Parco cimiteriale e tempio crematorio a Chiesanuova

Prato / Italy / 2012

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Introduzione Attualmente nella nostra società c’è un mutismo disumano di fronte alla morte ed al lutto con la sua emarginazione dalla dimensione umana e collettiva. Solo nei momenti di una perdita vicina diveniamo consapevoli che siamo soli e del tutto impreparati ad affrontare questi travagli. Negli ultimi decenni le mutate circostanze sociali hanno modificato i nostri parametri culturali, estromettendo la dimensione del morire dalle nostre coscienze, oltre che dalle nostre case. In passato la casa era anche il luogo della morte e l’avvicinarsi della perdita era vissuto come un evento dinamico, trasformativo, socialmente condiviso, c’erano riti comunitari da seguire nella cui condivisione le persone si sentivano sostenute a proseguire la vita. Attualmente più del 70% delle persone muore in ospedale, dove neppure negli ultimi momenti c’è uno spazio intimo e protetto di condivisione, anche i riti funebri si svolgono in un clima di meccanica doverosità, di estraneità emotiva al contenuto spirituale del rito. Familiari, parenti ed amici ritornano frettolosamente alla propria vita abituale che impone efficienza e ritmi rapidi a discapito della comunicazione e della condivisione dell’affettività con gli altri. La consapevolezza di questa mancanza di un universo rituale di natura collettiva ha fatto scaturire come primo obiettivo progettuale quello di porsi come universo simbolico di riferimento nel travaglio del lutto, dove l’aspetto consolatorio si esprime nel bosco e dove i suoi elementi principali, l’acqua, la terra, la luce, accompagnano il dolente nel proprio percorso. La composizione, immersa nel raccoglimento di un “bosco di querce” si articola attorno ad un percorso orizzontale che si origina dal “seme” come simbolo di vita e che, affiancato dall’acqua, dalla forza del muro in “terra” e guidato dalla luce vede il susseguirsi delle funzioni collettive e private e prepara all’esperienza dell’ultimo saluto nel “blocco dei forni”, irrompente nelle volumetrie con le sue metalliche spigolosità, a richiamare la violenza dell’atto crematorio, e termina con il riunirsi degli elementi nella sala di riconsegna delle ceneri. La collocazione nel lotto rende l’impianto costruttivo immediatamente percepibile anche dall’asse principale del cimitero esistente, ed assieme alla voluta frammentazione dei nuovi loculi persegue l’obbiettivo di creare uno scorcio che avvicini il visitatore cimiteriale al nuovo complesso e simbolicamente ad esorcizzare la paura della violenza dell’atto crematorio. Inserimento paesaggistico, disegno degli spazi aperti, relazione con il complesso cimiteriale esistente Il Parco cimiteriale realizzato si propone come vero e proprio parco, inteso come luogo di intimità ed emozioni e al tempo stesso aperto e fruibile dai frequentatori del cimitero: non un luogo da guardare ma da vivere. Un luogo di incontro dove ciascuno può ritrovarsi e passeggiare. Il disegno del parco trae ispirazione dalla foresta planiziale: luogo magico dove la natura si manifesta con forza, dove la nascita e la morte sono parte essenziale della nostra presenza sul pianeta. Un grande bosco a base di Querce (Quercus robur) e di altre specie mesofile (Acer campestre, Carpinus betulus, Fraxinus oxyicarpa, Ulmus minor), che rassicura e inquieta, si alterna a spazi aperti verso il cimitero esistente. Il raccordo con il contesto paesaggistico circostante è assicurato dal riutilizzo degli Olivi esistenti, messi in forma di filari, che richiamano le tessiture dei campi. Il nuovo accesso al campo santo e al parcheggio è stato collocato sulla nuova viabilità prevista dal R.U.. Questa soluzione permette di sfruttare al meglio l’area e renderla gradevole, sia alberandola sia realizzandovi una fascia a verde di separazione con la strada. In attesa di realizzare le previsioni di R.U. Lungo tutto il perimetro dell’area di intervento una collina in terra scherma dal rumore tutte le aree interne: l’area del crematorio e del parco pubblico. A ridosso di questa fascia è stata collocata una folta vegetazione arborea che chiude tutta l’area cimiteriale. La recinzione dell’area è costituita da semplice rete a maglia sciolta, posizionata alla sommità della collina e nascosta dalla vegetazione arbustiva collocata sia sul lato della strada che su quello interno. I percorsi interni al parco mantengono separati i flussi carrabili e pedonali, pur garantendo un impatto omogeneo in planimetria raggiunto con l’utilizzo di pavimentazione del tipo “calcestre”, materiale che si adatta ad un parco di carattere estensivo come questo, riducendo notevolmente i costi di realizzazione. Gli arredi esterni sono in cemento pigmentato, a riprendere i materiali utilizzati nell’edificio. All’interno del Parco cimiteriale è stata individuata l’area di dispersione delle ceneri in uno spazio verdeggiante immaginato come una radura nel bosco, elemento di protezione ed intimità. Per l’inumazione delle ceneri non si è invece individuata un’area bensì si sono immaginati dei segni sparsi nel Parco cimiteriale, individuati da lapidi di forme sferiche o spigolose a richiamare l’emergere dei trovanti naturali, realizzati in metallo lucido così da mostrare ai parenti del defunto con l’immagine riflessa del bosco e del cielo un segno di vita e di speranza oltre la morte. Caratteristiche funzionali e costruttive e qualità architettonica L’impianto si organizza in volumi diversi, riconducibili alle funzioni a cui sono destinati, e vede l’inizio nella zona destinata alle onoranze funebri collocata nel “seme”, dove avviene l’arrivo della salma e dei dolenti, il commiato del defunto ed il rito e il proseguo attraverso “il blocco servizi” all’ “edificio dei forni”, adibito alla fase dell’ultimo saluto e della cremazione, fronteggiato dalle sale di attesa e dal locale di riconsegna con l’accesso diretto al parco cimiteriale. La distribuzione planimetrica scaturisce da una lunga fase di studio funzionale di tempi crematori esistenti e dei diversi utilizzi che si possono avere dell’impianto, ai quali si è risposto garantendo percorsi chiari ed ugualmente dignitosi, assicurati fino dal doppio accesso verso il percorso centrale: Dall’inizio (ingresso del “seme”), sia per i dolenti, sia per i feretri, così da svolgere anche tutte le onoranze funebri (commiato e rito) nel Tempio Dalla piazza centrale del costruito, sia per i dolenti, sia per i feretri, nel caso in cui ci si rechi al Tempio solo per la funzione crematoria. D’altra parte l’uscita, oltre alle due possibilità correlate agli accessi, è prevista anche dalla sala di riconsegna delle ceneri, direttamente nel parco cimiteriale, per quanti ricerchino una intimità nella natura nel momento doloroso di vera presa di coscienza della perdita del corpo del defunto, o per quanti disperdano nel Parco cimiteriale o ricorrano all’inumazione. Il percorso principale, che si origina come il germoglio che nasce dal seme, fin dall’ingresso del primo edificio vuole accompagnare i dolenti in tutte le funzioni pubbliche del Tempio, garantendo un immediata percezione della distribuzione in chi arriva e una conseguente sicurezza per chi vive una situazione di dolore, di trauma causa di un “disorientamento psicologico”, nonché rappresentando la possibilità di accompagnare la salma in ogni momento. Il procedere affiancati nel percorso dall’acqua accompagna il dolente nella consapevolezza della perdita definitiva e lo conduce nell’elaborazione del lutto, inteso come possibilità di crescita, di arricchimento, di trasformazione di un evento negativo, come la morte di una persona cara, in uno stimolo al miglioramento (post-traumatic grow). Il muro in terra, come segno della memoria del passato, si erge come base di quella identità del dolente che si credeva sparita insieme all’affetto significativo. Lo studio dei percorsi ha voluto distinguere e garantire in ogni possibile utilizzo dell’impianto la non interferenza dei percorsi pubblici (dolenti) con i percorsi degli addetti, a partire dall’aver ricavato due accessi distinti per gli addetti, sia carrabili che pedonali, uno a lato del blocco dei forni, per il personale degli stessi e per le operazioni manutentive di questi, ed uno a nord del blocco servizi per il personale del Tempio e della caffetteria. L’aver realizzato un corridoio di servizio distinto oltre a garantire la non promiscuità tra i flussi, garantisce una tutela psicologica del dolente, non ponendolo mai di fronte ad elementi “traumatizzanti” quali ad esempio feretri o urne, esterni al proprio dolore. Anche nei percorsi esterni si è mantenuta una percorrenza pubblica, sia carrabile che pedonale che parte dal parcheggio, distinta dalle viabilità di servizio a cui si accede dalla rotonda esistente; l’accesso al cimitero dal parcheggio attraversa il costruito del Tempio, come momento di scoperta e familiarità con il nuovo aggregato architettonico e garantisce una continuità tra i due elementi, con un cancello che, ruotando negli orari di apertura, diventa una linea guida di accompagnamento al percorso. La volontà di un invito al nuovo costruito per tutti i visitatori del cimitero trova compimento nell’architettura dei nuovi loculi ed ossarini che, con i loro volumi sparsi di altezze ridotte, costituiscono un sistema architettonico organico con il Tempio. Anche la posizione del locale caffetteria con accesso diretto dalla Piazza, rappresentando un servizio per i visitatori del cimitero, è risposta all’obbiettivo di integrare anche funzionalmente la zona cimiteriale esistente ed il Tempio. Progetto artistico ed integrazione con il progetto paesaggistico ed architettonico Il simbolismo degli elementi naturali evocato in tutti gli aspetti della progettazione architettonica, artistica e paesaggistica, con il loro carattere consolatorio nei confronti della psicologia umana nel momento della perdita, costituisce il cardine dell’espressione artistica dell’opera. Dalla volumetria evidente del “seme” come origine della vita, intesa come consapevolezza dell’anima, della Coscienza dell’io,attraverso il percorso che la persona compie accompagnata dagli elementi fondamentali dell’esistenza, la terra, l’acqua, la luce, si giunge alle spigolosità metalliche dell’edificio dei forni, quasi a richiamare il dolore di una lama tagliente, per proseguire in un climax crescente verso il momento finale della “riconsegna”. La scoperta del Tempio si manifesta così come un percorso immerso in un bosco, evocato nei suoi scorci ed elementi, sia nello studio delle texture di finitura degli elementi architettonici, sia nell’interazione con gli arredi fissi, con percezioni spaziali, tattili e visive. Il progetto artistico nasce nel momento stesso in cui si manifesta l’idea dei volumi e dello sviluppo planimetrico degli edifici e del parco e lo completa arricchendolo, articolandosi nei momenti di svolgimento delle funzioni cardine del Tempio, nelle quali si enfatizza la ritualità, come aspetto consolatorio per il dolente: L’accoglienza, dove fin da subito si indica il percorso e dove si ricrea un piedistallo che enfatizzi il momento, a ristabilire un collegamento, attraverso la luce, tra terra e cielo; Il percorso, dove l’elaborazione psicologica del dolore è sostenuta dalla “memoria” della vita, evocata dal muro di radici e dal loro attaccamento alla terra, dove la direzione è guidata dal verso del lento scorrimento dell’acqua, dove le fronde del bosco che compaiono sui vetri in copertura aiutano la consapevolezza comunque di un’eternità della Coscienza; Il commiato con le quinte in legno scorrevoli a dividere le sale, consentendone un uso per 2-4 funzioni contemporaneamente e con gli elementi a “C” che vogliono garantire un’anticamera anche nella stessa sala della veglia e quindi la possibilità di ritrovare una dimensione ancora più intima degli ultimi momenti, dove tutte queste pareti vogliono richiamare il bosco, quasi come un nido che protegga e dove l’affaccio tergale vetrato garantisce un contatto visivo continuo con la natura; Il rito con il ripetersi delle quinte mobili in legno a consentire più utilizzi contemporanei, dove alla nudità del cemento e delle sedute, si oppone la luce del metallo ottonato degli arredi mobili, che riflette i raggi di sole provenienti dalle fessure e dove l’orientamento garantisce in ogni momento dell’anno la forma artistica ottenuta da questi riflessi; Il saluto con la vera presa di coscienza della morte nel momento “violento” dell’accesso al forno, dove il ripetersi degli elementi e delle texture lignee, divenute “ormai note” a chi compie il percorso, permangono nel loro aspetto consolatorio; L’attesa affacciata su una corte interna, ad aiutare la meditazione e la trasformazione del dolore in crescita psicologica, pensata in due vani per garantire ad ogni rito spazi dedicati ai propri cari; La riconsegna, termine del percorso, dove le ridotte dimensioni enfatizzano il riunirsi degli elementi che ci hanno accompagnato, la “terra”, l’acqua, la luce dall’alto e dove l’addetto accede dal corridoio tergale e poggia le ceneri sul piedistallo “di luce” a ristabilire, pur nell’assenza del corpo, il legame tra cielo e terra vissuto all’accoglienza; dove i pannelli scorrevoli di accesso tergale alla stanza aprono uno scorcio sull’immagine del bosco inteso come segno di speranza per la pace del defunto e di superamento del travaglio del lutto per i dolenti; L’inumazione dove le lapidi appaiono come trovanti nel bosco, in materiali riflettenti, così da mostrare ai dolenti le immagini di vita riflesse del cielo e della natura a maggior consapevolezza di speranza per chi rimane e dove il loro posizionamento sparso nel lotto garantisce l’intimità del dolore e del ricordo di chi rimane.
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    • Year 2012
    • Status Competition works
    • Type Cemeteries and cemetery chapels
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