MUSEO D'ARCHITETTURA NELL'AREA DELLA VIGNICELLA | Giovanni Di Maria

Palermo / Italy / 2015

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Riconnessione, rivalutazione e innovazione.


-          Riconnettere l’area della Vignicella con la città, sia da un punto di vista infrastrutturale e da un punto di vista sociale.


-          Rivalutare, trarre l’energia potenziale del luogo, convertirla in lavoro con interventi mirati, dare un parco ad un città, senza mai dimenticare la storia del luogo.


-          Non soffermandoci all'innovazione tecnologica dei materiali o delle tecniche, ma superando le dicotomie, affrontando i temi dell’architettura con ottica multicriteriale, divenendo archetipi del futuro delle prossime generazioni.


 


Il progetto, a tal proposito, si pone differenti obbiettivi, innanzitutto di riconnettere l’area oggetto di studio alla restante parte della città, cercando di superare i salti di quota e le barriere come il grande margine costituito dal suo recinto.


All’interno dell’area verranno previste differenti attività, in modo da riattivare una relazione sociale con la città, un parco urbano che contiene non solo vegetazione e spazi ricreativi ma anche che sia in grado di raccontare la sua storia, grazie all’inserimento di un museo che racconti la storia del luogo, attraverso la Vignicella.


 


Si prevede anche l’inserimento di un nuovo polo culturale, destinato principalmente al quartiere, che richiami le volumetrie del contesto e anche gli elementi principali dell’area, ovvero l’acqua e la vegetazione.


Qanat della Vignicella
Nella progettazione del parco verrà inserita una piazza ipogea che consente l’accesso più immediato ai qanat arabi, e che riprende gli allineamenti del vecchio recinto della Vignicella e il filo degli edifici vicini.


Il complesso monumentale della Vignicella è stato così denominato per i vitigni che un tempo vi crescevano rigogliosi. Questa massiccia costruzione quadrangolare, che sorge su un torrione cinquecentesco, è chiamata anche Castello di Vetro.


L’edificio presenta una corte murata ed al piano terra un vestibolo ad arcate avente una scalinata a doppia rampa. A sinistra dell’edificio vi è un pozzo che è l’ingresso di uno dei più conosciuti qanat della città.


In origine sembra che tale complesso sia stato costruito sotto il dominio arabo e distrutto durante una guerra. A questo punto la documentazione che riguarda il complesso presenta un vuoto di circa 400 anni fino al dominio spagnolo in Sicilia. Sembra infatti che il feudo sia passato ad una famiglia spagnola, i Mugnoz, i quali dopo aver effettuato dei lavori di restauro a sua volta lo cedettero in affitto all’arcivescovato della città. Verso il 1500 il terreno e la struttura vennero acquistati dai Gesuiti per trascorrervi la villeggiatura e nel 1681 venne accorpato al fondo dell’Uscibene.


Dopo il 1888, con la soppressione degli ordini ecclesiastici, il complesso venne incamerato dallo Stato e cominciarono a sorgere i primi padiglioni dell’Ospedale Psichiatrico. Nell’ex convento, ubicato a sinistra dall’uscita del cancello, è disegnata sulla parete esterna una meridiana risalente al 1762.


Nella parete meridionale del portico si conserva il decoro di una fontana parietale con affreschi su mattonelle in maiolica. L’affresco rappresenta il pergolato di una vigna, nella cui parte centrale si scorge un pavone. Più in basso al centro, troviamo una schiera di angeli suonatori. Le mattonelle di uno smalto scintillante contengono in alto un’invocazione rivolta agli angeli: DEH PER PIETA’ FORMATE IL SUON SUAVE / CHE NON SI DESTI L ALMA A DIO DILETTA / CHE SOPRA OGNI ALTRO DUOL MISERIA GRAVE. Le mattonelle si trovano intorno ad una fontana centrale e raffigurano dei pesci guizzanti in un fiume.


Parete meridionale del portico con rivestimento in maioliche.
Il corso d’acqua attraversa un paesaggio, dove figurano verdi pini, case e animali. Sembra che in origine questa decorazione di maioliche sulla parete raffigurasse un altro disegno in seguito modificato poiché contrario ai princìpi religiosi dei Gesuiti. Nel corso degli anni, non sono mancati atti di vandalismo, con la sottrazione di materiale posto all’interno dei locali. All’interno dell’edificio centrale è stato inaugurato, nel maggio del 2007, il museo del manicomio, che ospita strumentazione medica utilizzata in passato per la cura delle malattie mentali. Uno spazio della memoria, in cui all'interno si racconta un’altra città, e fuori, la città dei “normali”.


La scelta del tema di progetto nasce dall'esigenza di doversi relazionare con elementi differenti sia per carattere architettonico che storico.


Gli elementi chiave di lettura sono stati tratti dal luogo stesso, come il sistema della pineta che porterà il progetto ad assumere carattere di parco urbano, e i qanat che costituiscono un elemento fondamentale ma attualmente non percepibile dall’esterno, se non per un piccolo ingresso posizionato nella facciata principale della Vignicella. Dalla pineta viene presa la chiave della vegetazione, si è cercato di sviluppare il progetto all’interno di un sistema che si alterna tra zolle verdi e parti completamente alberate. Mentre dai qanat viene preso l’elemento fluido, dunque la presenza dell’acqua, che come ho detto in precedenza non è messa in risalto e quindi non percepibile immediatamente; così lo scopo è proprio quello di portare in superficie questo elemento e far sì che diventi regolatore dei nuovi spazi architettonici, così come il sistema della vegetazione.


In una visione più ampia, il tema ruota intorno ai concetti di riconnessione con la città e riattivazione di spazi già esistenti e di recupero.


La prevalenza di vegetazione ci porta a far assumere all’area il carattere di parco urbano; l’acqua altro elemento naturale si lega perfettamente con il parco, difatti entrambi diventano parte integrante del nuovo centro culturale, un piccolo museo dell’architettura.


Gli elementi vegetativi legati ai flussi d’acqua daranno un nuovo senso dello spazio, regolarizzato dalle geometrie dell’esedra ma frammentato dai percorsi scelti, che donano al luogo, come in un parco, il ritrovamento e la perdita del paesaggio nel percorrere i vari sentieri.


 


1.     Il Parco Urbano


In una più complessiva visione i parchi urbani sono aree verdi più o meno estese, presenti nelle aree urbane o ai loro margini, che svolgono un’importante funzione ricreativa, igienica, ambientale e culturale. 


Vista aerea dell’Ex Ospedale Pietro Pisani, da notare la grande massa vegetativa.
I parchi urbani possono essere caratterizzati dalla suddivisione in zone con diverse funzioni (riposo, gioco, attività sportive, servizi, centri culturali e ricreativi). 


Vista dell’attuale vivaio di piante grasse.
Generalmente i parchi urbani sono progettati utilizzando specie autoctone e facendo un notevole impiego del prato e di alcune specie arbustive ed arboree acclimatate per l’area di insediamento. Le aree interessate in generale possono andare da medio piccole ad estese, e in quest’ultimo caso diventano dei veri e propri “polmoni verdi” della città. 


In aree di espansione periurbana razionalmente pianificate, il verde dei parchi può assumere anche un ruolo di integrazione e sostituzione del sistema agricolo e forestale, diventando oltretutto un elemento di caratterizzazione ambientale e di mitigazione del clima urbano. Fra l’altro la presenza di ampie zone verdi peri- o infra-urbane, gestite a parco, può consentire l’insediamento e la migrazione di una ricca fauna stanziale e migratoria, contribuendo così ulteriormente al riequilibrio di un ecosistema fortemente sbilanciato in senso degradativo quale è in genere quello urbano.  


Un altro elemento importante riguarda le modalità di gestione, che se razionalmente organizzate possono consentire la creazione di un certo numero di posti di lavoro. Per ridurre i costi diretti di gestione e manutenzione del parco si possono anche scegliere soluzioni operative diversificate, come ad esempio dare incarico degli interventi di manutenzione a cooperative locali di produzione e lavoro che, attraverso l’adozione di tecnologie semplici e rustiche possono occuparsi di assicurare la fruibilità delle aree a parco, realizzando il ripristino dei percorsi pedonali, opere di regimazione delle acque superficiali, realizzazione di attrezzature per la sosta, ecc… .


Numerose, ma tuttavia ugualmente importanti, sono le funzioni svolte dal verde urbano:


1) funzione ecologico-ambientale: il verde, anche all’interno delle aree urbane, costituisce un fondamentale elemento di presenza ecologica ed ambientale, che contribuisce in modo sostanziale a mitigare gli effetti di degrado e gli impatti prodotti dalla presenza delle edificazioni e dalle attività dell’uomo. Fra l’altro la presenza del verde contribuisce a regolare gli effetti del microclima cittadino attraverso l’aumento dell’evapotraspirazione, regimando così i picchi termici estivi con una sorta di effetto di “condizionamento” naturale dell’aria.


2) funzione sanitaria: in certe aree urbane, in particolare vicino agli ospedali, la presenza del verde contribuisce alla creazione di un ambiente che può favorire la convalescenza dei degenti, sia per la presenza di essenze aromatiche e balsamiche, sia per l’effetto di mitigazione del microclima, sia anche per l’effetto psicologico prodotto dalla vista riposante di un’area verde ben curata.


3) funzione protettiva: il verde può fornire un importante effetto di protezione e di tutela del territorio in aree degradate o sensibili (argini di fiumi, scarpate, zone con pericolo di frana, ecc.), e viceversa la sua rimozione può in certi casi produrre effetti sensibili di degrado e dissesto territoriale.


4) funzione sociale e ricreativa: la presenza di parchi, giardini, viali e piazze alberate o comunque dotate di arredo verde consente di soddisfare un’importante esigenza ricreativa e sociale e di fornire un fondamentale servizio alla collettività, rendendo più vivibile, e a dimensione degli uomini e delle famiglie, una città. Inoltre la gestione del verde può consentire la formazione di professionalità specifiche e favorire la formazione di posti di lavoro.


5) funzione igienica: le aree verdi svolgono una importante funzione psicologica ed umorale per le persone che ne fruiscono, contribuendo al benessere psicologico ed all'equilibrio mentale


6) funzione culturale e didattica: la presenza del verde costituisce un elemento di grande importanza dal punto di vista culturale, sia perché può favorire la conoscenza della botanica e più in generale delle scienze naturali e dell’ambiente presso i cittadini, sia anche per l’importante funzione didattica (in particolare del verde scolastico) per le nuove generazioni. Inoltre i parchi e i giardini storici, così come gli esemplari vegetali di maggiore età o dimensione, costituiscono dei veri e propri monumenti naturali, la cui conservazione e tutela rientrano fra gli obiettivi culturali del nostro consesso sociale.


7) funzione estetico-architettonica: anche la funzione estetico-architettonica è rilevante, considerato che la presenza del verde migliora decisamente il paesaggio urbano e rende più gradevole la permanenza in città, per cui diventa fondamentale favorire un’integrazione fra elementi architettonici e verde nell’ambito della progettazione dell’arredo urbano.[1]


 


Il parco Urbano della Vignicella è concepito come una continuazione planimetrica degli assi dell’esedra; assume quote e carattere differenti man mano che si relaziona con il semicerchio che cinge la geometria complessiva, in modo tale da accogliere e collegarsi, come se si stesse per abbracciare le vecchie residenze dell’esedra ormai in disuso.


Planimetria degli spazi verdi ed elementi fluidi.


 
I tagli generano lotti-giardini che nel loro complesso formano il parco, inoltre portano alla formazione degli spazi necessari al funzionamento del parco, come parcheggi o spazi informativi e ricreativi.


2.      Il recupero della Vignicella.


Macchina per la lavorazione del pane.
Stanza del Piano Terra.
Camicia di Forza.
Letti per gli ammalati.
La contrapposizione razionale-creativa


Il progetto prevede degli interventi mirati, non troppo invasivi, per motivi legati principalmente al suo forte carattere storico, e successivamente perché si vuole indentificare la Vignicella come museo di se stessa.


La prima operazione che viene fatta è quella di inserire la Vignicella in un percorso che la circoscrive, e far notare il concetto di aver liberato l’edificio dai cattivi interventi.


Gli interventi che vengono effettuati riguardano la demolizione di superfetazioni nella parte retrostante e l’apertura di alcuni archi della facciata che erano stati chiusi in passato.


Il piano terra attualmente è adibito come museo dell’Archeologia industriale, museo ideato dall’Ing. Domenico Muzio, il quale è fondatore e coordinatore. Vi possiamo trovare dalla macchina per la lavorazione del pane, in quanto il lavoro veniva utilizzato come mezzo di cura, ad un’antica cassaforte ed ovviamente anche antiche attrezzature che venivano usate dai medici o infermieri come camicie di forza e macchine per l’elettroshock. Questa esposizione verrà spostata al piano intermedio ed al primo piano. Dunque il piano terra verrà rivisitato con l’integrazione di biglietteria, caffetteria, bookshop, servizi e spazi tecnici, proprio per avere un servizio continuo con gli spazi esterni e una maggiore fluidità del parco.


 


 


Stato attuale di una delle celle del piano intermedio
Il piano intermedio attualmente in disuso, diviene museo di se stesso in quanto in questo piano vi sono le celle ove venivano tenuti i malati di mente, oltre ad ospitare parte della mostra di archeologia industriale. Le celle verranno mantenute ed al loro interno si comporrà parte dell’esposizione già esistente nel piano inferiore.


 


Al primo piano, viene applicato un concetto espositivo che prende vita dal luogo, da ciò che più ha avuto peso in questa struttura ovvero la mente. Verrà inserita un doppia scala a chiocciola di dimensioni idonee e forma la struttura ad elica del DNA, con l’inserimento di questa nel solaio, che è ammalorato e di conseguenza andrebbe ripristinato. Si forma una feritoia simbolo del malessere del DNA di chi ha abitato quei luoghi, inoltre la feritoia (ferita nel solaio) porta alla spaccatura dell’edificio in due sezioni; da una parte vi è l’emisfero sinistro, quello razionale che affronterà l’esposizione proprio in questi termini; e dall’altra parte del solaio invece vi è l’emisfero destro, quello creativo che darà un senso differente al modo di esporre. Inoltre viene inserita una sala conferenze al primo piano.


 



Vista interna della Vignicella
Al secondo piano seguendo la scia del primo piano l’esposizione continua sempre nella contrapposizione razionale-creativa. L’edificio viene adeguato per ospitare un maggior numero di persone, ragion per cui vengono inseriti ascensori in modo tale da poter servire tutti i piani.


Nell’ultimo piano sotto tetto prospiciente sulla piazza triangolare verrà inserito un ristorante panoramico.


3.      Il nuovo Museo dell’Architettura.


 


“Il ruolo dell’architettura è quello di dare risposte e soluzioni intelligenti ai problemi della nostra società”.


“Attraverso la creazione dell’edificio si deve dare vita e spiritualità a questa terra. Nel tentativo di dotarla di un nuovo significato, in ciò consiste la pratica dell’architettura.”[2]


Gli elementi di lavoro sono stati tratti da ciò che detta il luogo: la vegetazione, i flussi d’acqua e la luce ciò che dà forma e colore all’architettura.


Il ruolo della vegetazione è di fondamentale importanza per una lettura complessiva del progetto inserito all’interno di un parco urbano; inoltre gli altri due elementi, acqua e luce, legati alla vegetazione, alla natura, sono gli esempi più significativi per descrive la libertà, che spesso si rivela essere uno strumento dannoso per la società, poiché come l’architettura è di difficile gestione.


Il ruolo dell’acqua che richiama i qanat arabi dona un senso di leggerezza e di padronanza dell’edificio, circonda l’edificio sino ad entrarci all’interno raggiungendo il patio, fulcro centrale dell’edificio.


Da un punto di vista tecnico il flusso d’acqua contribuisce al raffrescamento naturale dell’edificio.


La luce fa il resto, esalta le geometrie e viene canalizzata all’interno di un “cono di luce” che dà vita agli spazi interni.


La luce che riflette sul patio, provoca un aumento della temperatura interna dell’edificio; difatti vengono utilizzati vetri camera 24mm (argon) (4-16-4) [W/(m2K) 1,1] extra chiaro basso-emissivo interno ed esterno, classificato come Seasons, SunGuard, DualProtect, vetro a controllo solare, che conserva le qualità del vetro low-e, ed ha un grado più elevato di protezione dai raggi solari eliminando così l’effetto serra. Oltre ai vetri adeguati, l’edificio viene coronato sia sotto tetto che nella parte bassa da feritoie che consentono un veloce ricambio d’aria; inoltre l’acqua che circonda il patio facilita un raffrescamento del vetro stesso.


Il museo è concepito sulla base di una pianta quadrata di trenta metri per trenta, tagliata dall’asse principale di collegamento tra percorsi e infrastrutture. Il percorso ci guida dall’ingresso su Viale Regione Siciliana, collegato al sovrappasso pedonale, al nuovo ingresso, che giunge all’edificio tramite una passerella coperta in grado di superare il dislivello che c’è tra Viale Regione Siciliana e l’area della Vignicella. La passerella, generando dei terrazzamenti, spezza in due zone la parte confinante con V. Regione Siciliana ove da un lato viene ricavato un posteggio per pullman e automobili e dall’altro lato ci si può affacciare sul parco.


Il nuovo polo museale dedicato all’architettura ha due elevazioni fuori terra, un patio interno generatore delle forme che regola gli spazi espositivi, sul quale si aggancia una rampa che ruotando attorno al patio ci dona prospettive sempre differenti.


Al piano terra vengono inseriti differenti spazi: caffetteria, bookshop, biglietteria, servizi, uffici e locali tecnici. Vengono pensati due differenti spazi espositivi, uno riguardante esposizioni temporanee, l’altro un’area dedicata all’esposizione di tele mediante finti portici; inoltre il patio circondato d’acqua diviene un ulteriore spazio espositivo per elementi scultorei, dunque ancora una continuazione del parco.


Il piano superiore ospita un ampio spazio espositivo, una saletta video proiezioni, una piccola sala conferenze, servizi e locali tecnici.


Le geometrie dell’edificio si attengono al carattere razionalista;


“…se, quando progettiamo, vogliamo produrre qualcosa di sano e di sincero, allora noi dobbiamo temere anzitutto il caratteristico, ma non il consueto o la ripetizione che sempre portano con sé la loro spiegazione.”[3]


I tagli generatori di lame di luci consentono da un punto di vista estetico, sia all'esterno che all'interno, elementi chiarificatori di lettura delle pure geometrie, ed inoltre dal punto di vista tecnico sono elementi importantissimi per il raffrescamento naturale dell’edificio consentendo all'aria calda di fuoriuscire.





TESISTA: All. Arch.Giovanni Di Maria


RELATORE: Prof.  Arch. Cesare Airoldi


CORRELATORI: Prof. Arch. Giuseppe De Giovanni / PH.d. Arch. Enrico Anello

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    Project details
    • Year 2015
    • Status Research/Thesis
    • Type Parks, Public Gardens / Public Squares / Urban Furniture / Churches / Multi-purpose Cultural Centres / Museums / Libraries / Urban Renewal / Monuments
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