Concorso di idee | michele cuomo

Reggio Emilia / Italy / 2006

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1. Temi e immaginazioni progettuali Si pone, in prima istanza, il tema complesso della riconoscibilità di una unità formale relativamente organica (coerente) di paesaggio (ora quasi indifferente, debole, trascurato e stravolto perché sinora privo dell’ intenzionalità ri-formativa che ora è finalmente espressa nel Bando), da connotare con i caratteri della molteplicità, della diversità ed anche della “imprevedibilità “ di alcuni comportamenti d’uso, in un area piuttosto ampia, e già ora forse troppo condizionata dalle attività estrattive: le quali però non sono eterne, e sono anch’esse destinate a diventare “altro”: Ciò che ora appare come conflitto, nel tempo potrà condurre a nuovi equilibri tra natura e artificio, dove non solo le cave e il fiume, ma le strade, i canali, le nuove attrezzature, i campi e (persino) le case (le vecchie e le nuove) saranno i protagonisti di una “ vicenda “, di cui la nostra proposta vuole tracciare solo un canovaccio, una “ struttura” aperta alle possibilità dei cambiamenti necessari e compatibili. Una vicenda che, nel tempo, per i cittadini sarà nuova e appassionante ogni qualvolta si dovrà decidere se, con che cosa, come e quando proseguire nella trasformazione /tutela /valorizzazione del proprio paesaggio. Un sistema di luoghi a forte valenza simbolica e figurale in un paesaggio vivente e vissuto, dunque, rigenerato e protetto dalle stesse azioni e dai segni architettonici (di cui la proposta fornisce solo un’idea di disposizione, alcuni riferimenti ed esemplificazioni). 2. Le aree di cava e le nuove forme del suolo La nostra proposta assume le stesse aree di cava come “luoghi centrali” nella costruzione processuale del paesaggio da ritrovare, non tanto perché vengano considerate come aree in attesa di edificazione, come talvolta banalmente accade, ma perché dalla loro stessa dinamica geomorfologica e produttiva (in quanto terra e forma di suolo) si produce un importante e decisiva modificazione /ritrovamento del senso del luogo. Le analisi condotte e la nostra immaginazione programmatica ci inducono a pensare l’area tra San Polo d’Enza e Montecchio come distesa fra tre fasce, tre forme di suolo, chiaramente leggibili, comprese tra la strada Provinciale attuale e il fiume: • la prima, plana orizzontalmente lungo la provinciale, raccoglie insediamenti peri-urbani, residenziali, e conterrà la gran parte della superficie agraria che resterà produttiva (foraggio, vigneti, frutteti, ed anche serre per produzioni di nicchia che specializzeranno quelle già esistenti) anche con attività di tipo agrituristico, con maneggi, ecc, con la presenza dei canali di cui si curerà il ripristino e la valorizzazione con specifici interventi; • la seconda forma sarà una catena di “pseudo-dune “, ottenuta come schiena lievemente e variamente ondulata della nuova strada nord sud nascosta sotto. La loro superficie, eminentemente vegetale potrà essere variamente piantumata, ma sui versanti ad est più in relazione alla piana agricola, mentre ad ovest preluderà alla ricchezza e alla densità dello sviluppo vegetazionale perifluviale; • la terza, tra il fiume e le dune, assumerà i tratti tipici di un ambiente rinaturalizzato, che, a regime costituirà un grande parco naturalistico, visitabile e osservabile, dove acqua e alberi e fauna saranno protagonisti assoluti. 3. La nuova strada nord-sud La strada sotto le dune sarà una infrastruttura di mobilità a scorrimento relativamente veloce, che non avrà interferenze con l’agibilità pedonale di superficie, e connetterà più rapidamente i due centri urbani a nord e a sud, consentendo anche un facile accesso dei mezzi necessari all’ attività estrattiva ancora in atto e programmata, mediante opportuni svincoli a raso. Essa non sarà una strada interrata né in rilevato, ma è il nuovo suolo che si incresperà come una lunga onda tagliata in alto per illuminare e arieggiare naturalmente lo pseudo-tunnel che sarà costruito per accoglierla, seguendo la sinuosità del meandro artificiale, ma ad una quota più alta di quattro metri. Il falso tunnel sarà realizzato in conci di calcestruzzo prefabbricato e rivestito internamente con cemento speciale autopulente (lo stesso usato da Richard Meier per la sua chiesa romana) che conserverà l’intradosso sempre bianco. Risolviamo così i problemi di traffico, di rischio idrogeologico, di inquinamento acustico e di impatto ambientale visuale. Le “dune” sono metafora di un animismo dei Luoghi, del suolo e degli Elementi. Sono fatte di ghiaia, sabbia, e terra come metamorfosi minerale del Fiume. Su di esse possono crescere fiori e piante, e animali in una sorta di “terzo paesaggio” (Clément), oppure ospitare allestimenti ed opere di land art come in giardini dai colori che dormono… 4. Gli attraversamenti est-ovest Gli attraversamenti dell’area di progetto in direzione est-ovest sono concepiti come lunghi “filamenti urbani” a percorribilità multipla in sedi protette (carrabile, ciclabile, pedonale) sia per garantire il trasporto pubblico preferenziale di persone e cose verso le attrezzature ricettive e di svago, le serre e le aree di parco, sia per condurre abitanti e visitatori lungo la rete dei percorsi rurali e dei canali esistenti. Questi “urban files” si innestano sulla provinciale esistente in corrispondenza di nodi e incroci della rete viaria esistente, ove potranno aversi anche parcheggi di dimensione adeguata per automezzi e bici, e saranno dei veri e propri boulevards fino a che non scavalcheranno le dune per poi ridiscendere verso il grande parco e il fiume, prima del quale ciascuno dei files troverà un punto terminale in un elemento alto (circa 60 metri). I poli terminali, alti e leggeri, sono praticabili con ascensori fino a raggiungere spazi interni e/o piattaforme di osservazione didattica del paesaggio o per lo svago. 5. Il parco verticale Queste figure architettoniche alte sono pensate come una sequenza di “macchine“ simboliche e poli visuali nella piana, ordinatori dell’unità percettiva e misura visiva dell’area. Sono essi a costituire il parco verticale, proiezione eterea e tensione siderale dei corpi dalla “bassa” verso il cielo. Solitari obelischi, guglie, fari, tralicci, macchine da festa, o “macchine celibi” alla Duchamp, folìes moderniste/surrealiste, queste figure potrebbero interpretare la vena fantastica, ironica, scanzonata e naif della “ follìa ” lasciata da Zavattini, Fellini, Ligabue, fino ai tanti narratori delle pianure, ai visionari Benni, Cavazzoni, e persino alle atmosfere più straniate e autistiche di un Antonioni. Ma potrebbero pensarsi anche come dei totem dedicati alle madide divinità del Fiume, in cima ai quali, in certe sere di mezza estate si può salire per ascoltare le voci della Luna… Konstantin Melnikov El Lisitskij
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    1. Temi e immaginazioni progettuali Si pone, in prima istanza, il tema complesso della riconoscibilità di una unità formale relativamente organica (coerente) di paesaggio (ora quasi indifferente, debole, trascurato e stravolto perché sinora privo dell’ intenzionalità ri-formativa che ora è finalmente espressa nel Bando), da connotare con i caratteri della molteplicità, della diversità ed anche della “imprevedibilità “ di alcuni comportamenti d’uso, in un area piuttosto ampia, e già ora forse...

    Project details
    • Year 2006
    • Client Provincia di Reggio Emilia
    • Status Competition works
    • Type Parks, Public Gardens / Bridges and Roads / Adaptive reuse of industrial sites / Landscape/territorial planning / Leisure Centres
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