformazione completa dell'ambiente naturale.

In questi ultimi anni si è formato un vero e proprio linguaggio della trasformazione, come negli anni dell'Avanguardia esistevano una serie di linguaggi del nuovo.
Bisogna innanzi tutto, a questo scopo, partire dalla considerazione che negli ultimi trenta anni, si è verificato un progressivo interesse, da parte della Cultura architettonica, per un'altra nozione che è compagna a quella di modificazione: la nozione di appartenenza.
Appartenere ad una tradizione, ad un luogo, ad una cultura significa opporsi all'idea di tabula rasa, di oggetto isolato, di spazio infinitamente e indifferentemente divisibile e modificabile.

La differenza dei siti, dei luoghi vengono comunque assunte, durante gli anni '40, come valore attraverso la teoria delle preesistenze ambientali e l'interesse per la storia, come materiale del progetto; una storia che critica ed articola l'idea stessa di Movimento Moderno, ne ampia senso e confini, la trasforma da posizione a tradizione.
L'idea di trasformazione diviene prassi progettuale, metodo di lavoro concreto per tre diverse ragioni:
• La prima di queste ragioni è che è cambiata la condizione del lavoro in architettura in Europa: la principale spinta allo sviluppo è tutta volta alla trasformazione, alle fasce urbane e territoriali esistenti piuttosto che alla fondazione del luogo, si potrebbe dire che la condizione degli anni futuri, sarà quella di costruire nel costruito.
L'esistente è divenuto patrimonio, ogni aberrazione architettonica è sempre azione di trasformazione, la stessa periferia urbana è il luogo che cerca identità e riscatto attraverso la sua trasformazione e modificazione.
L'obiettivo sarebbe di dare senso alla modificazione con oggetti discreti per spostamenti minimi, specifici piuttosto che secondo leggi di utopie totalizzanti che pretendono di fare di ogni gesto un modello.

• La seconda di queste ragioni è legata al pensiero che tende a produrre modelli formali da imitare secondo le leggi della produzione di massa, dove si ricorre al risultato stilistico, formale, mai la necessità teorica o pratica, che produce invece la trasformazione. E' necessario oggi lavorare sulla differenza significativa, creare la soluzione del caso specifico, ritrovando nelle leggi della costituzione del luogo, i principali materiali per produrre le ipotesi progettuali. La modificazione trasforma il luogo in cosa dell'architettura, che fonda l'atto originario e insieme simbolico, di prendere contatto con il suolo, con l'ambiente fisico, attraverso la costituzione del principio insediativo.

• La terza di ragione, capace di sostenere l'operatività del concetto di modificazione, è il desiderio di tregua, di silenzio di fronte all'urlo del super-tecnico, del super-stilistico della produzione architettonica di questi ultimi anni; il desiderio di una sedimentazione del processo creativo, di un consolidamento di regole in funzione di necessità specifiche, di un ritorno alla profondità del mestiere. Recuperare l'artigiano, senza retorica, anche se siamo consci che proprio il gesto necessario dell'artigiano, richiede oggi uno sforzo morale, intellettuale ed economico assai diverso. Questo desiderio di tregua avrà luogo solo se il progetto sarà solo su silenziose modificazioni. Così l'architettura potrà tornare al suo compito di rappresentare proprio ciò che, al contrario, non è in alcun modo nel presente.
Oggi assistiamo sempre più spesso alla ripetizione di modelli estetici e di prodotti industriali utilizzati indifferentemente, senza tenere conto delle specificità del luogo.
Pensiamo all'uso spregiudicato degli arredi urbani, o l'uso indiscriminato di facciate continue a specchio, di edifici inseriti in contesti urbani come a Treviso, tanto come a Rio.


(Il primo pezzo d'ascolto di musica classica di J.S. Bach, viene eseguito dal maestro Angelo Curri, per solo flauto, nella sua versione originale, senza ricorrere a delle incompatibilità o al gioco delle trasformazioni.)


Le condizioni per le trasformazioni sono cambiate, trasformare oggi vuol dire affrontare problemi, utilizzare metodi, esprimere intenzioni differenti da un pur recente passato.
Trasformare e progettare è attinente allo spazio fisico.
I motivi per occuparsene non sono legati a una moda culturale, ma a qualche cosa che investe più profonde strutture sociali ed economiche dei paesi occidentali ed ha riflessi evidenti sulla città e sul territorio.
Al suo interno vi sono fenomeni ed esperienze diverse, come l'arresto dei flussi migratori, della crescita delle grandi città, il rallentare delle edificazioni delle aree urbane e il suo spostarsi in altri luoghi più dispersi, la delocalizzazione industriale, il progressivo emergere della campagna urbanizzata, della industrializzazione diffusa, delle periferie metropolitane.

L'architettura e soprattutto l'urbanistica moderna, fonda la propria esperienza sulla crescita della città, del suolo edificato attorno ad essa, di qualche cosa di nuovo che di continuo si aggiunge a ciò che preesiste, sino a sommergerlo, a sostituirlo, trasformarlo ed eventualmente negarlo.
Difatti i Piani Urbanistici che partono da dalle previsioni del numero di abitanti che una data città raggiungerà in un dato anno, per soddisfare le nuove esigenze funzionali e quindi erigere le nuove edificazioni.
Nelle grandi aree urbane e metropolitane, nelle quali sin dall'inizio si è costituito il problema urbanistico, si sono formati ora dei vuoti, le stesse aree molli, malleabili come definite da Bernardo Secchi, bacini e distretti industriali obsoleti e abbandonati o in via di abbandono, essi confinano con aree dure, non malleabili nelle quali la residenza e le attività terziarie si contendono il terreno palmo a palmo.

Ci rendiamo conto che il tema della trasformazione non è più quello della formazione ex-novo della città moderna. Il tema è ora quello di dare senso e futuro alla città e al territorio.
E' insomma dalla visione che dobbiamo cominciare, dobbiamo imparare a selezionare, a distinguere ciò che nella città e nel territorio è duro da ciò che è malleabile, trasformabile nelle sue proprietà, nel suo assetto fisico, nelle sue funzioni, nei rapporti con gli altri oggetti, nel suo senso complessivo. E' duro, nella situazione italiana e forse europea, il quartiere di iniziativa pubblica nelle periferie, il nodo autostradale, la barriera ferroviaria, l'insediamento abusivo sulla costa, la lottizzazione pretenziosa, malleabile, si è dimostrato ciò il centro storico, soprattutto lo spazio pubblico, l'occupazione precaria dei suoli periferici, l'area o l'edificio industriale obsoleto o abbandonato.

Duro e malleabile, diventano così termini prossimi a negoziabile e non negoziabile.
Trasformare, ricercare un metodo di progettazione diverso solo per alcuni versi da quello passato.
Piani urbanistici che perdono in parte il loro carattere istituzionale, che selezionano i temi della progettazione partendo dalla specificità dei luoghi. Ancor più nello specifico, vuol dire abbandonare le grandi campiture sulle mappe, i grandi segni architettonici infrastrutturali sul territorio, decidere sulle aree intermedie, sugli interstizi, sulle connessioni tra le parti dure reinterpretando le parti malleabili in qualche modo reinventare le une e le altre aggiungendo loro qualche cosa che dia senso all'insieme.

Possiamo stabilire alcuni livelli dei tipi di Trasformazione e delle loro compatibilità, distinzioni e classificazioni che sono alla base dell'atto di trasformare:
1. Il primo livello esamina la questione della durata dell'architettura, nella sua dimensione materica e funzionale, dalla semplice manutenzione alla trasformazione d'uso.
In ogni costruzione come scrive Vitruvio si deve tenere conto della solidità la Firmitas, della utilità l'Utilitas e dell'estetica la Vetustas.
Diremo che oggi l'opera architettonica risulta innanzi tutto dagli studi dei contenuti sociali, dalle ragioni istituzionali per le quali una determinata società privata o potere richiedono per l'opera architettonica, l'Utilitas e che queste ragioni umane devono fornire la base di ogni progettazione e trasformazione.
Diremo che queste due operazioni cioè l'utilità della costruzione le sue caratteristiche costruttive, dovranno essere in accordo e la capacità di controllo fornita dalla cultura architettonica ad azzerare le compatibilità reciproche tra l'utilità di un manufatto e le sue caratteristiche tecnico costruttive, ad eliminare la loro originale identità per trasformarla in quel che si chiama in architettura la risultante estetica cioè la Vetustas.

Il sistema compositivo di oggi è basato sul contrasto delle strutture, se vediamo un opera di architettura contemporanea potremmo fare una elencazione delle sue caratteristiche differenti elencando le varie diversità. Il lavoro progettuale di un tempo, anche se complesso, era composito e codificato, era molto più semplice capire le congruenze, le proporzioni e le incompatibilità.

Come nella musica è molto difficile cambiare un brano come quello ascoltato di Bach, senza alterarlo, rendendo la trasformazione del tutto incompatibile, è difficile a volte nell'architettura contemporanea capire se ponendo diversamente gli elementi architettonici previsti in un progetto, o se un vuoto o un pieno presenti su un prospetto venissero variati o alternati in posizioni diverse, se appunto otterremmo una modificazione compatibile o non compatibile. Questa difficoltà di lettura si può riscontrare a volte per alcuni brani di musica contemporanea.


(A questo proposito il maestro Angelo Curri esegue, per flauto solo, un brano scritto dal compositore contemporaneo veneziano Ugo Amendola.
Il pezzo viene eseguito sia nella sua versione originale che trasformata, senza anticiparne l'ordine di esecuzione. All'ascoltatore l'individuazione delle due versioni e la risposta se la trasformazione può essere considerata compatibile o non compatibile.)


In parallelo è quello che accade quando osserviamo un prospetto di un edificio contemporaneo e non riusciamo a capire bene se con lo spostamento di alcuni elementi, la trasformazione potrebbe ancora essere compatibile o meno.

2. In un secondo livello non è più la modificazione concreta della sostanza edilizia che viene presa in considerazione, ma quella del sistema di relazione tra un manufatto architettonico e il contesto fisico percettivo dell'intorno in cui viene inserito.

La modificazione delle relazioni, diviene l'obiettivo primo della nuova architettura, provocando spostamenti a livello percettivo, persino quando l'architettura dei singoli edifici rimane immutata, basti pensare alla trasformazione di un quartiere dove non toccando minimamente le caratteristiche architettoniche e costruttive degli edifici, ma cambiando solo le relazioni attraverso a una diversa viabilistica dovuta ad un parco o a una nuova strada, tutto si concentra sulle relazioni e non tanto sull'aspetto fisico degli edifici esistenti o che si andranno a costruire e che dovranno far parte di queste nuove relazioni.

La compatibilità e l'incompatibilità riscontrabile in questo secondo livello basta andar considerare che la progettazione e la successiva costruzione di un edificio, collocano una precisa tipologia edilizia all'interno di una morfologia urbana esistente o prevista.
Il rapporto tra le due strutture quella del contesto, la morfologia, cioè la forma urbana e quella dell'edificio, cioè la tipologia, è un rapporto reciproco, nel senso che la ripetizione e la disposizione di un tipo, determina praticamente certi aspetti morfologici e a suo tempo l'aspetto morfologico risulta compatibile con certi aspetti tipologici e non con altri. Ad esempio risulterebbe incompatibile utilizzare le tipologie edilizie degli edifici a torre, come i grattacieli, in una forma urbana che è nata ed è caratterizzata da edifici con altezze limitate. Inoltre il progressivo interesse per la città e per il territorio, come materiali preminenti del progetto di architettura, l'idea di appartenenza diviene vera e propria pedagogia del progetto.

L'analisi urbana e gli studi sulla città e sui rapporti tra morfologia e tipologia da un lato, la nozione di principio insediativo e della geografia come storia dall'altro, pongono le basi per un definitivo interesse per il luogo.
L'obiettivo progettuale dovrebbe cercare non una soluzione esclusivamente formale, estetica o indifferenziata cioè che potrebbe trovare collocazioni in qualsiasi luogo, città o paese, ma legare il progetto alle specificità del e alle caratteristiche del luogo stesso.

Il luogo è il momento principe della progettazione: la determina e condiziona, il luogo come referente primario. Si rende necessario capire e conoscere lo spazio costruito, i segni del territorio, dalla vegetazione come ai vari materiali esistenti, le loro lavorazioni, le caratteristiche proprie di quel sito, di quel luogo.
Anche l'analisi storica è materiale per la progettazione, intesa come meccanismo di riconoscimento di ciò che la storia ci ha tramandato, l'analisi storica ci aiuta a individuare gli elementi, i sistemi, le organizzazioni, i tipi e le forme presenti nello spazio, rispetto ai quali realizzare il nuovo sistema progettuale.

Questi elementi ordinatori della struttura fisica e funzionale del luogo, ci aiutano a capire il principio insediativo, dall'analisi storica di una città emergono le peculiarità tipologiche, le emergenze architettoniche, attraverso queste indagini saremo in grado di capire quali siano quegli elementi compatibili e non, per la stesura di un progetto di restauro o di nuova costruzione.

Di fatto, mentre potrebbe essere intuitivo e chiaro trovare le incompatibilità di una tipologia edilizia presente in un luogo (pensiamo a una casa di montagna situata in un sito di mare) diventa non così immediato capire che un principio insediativo di un luogo non è stato rispettato e a volte stravolto.

3. A un terzo livello si trovano problemi che riguardano le relazioni tra il nuovo intervento e un contesto geografico più vasto: la scala territoriale o urbana. Si affrontano problemi di impatto ambientale, modificazione del paesaggio, di trasformazione della morfologia urbana e dei sistemi delle infrastrutture e anche trasformazione di una tradizione e di una cultura storicamente definita.

Mentre la modificazione di un oggetto architettonico, un edificio o di un sistema di relazioni tra un edificio e il suo intorno, presuppone che nel progetto essa risulta manifesta, è direttamente percettibile, la modificazione può anche riferirsi a sistemi che superano il campo percettivo e che descrivono indirettamente le strutture contestuali a cui fanno riferimento.
L'aspetto delle compatibilità o delle incompatibilità a questo terzo livello a scala territoriale, possiamo riscontrarlo distinguendo 4 famiglie d'interventi in rapporto a 4 tipi di luoghi:

o Il primo è la trasformazione del paesaggio, spesso questa si nega a quello della sua protezione come interventi di sfruttamento e di distruzione. Si tratterà di qualificare il paesaggio e non solo di conservarlo, segnando chiaramente i cambiamenti di funzione e di senso avvenuti, non ci si dovrebbe limitare di rilevare il paesaggio esistente, ma di arricchirlo;

o Il secondo aspetto riguarda le trasformazioni delle infrastrutture, tale trasformazione va considerata sotto due aspetti diversi : da un lato la creazione di nuove infrastrutture, che inducono a fenomeni di profonda trasformazione urbana e territoriale e dall'altro lato sono le infrastrutture stesse che necessitano di modificazioni funzionali e formali, sia che si consideri l'infrastruttura come un asse lungo il quale si delinea una serie di interventi articolati di qualificazione, sia che si consideri l'infrastruttura come limite e si cerchi di qualificarla come luogo di connessione tra due zone che divide, quelle che Bernardo Secchi definiva le aree dure è il caso di viadotti autostradali, ferroviari che l'infrastruttura di modificazione dovrà poi superare o rinforzare;

o Il terzo aspetto riguarda le trasformazioni morfologiche funzionali della struttura urbana che sono oggi connesse alle loro modificazioni interne piuttosto che al loro sviluppo. Problemi di modificazione profonda ed urgente sono condizione comune di tutte le periferie. Lo sforzo per la loro qualificazione è innanzi tutto sforzo di identificazione delle parti attraverso interventi che cercano di estendere alla periferia la complessità e densità morfologica funzionale della città storica. Creazione di piazze, gerarchizzazione delle reti stradali, monumentalizzazione dello spazio pubblico, tutto ciò si trova per esempio almeno come intenzione nei progetti recenti di riqualificazione delle periferie. Questi interventi corrono il rischio di una certa semplificazione e di un certo meccanismo rifacendosi a modelli morfologici ideali. Tale rischio si trova di fatto ogni volta che si vuole ricreare un ordine formale perduto di cui si prova un senso di pura nostalgia.

o Il quarto aspetto riguarda le aree industriali, gli scali ferroviari e portuali. Sempre più numerose e importanti sono le aree urbane interne rese disponibili da fenomeni di obsolescenza funzionali, la loro trasformazione deve essere pensata anche come qualificazione delle relazioni con le zone adiacenti. I loro progetti non possono nascere che come modificazioni contestuali. Il programma della trasformazione non deve essere fatto solo per un quartiere o per un museo, o per un parco, ma legato alle aree circostanti in congiunzione e in relazione con esse. Se poi pensiamo alla grande moda degli ipermercati, ci rendiamo subito conto che la loro caratteristica è quella di creare un punto indifferenziato rispetto al contesto e di calarsi in ogni luogo senza relazionarsi con esso. Vedremo che come a livello dell'edificio e a livello del contesto percettivo intorno, non si dà alcuna connessione contestuale, il distacco, la differenza, la non coincidenza restano i valori dell'esprimere. Importante è mantenere lo sguardo progettuale volto verso il contesto, considerare il progettare come operazione di modificazione, anche se sappiamo che ogni coscienza contestuale è descrivibile in un campo di conflitti piuttosto che accentramento di una continuità.
Tutti questi diversi livelli l'edificato - l'intorno - il contesto, distinzioni e classificazioni fatte, sono alla base dell'atto del trasformare, sono problemi ancora aperti ai quali non possiamo certo dare risposte definitive, ancor meno rassicuranti, ma tentare di offrire una messa in prospettiva che consenta di allargare il campo dell'immagine per effettuare il dibattito tecnico e metodologico.


(Il terzo brano d'ascolto appartiene al periodo moderno, il maestro Angelo Curri esegue, per flauto solo, un brano scritto dal compositore Claude Debussy, capostipite della composizione del periodo Impressionista, il pezzo viene eseguito nella sua versione originale.)

(Gli argomenti sono tratti da scritti di Vittorio Gregotti e Bernardo Secchi pubblicati dalla rivista CASABELLA)
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    Project details
    • Year 2000
    • Status Completed works
    • Type Neighbourhoods/settlements/residential parcelling
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