recupero ex fonderia lombardini | maurizio zamboni

sede fondazione nazionale danza - Aterballetto reggio emilia / Italy / 2004

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Quando siamo entrati nella fonderia tutti i macchinari, i carri-ponte, i nastri trasportatori, i carrelli erano già stati asportati, venduti ad una ditta di recuperi.
Dal tetto e dal lucernario di sfogo dei fumi pioveva dentro da anni; dappertutto sui pavimenti rottami di ferro, calcinacci, pezzi di eternit; nei cunicoli uno strato di morchia, bidoni di vernice e ancora rottami.
Per una sessantina d’anni luogo di lavoro pesante per montanari inurbati prima, immigrati meridionali poi, egiziani negli ultimi anni, la fonderia se ne stava lì come un relitto completamente svuotato in attesa di un progetto.
Conservare la fonderia per molti era un non-senso, sottrazione di duemilametriquadri di verde al parco pubblico previsto; ma per una fortunata combinazione in quel periodo il Comune stava cercando una sede stabile per Aterballetto e la mia proposta di conservazione si incontrò con quella ricerca.
Con la struttura a navata centrale lunga 65 metri, larga 16, alta quasi 13 e due ali laterali più basse e strette, la fonderia assomigliava molto ad una cattedrale romanica.
Struttura portante in cemento armato con grossi pilastri e travi sagomate, copertura parte in eternit e parte in tegole direttamente posati su tavelloni laterizi; tamponamenti in muri di mattoni e grandi finestroni con telai di ferro e vetri tenuti con lo stucco.
Ai primi sondaggi si ha conferma dei sospetti: i solai di copertura sono irrecuperabili per i ferri cotti dalle alte temperature e corrosi dalle infiltrazioni; travi e pilastri sono in condizioni accettabili ma occorre liberarli dalle parti decoese e restaurarli capillarmente, i serramenti (quelli ancora rimasti) irrecuperabili.
Del resto le esigenze di Aterballetto erano chiare: servivano una sala prove grande almeno come il palco di un teatro, con cabina di regia e piccola tribuna per mostrare le prove a scolaresche e addetti; un paio di sale prove più piccole; spogliatoi, servizi, spazi di ristoro, uffici, locali tecnici, aria condizionata.
Senza contare che il quartiere si aspettava una piazza coperta, una specie di giardino d’inverno.
Tutto questo non ci poteva stare se non si fossero trovati almeno 800 mq. in più; da qui l’idea di inserire un nuovo piano sotto le ali laterali, e di dividere in due parti la navata centrale mediante una vetrata per non intaccarne la percezione spaziale complessiva.
Da una parte della vetrata la piazza coperta pubblica, dall’altra la sala prove principale, nelle ali laterali (sopra e sotto) tutto il resto.
Le nuove strutture sono tutte in ferro (pilastri, travi e solai) e poggiano su pali per restare staccate da quelle esistenti; i solai di copertura in ferro, il manto in rame.
Gli impianti, le finiture, i pavimenti (anche quelli in legno degli uffici) sono di tipo industriale, quasi niente controsoffitti, tutto il possibile a vista; grandi vetrate con telai in ferro sia all’esterno (tali quali le vecchie) che all’interno.
Sopra nel nuovo piano gli uffici, sotto i servizi e gli spogliatoi; nella torre che ospitava i crogioli la scala, l’ascensore e le macchine del freddo e dell’aria; per collegare le due ali laterali attraverso la navata centrale una passerella in ferro; al centro della navata un grosso scatolone tutto di ferro alto due piani con la cabina di regia sopra e i quadri elettrici sotto.
La piazza coperta è riscaldata da sotto il pavimento, tutti gli altri spazi sono riscaldati e raffreddati ad aria con canali in lamiera a vista.
Il muro di fondo della sala prove grande è rimasto così com’era con le sue scrostature, le pennellate, le fiammate; su un lato della navata dalla parte pubblica è stato mantenuto e restaurato un cunicolo, coperto in vetro calpestabile e illuminato per ospitare eventualmente quel poco che si è riusciti a recuperare della fonderia (qualche stampo, qualche attrezzo, fusioni, fotografie dell’epoca) oppure l’opera di un artista.
All’esterno le uniche modifiche sono l’apertura di due squarci contrapposti nelle facciate lunghe che rendono permeabile l’edificio trasversalmente e un rivestimento in lamiera di acciaio inossidabile traforata che riveste l’intero lato Nord della torre dei crogioli e lascia intravedere l’interno.

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    Quando siamo entrati nella fonderia tutti i macchinari, i carri-ponte, i nastri trasportatori, i carrelli erano già stati asportati, venduti ad una ditta di recuperi.Dal tetto e dal lucernario di sfogo dei fumi pioveva dentro da anni; dappertutto sui pavimenti rottami di ferro, calcinacci, pezzi di eternit; nei cunicoli uno strato di morchia, bidoni di vernice e ancora rottami.Per una sessantina d’anni luogo di lavoro pesante per montanari inurbati prima, immigrati meridionali poi, egiziani...

    Project details
    • Year 2004
    • Work started in 2001
    • Work finished in 2004
    • Client comune di reggio emilia
    • Status Completed works
    • Type Multi-purpose Cultural Centres / Theatres / Associations/Foundations
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