Nuova Città dei Ministeri

Master Plan e Centro Edifici Governativi Guangzhou / China / 2005

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Il concorso per la nuova sede dei Ministeri della città di Guangzhou nasce da due concetti teorici solo apparentemente antitetici: quella di una visione territoriale e urbana capace di interpretare i luoghi ed i paesaggi di una geografia ancora fortemente caratterizzata da elementi naturali e la volontà di progettare una sorta di città di nuova fondazione. Lo sfondo entro cui sono stati calati questi due presupposti ritenuti sin da subito fondamentali è stato il confronto con la “tradizione”, la cultura e la spiritualità cinese.

La vision territoriale-urbana si è confrontata con due condizioni forti: lo stato di fatto che presenta un territorio agricolo “conquistato” nei secoli al mare e al fiume Pearl River e le ipotesi di intensa densificazione dell’area stessa voluta dal Governo cinese in questi anni per urbanizzare tutta l’area di Nansha. Il paesaggio si presenta oggi come un lembo di terra inciso capillarmente da acqua e nuove infrastrutture di mobilità, progettate in previsione della forte crescita di tutta l’area. Specificità del luogo ed un linguaggio architettonico fortemente riconoscibile per modernità, sono divenuti i caratteri che hanno contraddistinto il progetto urbano disegnato da Atelier(s) Alfonso Femia, Metrogramma e RBA insieme a GZPI (GuangZhou Planing Insitute). Non un modello ripetibile, come spesso la Cina mette in campo sognando l’Occidente, bensì un progetto per un luogo specifico di uno dei brani di territorio più belli del sud della Repubblica Popolare Cinese. La regione di Nansha, infatti, si affaccia, attraverso la penisola costituita dal delta del suo fiume epico, il Pearl River appunto, sulla baia di Hong Kong e di Macao disegnando di fatto uno dei triangoli geografici più importanti del mondo, da un punto di vista economico ed urbanistico.

Il progetto lo si potrebbe raccontare attraverso poche ma chiare parole: una vision fondativa entro un paesaggio fortemente caratterizzato.
“Luogo generico” e “quantità indifferente” sono i termini a cui ci si è opposti con forza e vigore. Un atteggiamento questo che è diventato sin da subito il terreno di confronto critico-progettuale con l’Istituto di Pianificazione Cinese che ha voluto come progettisti leader il raggruppamento Atelier(s) Alfonso Femia, Metrogramma e RBA, dopo una selezione internazionale di alto livello, proprio ad esorcizzare una modalità di pianificazione troppo spesso generica ed atopica nei confronti di luoghi fortemente caratterizzati da un punto di vista paesaggistico. Una sensibilità rara quella dell’Istituto cinese di Guangzhou che ha dato la possibilità di disegnare al raggruppamento uno scenario di sviluppo certamente differente da quelli a cui i cinesi sono stati abituati in questi ultimi anni, talvolta con la colpevole complicità degli architetti occidentali. Nonostante ciò la dimensione in gioco era rilevante: il concorso nazionale cinese prevedeva infatti per il master plan della città dei Ministeri -550.000 mq di Slp- e per il progetto architettonico delle sede principale del Ministero, prima fase esecutiva, 115.000 mq sempre di Slp.

Pur avendo ricevuto prescrizioni ferree sui limiti dell’area d’intervento del master plan, il team italiano ha sentito comunque l’esigenza di ripartire da una scala più grande, quella della geografia dell’intero territorio regionale, per passare al contesto più specificatamente locale del territorio limitrofo all’area di piano, per poi affrontare le problematiche contestuali e definite del progetto urbano come richiesto dal bando di concorso.
Un esercizio di salto scala utilissimo poiché ha fatto emergere alcune tematiche che hanno fatto da filo conduttore a tutte le scale della riflessione progettuale sino allo sviluppo del disegno architettonico specifico relativo al comparto di prima fase.

L’arrivo in aereo da Parigi sulla rotta che dal mare risale la penisola di Nansha ci ha confermato quanto mappe, planimetrie e sopraluogo ci aveva suggerito, sin dall’inizio di questa avventura orientale.
Guanghzou è una delle città più importanti della Cina sulla costa sud-orientale. Affacciandosi con il territorio delle sue province sul mare, si trova in una posizione baricentrica tra la terra (a nord) e il mare (a sud) dove in un raggio di 2500 km abbraccia Pechino, Seoul, Tokyo, Singapore, Bangkok, Macao, Hong Kong e Taipei. La natura di “penisola” di Nansha, una delle cinque province di Guangzhou, ci ha fatto pensare ad altre due regioni metropolitane che della relazioni tra acqua, specificità del luogo e progetto di fondazione, ne hanno fatto il carattere metropolitano prevalente: l’organica ed altimetrica lottizzazione di Hong Kong e la razionale e bidimensionale lottizzazione di New York.
La regione di Nansha, infatti, si può leggere come un grande terren vague dalle grandi potenzialità edificatorie e paesaggistiche proprio come apparivano più di un secolo fa i territori di New York e Hong Kong. Un paesaggio fatto come un calco, connotato da una leggera altimetria naturale ritagliata da una ragnatela artificiale di canali, strade, cave e specchi d’acqua; in definitiva, un territorio insieme naturale ed artificiale.

Naturale e artificiale sono divenuti così i concetti principali del progetto alla scala urbana. L’idea del progetto si struttura proprio intorno a questi due importanti principi. L’area del progetto infatti, si trova localizzata all’interno di un’ansa di paesaggio piatta e prevalentemente agricola, protetta da un promontorio boschivo fatto a ferro di cavallo che la delimita su tre lati a nord, est, ovest. Il progetto enfatizza la relazione tra la naturalità del bosco e l’artificialità dei campi agricoli, disegnando una quadra geometrica di fondiaria delimitata dal volume di bosco disposto tutto intorno, che poi risale il promontorio. L’area di progetto diviene così quasi un impronta, un nuovo calco nel territorio. Il sistema stratificato e variabile dei suoli naturali è stato “impresso” da una geometria dichiaratamente artificiale. La quadra di fondiaria recepisce la forte struttura reticolare del sistema infrastrutturale ed allo stesso tempo impone il tema del perimetro come regola di progetto disegnando, di fatto, l’eccezionalità -funzionale e non solamente urbanistica- di questo luogo.

La matrice geometrica di fondazione ha permesso di instaurare immediatamente un rapporto chiaro con il contesto. Il disegno introduce le regole ed insieme le modalità per “trasgredirle”. Gli edifici Ministeriali divengono “icone” di una stessa metafora formale urbana, proprio come nelle antiche città di fondazione romana. Il tipo a corte degli edifici diviene la matrice con cui comporre la complessità urbana del territorio progettato. Le architetture galleggiano sollevandosi dal suolo, si sovrappongono e si giustappongono disegnando insiemi urbani articolati ed eterogenei tra loro. La composizione interpreta la stratificazione del sistema monumentale degli edifici pubblici cinesi (templi) dove basamento, elevato e coronamento disegnano successioni variabili di corti e spazi aperti che sedimentano vuoti metafisici, specchi d’acqua, e densità naturali. I materiali (pietra, acciaio, vetro) accompagnano questo rarefarsi degli edifici verso l’alto e permettono di ribaltare durante la notte i pesi dei volumi, lasciando galleggiare come anelli di luce i corpi interamente rivestiti da “pelli” di vetro cangiante.

Il master plan si svela solamente attraversando e superando la cortina boschiva collocata tutt’intorno, creando a chi vi penetra l’emozione di un continuo gioco di sequenze prospettiche e di luoghi “segreti”, oltretutto tipici della cultura cinese. Una “monumentalità” contemporanea leggera, disegnata a partire dalla scelta fondamentale dello spazio aperto e del suo carattere rilevante.

Atelier(s) Alfonso Femia
Metrogramma_andrea boschetti alberto francini

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    Project details
    • Year 2005
    • Status Competition works
    • Type Government and institutional buildings
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