Padiglione espositivo temporaneo | massimiliano bellinzoni

Struttura portante in quotidiani di carta postcompressi Barcelona / Spain / 2015

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L’uso della metafora, intesa come struttura del pensiero e ragionamento analogico della traduzione linguistica, riceve da sempre attenzione da parte di chi si relaziona con la forma e l’arte della rappresentazione. Non è solo una figura retorica esclusiva della letteratura ma bensì è il trasferimento da un dominio ad un altro o addirittura come diceva Hegel è […] la concentrazione di un significato generale in una singola espressione (tratto da Hegel, “Lezioni di estetica”, pag. 142). 


[…] La forma per esempio si determina attraverso il contenuto e nella prima forma, quella del simbolico, la cosa predominante è la natura nella quale ci si configura (ivi pag. 174).


In architettura, come diceva Platone, la forma predomina in primis; parlare di simbologia, di segni e di conseguenza semantica nella configurazione di uno spazio, garantisce unitarietà al processo compositivo.


La filosofia del progetto, se così la possiamo chiamare, abbraccia forse più un pensiero di matrice semantica piuttosto che di approccio fenomenologico nella ricerca di un linguaggio che trae spunto da tutti gli elementi del luogo.


La chiave di lettura del progetto trasferisce il concetto di attinenza al contesto marino, della città catalana, che evoca adeguatezza o qualsivoglia appropriatezza con una visuale consolidata i cui stilemi e dettami risultano compatti da secoli.


Jan Kleihues nel suo libro “Progetti per la città” definisce l’adeguatezza come: […] una parola che può fare riferimento a concetti quali standard, qualità, attitudine/atteggiamento o valore percepito; se si tenta di definire questo termine semanticamente, si scoprirà presto che è un’espressione soggettiva, che definisce il valore percepito influenzato da convenzioni e culture e che può quindi essere applicata universalmente, nonostante mantenga la propria individualità, essendo noi individui […].


L’adeguatezza comprende aspetti culturali, sociali e sociologici e prende in considerazione i tratti distintivi dello spirito di un luogo, il genius loci. In una città come Barcellona, attingere a forme in completa libertà, non astratte per intenderci, ma figurative che evocano dinamismi, coni visivi ed eccitazioni cromatiche sono risultate la chiave di apertura del concept di progetto.


Le onde del mare, già riprese per metafora nella Rambla del mar di Helio Pinon, i cromatismi di Gaudì, le forme disegnate da Mirò o le tensioni raffigurate da Dalì, sono tutte astrazioni alle quali si è attinto per disegnare il padiglione senza tralasciare l’attenzione per la fruibilità nel rispetto delle funzioni (spazio espositivo, caffetteria, servizi) in esso contenute. Sono bastati non molti mq per far convivere queste funzioni, ma grazie alla continuità della pavimentazione (interna – esterna) e le ampie vetrate, questi spazi sembrano non avere confini e dissolversi nel mare circostante. Sono dettagli questi che sembrano somigliare ad alcuni concetti trasmessi da F.L.Wright, A. Aalto e M.V.de Rohe ma in ogni caso il padiglione insieme con i suoi colori e con i suoi materiali di certo non risulta estraneo al contesto, anzi sembra incarnare al meglio lo spirito del luogo e del tempo.  


Il primo pensiero nel progetto del padiglione è stato quello di capire come materiali anomali per le costruzioni potessero essere fattivamente impiegati.   


Sperimentare la costruzione di un opera con materiali interamente di riciclo o di recupero è stata senza dubbio una delle prime volontà del progetto. 


La gestione dei rifiuti è sempre più una tematica centrale nella vita quotidiana di ciascuno e ancora di più lo diventa se si inserisce in un ottica più ampia di organizzazione di una città ai fini della sostenibilità ambientale. I rifiuti infatti costituiscono spesso argomento di dibattiti, scontri e discussioni che sono volti a definire quale sia il metodo più efficiente di raccolta, trasporto, riciclo o trattamento dei residui urbani.


A tal punto ci si è spinti nel volere, per quanto più possibile, utilizzare materiali di scarto e anziché trasportarli al macero reimpiegarli per le varie sfaccettature progettuali.    


Ad esempio il basamento è composto da un doppio ordine sovrapposto di pallet in legno della serie per imballaggi industriali, ottenuto dal riciclo degli stessi; il pavimento è formato dall’aggraffaggio di lastre di MDF debitamente accostate.


La muratura chiamata a dettare il rango del progetto, in termini di massima espressione di sostenibilità ed eco-compatibilità, è costituita da risme di giornali quotidiani riciclati, legati ed assemblati al fine di formare dei veri e propri mattoni “di carta”. Tali risme sono giustapposte fino a formare un muro a due teste, atto a definire i profili curvilinei del perimetro portante. Completa la parte terminale dei muri, in sommità, una cordolatura in legno e una lamiera microforata aerante, anch’essi di riciclo.     


Attraverso il concetto di riutilizzo invece, inteso come qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti, si è proceduto nella progettazione della copertura.


Sono state sostituite le classiche strutture portanti per le coperture con una intelaiatura composta da tubi e giunti standard in PVC, serie pesante, tipicamente impiegata per le reti idrauliche. L’accostamento calcolato di tali profili ha permesso di configurare nello spazio soprastante i muri travi reticolari ancorate ai cordoli di chiusura.


Termina il padiglione il manto di copertura, ricavato con la sovrapposizione di lastre di policarbonato compatto opaco misto ad una alternanza di fogli adesivi di celle fotovoltaiche.


Una volta smantellato l’edificio, sarà possibile riciclare e reimpiegare tutti i materiali riportando taluni alla funzione originaria (es. il riuso dei tubi per impianti idraulici, delle lastre di policarbonato, delle celle fotovoltaiche) e altri al riciclo e successivo reimpiego (carta, regge, ecc..).


Il padiglione presenta una pianta libera i cui confini curvilinei ricordano le onde del mare. Si sviluppa a terra su un solo piano e contiene prevalentemente due funzioni, lo spazio espositivo alternato in sale e percorsi e la zona caffetteria/ristorante.


In ognuna delle funzioni, per altro richieste dal bando, sono stati disposti locali adibiti a servizi igienici e/o locali di servizio annessi all’attività (es. cucina).


La superficie utile interna, cosidetta superficie di pavimento, misura circa  494 mq, la superficie al lordo dell’ingombro dei muri invece si attesta a circa 571 mq.


Come anticipatamente descritto il padiglione si adagia sopra una piastra indipendente costituita da doppio ordine di pallet con sovrapposta pavimentazione avvitata in pannelli di MDF dello spessore 3 cm. Tale piastra presenta un piano di calpestio posto a circa 38 cm di altezza dalla piazza, inoltre grazie alla struttura scheletrica dei bancali essa permette il corretto deflusso delle acque meteoriche al di sotto.


Il pavimento del padiglione si guadagna per mezzo di due scalini e talvolta tramite rampe in legno aventi pendenza circa 5% per consentire l’abbattimento delle barriere architettoniche.


Le dotazioni e le superfici interne del padiglione sono così distribuite:


-      Spazio espositivo di   mq, di cui   mq relativi all’info point e   mq per i servizi igienici;


-      Caffetteria/ristorante di    mq, di cui    mq relativi alla zona bar/ristorazione,     mq di pertinenza della cucina e piccolo ripostiglio e infine    mq per i rispettivi servizi igienici dedicati.


Gli spazi interni principali, spazio espositivo-ristorazione, sono separati mediante porte vetrate con accesso al bar ad unico senso (dallo spazio espositivo verso la caffetteria). Le chiusure esterne sono costituite da ampie vetrate (zona di ingresso, galleria terminale dello spazio espositivo e zona ristorante) in parte apribili con porte anch’esse in vetro temperato e antisfondamento. Le chiusure esterne opache, porte di sicurezza, oltre ad essere di idonea classe antincendio, sono posizionate nei punti strategici di maggior deflusso. Esse sono di colore nero.


Tornando alla struttura, sopra ai pallet sono adagiate le murature costituite da un sistema di risme di giornali legati (quotidiani di riciclo) di dimensioni 25x50 cm e spessore in altezza di circa 15 cm. Le stesse risme sono disposte fino a formare un muro di due teste per uno spessore complessivo di 50 cm e altezza di circa 4 m. Tali risme di carta potranno essere riciclate dopo lo smaltimento del padiglione, così come i pallet.


In sommità alle murature è adagiato un cordolo in legno costituito da due sezioni 20x30 cm accoppiate e legate mediante calastrelli, anch’essi lignei. Con passo regolare di 1 m i blocchi di giornali vengono compattati e post-compressi mediante un sistema di regge, continue da terra fino in sommità, atte ad abbracciare il sistema pallet-muratura-cordolo e renderlo solidale. Tali regge sono poi messe in tensione mediante apposito cricchetto e fissate con graffe metalliche ad alta tenuta strutturale contro lo sfilamento. 


Al di sopra della cordolatura sono appoggiate ed ancorate, tramite appositi collari metallici, comunemente reperibili sul mercato e a loro volta reimpiegabili, n. 17 travature reticolari costituite da tubi e giunti standard (curve, T-angolari, ecc..) in PVC serie pesante (resistenza strutturale SN 8kN/mq) comunemente impiegati per le reti idrauliche. Tali tubi presentano un diametro commerciale di 160 mm e uno spessore di circa 15 mm. Anche i traversi disposti ortogonalmente al senso delle capriate, sono costituiti da tubi in PVC legati alla struttura principale mediante doppi collari in acciaio (gli stessi di prima) con mutua rotazione dei componenti a 180°. Il passo dei traversi risulta di circa 1,5 m.


Si precisa che a smaltimento avvenuto del padiglione, tali tubi e giunti potranno essere interamente reimpiegati poiché i collegamenti tra i profili sono stati previsti senza l’ausilio di forature invasive.


Al di sopra dei traversi vi è adagiato il manto di copertura. Tale manto è costituito da lastre di policarbonato compatto opaco, schermato contro i raggi UVA e UVB mediante film adesivo, dello spessore di circa 15-20 mm per la tenuta dei carichi da vento.


Per ovviare all’inconveniente della lama d’aria creatasi tra l’intradosso delle lastre di copertura e l’estradosso della cordolatura è stata inserita una lamiera microforata in acciaio inox atta a garantire non solo la chiusura ma anche il ricircolo d’aria naturale.


Disposti a lastre alterne, secondo un disegno che benefici strategicamente la propagazione dell’ombra zenitale all’interno del padiglione, sono applicati film adesivi di celle fotovoltaiche ad alto rendimento energetico per un totale di oltre 9 kW di potenza recuperata dalla luce solare.


L’impianto di illuminazione interno sarà con tecnologia a LED basso emissiva con efficienza luminosa adeguata alle funzioni sottostanti.


Completa la componente tecnologica un impianto antincendio con sistema di spegnimento di tipo Sprinkler. Le tubazioni del suddetto impianto saranno adagiate sulle strutture reticolari e collegate mediante collari in acciaio. 


Per quanto non espressamente già citato si ribadisce il concetto di sostenibilità ed eco-compatibilità dei materiali, attraverso il totale riciclo, recupero e/o riuso di ogni componente che costituisce la natura dell’intero progetto.

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    Project details
    • Year 2015
    • Main structure Mixed structure
    • Client AWR award - Architecture workshop in Rome
    • Status Competition works
    • Type Pavilions / Exhibition Design / Bars/Cafés / Exhibitions /Installations
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