Restauro dell'ex Convento di San Nicola a Scandriglia | Simone Pietro Ferranti

Scuola di Cucina Scandriglia / Italy / 2014

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STORIA E TERRITORIO
L'ex convento di San Nicola a Scandriglia presso Rieti rappresenta un esempio di organismo architettonico complesso e articolato che trova le proprie radici nella storia del Territorio e degli avvenimenti che sin dalla sua nascita hanno determinato le numerose trasformazioni.


L'incipit insediativo che colloca il convento sulla cima del monte peratti a poco più di 690 metri di altitudine va ricercato nella leggenda della protezione di San Nicola dalla caduta dei massi: naturalmente oggi sappiamo che le motivazioni che hanno dato origine anche al primitivo impianto derivano semplicemente da scelte di carattere strategico volti al controllo dei territori ed in particolare i possedimenti dello Stato Pontificio.


[XIII] La Lettura del testo archittetonico, coerentemente con le risultanze dell’indagine storica, conduzono all’ipotesi di un primo impianto chiesastico a nave unica: una piccola cappella costruita nelle immediate vicinanze della parete rocciosa sulla prima vetta del promontorio, che sarebbe rintracciabile nella parte terminale dell’attuale nucleo, dove, le caratteristiche ed i forti spessori murari supportano tale tesi iniziale.


[1530] Valutando le prime discontinuità che si incontrano tra l’attuale parte absidale della nave e il corpo adiacente alla sua immediata destra, si nota subito un flesso nell’andamento della muratura perimetrale di confine con lo strapiombo che determina la rotazione del convento rispetto alla nave stessa. La presenza di un arco in pietra murato - è stata anche avanzata l’ipotesi di un reimpiego ai fini di scarico della muratura; attualmente lo spazio è occupato dalla scala -, il dislivello che si avverte oltrepassando l’attuale piccola apertura (sembrerebbe scavata nello spessore murario) sono stati interpretati come ulteriori segni di trasformazioni successive all’impianto originario.


Si pensa che l’ampliamento dell’impianto chiesastico possa essere databile nel periodo che ha portato all’aggiunta del corpo della torre sino ad un livello precedente l’attuale sopraelevazione. Alcuni segni di discontinuità tra il corpo della torre e l’attuale sala coperta a capriate potrebbero indicare anche fasi costruttive intermedie oripensamenti.L’ampliamento della nave, inoltre, sarebbe rintracciabile nella presenza di uno scalino costituito da blocchi di pietra, posto proprio in corrispondenza di dove si pensa iniziasse il primo impianto, e sopratutto dalla constatazione che il “tunnel” che attraversa la nave e che sembrerebbe essere stato realizzato scavando in trincea la roccia basamentale (quindi verosimilmente dall’alto) potesse invadere lo spazio di un precedente sagrato. Probilmente successiva a questa fase, è la costruzione dell’ultima cappella, in quanto i caratteri della stessa determinano la soluzione della continuità delle cornici che introducono alla volta a botte ed agli archi trasversali alle cappelle.


[XIX] La presenza di alcune preesistenze che si incontrano già lungo la risalita al convento dal percorso sud (muri di contenimento e terrazzamenti) ed in particolare il loro allineamento, ancora una volta non lineare, sono sicuramenti elementi che convogliano nel giustificare la posizione e l’andamento planimetrico del corpo aggiunto, antistante la facciata della chiesa: le tracce murarie indicano sicuramente un’aggiunta successiva, con raddoppi delle strutture murarie e soluzioni in aderenza senza soluzione degli ammorsamenti. Nello sviluppo dell’ipotesi ricostruttiva del convento e dello spazio aperto da esso delimitato (”chiostro”) intervengono testimonianze dirette, ovvero l’individuazione di singolarità che vengono catalogate tramite lo strumento fotografico: il braccio ovest del “chiostro” sembra appoggiarsi alla facciata principale del convento, determinando una soluzione d’angolo all’altezza di quella che, apparirebbe come una linea di gronda della copertura che avrebbe racchiuso il nuovo spazio ricavato accanto all’ultima cappella aggiunta. Rimanendo sempre nel senso delle ipotesi, ci si chiede se tale spostamento del primo braccio del “chiostro” non fosse dovuto proprio alla precedente costruzione della cappella, che, invadendo lo spazio retrostante, avrebbe compromesso l’utilizzo di tali ambienti, seppur si pensa che in primo luogo dovessero fungenre da elementi connettivi/di passaggio.Alcune tracce di discontinuità e di possibili precedenti fasi, sono denunciate nella parte che si pensa appartenga alle ultime fasi di traformazione, vale a dire il corpo che avrebbe concluso la forma a C attorno allo spazio aperto: segni di una precedente sistemazione a doppia falda inclinata, unita all’ipotesi che l’attuale quinta muraria costituisse un confine esterno (ora muro interno) date le caratteristiche di alcune aperture.


[XX] L’evidenza di soluzioni di continuità nella realizzazione di quello, che costituiterebbe, una fase terminale dell’evoluzione del convento, vale a dire il corpo est, cui anche la testimonianza storica, inndica un periodo di prima relizzazione intorno al primo ventennio del ‘900, con successive operazioni di trasformazione, come la probabile suddivisione spaziale con solai intermedi ed il conseguente rialzamento delle murature perimetrali e del tetto.Risalgono probabilmente a questo periodo la trasfigurazione dello spazio al primo piano, riconfigurato con setti a metà altezza e finte volte in legno, ricavate tagliando le precedenti strutture (capriate) e introducendone di nuove.


LINEE GUIDA DEL PROGETTO
Attenzione alla salvaguardia dei caratteri e delle tipicità del paesaggio, attraverso l’attuazione di un progetto coerente e consapevole delle opportunità date dal territorio, in grado di stimolare attività di interesse culturale, economico e sociale. Integrazione nel contesto naturale e sviluppo di attività connesse con la sua conoscenza e valorizzazione.


Piccola attività produttiva diretta/attività didattiche, area museale e mini ristorazione, accompagnano il programma funzionale che prevede lo stanziamento permanente di una scuola di cucina, inserita nell’ambito più ampiamente sviluppato del distretto del gusto e della città dei sapori di Rieti. L’obiettivo è quello di recuperare il carattere isolato ed autonomo dell’ex convento, convertendo tali attività sulla scala della formazione e dell’accoglienza.


Attenzione verso la compatibilità e la coerenza formale e materica, riflettono la volontà di recuperare l’immagine figurativa e spaziale perduta, adattando la funzione al “contenitore” e integrando le lacune architettoniche attraverso l’azione critico-conservativa e un’intervento di restauro architettonico semplice, si pone l’obiettivo principale del rispetto e valorizzazione della preesistenza.


Il progetto delle aree esterne, che siano adibite ad orti asserviti alla scuola di cucina/attività didattiche all’aperto, o che coinvolgano spazi verdi dedicati al relax o all’accoglienza di eventi tematici legati alla tradizione dell’arte culinaria e dell’attività agricolo-produttiva, sono stati pensati per integrare, ampliare e completare gli spazi architettonici dell’ex convento.


IL PROGETTO INTEGRATO
Fuoco principale dell'intervento è rappresentata dalla lacuna del chiostro e del corpo semi-diruto adiacente, nella fattispece di una riconfigurazione formale che tenga sopratutto conto delle esigenze di carattere strutturale, oltre che figurativo:


Dal momento che la quasi totalità delle facciate e fronti esterni dell'intero complesso (eccezion fatta per il corpo tuttriforme, la facciata dell'a chiesa e piccole porzioni del chiostro) sono giunte sino a noi, seppur nella vetusta ed incertezza della consistenza, con intonaci storici più o meno diffusi sull'interezza delle superfici murarie originarie, ci si è posti l'obiettivo di consolidare quanto permane della testimonianza storica, reintegrando le mancanze, accostando filologicamente e criticamente nuovi intonaci a velature superficiali, nell'ottica di conferire una organicità compositiva ed al tempo una tenue distinguibilità: variando la grana delle malte, del tutto compatibili ed il più possibili simili alle originarie, si è potuto differenziare al tatto ed alla vista ravvicinata (grazie alla vibranza della matericità delle superfici stesse) le operazioni di integrazione, tanto sul fronte delle lacune, tanto su quello delle mancanze volumetriche.


Dietro la ricostruzione del corpo angolare, terminale del lato a C del chiostro, vi è la necessità della reintegrazione dell'immagine (cit. Bonelli) in forme il più possibili neutrali e che accompagnino la lettura della storia dell'edificio, pur consentendo di interpretarne lo spazio, rinnovato, in esso contenuto, recuperando la memoria dell'architettura perduta, con un accento contemporaneo: una articolazione di livelli, serviti da una nuova scala aperta ed al tempo racchiusa dalle opportunità planimetriche, conferiscono varie profondità spaziali, nella ricerca di una variazione delle altezze che accompagnano l'accessibilità ai piani, adagiandosi alle tracce superstiti, in una sorta di percorso visivo ascendente che ricontestualizza lo spazio nella contemporaneità, senza tradire la memoria della configurazione originaria.


Il chiostro, rappresenta l'episodio terminale della nuova configurazione, manetenendo inalterata l'immagine desunta dalle testimonianze e dalla interpretazione del testo architettonico, pur motivando nuove scelte di carattere spaziale, asserviti alla volontà di comprendere la reale necessità di utilizzo, che si fa carico piuttosto di restituire una dignità all'esistente, senza ricadere nell'aggiunta del superfluo.


Opere di consolidamento riguardano la sostituzione delle strutture di copertura, in particolare del corpo longitudinale, laddove trasformazioni e superfetazioni di carattere episodico avevano negato la configurazione originaria.
Ancora la scelta di lavorare per piani che separino i livelli ma rimangano permeabili alla visione, suggerisce soluzioni di continuità strutturale nel corpo a tripla altezza più a Nord, laddove carenze e gravi dissesti di natura statica, avevano determinato la perdita totale dei piani intermedi e parzialmente della volta del piano terra: un'operazione ricostruttiva dello spazio che si ferma alla sua stessa impronta euclidea, attraverso ballatoi che permettono di godere di viste mozzafiato del contesto naturale.


Spazi allestiti e spazi di relazione si alternano all'interno del programma funzionale che recupera le funzioni originarie, adattandosi alle opportunità date dalla configurazione dei collegamenti e dal concatenamento delle stanze, integrando l'accessibilità e la stessa percorrenza, con un unico gesto formale.


 

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    STORIA E TERRITORIOL'ex convento di San Nicola a Scandriglia presso Rieti rappresenta un esempio di organismo architettonico complesso e articolato che trova le proprie radici nella storia del Territorio e degli avvenimenti che sin dalla sua nascita hanno determinato le numerose trasformazioni. L'incipit insediativo che colloca il convento sulla cima del monte peratti a poco più di 690 metri di altitudine va ricercato nella leggenda della protezione di San Nicola dalla caduta dei massi:...

    Project details
    • Year 2014
    • Main structure Masonry
    • Status Research/Thesis
    • Type Recovery/Restoration of Historic Buildings / Structural Consolidation
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