ARCHITETTURE RURALI FORME DI SOSTENIBILITA' URBANA | MARCO CUOMO

Edificio rurale inserito nel tessuto urbano diffuso del comune di Genova Genoa / Italy / 2000

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Il progetto presentato ha come tema compositivo una casa articolata da una modesta volumetria, la quale sorge all’interno di un contesto urbano posto ai margini del territorio metropolitano in cui i sintomi venerei della malattia del non luogo sono palesati nella lettura della città costituita da un assemblaggio caotico di tipologie atopiche (fuori posto), dove “i deboli tessuti agrari si disfano e il luogo si trasforma in non luogo, metà vecchio e metà non ancora nuovo.” (Ugo Sasso, Bioarch in progetto, Bioarchitettura, ottobre 2002).
Questo minuto intervento risulta essere fulcro in antitesi di un gruppo di volumi residenziali, che palesano rimaneggiamenti non pianificati da un’azione progettuale ed in alcuni casi costituiscono abusi edilizi indotti dalla cinica speculazione immobiliare e non da una reale necessità di spazio abitativo.
L’ottenimento della forma architettonica di casa è frutto di un processo apparentemente semplice, ma complesso nella determinazione delle sue variabili (materiali, tecniche costruttive, tecnologie, strutture, elementi architettonici, impianti e arredi), in quanto “il disegnare una bella architettura non è la prima preoccupazione dell’onesto architetto, ma è quella di farla sorgere dallo spirito del luogo, di nutrirla dell’humus vitale, che si genera nel sito stesso” (Lucien Kroll, Composants, E. Socorema, Bruxelles, 1984).
L’intenzione è di restituire un architettura urbana non di quantità, ma di qualità; l’obiettivo prioritario è di “realizzare una casa per far sognare le persone”, (Dejan Sudjic Direttore VIII Biennale di Venezia dal titolo Next, su La repubblica, intervista, 2002), in cui la riuscita del progetto non può essere solo condizionata dalle prescrizioni concessorie per dimensioni o volumi. La bontà di un intervento non la si pesa né la si misura, le rigidezze degli standard alcune volte determinano risultati peggiori, ma la si può ottenere attraverso un principio coerente di relazione tra le scelte dei materiali e l’identificazione dei modelli tipologici che sono radicati nel contesto geografico territoriale.
L’intervento analizzato cerca un “confronto evolutivo tra ambiente e progetto, così da attuare una metodologia che si integra con il pensiero di James Wines, fondatore del gruppo americano dei Site, secondo il quale il concetto di contestualizzazione applicata all’architettura propone una ricerca environmental sul paesaggio e permette un rapporto tra uomo e ambiente creato da un background composto di acqua, terra, luce. In special modo il riconoscere all’abitante del sito il potere di prendere decisioni, e il diritto a modificare il luogo in cui vive, rinforza ulteriormente questo legame inscindibile tra persone e il genius loci...” (Marco Cuomo, Le periferie metropolitane paesaggi da umanizzare, www.archimagazine.com, 2002).
Il processo qui proposto è di rigenerare edifici rurali all’interno del territorio metropolitano attraverso l’impiego e la lavorazione di materiali tradizionali, applicati ad una ricercata qualità artigianale, quali pietra, mattone, legno, nel rispetto sempre delle metodiche costruttive locali. E’ senz’altro fatto culturalmente importante la presa di coscienza da parte della nuova generazione sulle tematiche ambientali e sulla necessità di vivere in armonia nel contesto, al fine di elevare la qualità della vita, attuando così anche nella quotidianità i principi e gli obiettivi del protocollo di Kyoto. L’esperienza oltre oceano del Rural Studio fondato da Samuel Mockbee (Antonio Saggio, L’eredità di Sambo, Costruire n° 234, novembre 2002), conferma l’importanza di restituire dignità ai lembi di landscape urbano, responsabilizzando gli utenti in un’azione di autocostruzione lasciando all’architetto un ruolo di traduttore, “colui che traduce in immagini le idee degli altri, piuttosto che un creatore geniale di forme” (Marco Cuomo, L’architetto condotto, n° 39/97 AL Liguria, Erga edizioni, Genova, 16).
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    Il progetto presentato ha come tema compositivo una casa articolata da una modesta volumetria, la quale sorge all’interno di un contesto urbano posto ai margini del territorio metropolitano in cui i sintomi venerei della malattia del non luogo sono palesati nella lettura della città costituita da un assemblaggio caotico di tipologie atopiche (fuori posto), dove “i deboli tessuti agrari si disfano e il luogo si trasforma in non luogo, metà vecchio e metà non ancora nuovo.” (Ugo Sasso, Bioarch in...

    Project details
    • Year 2000
    • Work started in 1999
    • Work finished in 2000
    • Client PRIVATO
    • Status Completed works
    • Type Single-family residence
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