Think Giotto - La Croce di Giotto a Padova

This documentary takes a fresh look at Giotto’s magnificent La Croce [The Cross], which is part of his masterpiece at the world-famous Scrovegni Chapel. Emphasis is placed on the mysteries that lie hidden within this work. Why is this cross so different from all the others Giotto crafted? Why did he stray from contemporary Byzantine style and break with traditional thought? Where was the work originally located inside the Chapel? The back of La Croce once bore a painting which has all but vanished; what was it? The main work and the frame face the congregation, so could it have been meant for a privileged few? These are just some of the questions that will be asked. A host of leading experts on the subject will be working their way through a maze of facts and plausible theories and delving into the background of the man who embodied the Humanist vision: Giotto.

THINK GIOTTO takes an analytical look at two eras. Technology is modern society’s main vehicle for disseminating thought and conditioning the way people think. A range of media is used to ensure that the flow of information reaches the widest possible number of people. All this is underpinned by one constant: Time. Hours, minutes, seconds... every idea, thought, rumour, event, person, and soul is swallowed up by Time.
This aspect of modern communication leaves nothing but arid traces in everyone because increasingly less time is given to digest information. It is, however, only an extension of times gone by.
In the early 14th century, when La Croce was made, Nature and the Church were the main means of conditioning the way people thought; the former with its constant rhythms and seasons, and the latter with its dogma.
At this time, the Church started to employ the group of artists of which Giotto was part. Each fresco, board, and icon was the media through which the flow of information reached believers. The message’s context and setting, its symbolism, and the shape and the size of the work itself all took time to be understood. The work had to be read carefully so that the message with its signs, light, depth, colours, and faces, plus the magnificence of the work itself, could be soaked up. Giotto’s work established an intermediary between God and Man in terms that everyone could understand as he was the first artist to depict pain, suffering, poverty and misery so vividly. Anyone observing his work came face to face with the realities of the age, and thus he created the archetype of modern communication.

Time is featured as one of the major players in the tale of La Croce. Its passing has inflicted enormous damage on Giotto’s masterpiece and has made it difficult to conserve. One of the main problems is how to defend La Croce’s poplar boards from its nemesis, Anobium Punctatum, a beetle that burrows into the wood and lays its eggs there. When they hatch, the larvae crawl out of the holes the beetle has made. As time goes by, the larvae feed on the wood thus weakening the structure of La Croce irreparably. The documentary shows the Eremitani Museum team using physiology and technology in an effort to combat this destructive pest. The work is actually disinfested by suffocating the larvae, a treatment that leaves the wood completely unharmed. In addition, the documentary is, therefore, an interesting insight into an original method of safeguarding cultural heritage.
Think Giotto also describes the painstaking work of Dr. Daolio after the disinfestation; her skill has enabled some tiny fragments of the frame’s gold-plating to be repaired.

Although Giotto’s La Croce is given pride of place in the Eremitani Museum of Padua, it is an intrinsic part of the Scrovegni Chapel; removing La Croce from its magnificent setting is like ripping a page from a book or losing part of a plot. Thus, the documentary uses 3D imagery in an attempt to discover the original site of La Croce within the Scrovegni Chapel so that Giotto’s vision can be brought back to life.

------------------------------

Questo progetto intende proporre una originale chiave di lettura nella storia della Croce di Giotto, capolavoro facente parte della maestosa opera che è la Cappella degli Scrovegni di Padova, famosa in tutto il mondo. L’accento viene posto sui misteri che nasconde quest’opera. Perchè la Croce è così diversa dalle altre Croci create da Giotto? Perchè esce dall’originale stile bizantino, presentandosi come soluzione di continuità rispetto al coevo pensiero? Qual era l’originale posizione della Croce all’interno della Cappella? Quale probabile rappresentazione era dipinta sul retro della Croce, pressoché perduta nel tempo? Era forse un dipinto riservato a pochi, visto che la raffigurazione principale e la cornice sono rivolte verso l’assemblea? Queste sono solo alcune delle domande che ci siamo posti nella realizzazione di questo documentario. Molte testimonianze, tra le più autorevoli nello studio di quest’opera, ci guideranno nel dedalo di certezze ed ipotesi plausibili, delineando i contorni di un personaggio diventato l’archetipo della visione umanistica dell’uomo: Giotto.

La nostra interpretazione si estende fino all’analisi comparativa di due epoche. L’epoca attuale fa della Tecnologia il principale veicolo del pensiero e del condizionamento: attraverso i Media, che sono molteplici, il flusso della Comunicazione si allarga nel raggiungere il pubblico più eterogeneo, con una costante: il Tempo.
Il Tempo, ora:minuti:secondi... ogni idea, pensiero, voce, accadimento, persona, anima, vengono fagocitati nel ventre del tempo.
Tutto questo aspetto della Comunicazione Moderna lascia aride testimonianze in tutti noi, perchè è figlia del Tempo che è già passato.
All’inizio del 1300, nell’epoca della Croce, sia la Natura, vera costante del periodo con i suoi ritmi e le sue stagioni, sia la Chiesa, con il dogma da divulgare, erano le principali emittenti del condizionamento sull’uomo.
Questo è il periodo in cui la Chiesa si serviva del gruppo di artisti da cui Giotto nacque. Ogni affresco, tavola, icona, era il Media da cui il flusso d‘informazione arrivava al credente. Ogni informazione aveva il suo tempo per essere compresa: il contesto e l’ambiente in cui il media veniva posto, le simbologie legate al tipo di pensiero da comunicare, la forma e la dimensione stessa dell’opera. Il tutto con il dovuto tempo di lettura, senza fretta, lasciandosi penetrare dal messaggio fatto di segni, luce, profondità, colori, volti, e la magnificenza dell’opera. Giotto svolse il suo lavoro creando il tramite tra il Dio e l’Uomo, in un contesto più vicino all’Uomo: per la prima volta si vedeva rappresentato il dolore, la sofferenza, la povertà, la miseria. Avvicinava chi vedeva le sue opere alla realtà del tempo, creando l’archetipo della moderna Comunicazione.

Abbiamo messo il tempo tra i principali attori nel raccontare la storia di questa Croce. Ebbene, il trascorrere di questa costante, influisce negativamente nella conservazione della testimonianza di Giotto. Particolare è la difesa delle tavole di legno di pioppo, di cui la Croce è costituita, dal nemico numero uno: “Anobium Punctatum”, il coleottero che scava in maniera deleteria, lasciando i caratteristici buchi da cui le larve escono dopo l’incubazione. Queste larve si cibano del legno per molto tempo, indebolendo la struttura della Croce in modo irreparabile. Per questo motivo vediamo all’opera i responsabili del Museo degli Eremitani, la Fisiologia e la Tecnologia, nel far fronte comune contro questo coleottero distruttore. Si tratta di un piano di disinfestazione messo in atto con una soluzione che permette la distruzione delle larve per soffocamento, senza alcun danno per le opere d’arte. Viene così descritto e portato a conoscenza, un metodo originale per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale.
Il documentario descrive anche la minuziosa ricognizione della Dott.ssa Daolio fatta dopo la disinfestazione e che ha permesso le riparazioni da micro-distaccamento, di alcuni frammenti della doratura della cornice.

La Croce di Giotto, sebbene relegata con tutti gli onori nel Museo degli Eremitani, è parte inscindibile della Cappella degli Scrovegni: togliere la Croce dal contesto magnifico in cui si trovava, è stato come privarsi di un pezzo della narrazione di un autore. È come aver perso parte di una trama e per questo, alla fine del documentario, attraverso la tecnica tridimensionale, proviamo a ricollocare la Croce all’interno della Cappella degli Scrovegni, recuperando l’originale visione di Giotto.