Casa Milan | Novembre Studio

In everyday language we tend to call soccer a game, more than a sport. Of course it is a recognized, regulated sport, but it has spread all over the globe because of its playful aspects. I’ve always thought of it as a sweeping metaphor of human evolution. In soccer we limit ourselves to the use of the least sensitive part of our bodies to tame that symbol of perfection that is the sphere, a tiny scale model of our planet. The power of the lower limbs is gauged, the feet are taught to caress that sphere. And the crux of the game is not to hang onto the ball, but to speed its circulation, avoiding solos, contributing to a collective symphony. So soccer is not just action, but the true propagation of a message. The vector of the message is man, and it is precisely his figure that stands at the center of the edifice. A new humanism, in motion. As in the buildings of the past where the figures of saints or powerful men suggested the profile of the structure, here athletes in motion stand out against the inclined facade. Frozen moments of an uphill race towards the goal. A ball kicked up to the sky that brings with it all the energy and force of the gesture, an impact that is immediately transformed into proliferation. The message conveyed is that soccer represents a sporting discipline, but at the same time it is also an educational tool, a symbol of togetherness and growth. To underline the force of the message, the facade decorated with concentric bands of red and black propagates a positive shock wave that will ideally invade the whole city.

Nel linguaggio comune siamo portati ad associare il calcio alla parola gioco, non a sport. Si tratta certamente di uno sport riconosciuto e codificato, ma la sua componente ludica lo ha reso il più diffuso al mondo. Io l'ho sempre considerato una grande metafora della natura evolutiva umana. Ci costringiamo infatti ad usare la parte meno sensibile del nostro corpo per addomesticare quel simbolo di perfezione che è la sfera, riduzione in scala del pianeta. La potenza degli arti inferiori va dosata, i piedi vanno educati per accarezzare la sfera. E il senso del gioco non è tenere la palla fra i piedi ma accelerarne lo scorrimento evitando gli assoli, a favore della sinfonia collettiva. Il calcio quindi non è soltanto azione, ma vera propagazione di un messaggio. Il vettore di questo messaggio è l'uomo e proprio la sua figura è al centro dell'edificio. Un nuovo umanesimo, in movimento. Come negli edifici del passato in cui le figure dei santi, o dei potenti segnavano il profilo dei palazzi, così qui degli atleti in movimento campeggiano sulla facciata inclinata. Attimi congelati di una corsa in salita verso l'obiettivo. Un pallone calciato verso il cielo che con esso porta tutta l'energia e la forza del gesto, un impatto che si trasforma immediatamente in propagazione. Il messaggio che passa è che il calcio rappresenta una disciplina sportiva, ma allo stesso tempo anche uno strumento educativo, un simbolo di aggregazione e di crescita. E per sottolineare la forza della divulgazione del messaggio, la facciata stessa decorata con fasce concentriche colorate di rosso e di nero, si fa portatrice dell'onda d'urto positiva che idealmente invaderà tutta la città.

Fabio Novembre