Padiglione Canada – SweaterLodge (FelpaAlloggio)
Venice / Italy / 2006
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L’installazione del Padiglione canadese è stata creata dallo Studio Pechet e Robb di Vancouver.
L’azione fondamentale e più sorprendente del progetto è l'inserimento, nel padiglione, di un gigantesco giubbotto di felpa, la cui leggibilità letterale viene soppiantata dalla creazione di un rivestimento interno accattivante per i sensi.
L’installazione parte dalla nuova cultura del design diffusa nella giovanissima città di Vancouver, la cui stravagante conformazione geografica costringe entro limiti non negozia bili le attività legate all'insediamento e all'edificazione urbana. Il carattere urbano di Vancouver, è animato dalle attività legate allo svago e al tempo libero, da una preoccupazione costante verso l'ambiente e dall'ottimismo intrinseco di una popolazione molto eterogenea che vuole farne la propria casa.
Benché galvanizzanti in termini di flusso di capitali e convenzioni di gusto domestico, certe speculazioni di design vengono spesso a collocarsi lungo un perimetro culturale. La natura essenzialmente piatta dell'attuale edilizia urbana è indagata da più agili esplorazioni, connesse ai giardini, all'arredamento, alla scenografia e alle installazioni d'arte pubblica, sèmpre con uno sguardo critico e non di rado beffardo alle fragili esperienze di questo luogo.
Le realizzazioni di Pechet e Robb includono diverse installazioni in contesti pubblici, che anticipano o persino innescano l'invenzione di nuove pratiche sociali. In un regno urbano senza precedenti queste installazioni possono essere interpretate come inviti temporanei, in attesa che la forza della presenza edificata sia accolta nella quotidianità della vita.
Oltre a rappresentare la cifra del lavoro di Pechet e Robb, fra routine e improvvisazione. questo sguardo critico segna una relazione diretta fra le azioni del designer e quelle del cittadino. Per coltivare significati personali e dalle mille sfumature, entrambi devono impegnarsi in una revisione provvisoria dell'ambiente in cui si trovano. La città va letta in una cornice di interessi individuali particolari, che si intersecano e si scontrano in continuazione, finendo con il disegnare la comune identità di collettività stratificate.
Con l'allusione alle costruzioni aborigene note con il nome di sweatlodges (strutture temporanee costruite a scopi di purificazione rituale e di socializzazione), il progetto SweaterLodge evoca un'altra vena di potente suggestione della cultura nativa: quella del trickster.
Usando giochi di parole, allusioni arcane e doppi sensi, Pechet e Robb rivelano una valida strategia in grado di consentire ai valori delle minoranze di mantenere un certo grado di invisibilità all'interno di una cultura dominante. Grazie anche ai cambi di scala e alla generale inclinazione a decontestualizzare il familiare, il lavoro di Pechet e Robb funge da stimolo tanto a livello viscerale che intellettuale, e il suo significato ultimo viene continuamente costruito e ricostruito dagli individui che vi partecipano.
Il materiale squisitamente effimero derivante dal riciclaggio di contenitori di bevande in plastica, ingigantito fino a diventare il giubbotto di un titano, viene nuovamente trasformato in un confortevole interno che evoca Barbarella, e ricorda allo stesso tempo la sostanziale parentela dell'architettura con il riparo offerto dagli abiti ..
La cifra della complessità e della sostanza di questo progetto è ciò che chiamiamo architettura.
Christopher Macdonald
L’azione fondamentale e più sorprendente del progetto è l'inserimento, nel padiglione, di un gigantesco giubbotto di felpa, la cui leggibilità letterale viene soppiantata dalla creazione di un rivestimento interno accattivante per i sensi.
L’installazione parte dalla nuova cultura del design diffusa nella giovanissima città di Vancouver, la cui stravagante conformazione geografica costringe entro limiti non negozia bili le attività legate all'insediamento e all'edificazione urbana. Il carattere urbano di Vancouver, è animato dalle attività legate allo svago e al tempo libero, da una preoccupazione costante verso l'ambiente e dall'ottimismo intrinseco di una popolazione molto eterogenea che vuole farne la propria casa.
Benché galvanizzanti in termini di flusso di capitali e convenzioni di gusto domestico, certe speculazioni di design vengono spesso a collocarsi lungo un perimetro culturale. La natura essenzialmente piatta dell'attuale edilizia urbana è indagata da più agili esplorazioni, connesse ai giardini, all'arredamento, alla scenografia e alle installazioni d'arte pubblica, sèmpre con uno sguardo critico e non di rado beffardo alle fragili esperienze di questo luogo.
Le realizzazioni di Pechet e Robb includono diverse installazioni in contesti pubblici, che anticipano o persino innescano l'invenzione di nuove pratiche sociali. In un regno urbano senza precedenti queste installazioni possono essere interpretate come inviti temporanei, in attesa che la forza della presenza edificata sia accolta nella quotidianità della vita.
Oltre a rappresentare la cifra del lavoro di Pechet e Robb, fra routine e improvvisazione. questo sguardo critico segna una relazione diretta fra le azioni del designer e quelle del cittadino. Per coltivare significati personali e dalle mille sfumature, entrambi devono impegnarsi in una revisione provvisoria dell'ambiente in cui si trovano. La città va letta in una cornice di interessi individuali particolari, che si intersecano e si scontrano in continuazione, finendo con il disegnare la comune identità di collettività stratificate.
Con l'allusione alle costruzioni aborigene note con il nome di sweatlodges (strutture temporanee costruite a scopi di purificazione rituale e di socializzazione), il progetto SweaterLodge evoca un'altra vena di potente suggestione della cultura nativa: quella del trickster.
Usando giochi di parole, allusioni arcane e doppi sensi, Pechet e Robb rivelano una valida strategia in grado di consentire ai valori delle minoranze di mantenere un certo grado di invisibilità all'interno di una cultura dominante. Grazie anche ai cambi di scala e alla generale inclinazione a decontestualizzare il familiare, il lavoro di Pechet e Robb funge da stimolo tanto a livello viscerale che intellettuale, e il suo significato ultimo viene continuamente costruito e ricostruito dagli individui che vi partecipano.
Il materiale squisitamente effimero derivante dal riciclaggio di contenitori di bevande in plastica, ingigantito fino a diventare il giubbotto di un titano, viene nuovamente trasformato in un confortevole interno che evoca Barbarella, e ricorda allo stesso tempo la sostanziale parentela dell'architettura con il riparo offerto dagli abiti ..
La cifra della complessità e della sostanza di questo progetto è ciò che chiamiamo architettura.
Christopher Macdonald
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L’installazione del Padiglione canadese è stata creata dallo Studio Pechet e Robb di Vancouver. L’azione fondamentale e più sorprendente del progetto è l'inserimento, nel padiglione, di un gigantesco giubbotto di felpa, la cui leggibilità letterale viene soppiantata dalla creazione di un rivestimento interno accattivante per i sensi. L’installazione parte dalla nuova cultura del design diffusa nella giovanissima città di Vancouver, la cui stravagante conformazione geografica costringe entro...
- Year 2006
- Status Temporary works
- Type Exhibitions /Installations
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