Il vuoto come valore - Sistemazione e valorizzazione della Piazza I° Ottobre in Santa Maria Capua Vetere - Caserta

Santa Maria Capua Vetere / Italy / 2006

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Il precetto del pittore cinquecentesco Francisco De Hollanda, Il decoro è in ciò che si tralascia, ha consolidato il proposito di mettere l’architettura a servizio dell’archeologia e considerare il vuoto come valore, confermando nella vastità di Piazza I° Ottobre il suo carattere e il suo ruolo per lo scenario dell’Anfiteatro Capuano.



PROCEDIMENTO Il conflitto fra le forme erose dell’anfiteatro - che dialogano col profilo del monte su cui si ergeva il Santuario di Diana Tifatina - e la perfetta regolarità ancora visibile nel sotterraneo, mostra la lotta condotta dal tempo e della natura per sottrarre all’artificio il suo ordine. Similmente, mentre la costruzione dell’anfiteatro ha stratificato materiali sulla terra per mostrare nel cielo la forma, l’azione dell’esplorazione archeologica - che avviene dall’alto al basso -, è un opera di rimozione per estrarre le tracce della forma conservata e nascosta dalla terra. L’ampliamento dello scavo previsto dal bando, ha indotto ad assumere lo stesso principio sottrattivo dell’archeologia per la costruzione delle nuove parti. L’intervento pertanto è limitato ad un taglio apportato al suolo, una dromos che prosegue lo scavo lungo l’asse dell’anfiteatro.


PROGETTO VIABILITA’ La condizione del tessuto urbano consente di riservare al traffico veicolare la strada a oriente mentre per quella ad occidente l’accesso auto è limitato ai soli residenti della cortina. Sulla via Appia è prevista una fermata autobus per far scendere comitive turistiche mentre il veicolo potrà sostare nell’apposito parcheggio previsto a NO.


LA PIAZZA La vocazione di spazio aperto della Piazza I Ottobre consiglia lo sgombero della fontana e dei giardini degli anni Sessanta e la sistemazione dell’intero appezzamento con prato. La liberazione dello spazio non esclude ma al contrario favorisce distinte possibilità d’uso nel quotidiano e secondo le stagioni. Nel quotidiano, la piazza riserva proprio nell’integrità dell’estensione un magnifico luogo per occupare lo spazio, per passeggiare, per stare da soli o in compagnia. Lungo l’asse alberato a Est sono sistemate le attrezzature giochi per i bambini ed i campi di bocce. Per l’uso eccezionale, la piazza si presta come potenziale luogo di manifestazioni pubbliche o eventi come cinema e musica all’aperto.


L’AREA ACHEOLOGICA L’ampliamento dell’area di scavo impone, con la soppressione della strada a N un nuovo assetto del suolo. Il sedime del teatro repubblicano consiglia la rimozione della vecchia casa demaniale mentre le stesse considerazioni di diradamento inducono a liberare l’area a est dai vialetti, arbusti, bosso, palmette e il palco in cemento rosso. Oltre migliorare il cono visivo dell’anfiteatro, la bonifica potrà confermare per l’intera area archeologica lo straordinario scenario di sapore piranesiano. Nella passeggiata esterna, che insieme alla molteplice variabilità dell’anfiteatro riserva la scoperta delle tombe sannite e della cisterna, si potrà percepire l’energia imprigionata nelle pietre, i segni del lavoro visibili nelle olivelle per lo spostamento e la posa in opera di blocchi colossali. Non previsto dal bando, si ritiene necessario destinare appositi locali per il governo dei cantieri archeologici e per la catalogazione e conservazione dei reperti che potrebbero essere ospitate nell’edificio dell’attuale Museo. (In prospettiva e compatibilmente con una pianificazione economica, sarebbe opportuno collocare queste funzioni lontano dal flusso dei visitatori, per esempio alle spalle dell’Anfiteatro in un prefabbricato in legno. Questo consentirebbe l’abbattimento dell’edificio per completare la liberazione dell’area, anche per congiungere l’edificio semicircolare di età imperiale).


INGRESSO, SERVIZI DI ACCOGLIENZA E NUOVO MUSEO Si articolano sulla dromos, una strada ricavata da un taglio del suolo che le sottrae dalla vista e quindi dallo spazio della piazza. Fa eccezione il padiglione d’ingresso, posto in prossimità alla via Appia, con la rampa che scende alla quota dell’Anfiteatro. La dromos allinea lo sportello della biglietteria, il museo in ipogeo ed il bar-caffetteria con piccolo shop. Il nuovo museo apre sul percorso con una vetrata continua che consente al turista frettoloso la fruizione dei reperti e delle bacheche d’informazione. L’interno permette la visita ravvicinata e si conclude uscendo dalle gradinate del frammento di anfiteatro prelevato dal Museo dei Gladiatori. Una feritoia sotto la lunga panca in superficie, intercetta la luce naturale. Eventuali reperti (verosimilmente affioranti in prossimità della quota di calpestio) potranno essere evidenziati da ritagli apportati sulle pareti in pietra.
Il padiglione d’ingresso, composto da una piastra di copertura sostenuta da un muro e chiusa da una vetrata, ha la porta in pietra basculante che ricorda le porte delle tombe sannite sul lato N-O dell’area archeologica. L’iscrizione del museo, incisa sulla pietra, è visibile sia a porta chiusa, sia aperta. La monotonia dei 295 metri del percorso che collega l’ingresso all’Anfiteatro è spezzata dalla luce: quella in penombra della dromos, che prelude l’architettura nascosta delle strutture sotterranee e, per contrasto, quella solare nel tratto aperto che, oltre la caffetteria, si congiunge con la passerella in legno che collega l’Anfiteatro.


LA STRADA, IL PONTE E LA FORNACE Il tracciato della strada in terra battuta del VII secolo d.C., allineata con Via Domenico Russo e tramite il ponte in cemento, costituisce il collegamento fra gli assi stradali che fiancheggiano la piazza. Sotto le spalle del ponte trovano posto la caffetteria ed i sevizi igienici, mentre al di sopra, la strada esclusivamente pedonale consente la fruizione dalla piazza e della fornace cinquecentesca che costituisce il completamento, anche cronologico, della visita al complesso.


IDEA PER IL RECUPERO DELLE CORTINE EDLILIZIE Considerando che la quinta di edilizia rurale a oriente è irrimediabilmente deteriorata dai fabbricati recenti, si ipotizza di rinforzare lo schermo dei filari di tigli con una barriera di vite “maritata”, un vitigno del casertano coltivato fra pioppi alti fino a 15 metri e da cui si trae il pregiato vino Asprino di Aversa. La vite sarà sostenuta da una struttura di pali e tiranti in ferro disposti con un disegno ispirato dalle texture dell’opus incertum delle lastre di pavimentazione alla base dell’anfiteatro.


VERDE Il proposito riduttivo è rafforzato dall’economia, non solo monetaria, che sostiene l’ipotesi di semplificare l’intervento ad una semplice sistemazione a prato. Estesa per tutto il piano, le miscele di essenze a bassa manutenzione sono su terreno drenante e armato. I filari di tigli e la barriera di vite frangivento sono i complementi verticali della visuale del verde che inquadra l’anfiteatro.


ILLUMINAZIONE Sarà affidata a due sistemi integrati, strutturale e ad effetto. La prima è quella dei proiettori collocati sulla barriera delle viti tappezzanti e, dal lato opposto, la luce su lampioni urbani posti nei muri della cortina antica. Questo sistema marca soprattutto le fasce laterali della piazza, specie quella attrezzata per i giochi, lasciando in leggera penombra lo spazio centrale del piazzale, anche per mettere in risalto l’immagine notturna dell’anfiteatro. L’illuminazione ad effetto è sistemata nel padiglione d’ingresso, nella dromos, nello stesso museo e nel padiglione di copertura della fornace.
Per gli eventi eccezionali è prevista la sistemazione di forti illuminatori posti nella sommità dei pali di ferro.


ARREDO Si ritiene che l’intervento non necessiti di valori aggiunti e gli elementi cosiddetti di arredo siano soprattutto funzionali all’uso dei cittadini. La grande panca-lucernario, segno emergente in contrasto al taglio della dromos, polarizza un luogo privilegiato per lo “stare” godendo del silenzio e della contemplazione dello spazio. All’opposto, lungo l’asse alberato con gli spazi per il gioco di bambini e anziani, sono sistemate comode panchine con spalliera. L’allestimento è completato con l’adeguato impianto d’illuminazione, fontanelle e gettarifiuti di produzione industriale. Si è preferito non inserire un chiosco per il ristoro, il cui servizio potrebbe essere espletato da un bar.


TECNICHE, MISURE E MATERIALI L’assunzione del conflitto fra regolarità e natura ha ispirato anche le modalità metriche e costruttive del progetto. Ugualmente, il precetto di Francisco De Hollanda informa anche la scelta dei materiali: la stessa pietra calcarea dell’anfiteatro, (verosimilmente la pietra di Bellona), ferro, vetro, legno ed il verde.


PIETRA L’intervento è caratterizzato dal rivestimento strutturale, in pianta e alzato, di 1501 lastre quadrate con lato di 120 centimetri, 225 lastre da cm 120 x 90 e 16 pezzi da cm 120 x 40 cm. Il modulo è derivato dalla larghezza del percorso ipogeo prossimo a 240 centimetri. Per tutte, lo spessore è di 4 centimetri. Le superfici in opus incertum sono in parte ricavata dagli sfridi delle lastre. Le lastre sono utilizzate come casseforme per i getti del calcestruzzo pari all’altezza di un modulo. Le lastre perfettamente a piombo ed allineate, sono vincolate da tiranti in acciaio inox e con i giunti sigillati da collante. Questa semplice tecnica garantisce, insieme alla precisione, una durabilità paragonabile a quella di un corpo monolitico. La stessa tecnica è applicata al muro del padiglione d’ingresso con le pietre disposte sulle due facce. La copertura a sbalzo segue una logica simile a quella dei muri, cioè la predisposizione delle lastre per l’intradosso e la posa in opera sull’estradosso del c.a.. I pavimenti, ugualmente modulari e con la stessa texture sono perfettamente orizzontali e con giunti aperti per il passaggio dell’acqua piovana raccolta nel piano sottostante con le pendenze per il deflusso. La porta è uno pseudomonolite formato da lastre in pietra rese solidali dalla struttura in ferro annegato nel calcestruzzo. Il cardine d’apertura ha l’asse su cuscinetto reggispinta e, in alto, su bronzina inserita nella barra di acciaio inox 200 x 20 vincolata al muto. La stabilità è assicurata dal carrello che trasferisce il carico sul binario in ferro piatto staffato al suolo. Selle estremità dell’elemento ci sono sia le battite e sia i fori per l’asta della serratura.


FERRO È auspicato l’utilizzo del cor-ten sia per l’assenza di manutenzione e sia perché idoneo al carattere dell’intervento. In alternativa si propone il ferro ossidato naturalmente e poi fissato con convertitore di ruggine. Per minimizzare gli sfridi, le ringhiere sono dimensionate sul sottomodulo delle barre che è equivalente a quello delle pietre. Le balaustre sono realizzate da tondi di 22 mm con passo da 15 centimetri, altezza di 120 cm e vincolate da piatti di 60 x 15, L’assenza di piantoni è compensata dalla sezione dei tondi mentre l’uniformità conferma la precisione ricercata nelle superfici lapidee.


VETRO È del tipo strutturale stratificato da 20 mm e vincolato solo in basso ed in alto da piatti in cor-ten. Chiude il padiglione d’ingresso, il museo, la panca illuminante del museo, lo shop e la tettoia sulla fornace nel pavimento e parete verso la piazza. Inoltre conforma il ponticello d’uscita dal frammento dell’anfiteatro.


LEGNO La tettoia della fornace ha due pareti portanti composte da traversine di recupero mentre le travi sono in legno lamellare. La copertura è in lastre di policarbonato traslucido.


CEMENTO Per l’economia di segni e di costi ed in continuità con i cortili dell’edilizia rurale, le pavimentazioni delle nuove strade sono in cemento. Oltre la palificata per mettere in sicurezza la strada e la cortina edilizia, le parti strutturali sono in calcestruzzo armato ma solo il ponte è a vista con le superfici in cemento lavato che esalta la rugosità degli inerti in calcare. Sia per la conformazione e sia per conseguire un effetto stereometrico, il ponte è realizzato in cantiere. Tecnicamente è una piastra da 70 cm con nervatura incrociata su blocchi di polistirolo.


Unico commento cromatico dell’intervento, la colonna di sostegno in cemento armato posta sul lato lungo del ponte è rifinita in stucco liscio satinato color rosso mattone.

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    Project details
    • Year 2006
    • Status Competition works
    • Type Parks, Public Gardens / Public Squares / Urban Furniture / Restoration of old town centres / Museums / Concert Halls / Libraries / Trade Fair Centres / Conference Centres / Pavilions / Showrooms/Shops / Bars/Cafés / Restaurants / Art Galleries / Urban Renewal / Monuments / Recovery/Restoration of Historic Buildings
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