Piazza Sant'Antonino - segnalazione 1
Progetto segnalato al concorso di Riqualificazione della Piazza Sant'Antonino Piacenza / Italy / 2006
3
Il concetto, l’idea guida da cui origina la proposta è la “ricucitura”.
Ricucitura della piazza nei confronti di se medesima, vale a dire restituzione di unità ad uno spazio che per sua stessa conformazione appare oggi disarticolato in almeno tre zone quasi estranee l’una all’altra. E’ evidente che la cavea odierna è il risultato di mutazioni urbane che principiano nell’alto medioevo e si collocano in un’adiacenza extramoeniale che ha consentito nei secoli una plasmatura fatta di parziali e stratificati interventi che mai hanno obbedito ad una progettualità unitaria; non si pone l’accento su questo aspetto in chiave negativa, si badi bene, ma soltanto per evidenziare il carattere prettamente medioevale di questo spazio che si esprime con il suo andamento quasi di strada deformata e dilatata e in contrasto con la quasi totalità degli edifici affacciantisi su di essa: l’edificio più intonato a detto spazio è la chiesa di S.Antonino, il più dissonante il teatro del Tomba.
Ricucitura della piazza intesa come diminuzione di estraneità ed aumento del tasso di dialogo fra le quinte architettoniche circostanti e la cavea, con particolare riferimento ai tre edifici “pubblici” per eccellenza, proprio perché la piazza è luogo pubblico: la chiesa di S.Antonino, il Teatro e la chiesa di S.Maria in Cortina; essi, proprio perché così diversi fra di loro, devono ritrovare nella cavea ciò che li accomuna, lo spazio che li valorizza insieme, pure nella diversità.
Ricucitura, infine, della piazza con la circostante città. Il che significa favorire una fruizione completa e senza soluzioni di continuità, sicchè l’attraversamento, l’afflusso ed il deflusso delle persone diventi il collante, il tessuto connettivo in grado di saldare questo spazio a quelli contigui della città tutta; è evidente che ciò si concretizza sia con la frequentazione quotidiana della piazza, legata alle esigenze ed alla necessità della gente, sia con la frequentazione connessa alla periodicità d’uso della piazza per funzioni che rientrano a pieno titolo in quella vocazione all’arte ed allo spettacolo con cui questa parte della città viene già connotata.
Ricucitura della piazza nei confronti di se medesima, vale a dire restituzione di unità ad uno spazio che per sua stessa conformazione appare oggi disarticolato in almeno tre zone quasi estranee l’una all’altra. E’ evidente che la cavea odierna è il risultato di mutazioni urbane che principiano nell’alto medioevo e si collocano in un’adiacenza extramoeniale che ha consentito nei secoli una plasmatura fatta di parziali e stratificati interventi che mai hanno obbedito ad una progettualità unitaria; non si pone l’accento su questo aspetto in chiave negativa, si badi bene, ma soltanto per evidenziare il carattere prettamente medioevale di questo spazio che si esprime con il suo andamento quasi di strada deformata e dilatata e in contrasto con la quasi totalità degli edifici affacciantisi su di essa: l’edificio più intonato a detto spazio è la chiesa di S.Antonino, il più dissonante il teatro del Tomba.
Ricucitura della piazza intesa come diminuzione di estraneità ed aumento del tasso di dialogo fra le quinte architettoniche circostanti e la cavea, con particolare riferimento ai tre edifici “pubblici” per eccellenza, proprio perché la piazza è luogo pubblico: la chiesa di S.Antonino, il Teatro e la chiesa di S.Maria in Cortina; essi, proprio perché così diversi fra di loro, devono ritrovare nella cavea ciò che li accomuna, lo spazio che li valorizza insieme, pure nella diversità.
Ricucitura, infine, della piazza con la circostante città. Il che significa favorire una fruizione completa e senza soluzioni di continuità, sicchè l’attraversamento, l’afflusso ed il deflusso delle persone diventi il collante, il tessuto connettivo in grado di saldare questo spazio a quelli contigui della città tutta; è evidente che ciò si concretizza sia con la frequentazione quotidiana della piazza, legata alle esigenze ed alla necessità della gente, sia con la frequentazione connessa alla periodicità d’uso della piazza per funzioni che rientrano a pieno titolo in quella vocazione all’arte ed allo spettacolo con cui questa parte della città viene già connotata.
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Il concetto, l’idea guida da cui origina la proposta è la “ricucitura”.Ricucitura della piazza nei confronti di se medesima, vale a dire restituzione di unità ad uno spazio che per sua stessa conformazione appare oggi disarticolato in almeno tre zone quasi estranee l’una all’altra. E’ evidente che la cavea odierna è il risultato di mutazioni urbane che principiano nell’alto medioevo e si collocano in un’adiacenza extramoeniale che ha consentito nei secoli una plasmatura fatta di parziali e...
- Year 2006
- Status Competition works
- Type Public Squares
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