Musesannio | massimo carfora lettieri

Concorso internazionale, menzione speciale. Montesarchio / Italy / 2004

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I TEMI DEL PROGETTO
I temi del progetto possono allora essere così precisati:

- necessità di ragionare per “sistema” di elementi presenti, ma assenti;
- ipotizzare l’appartenenza ad una sorta di “percorso” mentale e fisico: suggerire l’uso della piazza come luogo dello “stare” e del “passare”, ma non tra un nulla e l’altro, bensì attraverso la storia e le potenzialità del luogo (dall’archeologia al castello alle aree naturalistiche attraverso tappe di altri luoghi);
- necessità di dare configurazione all’accesso, prima che al luogo principale; necessità di ridefinire i ruoli della mobilità carrabile e di quella pedonale;
- necessità di dare forma spaziale al luogo, sia attraverso gli strumenti propri dell’architettura dello spazio aperto, che attraverso il sistema delle funzioni;
- pensare ad uno spazio “stabile”, luogo di attività notevolmente mutevoli;
- riqualificare il luogo sia spazialmente che come potenzialità di uso, attraverso l’introduzione di nuove attrezzature – attività, e di nuove qualità materiche;
- rideterminare localizzazioni, non tanto da imporre, ma da suggerire, per un futuro assestamento delle attività sulla piazza principale;
- introdurre nuove potenzialità, oggi inesistenti;
- individuare qualità che favoriscano la vita quotidiana degli abitanti; rafforzare le funzioni che già esistono.

I PRESUPPOSTI DEL PERCORSO PROGETTUALE

Da qui comincia il nostro percorso progettuale, che è basato sui seguenti assunti:

- necessità di ragionare per “sistema” di elementi presenti, ma assenti

Si è fatto riferimento, in parte, a quanto già sviluppato attraverso il recente “Studio di Fattibilità” commissionato dall’amministrazione.
In particolare si è tenuto conto del complesso sistema di valorizzazione delle preesistenze archeologiche, monumentali ed ambientali. La logica adottata è legata al fatto che la piazza Umberto I (anzi il sistema delle piazze oggetto del concorso) debbano diventare da un lato “parte” del più ampio sistema individuato; dall’altro debbano diventarne una “parte speciale” (quasi una “camera di propagazione” dei molteplici interessi dell’area, che rimandino al “sistema” più ampio); dall’altro, ancora, un luogo che, per le sue caratteristiche, susciti curiosità e desiderio di ritorno verso le bellezze dell’area.
Oltre alla riqualificazione del luogo (l’area di progetto), che già in sé costituirà attrattiva, si è ipotizzato che una serie di piccoli elementi, inseriti negli spazi interstiziali della piazza possano svolgere attività di “comunicazione” delle potenzialità monumentali, culturali e turistiche più ampie, attraverso, ad esempio, l’introduzione di box e totem informatici e di micro - attività.

- necessità di dare configurazione all’accesso, prima che al luogo principale; necessità di ridefinire i ruoli della mobilità carrabile e di quella pedonale

Come si è detto, il visitatore non avverte, nel passaggio dall’esterno all’interno, l’esistenza di un “racconto” spaziale e di eventi.
Una necessità progettuale è fare in modo che ciò avvenga. Le strategie potrebbero essere individuate in:
- rilevamento e potenziamento degli usi tendenziali da parte della popolazione;
- individuazione di nuove funzioni da localizzare in queste polarità, tali a definirne anche le qualità spaziali;
- rafforzarne l’identità attraverso segni architettonici che preludano ed indirizzino lo sguardo ed il pensiero verso il luogo principale, ma che, allo stesso tempo, rimandino a ciò che precede (spazialmente e temporalmente);
- rafforzare la possibilità di “stare con piacevolezza” in queste due aree, trasformandole in due episodi urbani, piuttosto che in due informi spazi vuoti;
- inoltre (ma non secondariamente), individuare una chiara struttura di separazione tra flussi veicolari e flussi carrabili che consenta da un lato la permanenza in aree piacevoli e “motivanti”, dall’altro l’indispensabile riconnessione tra la parte bassa e quella alta di Montesarchio.


- ipotizzare l’appartenenza ad una sorta di “percorso” mentale e fisico: suggerire l’uso della piazza come luogo dello “stare” e del “passare”, ma non tra” un nulla e l’altro”, bensì attraverso la storia e le potenzialità del luogo (dall’archeologia al castello attraverso tappe di altri luoghi)

Il progetto ipotizza il riuso, nell’intorno della piazza ed in continuità, con i percorsi già individuati in altri studi, di grandi contenitori semi abbandonati, alcuni dei quali potrebbero essere acquisiti al patrimonio pubblico e trasformati in ulteriori luoghi di attività culturali – espositive – turistiche; altri potrebbero essere oggetto di interventi di rifunzionalizzazione senza obbligo di acquisizione al patrimonio pubblico, ed immessi sul mercato turistico come bed & breakfast o alberghi di categoria medio - alta, sia durante tutto l’anno, sia durante manifestazioni che già si svolgono periodicamente (spesso notturne), ma che potrebbero essere incrementate nell’arco dell’intero anno.


- pensare ad uno spazio “stabile”, luogo di attività notevolmente mutevoli

La piazza principale, ed il sistema delle tre piazze, dovrebbe comunicare una idea di “luogo con forti valori urbani ed architettonici” (in questo senso “stabile” – nella capacità di imprimersi nella memoria), ma contemporaneamente essere “disponibile” ad eventi diversi, alcuni dei quali già attuati (rappresentazioni e spettacoli; mercato settimanale), altri da incentivare per rafforzare l’idea di luogo della “memoria” (ad es.: parate in costumi storici, festa di sbandieratori, ecc.), altri ancora rispondenti a nuovi bisogni di socialità (happening giovanili, mostre tematiche particolari, ecc.).

- rideterminare localizzazioni, non tanto da imporre, ma da suggerire, per un futuro assestamento delle attività sulla piazza principale

Una parte del progetto dovrebbe essere basato, più che su aspetti fisico – spaziali – architettonici, su invenzione di attività commerciali – turistiche, tendenti sia alla formazione di personale specializzato nei possibili campi di espansione di Montesarchio, in linea con quelli previsti nello SdF (in particolare come animazione culturale, museale e turistica), sia alla fornitura di nuovi servizi al pubblico (ristorazione tipica, altamente specializzata sulle tradizioni locali, caffè letterari, librerie specializzate, servizi per fornitura spettacoli ed eventi, ecc.).

- introdurre nuove potenzialità, oggi inesistenti

L’insieme delle nuove definizioni spaziali e di quelle a-spaziali (attività innovative) potrebbero così tendere univocamente verso una valorizzazione sia delle risorse spaziali che umane, strategia unica che possa garantire una reale crescita di un’area.

- individuare qualità che favoriscano la vita quotidiana degli abitanti; rafforzare le funzioni che già esistono.

Un altro equivoco va sfatato: che il progetto debba avere come suoi principali referenti gli utenti esterni, finendo così con l’espropriare gli abitanti de propri spazi.
Il progetto dovrà, proprio perciò:
- inglobare e potenziare gli usi attuali che rappresentino il radicamento degli abitanti al luogo;
- inventare altri usi che aumentino tale radicamento, evitando di introdurre modalità spaziali totalmente in contrasto.

IL PROGETTO DI PIAZZA UMBERTO I
Secondo la nostra lettura, il problema dello “spaesamento” che si ricava stando in piazza Umberto I, deriva principalmente da tre elementi:
- la assenza di “parzializzazioni” dello spazio, che non ne annullino tuttavia l’unitarietà;
- la invasività della mobilità e sosta automobilistica, che “mangia tutta la scena attuale”, divenendo protagonista;
- la presenza della fontana dell’Ercole, posta in posizione baricentrica rispetto all’invaso principale inclinato verso via Sottotenente A. Grasso, non rappresenta una potenzialità positiva, diminuendo, anzi, la forza spaziale della stessa, oltre che contribuendo a conferire caratteri di indeterminatezza all’invaso.

Partendo da queste considerazioni negative, e sovrapponendo ad esse le considerazioni positive, circa le potenzialità dello spazio, verificate anche con l’uso già in atto del mercato settimanale e di luogo per eventi, il progetto propone, dal punto di vista del “disegno planimetrico”:
- individuazione di geometrie principali di “appartenenza al luogo” da cui deriveranno le geometrie dell’architettura di progetto;
- individuazione di “luoghi” privilegiati per lo svolgimento delle varie attività esistenti (in nuce) o potenziali (negate), tali da non annullare l’appartenenza alla globalità, ma tali anche da conferire senso ed importanza alle singole componenti:
o un’area principale che individui la principale spazialità del luogo;
o un’area laterale (nei pressi della chiesa dell’Annunziata, quasi una sorta di “sagrato ritrovato);
o un’area di sfondo (presso la loggia del palazzo d’Avalos), con carattere di aree di sosta pedonale con sedute ed installazioni artistiche fisse che sottolineino il carattere speciale del luogo;
o un’area di risalto della Torre quadrangolare dell’orologio, che costituisce uno dei punti focali della piazza, assieme al grande albero secolare;
- la lettura dello spazio, anche dal punto di vista altimetrico, accoppiato all’esigenza di permettere ripetitivamente lo svolgimento di eventi, anche in condizioni meteorologiche non favorevoli, ci ha spinto alle seguenti ulteriori scelte:
o l’attuale configurazione della piazza, fortemente caratterizzata da una sorta di grande piano inclinato verso la via Sottotenente Grasso, non rappresenta un carattere positivo per il suo vissuto;
o proprio per questo carattere spaziale, nonché per migliorarne l’utilizzo come luogo per eventi (di varie dimensioni) il progetto propone di modificare leggermente le pendenze verso la via Sottotenente Grasso. Utilizzando il dislivello così creato, ed in funzione della necessità (ipotizzata come necessaria) di introdurre un luogo per eventi al coperto, si è ipotizzata una struttura di “auditorium” coperto, accessibile proprio attraverso la via suddetta.
o Il nuovo sistema di piani così ottenuti tende a conferire una nuova “centralità” alla piazza, in cui si individuano alcune “parti” non separate, ma con caratteri di riconoscibilità.
o La riconoscibilità è accentuata da alcuni elementi “minori” (arredo, illuminazione e verde): una quinta arborea di Populus alba fa da leggero filtro verso il sagrato della chiesa; un sistema di sedute fisse in pietra locale sottolinea le giaciture principali della piazza; il sistema dei corpi illuminanti “artistici” ne individua la giacitura opposta; alcune istallazioni artistiche, da affidare per concorso ai principali artisti contemporanei, conferiscono senso di “luogo” alle partizioni presso il palazzo d’Avalos.
o Il leggero movimento di contropendenze conferito alla piazza determina anche un ulteriore spazio di affaccio sulla Torre dell’orologio.
o La circolazione automobilistica (di servizio) si svolge normalmente lungo due assi , l’uno in continuità tra via Matteotti e via Minniti – via Roma; l’altro in continuità tra corso Caudino e via Minniti – via Roma, ma se ne prevede la
o
o chiusura durante manifestazioni ed eventi. La pavimentazione anche di questi “corridoi” con lo stesso tipo di pietra di tutta la piazza ne determina una continuità totale, senza forte evidenza dei percorsi carrabili.
o La parzializzazione della piazza ha permesso anche di individuare spazi per eventi di dimensioni diverse asseconda del pubblico previsto.
o Il suo carattere unitario ne permetterà l’utilizzo anche come mercato settimanale

Da sottolineare, come nuova funzione caratterizzante introdotta dal nostro progetto nella piazza Umberto I, l’Auditorium interrato per circa 440 posti, che costituisce, come detto’ una prestazione molto significativa per garantire l’ utilizzazione continua, anche in periodi invernali, della piazza per manifestazioni ed eventi.
Va pure sottolineato che la configurazione spaziale dell’auditorium consente una doppia utilizzazione dello stesso: può essere infatti utilizzato completamente suddiviso in due spazi utilizzabili anche separatamente ed in contemporanea: l’uno di circa 140 posti, l’altro di circa 300 posti.


IL PROGETTO DI PIAZZA CARLO POERIO
La piazza Carlo Poerio costituisce uno dei principali luoghi di accesso, che prelude al luogo della “memoria” per eccellenza (piazza Umberto I, porta di accesso al parco delle mura , al percorso fra i grandi contenitori recuperati, tra i vicoli e le corti), ma rappresenta anche il momento di primo passaggio (per chi provenga da Napoli) dalla struttura territoriale complessa, costituita dal parco archeologico, dal parco fluviale, da alcune presenze monumentali.
L’area comprende attualmente anche: una struttura commerciale ed un grande complesso scolastico a corte semiaperta, un’area a verde a giardinetti, luogo di ritrovo per anziani e giovani, ombreggiata da alcune alberature autoctone, ma di non particolare pregio.
Il progetto prevede di accentuare il ruolo di quest’area, sia rafforzando le funzioni esistenti, sia aumentandone le dotazioni sia dal punto di vista funzionale, che di immagine.
Prevede, inoltre, di evidenziarne il ruolo di “porta di accesso” al borgo, attraverso i seguenti interventi:
- rafforzamento del verde esistente, ridisegno delle aiuole e delle sedute, ridisegno della pavimentazione, aumentando lo spazio esclusivamente pedonale e riducendo quello penetrabile dalle auto.
Gli elementi più importanti per la creazione di un nuovo luogo urbano e di una nuova immagine percepibile anche a distanza come evocativo di un portale di accesso sono:
- la riqualificazione del sistema delle botteghe commerciali, anche attraverso:
- l’introduzione di una terrazza roof – garden sulla sua copertura, nuovo spazio pubblico, con carattere panoramico sia verso il passato remoto (area archeologica), sia verso il passato prossimo (il parco delle mura ed il centro storico), sia verso la natura (il paesaggio del parco del Taburno e del parco fluviale), sia verso il futuro (la trasformazione urbana rispettosa della storia);
il roof –garden è preceduto, al piano terra, da una volumetria, inglobata sotto una unica grande pensilina, che contiene sia i servizi al turismo, che piccole attività culturali (box informativo ed informatico sulle attività e sulle potenzialità del territorio, e la struttura degli accessi verticali alla “terrazza – roof – garden stesso;
- a questa terrazza ed al volume prima descritto è stata sovrapposta una grande pensilina, che, alzandosi al di sopra del volume esistente, ne determini una sorta di “copertura aperta”, che, come un grande portale, segnala anche visivamente la funzione del luogo;
- l’insieme delle nuove qualità spaziali del luogo, è ulteriormente caratterizzato da un nuovo “segno di confine” tra viabilità principale ed il nuovo spazio a verde determinato dal progetto: il “muro di alberi ingabbiati” (trasposizione verde e semitrasparente delle “gabbionate” usate in trermini architettonici anche da illustri esempi contemporanei).
Questo “muro verde”, accentuando la separazione con la strada di accesso principale, determina maggiore intimità al luogo, e contemporaneamente gioca un ruolo importante nella definizione del sistema scenografico di figure di “primo, secondo, terzo e quarto piano”.
Il primo piano è così costituito proprio dal “muro di alberi ingabbiati;
il secondo piano, dal verde preesistente, inglobato e rafforzato dal progetto;
il terzo piano, dalla Pensilina – portale sul borgo antico e sulla piazza Umberto I
il quarto piano dal parco delle mura e dalla Torre.

Dal punto di vista tecnico la pensilina può essere realizzata sia senza demolizione e ricostruzione del corpo commerciale esistente, sia con attraverso la sua demolizione e ricostruzione a parità di volume, ma con una completa razionalizzazione dell’esistente.
Ci limiteremo ad illustrare la prima ipotesi, essendo per la seconda più facilmente intuibile la tecnica di realizzazione.
In caso di permanenza della struttura commerciale esistente, si prevede di realizzare la grande pensilina attraverso un sistema di pilotis completamente svincolati dalla struttura esistente, e che porti anche un primo ammezzato calpestabile, discosto dal solaio della struttura commerciale esistente.

Di fronte a quest’area viene recuperato uno slargo esistente, lastricandolo ed attrezzandolo con sedute in pietra locale. Tale slargo è collegato, tramite un percorso lastricato, all’altro slargo recuperato di fronte a piazza Vittorio Veneto.
È prevista la conservazione del monumento a Carlo Poerio.

IL PROGETTO DI PIAZZA VITTORIO VENETO
Il progetto affida anche a questo luogo il ruolo di “porta di accesso” al centro storico ed alla piazza Umberto I.
Il luogo presenta maggiori difficoltà spaziali, rispetto agli altri, poiché debbono essere mantenute alcune continuità veicolari, che si incrociano proprio in questo luogo.
Il progetto tende ad affidare a questo luogo (attualmente molto anonimo ed incompleto, tanto da non essere percepito come luogo), un carattere “segnaletico” sia del “passaggio”, che dell’ “ingresso”.
Luogo del passaggio, perché qui si è ipotizzata la fermata dei pullman in transito da e per Napoli e Benevento. Due pensiline tecnologiche ai due lati opposti della strada, con sedute ed elementi di comunicazione degli orari di arrivo e partenza in tempo reale organizzano il tempo delle attese.
Luogo dell’ingresso, grazie all’introduzione di elementi di arredo connessi alla segnalazione a grande scala ed a scala pedonale delle opportunità connesse all’introdursi in Corso Caudino, verso piazza Umberto I. Un totem tecnologico dell’informazione degli eventi svetta sulle pensiline, contribuendo, con luci, suoni e segnalazioni visive a caratterizzare il luogo dell’ingresso.
Sull’edificio in costruzione si è ipotizzata una “pelle tecnologica” che possa ricevere e trasmettere immagini di eventi e pubblicità di produzioni locali (sia culturali che gastronomiche, o artigianali)
La piazzetta davanti alla farmacia viene recuperata, assieme con le essenze esistenti, come spazio lastricato e con sedute in pietra locale. Un percorso lastricato in pietra locale riconnette senza soluzione di continuità quest’area con la piazzetta di fronte a piazza Carlo Poerio, determinando un luogo pedonale attrezzato, con due “testate” per la sosta pedonale.
All’incrocio fra corso Caudino e la via Appia, viene ricavato un altro luogo per lo “stare” (una piccola piazza lastricata e pavimentata in pietra locale).
Un ulteriore percorso pedonale lastricato, arricchito con installazioni artistiche, è ipotizzato parallelamente al percorso pedonale esterno tra piazza C. Poerio e piazza V. Veneto.

CORTI, VICOLI, SPAZI A VERDE ED APERTI: UN LUOGO PER L’ARTE CONTEMPORANEA
La riqualificazione della struttura nascosta dei vicoli, slarghi, corti ed aree verdi comprese nel triangolo delle tre piazze è stata prevista attraverso una idea di “mostra permanente di opere d’arte”, ed una esposizione estiva ad inviti per giovani land – artisti.
A questi eventi si è rimandati dai molti segnali (telematici e tradizionali), che spunteranno nei luoghi risistemati dal progetto.
Le installazioni potranno essere in parte stabili, in parte, invece, essere esse stesse occasione di un’altra serie di eventi iterati (da inserire all’interno del cartellone di Montesarchio città eventi)

MATERIALI E QUALITÀ URBANE
I materiali usati nella progettazione del sistema delle tre piazze, degli slarghi, dei vicoli, delle corti e delle aree a verde lavorano prevalentemente “in continuità” con i materiali locali. Pavimentazioni, e materiali delle panchine sono in pietra locale.
Altri, più limitati elementi, lavorano, invece, “per contrasto”: le pensiline per l’attesa alle fermate bus; i corpi illuminanti; i totem informatici; la “pelle telematica” dell’edificio d’angolo su piazza V. Veneto. Il contrasto è voluto, e servirà a valorizzare le preesistenze.
Ancor più le installazioni artistiche si ipotizzano in materiali di “contrappunto” rispetto al contesto, ma non in conflitto con esso.
La presenza di questi elementi in materiali non tradizionali è necessaria proprio per rappresentare il percorso (che è uno dei presupposti del nostro progetto), mentale e fisico, fra passato remoto, passato prossimo, presente e futuro.
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    I TEMI DEL PROGETTO I temi del progetto possono allora essere così precisati: - necessità di ragionare per “sistema” di elementi presenti, ma assenti; - ipotizzare l’appartenenza ad una sorta di “percorso” mentale e fisico: suggerire l’uso della piazza come luogo dello “stare” e del “passare”, ma non tra un nulla e l’altro, bensì attraverso la storia e le potenzialità del luogo (dall’archeologia al castello alle aree naturalistiche attraverso tappe di altri luoghi); - necessità di dare...

    Project details
    • Year 2004
    • Status Competition works
    • Type Public Squares / multi-purpose civic centres / Parking facilities / Restoration of old town centres
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