Integrazione città periferia. Una nuova porta per la città di Crotone | ottavio lorenzano

Tesi di Laurea Crotone / Italy / 2002

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Tesi sperimentale in Architettura e Composizione Architettonica che affornta diversi temi conessi alla riqualificazione e alla rigenerazione urbana.
Il risultato è la proposta di ricucitura del tessuto urbano della periferia nord della città di Crotone.
L'analisi del tessuto urbano in termini di morfologia urbana e di tipologie costrutttive, parte dalla storia della città e dalle indagini archeologiche condotte nell'ultimo secolo al fine di sperimentare la possibilità di riproposizione della maglia urbana tipica delle città magno-greche.
Ulteriori studi ed approfondimenti vengono altresì analizzati con modelli della pianificazione urbana più recente.
Non viene inoltre trascurato l'aspetto sociale, per il tramite di analisi approfondita sullo state dell'arte delle politiche sociali del comune di crotone, è utile sottolineare che l'intervento oggetto di tesi ricade in area in cui è in atto il programma di rigenerazione urbana denominato " Contratto di quartiere"
Infine, il progetto propone la ricucitura del tessuto con una maglia quadrata e ortogonale, con irregolarità a 45° rappresentata dal comminamento a mare, Ulteriori caratteristiche sono rappresentate dal lungo fiume, dal polo didattico dalle numerose piazze e dall'applicazioni delle regola delle 7V di Le Courbusier in ambito di ri-disegno di una parte di città.
Preliminarmente appare opportuno precisare che lo scopo di questa ricerca è volto a sperimentare una “nuova idea” di quartiere, intesa sia in termini d’organizzazione generale e sia nei caratteri distributivi della singola cellula abitativa, applicando le varie soluzioni progettuali in un particolare contesto territoriale, meritevole di una necessaria riqualificazione urbana quale la periferia nord della città di Crotone.
A tal fine, i primi due processi, vale a dire, quello metaprogettuale e progettuali, necessari per la realizzazione del nostro obiettivo, si configurano come sistemi-processi di tipo fortemente decisionale per la valutazione della maggior o minor rispondenza dell’opera idealizzata alle esigenze attuali e/o future dell’utenza; anche se, sia nel sistema-processo esecutivo e sia in quello gestionale, pur contenendo ancora numerose attività decisionali, queste ultime sono, nella generalità dei casi, subordinate alle precedenti scelte.
Il lavoro di ricerca utilizza una matrice progettuale che ha come elemento fondamentale la conoscenza dell’utenza e dei suoi bisogni, applicando, al fine del soddisfacimento di essi, una metodologia progettuale che, nella generalità dei casi, si compone di due livelli procedurali: il primo, legato alla “progettazione” o meglio all’anticipazione di un fatto o di un'azione possibile che può verificarsi o no a seconda che il “progetto” si realizzi o cada nel nulla; il secondo connesso alla realizzazione tecnologica e quindi al comfort nella fruizione dell’oggetto. Il lavoro svolto viene, cioè approfondito nell’ambito della progettazione di una “ricerca di una idea –concreta” che possa rispondere alle esigenze di una utenza conosciuta per il tramite di sensori quali dati anagrafici , statistici e/o sociali ecc..
In realtà, attraverso questa ricerca non si giustifica una settorializzazione del processo progettuale, ma, al contrario si offre una migliore articolazione dei due momenti esecutivi della progettazione architettonica e tecnologica, nella complessità del processo progettuale, coordinati attraverso l’utilizzo della logica dei principi della progettazione che si riconoscono essere l’unitarietà e la coerenza dell’insieme. In pratica, la modalità seguita nell’analisi del processo edilizio, cioè per compartimenti indipendenti, non deve condurre ad una valutazione positiva che preferisca una metodologia progettuale a blocchi cioè, che dal generale si vada al particolare o al contrario dal particolare al generale, poiché, l’obiettivo finale è centrato solo per successive approssimazioni, giustapposizioni delle parti che compongono l’o.e. e non come sommatoria di volumi o superfici che rispettano rigorosamente le singole attività elementari. In buona sostanza, la tesi ha come principio guida, l’unitarietà dell’o.e., che a sua volta viene ad essere composta e/o ricomposta da tanti elementi che divengono ulteriori unità formali.
Da tale concetto, appare ancora più evidente, che la suddivisione in processi di cui sopra, ha solo carattere di schema, poiché difficilmente applicabile come strumento di progettazione per le continue relazioni (dirette ed indirette) e condizionamenti tra gli stessi quattro processi e dei vari sottoprocessi.
Nello specifico la ricerca è organizzata, secondo un ordine cronologico ben definito, in tre capitoli:
► CAP 1 NOTE STORICHE
► CAP 2 STATO DI FATTO
► CAP 3 IL PROGETTO
Nel primo sono sintetizzati gli eventi storici ed urbanistici della città ed il peso che il sito ha assunto in tale contesto evolutivo. Nel merito si ipotizza, in accordo con diversi studi recenti, una edificazione della città che scarta l’idea di nuclei sparsi (kata komas) per indicarne una concezione urbana organizzata a griglia con maglia a rettangoli allungati formati da strade principali e secondarie (plateia e stenopoi). Il disegno complessivo della città arcaica è quindi a strigas (filari), vale a dire ordinati in una serie di strade principali larghe e paralleli alla linea di costa intersecate ortogonalmente da altre strade secondarie, secondo cioè una concezione ippodamica della polis che la setorializza “naturalmente” in tre grandi settori: settentrionale - centrale – meridionale.
Dalla concezione urbana si passa con naturale evoluzione ai caratteri distributivi delle abitazioni del tempo individuando,per il tramite di ricerche su testi specifici e datati, alcune tipologia di abitazioni presenti nella città arcaica -Kroton- : a corte (quadrangolare), a pastàs (porticato o corridoio), con laboratorio o con bottega, disposte quasi liberamente nella griglia urbana. Il risultano della ricerca è la predilezione da parte dei primi colonizzatori di un effetto spaziale d’insieme, piuttosto che la caratterizzazione strutturale e compositiva del singolo edificio, giustificando, per tale ragione, l’arricchimento del prospetto delle singole abitazioni con decorazioni in terracotta. La ricerca, dalla fase arcaica, si evolve cronologicamente investigando l’evoluzione urbana del sito in studio, costatando un ruolo, quasi costante sino al primo trentennio del secolo scorso, di territorio extramoenia; utilizzato in parte solo dal 1460 dai Padri Paolotti come sede di un convento dedicato a Gesù-Maria da cui il nome “Fondo Gesù”. Il sito diviene per molto tempo zona insalubre, in forza alle esondazioni del fiume Esaro, testimoniando, di fatto, l’incuria e l’abbandono del luogo da parte della cittadinanza; quest’ultima racchiusa nella statica posizione della collina “Capperrina” o del Castello. La fase d’espansione urbana della città avviene solo nei primi decenni del secolo scorso in virtù d’alcune opere strategiche quali la bonifica dei territori extramoenia, la costruzione di fabbriche, d’edifici residenziali per il ceto operaio e non ultima la realizzazione della ferrovia; nuovamente l’incuria e il degrado sociale ritrasformano il sito in una periferia urbana fortemente degradata.
In estrema sintesi si può tentare, con ovvia inferenza sull’evoluzione della città, l’elaborazione di un modello interpretativo del ruolo esercitato, nel tempo, dal sito; in particolare, l’intera città è caratterizzata da tre periodi vitali: il primo o fase arcaica contraddistinta dall’uso integrato e armonioso delle risorse del territorio che sottintende un ruolo paritario del sito rispetto all’impianto urbano complessivo; mentre, nel secondo e lungo stadio, si assiste, in seguito a devastazioni naturali ed artificiali, al tentativo di riequilibrare l’assetto dell’intera città, con la logica conseguenza di scarso uso del luogo se non per scopi agricoli; ed infine, il terzo periodo, in cui, sotto la spinta emotiva dell’urgenza del cambiamento, s’intraprendono delle azioni irreversibili, motivate dall’immediato soddisfacimento di bisogni primari, che mutano radicalmente l’aspetto del territorio e rappresentano l’origine dello stato del degrado attuale, poiché, si ricreano artificialmente e le condizioni di marginalità dovute alla nascita di quartieri periferici e/o isolati dal contesto cittadino.
Il secondo capitolo ha come obiettivo la costruzione di un modello che scatti una fotografia della realtà urbana attuale. La costruzione dell’immagine urbana, avviene per il tramite di molteplici grafici e tabelle che hanno lo scopo, appunto, di individuare:
1. la conoscenza sia del sociale e sia del patrimonio abitativo
2. di valutare e programmare il fabbisogno abitativo.
Il modello è altresì affinato con l’ovvia inferenza sul probabile sviluppo del nucleo familiare tradizionale: l’aumento dei componenti della famiglia in età avanzata, una permanenza maggiore nella famiglia d’origine di molti giovani adulti ecc..
In oltre sono fissati due obiettivi fondamentali della ricerca: individuare un’adeguata qualità morfologica intesa come connessione tra il luogo urbano attuale, la sua storia e “l’idea futura” e la sperimentazione di una fruizione di una parte della città che abbia caratteristiche unitarie, ma al tempo stesso differente, in cui il pedone acquista un ruolo predominante nel contesto globale.
In pratica l’idea di base è un’immagine in cui il fruitore non “risiede” nel rione ma, “abita” l’intero territorio cittadino. In tal ottica, il riferimento concettuale più spinto è la concretizzazione pratica di una frase di A.Aalto “ Niente di vecchio rinasce, ma nemmeno sparisce completamente e ciò che una volta è stato ritorna sempre sotto una nuova forma” (1921).
L’obiettivo finale è l’ideazione di un “artificio” che ha una caratterizzazione di un luogo e cioè di una “identità” dello spazio “costruito” che permette all’utente una “naturale” fruizione.
Nel terzo, ed ultimo capitolo, partendo da una sintesi di considerazioni generali sulla città contemporanea si giunge, per il tramite d’alcuni approfondimenti: sull’accezione di “luogo” e sugli strumenti utilizzati nella progettazione, (geometria, tracciati regolatori, il “sistema- porta”) e non ultima all’analisi di modelli progettuali proposti da altri autori, alla formulazione di una proposta progettuale di “quartiere”.
Nello specifico si osserva come la città contemporanea appare sempre più un labirinto inestricabile di immagini, di materiali eterogenei, un magma che cancella identità e tracce, il suo attraversamento non è più un’esperienza creativa e di emancipazione.
Si procede con incertezza, il percorso è privo d’orientamento: se in alcuni tratti è definito con rigidità, più spesso è contraddittorio, molteplice,confuso.
La città è conosciuta in modo frammentario, per recinti, per punti: solo alcuni di questi diventano “luoghi” e assumono identità. Nella città, o parti di essa, e soprattutto nell’attraversamento, si realizzava la sensibilità visiva dell’uomo. Il suo modo di guardare curioso e partecipe, la strada, la piazza, il camminamento divenivano “luoghi” pubblici in cui le varie componenti sociali si rappresentavano e si affacciavano sulla scena della vita. Il boulevard consente la narrazione della città e illustra i modi eterogenei di viverla; nella strada o nella piazza, tra la folla, l’uomo scopre il piacere dell’anonimato, ma, forse per la prima volta la diversità dell’altro; in questi “luoghi” gli sguardi dei passanti potevano incrociarsi facendo prendere coscienza gli uni degli altri. Da cui deriva un primo input che costituisce l’idea di fondo della concezione del quartiere : sistema che si sviluppa dall’interno verso l’esterno, permettendo così di concepire “l’unità” che sia efficiente per disposizione interna ed aperta verso la città per conformazione della stessa. Assumendo, inoltre, come ipotesi di lavoro che il controllo, degli spazi d’uso pubblico, assunti come leganti delle diverse aree unitarie, avvenga attraverso un sistema modulare, che definisca correttamente i modi di dimensionamento e localizzazione degli interventi sull’edificio e quindi sulla singola cellula abitativa. In realtà, tale operazione è solo teorica, se non legata al rispetto di fondamentali valori che il contesto territoriale offre, vale a dire, la valenza storica e la forte identità di spazio urbano periferico ma, non marginale.
Inevitabile, quindi è l’approfondimento del significato di “luogo”, sapendo a priori che dal punto di vista pratico una realizzazione o una progettazione di un qualunque organismo edilizio è una trasformazione di ciò che esiste da prima, è a quest’ultima “entità” che solitamente, è attribuito il nome d’ambiente o più precisamente di dominio. In pratica si tenta di distinguere un “qualcosa” che è “naturale”, con proprie caratterizzazioni sia emotive-sentimentali sia fisiche-materiali da un “qualcosa” di “artificiale”, come la trasformazione del sito in un ambito costruito e/o modificato.
La distinzione non ha solo valore puramente descrittivo ma viene ad essere supportata da una logica ben precisa, in quanto, l’ambiente è, per così dire, il contenitore delle azioni dell’uomo e queste ultime per accadere (aver luogo) hanno bisogno appunto di un “luogo”; vale a dire di una localizzazione o di un’individuazione più precisa all’interno del contenitore.
Partendo da questa premessa si è portati a definire il luogo come effetto di una causa: l’azione umana, in altre parole, una trasformazione di un sito. L’ambiente, a sua volta, ha una sua storia e la mostra attraverso la sua forma finale, che è il risultato d’ulteriori trasformazioni precedenti; domandiamoci quindi se è lecito pensare che l’ambiente naturale (dominio, sito) possa divenire luogo, in quanto dotato d’identità in cui l’uomo possa riferirsi e/o identificarsi. La risposta a tale quesito è certamente positiva, basti pensare che il dominio rappresenta, in un certo senso, la potenzialità sia delle azioni umane sia della contestualizzazione e localizzazione delle stesse o, in altre parole, l’essenza primaria, lo stato embrionale e l’anima del luogo.
L’insieme delle opere umane crea, quindi, una sommatoria d’identità che deve, in una certa misura, trasformarsi in un’unica più generale (genius loci) che è appunto un paesaggio urbano o più semplicemente uno o più luoghi urbani. Quest’ultimi più facilmente identificabili di quelli naturali, non certo per la contestualizzazione, ma per la commistione di diversi elementi, fisici, formali, funzionali e non ultimi quelli simbolici derivanti da una forte misura di distinzione che l’uomo si crea per dotarsi d’identità propria.
Le specifiche fondamentali dei luoghi urbani sono da individuarsi nella concentrazione e nella recinzione, stabilendo così un dentro e un fuori, in analogia con la coppia figura-sfondo, comportando così l’inevitabile presenza simultanea di entrambi i fattori. Le diverse modalità di “raduno e focalizzazione” danno appunto, quella caratterizzazione del luogo che si sintetizza nel “genius loci”.
Passando dalla fase esclusivamente teorica alla pratica progettuale, si nota l’uso sistematico di alcuni mezzi per il controllo dell’attuabilità pragmatica dell’idea compositiva; la geometria, in generale, e i tracciati regolatori in particolare, il cui utilizzo è finalizzato nel lavoro di ricerca di una “forma” che sia il più rispondente all’idea di cui sopra.
A completare l’analisi teorica, vi è un richiamo simbolico ma, che diventa pragmatico nella stesura del progetto; l’idea del “sistema – porta”:analizzato non nel funzionamento formale della porta, ma piuttosto sul senso che è prodotto dal sistema delle ripetizioni e cioè: rispetto a cosa, a quale oggetto è regolato la sistematicità delle aperture e che relazione l’elemento-porta stabilisce con l’oggetto, ed ancora, in che senso viene ad assumere l’oggetto per lo spettatore; quest’ultimo ideale personaggio o utente finale che attraversando una soglia da inizio ad una catena d’azioni che ordineranno il successivo svolgimento delle ripetizioni.
Racchiudendo, sinteticamente, lo studio figurativo della porta in tre livelli d’interesse:
- a livello narrativo, intendendo la porta funzionante da figura illustrativa delle azioni successive;
- a livello del linguaggio, intendendo la porta come elemento che ordina la modalità della “ripetizione con variazione” delle numerose azioni ;
- a livello metalinguistico definendo il rapporto con l’oggetto costruito, che nel caso in studio trattasi di un serie di organismi edilizi.
In altre parole, si creano le condizioni di ideare lo spazio in funzione della rappresentazione dell’oggetto per lo sguardo pianificando, in tal modo, il desiderio di guardare dello spettatore che lo condurrà nel caso specifico attraverso il quartiere. Altro input di progettazione seguito è, quindi, il dotarsi di due elementi guida vale a dire: l’unità di racconto e l’unità di spazio, intese non come ripetizione formale di un oggetto all’infinito, ma in guisa d’organizzazione spaziale che indirizza lo sguardo dello spettatore nel percorrere il sistema.
La sistematica della narrazione così ottenuta, che evolvendosi dall’esclusione dello spettatore alla proibizione della visione per il tramite del sipario chiuso, all’inclusione dello spettatore che permette la visione dell’oggetto costruito per convogliare ed indirizzare lo sguardo mediante l’apertura della scena, ha un ruolo fondamentale poiché, è l’indicatore principe della rispondenza “formale” ai bisogni reali dell’attore protagonista della scena cioè, l’uomo.
Entrando nel merito del progetto: dalle considerazioni svolte nelle note storiche si evince la possibilità di riutilizzare le semplici regole geometriche insite nel disegno urbano della città arcaica.
Inevitabilmente, prima di dar sfogo alla creatività, quest’ultima viene indirizzata e organizzarta seguendo lo schema e l’analisi, sia pur in modo logico, d’alcuni modelli e/o studi tipologici progettati, idealizzati e/o costruiti. In particolare: la concezione urbanistica di Le Corbusier, di I.Cerdà, la lezione di L. Krier.; il concetto di strada e piazza nell’ottica moderna, lo spazio della città, l’ideazione dell’isolato; il rapporto tra pedone e l’abitato, gli edifici della nuova Berlino con particolare attenzione agli isolati disegnati da Krier R., il tema della centralità del soggiorno ecc.
Il risultato è un disegno “armonioso “ di un tessuto urbano che per la sua concezione, rappresenta un elemento ordinatore e quindi innovativo e riqualificante per l’intera zona e, al tempo stesso, ricrea una serie di spazi con valenza tipicamente tradizionale che fungono da elementi aggreganti sia per il quartiere che per la città.

Da queste considerazioni, si sviluppa l’idea progettuale che ha come motto la frase di A.Aalto, già detta e come concetto sintetico la possibilità di progettare un pezzo di città che si sviluppi dall’interno verso l’esterno, permettendo così di concepire “l’unità- quartiere” che sia efficiente per disposizione interna ed aperta verso la città per conformazione della stessa
Dagli studi teorici, compiuti, si dimostra l’inefficacia della costruzione di un preciso modello risolutivo che possa andar bene per ogni riqualificazione di una generica città, ma da essi sicuramente si possono trarne degli input che possono essere filtrati e decodificati per il particolare sito di progettazione.
I dati di base da cui parte la progettazione sono:
 luogo: periferia nord della città di Crotone
 caratteristiche topografiche della zona:pianeggiante siamo a +4.50 m s.l.m. (come quota media)
 caratteristiche strutturali della zona: dichiarata zona sismica dalle vigenti normative
 caratteristiche delle preesistenze: a destinazione d’uso prevalentemente residenziale, costruiti nel periodo compreso tra il 1930 e il 1960, generalmente costituiti da blocchi di edifici in linea con un omologazione dei caratteri distributivi offerta dagli alloggi nel momento della costruzione e una creazione di numerose superfetazioni avvenuta nel tempo; lo stato manutentivo nell’insieme del quartiere risulta essere scadente o al più mediocre, fatti salvo gli edifici con aggregazione a catena. Inoltre, trovano sistemazione nel rione piccole botteghe artigianali ubicate in numero maggiore sull’asse che porta alla stazione. A completare il quadro urbano si notano, per migliore stato manutentivo, gli d’edifici scolastici sia di primo che di secondo livello d’istruzione.
 caratteristiche della viabilità. Gli assi stradali principali sono le arterie di collegamento che uniscono sia la città con la zona della stazione (via M.Nicoletta) e sia il quartiere con la S:S 106 (via G. di Vittorio) ad essi si aggiungono nel tempo una serie di vie minori creatasi in seguito alla edificazione di organismi edilizi a volte anche abusivi.
Dai primi studi, si nota una timida ricerca di soluzioni che comportano una minore intrusione possibile ma, ed inevitabilmente, non risolvono il superamento del vincolo del rilevato, che però acquista minor incidenza sull’economia complessiva del disegno dell’intero quartiere. Risulta, utile rilevare, che sfondo costante dei lavori preparatori è l’uso sistematico di tracciati regolatori o meglio di una serie di griglie a maglie ortogonali di forma rettangolare o quadrate che in qualche misura evocano l’analoga utilizzata dai primi colonizzatori nel pianificare la città antica. L’inserimento di una particolare maglia o nel sua accezione più aulica di “tracciato regolatore” con modulazione quadrata e ritmo cadenzato dalla sequenza numerica 1-3-1 (oppure 1/3 -1- 1/3) è il punto di svolta nella progettazione, che è basata su un’idea semplice di organizzare la composizione di un pezzo di città, come riportato nella immagine naif
L’immissione della maglia, sul terreno, quest’ultimo caratterizzato, almeno topograficamente, da proprietà omogenee in quasi tutte le direzioni, offre la possibilità di un disegno “meccanico” del tessuto urbano introducendo una serie di quadrati che a livello di schema rappresentano gli isolati.
Quanto a dimensione si è scelto una larghezza di strada uguale a quella proposta nell’ensanche di Barcellona, ossia, di 20 m e per logica matematica, l’isolato-tipo ha un fronte su strada di 60 m. quindi, il ritmo dimensionale è segnato dalla ripetizione di 20-60-20 m.
Al solito, la sola matematica non basta a definire un tessuto urbano che, ovviamente non è determinabile come ripetizione all’infinito di una seria di “unità elementari” soprattutto in zone con preesistenze, occorre, quindi, “inventare” per il tramite d’apposite norme progettuali “ un sistema aggregativo-compostivo” che sia più confacente al sito. Nel caso specifico, sono codificate quattro possibili sistemi che determinano altrettante operazioni pratiche: la simmetria, la traslazione, la deformazione e l’aggiunta.


Operazioni che definiscono gli isolati e i relativi macro-isolati:
 isolato QUADRATO: cuore del disegno del tessuto urbano
 isolato RETTANGOLARE: ottenuto per simmetria e traslazione dell’isolato-quadrato
 isolato ARCO-QUADRATO: ottenuto per deformazione di un lato dell’isolato-quadrato
 isolato PIAZZA-CENTRALE: ottenuto per simmetria e dell’isolato arco-quadrato e dell’isolato-rettangolare con l’aggiunta di piccole e locali aggiustamenti. Costituisce il primo macro-isolato.
 isolato ARCO A MARE: ottenuto applicando tutte le regole compositive aggregative all’isolato –quadrato. Costituisce il secondo macro-isolato.
 isolato RETTANGOLARE BIS: ottenuto per simmetria ed aggiunta dell’isolato-quadrato,
 isolato ARCO- MISTI: ottenuti da deformazione, aggiunta e simmetria dell’isolato

Per come visto nella parte teorica, il passo successivo all’ideazione dell’isolato è la “nascita-spontanea” delle relazioni di connessione tra lo spazio esterno ed interno:
 la tematica del disegno dello spazio interno, viene risolta, per l’isolato-quadrato estendendo l’ordito della maglia del tessuto urbano anche all’interno, ritrovando, cioè, la sequenza ritmica della numerazione 1-3-1 e successivamente scomponendo il quadrato più piccolo utilizzando un tracciato localizzato in cui s’incrociano assi a 45° e segmenti circolari che danno vita ad un piccolo anfiteatro; invece per l’isolato rettangolare, si adotta un tracciato che è prioritariamente estensione di quello utilizzato nell’isolato-quadrato, ma, che diviene più complesso in virtù della presenza dell’asse pedonale e di una voluta variazione sul tema della ripetizione, (inserimento di due o di un gruppo scala) che porta ad una piccola modifica del prospetto interno, ma che articola meglio la scena dell’attore protagonista.
La progettazione della corte interna nell’isolato arco-quadrato, è connessa alla concezione del primo macro-isolato, si utilizza, cioè, un tracciato regolatore che accresce maggiormente la sua complessità, ma, dal quale si ottiene un risultato finale, come per altro ben previsto nella parte teorica, che risulta essere un’armoniosa combinazione di elemeti di cui si può pensare scomposto lo stesso disegno.
In analogia, valgono le stesse considerazioni per il disegno degli spazi interni dei rimaneti isolati, che però, perdono il loro significato di corte interna ed aquistano un carattere decisamente pubblico: la piazza a mare e la piazza sull’asse a mare.

Ritornando alle connessioni “naturali” che s’instaurano con la scelta del tipo-edilizio isolato, la corrispondenza strada-isolato è quella che determina il più alto grado d’implicazioni, risolte manifestamente applicando le teorie urbane di Le Corbusier tanto da creare un nuovo sistema viario che, per ovvie conseguenze, è portatore d’ordine, sia a livello di tracciato e sia a livello di flussi pedonali e veicolari. In particolare, si propone una soluzione di viabilità in cui all’automobile è destinata una percorribilità ridotta in velocità e lunghezza all’interno del quartiere, anche se vi sono delle limitazioni come sull’asse d’attraversamento del “settore” -via G. di Vittorio-. Inoltre, sono previsti per il traffico veicolare percorsi sotterranei che evita il raggiungimento in superficie del centro del quartiere, rappresentato dalla piazza centrale pensata totalmente pedonale, ma accessibile in caso di necessità da qualunque mezzo pubblico e da ogni direzione, grazie anche ad uno strategico posizionamento degli accessi.
L’obiettivo centrato è, quindi, una scissione dei flussi di traffico, con una soluzione che non prevede fisicamente la separazione ma, una commistione, che s’impone di arricchire la vita del quartiere rendendo possibile la passeggiata sul marciapiede o sotto il porticato e contemporaneamente l’uscita e l’ingresso dei veicoli dalle autorimesse, ubicate, quest’ultime nel piano-interrato e nello spazio circoscritto dell’isolato, Infatti, il traffico urbano di “settore” è decentrato sulla V3, vale a dire, sulla S.S. 106, che è stata portata a livello di progetto, a quota inferiore all’attuale estendendo, inoltre, il rapporto visivo e fruitivo del quartiere con il mare, e sull’asse di via M. Nicoletta quest’ultima sostanzialmente non subisce grosse variazioni se non per le immissioni di strade secondarie e quella prevista dal P.R.G..La viabilità di progetto, infine non si compone, come già detto, di soli assi misti di percorribilità, ma, ha nel suo interno “l’irregolarità programmata”, costituita dall’asse pedonale che attraversa il rione lambendo il polo scolastico e sportivo; quest’ultimo è quindi, raggiungibile, anche dai bambini, da qualunque punto del quartiere con un ampio margine di sicurezza.
A completare l’organizzazione della viabilità sono stati inseriti nel tessuto urbano e in modo strategico dei parcheggi di dimensioni differenti: il primo, d’estensione maggiore, in prossimità della strada di P.R.G e alle spalle dell’ingresso secondario delle scuole, ed il secondo a più diretto contatto con il polo sportivo.
Percorrendo, l’immaginario viaggio che porta l’osservatore dall’esterno verso l’interno e quindi sempre più vicino alla definizione prospettica “dell’unità isolato” si nota, anche dalle tavole di progetto, come vengono, per ogni edifico, accentuati gli elementi del prospetto d’immediata lettura, quali: l’altezza, l’angolo, l’attacco a terra, la facile riconoscibilità del proprio alloggio in una serie d’alloggi simili ecc.
Tematiche risolte tutte con soluzioni semplici e lineari; ad esempio l’altezza fissata, nell’ottica del piano di Cerdà, di dimensioni quasi uguali alla larghezza del piano stradale, e verificata a posteriore rientrare, con ampio margine, nei limiti fissati dalle normative delle zone dichiarate a rischio di sisma;
La suddivisione per blocchi orizzontali dell’isolato in funzione delle destinazioni d’uso:
 livello –1  PIANO – INTERRATO (-300 cm): garage (posto macchina)-cantinole (una per ogni alloggio e per ogni ufficio) e locali condominiali
 livello 0  PIANO – NEGOZI 0 cm: negozi e alcuni locali condominiali
 livello 1  PIANO – UFFICI +430cm
 livello 2  PIANO PRIMO RESIDENZA (+ 760 cm); gli alloggi
 livello 3  PIANO SECONDO RESIDENZA (+1090); gli alloggi
 livello 4  PIANO TERZO RESIDENZA (+1420); gli alloggi
 livello 5  PIANO COPERTURA (+1750 ); (+2080) a secondo della presenza degli alloggi duplex
l’angolo caratterizzato da un rivestimento di listelli in laterizio che ne rafforzano l’aspetto e ne fissa l’estensione;
l’attacco a terra risolto con un doppio livello su cui si affacciano i negozi e il primo piano dell’isolato, quest’ultimo con destinazione d’uso ad ufficio.
La differenziazione prospettica degli alloggi ottenuta con l’introduzione di cellule abitative su due livelli -duplex- con soggiorno a doppia altezza.
Gli ingressi degli isolati ubicati strategicamente con disposizione a turbina, in forza dello studio distributivo dell’isolato-quadrato, e contemporaneamente ben segnalati nella griglia del tessuto urbano con l’espediente di aumentare, nelle vicinanze, la densità del verde e di curare il disegno a terra della pavimentazione.
Sono stati, inoltre, predisposti numerosi tagli d’alloggi, soddisfacendo i bisogni sia della famiglia tipo, composta di quattro persone e sia della famiglia “allargate” ossia, con la presenza d’anziani, ed ancora si sono inseriti in modo casuale, nel tessuto urbano dei particolari tagli residenziale per persone disabili, per coppie giovani, per famiglie in cui uno dei componenti lavora nella propria abitazione, ecc.
Globalmente si sono studiati e codificati oltre 45 soluzioni d’alloggi; tutti dotati del grado di visitabilità e potenzialmente della condizione d’adattabilità che in alcuni casi diviene vera accessibilità, come sopra detto.
Gli alloggi, così, progettati sono dotati anche di una certo grado flessibilità interna, grazie all’adozione di un adeguato passo strutturale, che prevede campate tendenzialmente quadrate, anch’esso, basato sull’inserimento di una griglia modulare di passo 120cm.
L’unica forzatura progettuale dev’essere vista nella ricerca, caparbia, di una soluzione dell’alloggio d’angolo con impianto centrale, che prevedesse la forma del soggiorno di tipo ottagonale con evidenti richiami simbolici e culturali.
A completare il quadro dei caratteri distributivi-funzionali del quartiere e/o dei singoli isolati, la variegata offerta di tipologia d’uffici, che sono idonei ad ospitare sia piccoli studi professionali e sia sedi d’associazioni, poiché, grazie al passo strutturale adottato, (campate di 720x720 cm) si sono codificate soluzioni progettuali che prevedono l’inserimento di sale espositive, di riunione ecc..
In pratica, gli unici vincoli che sono previsti al livello 1 sono il punto d’ingresso dell’ufficio, o in alternativa il gruppo dei collegamenti verticali, e il posizionamento degli impianti igienici, infatti con l’introduzione della struttura modulata dalla griglia quadrata con passo di120 cm, si possono facilmente realizzare le tipologie sopra descritte. La particolarità del livello 1 sono gli infissi molto ampi, che in larghezza dividono in due parti uguali il passo strutturale e in altezza occupano l’intera ampiezza del piano.
In analogia, sono progettati i negozi, ottenendo diverse tipologie, anche con soluzioni a doppio livello, e rispettando la tradizione socio-culturale dell’inserimento, in alcuni isolati, del bar dell’angolo; tutte le tipologie offerte sono dotate d’ampio margine di flessibilità circa la suddivisione interna, sempre per la limitata invasione delle strutture portanti verticali.
Infine, si sono inseriti spazi a verde recuperando e penetrando la zona del rilevato, che non costituisce più barriera ma solo elemento di transizione o di passaggio del quartiere, e immettendo un “luogo” a verde attrezzato o simbolicamente denominato “la piazza sul fiume” fruibile quotidianamente e direttamente dalla gente del rione e soprattutto da un’utenza proveniente dalla vicina stazione o dagli uffici e laboratori artigianali delle zone attigue. In analogia viene anche progettato il “lungo fiume” che costeggia alcuni isolati e la piazza del sociale

Da un punto di vista tecnico-costruttivo, cosi come nelle specifiche tecniche di locali come l’autorimessa, (riportata per completezza alla fine del capitolo) si è pensato di compiere delle scelte in linea con la semplicità ottenuta del disegno urbano. Il sistema costruttivo è di tipo tradizionale che nello specifico si compone di:
 Tamponamenti esterni e le partizioni interne sono pensati calcestruzzo cellulare espanso, maturato in autoclave, ottenuto da miscele di sabbia, cemento di calce additivata con alluminio.
Le motivazioni della scelta sono date dalle particolari prestazioni meccaniche e termiche offerte dal materiale, in relazione ad aspetti, che ritengo, molto importanti:
la gamma tipologica offerta, (dai blocchi per muratura portante con la possibilità, di inserire eventuali armature aggiuntive, ai blocchi e tavelle per le partizioni interne);
la precisione dimensionale, con tolleranze in cantiere di 1mm utilizzando come collante tra i blocchi l’idoneo collante cementizio, aumentando la rapidità di montaggio e la scomparsa dei ponti termici nella muratura. Inoltre, come effetto secondario le pareti si presentono superficialmente perfettamente complanari e pertanto è possibile impiegare intonaci monostrato per gli esterni, rasature per gli interni o finiture speciali di spessore sottile.
La leggerezza e la lavorabilità: facilitano la posa che è notevolmente rapida semplice.
la sua lavorabilità semplifica di molto i lavori per l’alloggiamento di qualunque tipo d’impianto consentendo direttamente in cantiere particolari operazioni di realizzazione di murature a pezzi speciali con semplici tagli con normali seghe a disco o a nastro.
Il basso peso specifico e un buona resistenza meccanica ( γ= 500 kg/m 3; σm = 42,6 kg/cm 2 )
La muratura realizzata con tale materiale è quindi, in grado di soddisfare alle normali esigenze statiche derivanti dal suo impiego. Il vantaggio maggiore è visto come margine ulteriore di sicurezza in caso di sisma, poiché la massa in movimento ha un peso decisamente minore rispetto ai tradizionali tamponamenti e partizioni, ed offre, per le sue caratteristiche meccaniche una valida collaborazione con la struttura portante.
 La zona d’angolo esterna: realizzata utilizzando sempre come tamponamento i blocchi in Gasbeton, rivestiti da listelli estrusi faccia a vista posati a colla, con fughe orizzontali e verticali rispettivamente di due e un cm.
 Gli infissi: previsti in alluminio hanno la particolarità del disegno, poiché si è tenuto in forte considerazione l’ubicazione degli isolati, con la possibilità da parte dell’utente, anche disabile, di avere una maggiore superficie illuminata e nello stesso tempo, con i normali metodi di schermatura protetto dai raggi solari.
 L’arredo urbano: ideato seguendo il principio della semplicità d’uso si compone di numerose panchine di legno, alluminio e in muratura, di fontane d’aiuole di pensiline ecc.

A conclusione, il rimando alle tavole di progetto non vuole essere una prassi per una maggiore delucidazione dei concetti esposti, ma, un passo obbligato visto, le numerose scelte progettuali compiute, le molteplici connessioni risolte e le diverse relazioni ideate tra un gran numero d’elementi di cui il quartiere è pensato composto, che solo nella visione del disegno-progetto- idea- possono trovare giusta esemplificazione
Ottavio Lorenzano


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    Tesi sperimentale in Architettura e Composizione Architettonica che affornta diversi temi conessi alla riqualificazione e alla rigenerazione urbana.Il risultato è la proposta di ricucitura del tessuto urbano della periferia nord della città di Crotone.L'analisi del tessuto urbano in termini di morfologia urbana e di tipologie costrutttive, parte dalla storia della città e dalle indagini archeologiche condotte nell'ultimo secolo al fine di sperimentare la possibilità di riproposizione della...

    Project details
    • Year 2002
    • Client Politecnico di Bari
    • Status Unrealised proposals
    • Type Parks, Public Gardens / Public Squares / Waterfront / Urban Furniture / Bridges and Roads / Parking facilities / Urban development plans / Neighbourhoods/settlements/residential parcelling / Landscape/territorial planning / Feasibility Studies / Multi-family residence / Social Housing / Country houses/cottages / Office Buildings / Business Centers / Offices/studios / Schools/Institutes / Colleges & Universities / Multi-purpose Cultural Centres / Libraries / Associations/Foundations / Showrooms/Shops / Sports Centres / Fitness Centres / Sports Facilities / Bars/Cafés / Modular/Prefabricated housing
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