COMPLETAMENTO DEL MUSEO DEL MEDIOEVO EBRAICO DELLA CITTA’ DI FONDI (LT) | Maurizio Mastroianni

ENTE REGIONALE PARCO MONTI AUSONI E LAGO DI FONDI (LT) - Finanziamento Regionale Fondi / Italy / 2013

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Note Geografiche


Fondi si trova in una posizione geografica particolarmente privilegiata, infatti, pur essendo collocata nella parte più interna e raccolta della pianura, si può giovare della vicinanza del lago e del mare, inoltre, la barriera costituita dai retrostanti monti Musoni ai venti settentrionali e la presenza dei grandi bacini idrici hanno creato una favorevole condizione climatica con una escursione termica solitamente contenuta.


La posizione di favore in cui si trova Fondi è sottolineata da un’altra caratteristica: la grande disponibilità di acque carsiche scorrenti dagli Musoni, disponibilità che nel passato ha generato problemi, legati soprattutto all’impantanamento di alcune aree.


La pianura, con al centro il singolare lago, si estende dal mare Tirreno fino alla collina, tra lo sperone roccioso del monte Sant’Angelo e quello di Sperlonga, che la chiude ad est, con i laghi di San Puoto e di Lungo.


Si estende su oltre 16 mila ettari e la sua singolarità sta nel fatto che, analogamente alla gemella ed assai più vasta pianura Pontina, presenta un andamento altimetrico variabile, tra depressione lacustre e sollevamenti pedemontani.


Cenni Storici


LA CITTA’ MURATA


Sotto il profilo urbanistico, Fondi sorse secondo il classico schema romano che si sovrappose però alla struttura più elementare del precedente villaggio volsco: due assi, decumanus e cardo, che definivano l’inquadramento di base, e poi le diramazioni, contenute all’interno di una cerchia di mura. Una cerchia che venne adattata al nuovo disegno urbanistico, ma che lo precedeva, costituendo la struttura militare e insieme, il segno di identificazione del sito cittadino. Di quel perimetro sopravvivono ancora alcuni tratti, in parte originari, in parte commisti alle strutture murarie successive. Gran parte della cinta muraria è stato sopraffatta dalle esigenze edilizie ed è scomparsa, ma il senso della sua funzione è durato a lungo. Fondi è stata “città murata” fino ai primi di questo secolo, quando il fabbisogno abitativo, collegato anche alla necessità di creare un più forte rapporto con la circostante campagna, spinse i primi nuclei a costruire fuori della cinta, a ridosso di quell’area che già era indicata dalla presenza della chiesa extramuraria di San Francesco, come una zona utile. Dagli anni Venti la città si espanse e l’edilizia rurale fu largamente superata dalla nuova edilizia urbana, che fece emigrare Fondi fuori delle mura entro le quali era rimasta raccolta per oltre venti secoli.  Il tessuto antico è rimasto tuttavia per buona parte intatto e si svolge lungo quella Via Appio Claudio che costituisce tuttora il cuore pulsante e il nerbo vitale dell’antica economia e dell’antica società. All’interno delle mura si formò nel tempo tutto ciò che fece di Fondi la capitale del Ducato: edifici civili e signorili, come il Palazzo Baronale ed il Castello, edifici religiosi ed anche quel “borgo nel borgo” che fu la Giudea, il ghetto ebraico.


IL GHETTO EBRAICO - COMPLETAMENTO DEL MUSEO DEL MEDIOEVO EBRAICO


Le origini della presenza ebraica a Roma e nel Lazio


Di fondamentale importanza risultano allora lo studio dei toponimi ancora presenti, nonché dei nomi familiari derivati da cittadine del Lazio (come i molto diffusi Sermoneta e Fondi per esempio), e le ricognizioni presso gli archivi statali, vescovili e comunali, che in molti casi permettono di ricostruire una presenza ebraica che resti monumentali non testimoniano. Interessanti testimonianze della presenza ebraica nel Lazio già da epoca antica sono note grazie alle fonti letterarie e ai ritrovamenti epigrafici, mentre per le epoche successive sono soprattutto toponimi e documenti dell'archivio, registri delle imposte, statuti, catasti, atti notarili, ecc. a darci informazioni. Anche dalla provincia di Latina sono note attestazioni giudaiche. Purtroppo perduta è l'iscrizione sepolcrale in latino per un magistrato, databile ad età imperiale, proveniente da Fondi, l'antica Fundi. Secondo la descrizione tramandata, essa recava incise una menorah e la shalom. L’insediamento ebraico potrebbe datarsi al I a.C., quando il flusso degli ebrei diretti verso la Capitale passando per la via Appia si dovette frantumare lungo il cammino, costituendo piccoli nuclei comunitari. Esso doveva occupare il quadrante nord-est dell'antico castrum romano, a ridosso delle mura antiche, quello corrispondente all'attuale quartiere dell'Olmo Perino, ricordato nei secoli anche con il nome di Giudea.  Il quartiere si espanse con il crescere della colonia, fino all'abbandono del XVII secolo, vivendo in accordo e rispetto reciproco con il gruppo cristiano. Che la comunità giudaica fosse arrivata prima di quella cristiana potrebbe essere confermato dal fatto che nella Giudea mancano tracce di chiese o edifici sacri cristiani. Quasi al centro del quartiere sorge anche la Sinagoga o Schola. Nel settimo secolo Gregorio Magno racconta di un viandante ebreo che, fermatosi per la notte presso i ruderi di un tempio di Apollo sull'Appia, assistette ad un raduno di spiriti, che volevano dannare il vescovo Andrea, dal quale fu poi convertito al cristianesimo. Certa è del resto la presenza di ebrei a Fondi nel 1280, quando è attestato il quartiere della judaica. Era d'altronde naturale che la città, posta sulla via Appia, al confine tra Stato napoletano e domini pontifici, vicina ai porti di Terracina e Gaeta, dove pure abitavano ebrei, divenisse luogo di residenza per una comunità di commercianti e piccoli artigiani, specializzati nella produzione di stoffe. Ancora poco si conosce purtroppo di questa comunità, dato che il patrimonio archivistico ed archeologico fondano è quasi del tutto scomparso. Una sinagoga esisteva certo pure a Terracina, forse nei pressi dell'antico Foro, vicino al Duomo. Sappiamo infatti che papa Gregorio Magno ordinò al vescovo della città Pietro di riaprirla dopo che era stata chiusa con la scusa che le preghiere dei giudei disturbavano le funzioni della vicina chiesa. L'episodio conferma che a Terracina esisteva, almeno da VII secolo, una numerosa colonia di ebrei, evidentemente attratti dai benefici commerciali che offriva questo porto di mare. Una sinagoga di XIII-XIV secolo si è scoperta infine a Sermoneta, per la quale non si può parlare però di un vero e proprio quartiere ebraico, ma più semplicemente dello spontaneo concentrarsi di famiglie giudee nelle zone della decarcia Portella e degli Idoli, detta poi delli Iudei. La sinagoga di Fondi, quasi al centro dell'attuale quartiere dell'Olmo Perino, presso la piazza omonima, sorge la cosiddetta Casa degli Spiriti, nella quale è stata identificata la sinagoga, con attaccata al Tempio, la casa del rabbino dell'architettura piuttosto dimessa. L'edificio, la cui abside poggia sulle mura di cinta romane, presenta una facciata monumentale, con tre porte di ingresso e tre finestre all’ultimo piano. La struttura esterna non dovrebbe essere anteriore al XIX secolo, conservando però le caratteristiche dei periodi precedenti, mentre lo studio dell’interno rivela parti più antiche. Sulla chiave di volta del portale centrale è scolpito un melograno o un ethrog, motivo tipici della simbologia ebraica. La costruzione ha subito vari e profondi interventi nel corso dei secoli, ma ancora si riconoscono, ai piedi dell'elegante scalinata d'accesso, con rampe scandite da ballatoi e archi a tutto sesto, il pozzo ed una vasca, mentre è ormai scomparso il tabernacolo della Torah.  Sia nel piano inferiore che in quello superiore sono stati identificati diversi ambienti destinati a funzioni di ristoro o a celebrazioni rituali. Il nome Casa degli Spiriti è dovuto ad una leggenda popolare nata forse alla metà del XVII secolo, in virtù della quale essa rimase sempre inabitata per via della presenza di fantasmi, si dice anche di ebrei morti qui. Tale leggenda prese certo origine dalle catastrofiche conseguenze dell'epidemia di malaria del 1633, quando ci furono diverse vittime anche tra gli ebrei e magari la sinagoga fu trasformata in lazzaretto. In realtà la lenta agonia demografica di Fondi era iniziata già con la peste del 1527, con la disastrosa incursione del corsaro magrebino Kair-ed-Din “Barbarossa” nel 1534, con i decreti di espulsione degli ebrei dal Regno di Napoli nel 1541 sotto Ferdinando il Cattolico e con dall'abbandono della contea dopo i Caetani. Assieme alla popolazione indigesta scomparve anche la comunità ebraica, che si disperse in alcune città dell'Italia centro-settentrionale. Si interrompeva così la storia ultramillenaria di questa minoranza religiosa, che aveva stretto pacifici legami socio-economici e culturali con la comunità cristiana fin dagli inizi.


L’INTERVENTO


Il progetto è volto al recupero della ex Sinagoga di Fondi (la  c.d casa degli Spiriti) acquistata dall’amministrazione regionale collocata nel quartiere della Giudea. Questo progetto si colloca nel quadro del restauro funzionale  e nell’ambito della riqualificazione funzionale del centro storico della di Fondi. La riqualificazione di questo quartiere fa parte dell’opera di recupero della memoria collettiva della città da parte della cittadinanza quale presupposto per una significativa opera di tutela del territorio. Nell’area centrale del quartiere chiamato Olmo Perino, nella piazza omonima si colloca quella che oggi viene chiamata casa degli Spiriti che ospitava originariamente sia la casa del rabbino che la sinagoga. L’edificio presenta una facciata in pietra con tre porte di ingresso. L’aspetto esterno del XIX secolo epoca in cui viene collocato sulla chiave di volta  del portale centrale compare  un ramo di melograno (Ethrog) tipico simbolo ebraico. La corte dell’edificio presenta ancora il pozzo e una vasca mentre il tabernacolo della Tora non esiste più.  Attualmente il  nome casa degli spiriti deriva da secoli di abbandono dell’edificio che rimontano al 1527 a causa della peste.  L’incursione del corsaro Barbarossa nel 1534 e i successivi decreti di espulsione degli ebrei dal Regno di Napoli sotto il regno di Ferdinando il Cattolico portarono all’estinzione della comunità ebraica dispersa quindi quasi prima della costituzione dei ghetti.


L’intervento di recupero vuole recuperare la memoria della presenza della comunità ebraica del Lazio meridionale integrandosi con  Museo Ebraico della Sinagoga di  Roma.   In tal modo il museo ebraico della città di Fondi potrà essere inserito nella programmazione del turismo   “ebraico” che fa fulcro sulla Città Eterna  e sulle comunità del Lazio: Sermoneta, Terracina, Ostia antica etc.  La ricostruzione della sinagoga all’interno del  museo come rievocazione oltre a rappresentare un intervento armonico rispetto all’intero assetto urbano, creerà un unicum dal punto di vista storico: una ricerca che cerca di approfondire un periodo storico preciso riportando alla luce una prospettiva in gran parte dimenticata estremamente attraente anche per un pubblico internazionale. Il progetto vuole favorire il processo  di ricongiungimento delle diverse culture presenti nel bacino del mediterraneo attraverso le religioni abramitiche favorendo attraverso  un percorso a ritroso che, riportandoci alle origini comuni, possa fornire nuovi stimoli, più adeguati alle aspettative individuali e collettive della globalizzazione.  Il progetto nasce nella Piana di Fondi  e in  particolar modo all’interno del Parco dei Monti Ausoni, intesi come territori di riferimento nell’incontro tra culture mediterranee in ragione della sua posizione geografica e delle sue peculiarità storiche e antropologiche.    L’esistenza a Fondi  di un antico quartiere ebraico,  antecedente alla costruzione dei ghetti, la presenza di un significativa comunità musulmana, indù e sikh oltre a quella cristiana fanno di Fondi e del suo territorio un naturale laboratorio sull’ identità culturale e sull’arricchimento indotto dal  dialogo interreligioso.


Descrizione delle caratteristiche architettoniche della preesistenza


(CASA DEGLI SPIRITI)


L’immobile, sito al piano terra di un edificio di notevole pregio architettonico, alto tre piani dominante la piazza Aurelio Rufo, è composto da cinque ambienti contigui di pianta quadrangolare, tutti comunicanti tra loro a formare un impianto a “elle” con due bracci all’incirca simmetrici. Fa parte della proprietà, inoltre, anche una porzione del primo piano, comprendente due vani, ai quali si accede unicamente attraverso l’entrata condominiale dalla piazza. Ad oggi le due unità comunicano tra loro unicamente con un’apertura presente nel solaio del quarto ambiente al piano terra e del sesto ambiente al primo piano. L’edificio nel suo complesso si identifica come un blocco uniforme che spicca, rispetto ai fabbricati circostanti, per le sue dimensioni calibrate e la composizione architettonica sostanzialmente simmetrica della facciata principale. Situato nel quartiere della Giudea, al limite del Centro Storico di Fondi, in corrispondenza delle antiche mura romane e in adiacenza all’antemurale tardo medievale, il fabbricato occupa una posizione dominante nel disegno urbanistico del quartiere rimasto sostanzialmente inalterato nel tempo. Il quartiere ancora oggi conserva il toponimo che ricorda, come del resto anche molti documenti attestato, la presenza di ebrei nella cittadina di Fondi nel XIV e XVI secolo che svolgevano attività relative alla tessitura e tintura di stoffe provenienti dalle coltivazioni locali di lino e canapa. L’edificio probabilmente era destinato alla residenza del rabbino ed è ragionevole supporre che al suo interno vi si svolgevano rituali religiosi. Addossato alla facciata retrostante dell’edificio si trova inoltre uno spazio aperto di antica reminiscenza medievale che sembra essere la traccia di un giardino concluso, un tempo dedicato alla contemplazione e alla meditazione. Esso presenta una pianta più o meno regolare di forma rettangolare priva di accesso dall’esterno, delimitata lungo la dimensione maggiore dalla facciata del palazzo e dal muro di cinta medievale. Attualmente gli interni del fabbricato si presentano privi di qualsiasi paramento decorativo, probabilmente presenti all’epoca di realizzazione dell’edificio, in quanto sottoposto, in varie fasi temporali, ad una serie di grossolani interventi di natura e distruttiva e statica (attualmente sono in fase di conclusione i lavori consolidamento e restauro dell’intero edificio). Tuttavia il luogo, seppure scarnito fino alla sua essenza muraria, conserva intatte ancora oggi le proprie capacità evocative e potenzialità architettoniche, essendo rimasto fortunatamente integro il suo carattere più importante e qualificante e cioè il proprio valore spaziale.


Piano terra


All’immobile si accede dall’ingresso principale affacciato sulla piazza Aurelio Rufo; il primo vano del piano terra, con quota di calpestio a circa 7 cm. più in basso rispetto alla quota esterna, è caratterizzato da dimensioni ben armonizzate tra loro e da un soffitto con volta a crociera costituita da un’ossatura di quattro archi perimetrali a tutto sesto attualmente con struttura a vista. Esso non presenta aperture all’esterno oltre la porta di ingresso sormontata da un arco in pietra a tutto sesto e una piccola apertura interna attraverso cui si accede ad un ripostiglio cieco. Passando attraverso l’unico varco si scende un gradino alto circa 18 cm. e si entra in un ambiente di poco più grande, ma meno luminoso e meno interessante spazialmente, dotato anch’esso di una sola porta affacciata all’esterno su un vicolo secondario e di un soffitto a voltine catalane. Si può considerare un ambiente di passaggio che unisce l’ingresso ai tre vani posti in sequenza lineare adiacenti il giardino retrostante. Un arco in pietra con un diametro di circa 4 metri sottolinea il passaggio al terzo ambiente, simile per caratteristiche spaziali all’ingresso, ma leggermente più grande e più luminoso. E’ questa la parte più interessante con maggiori qualità spaziali derivanti sia dalla presenza  della volta a crociera che dalla sua posizione planimetrica, cerniera dei due bracci dell’impianto a “elle”. E’ da qui che si può avere la visione completa dell’intera estensione planimetrica e della continuità spaziale tra i singoli ambienti, valore quest’ultimo fondamentale per l’atmosfera gradevole che si percepisce camminando al loro interno. In corrispondenza di questo vano si ritrova inoltre un locale interrato di più piccole dimensioni che si presenta attualmente come una vasca di calcestruzzo, comunicante con il piano terra attraverso una piccola apertura nel solaio. In sequenza, superando un ulteriore salto di quota di circa 20 cm., seguono gli ultimi due ambienti, simili per caratteristiche spaziali, ma con una superficie utile diversa, entrambi con soffitto a voltine catalane tessuto in senso opposto l’uno all’altro. Il solaio in comune tra il quarto e il sesto ambiente, posto al primo piano, presenta un’apertura (318 cm x 100 cm) in un angolo e due IPE posizionati al disotto delle voltine catalane, probabilmente messi in opera per sostenere il peso delle nuove tramezzature realizzate al primo piano nell’intervento di ristrutturazione precedente. Il piano di calpestio è costituito attualmente da un massetto di calcestruzzo pronto per la messa in opera della pavimentazione.


Piano primo


Al primo piano, attraverso un pianerottolo condominiale, si accede ad un vano ingresso, dove c’è la scala che porta al piano terra. Il pianerottolo distribuisce direttamente, da una parte a due piccoli ambienti predisposti per ospitare i servizi sanitari e ad un vano con un ripostiglio e dall’altra ad un vano di più ampie dimensioni. Questi ultimi sono dotati di una finestra che affaccia sullo spazio aperto sottostante. Il soffitto del primo ambiente è a voltine catalane mentre l’altro presenta un soffitto con travi di legno e profili IPE interposti regolarmente. La superficie di calpestio è costituita da un massetto di calcestruzzo.


Spazio esterno


Allo spazio esterno, che si estende lungo il lato est dell’edificio, si accede dagli ambienti 3, 4 e 5 ognuno dotato di una porta finestra. Esso affaccia su via Itri ed è attualmente delimitato su tre lati: dal fabbricato, dall’antemurale tardo medievale e a nord dal muro divisorio di una delle due proprietà confinanti sui lati corti; il quarto lato a sud è infatti aperto sul giardino limitrofo. Questo spazio, pur conservando intatte le sue capacità suggestive, si presenta privo di ogni riferimento alla sua originaria natura di hortus conclusus vista la presenza, sull’intera superficie di calpestio, di un massetto di cemento e di un cospicuo numero di tondini che impediscono la crescita di qualsiasi tipo di vegetale ad eccezione di vigorosi cespugli di rovi che fuoriescono dai tondini suddetti.


Arch. Maurizio Mastroianni Progettista, Direttore dei Lavori e Coord. Sicurezza prog.-esec.

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    Note Geografiche Fondi si trova in una posizione geografica particolarmente privilegiata, infatti, pur essendo collocata nella parte più interna e raccolta della pianura, si può giovare della vicinanza del lago e del mare, inoltre, la barriera costituita dai retrostanti monti Musoni ai venti settentrionali e la presenza dei grandi bacini idrici hanno creato una favorevole condizione climatica con una escursione termica solitamente contenuta. La posizione di favore in cui si...

    Project details
    • Year 2013
    • Work started in 2014
    • Client ENTE REGIONALE PARCO MONTI AUSONI E LAGO DI FONDI (LT) - Finanziamento Regionale
    • Status Completed works
    • Type Museums
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