Hotel Esperia Palace

Il progetto dell’albergo del Parco dei Principi rappresenta l’atto conclusivo di un percorso di interventi iniziato oltre vent’anni fa, esperienza intensa iniziata con la ristrutturazione di casali rurali, ed elaborata manipolando il linguaggio tettonico negli interventi di nuova realizzazione, fino alla definizione di un parco-giardino che reinterpreta il paesaggio etneo già ammirato da De Roberto e Brancati. L’idea è quella di realizzare una struttura ricettiva su un terrazzamento a forte pendenza, orientato a sud-est, dotato del privilegio raro di godere della vista della montagna e del mare. Il progetto trova l’assetto planimetrico, quasi dettato dalle condizioni altimetriche e geomorfologiche del lotto; una composizione di corpi a 2 piani di basso impatto, adagiati sui terrazzamenti, disposti ortogonalmente a varie quote intorno ad una corte quadrata che qui assume la funzione di piazza panoramica. La volontà è quella di esprimere l’anima del territorio, riducendo ai minimi termini l’uso dei materiali e delle forme. La soluzione d’attacco a terra è pensata per esaltare il rapporto con la natura del terreno, talvolta rafforzandone il legame con imponenti muri basamentali in pietra lavica memoria della tradizionale del costruire, talaltra esasperandone l’alterità, ottenendo un effetto di galleggiamento usando grandi logge aggettanti o volumi su pilotis per ottenere forti ombreggiature. La composizione si basa sulla giustapposizione di volumi geometrici elementari puri, qualificati matericamente solo dall’uso per contrasto di colori assoluti. Così si fornisce la percezione rassicurante di una contemporaneità familiare presente nella memoria del paesaggio agricolo siciliano ed etneo in particolare, popolato com’è di architetture rigorose prive di ornamenti e dalle forti tinte: azzurri, gialli, rossi accanto al nero ed al bianco. La volontà di esprimersi con un linguaggio autonomo nei confronti di certa semplificazione neo-minimale d’attualità, si manifesta con la ricerca pervicace di relazioni con le ragioni dell’ambiente circostante. I materiali devono essere manipolati con sapienza e sobrietà, lo stesso vale per la tettonica che in questo caso resta saldamente ancorata al principio della verità costruttiva e funzionale, che non consente nulla al formalismo anche quando si marcano le aperture con stipiti molto aggettanti e colorati. L’ingresso principale è segnalato dalla presenza di una pensilina a sbalzo che rappresenta l’elemento dominante del prospetto, moltiplicando lo spazio interno della reception verso la zona esterna d’accoglienza. Un elemento che ha condizionato la composizione è la sala conferenze prevista per 600 posti, fortemente voluta dalla committenza, ubicata al di sotto della grande piazza-corte, di fatto gestita architettonicamente come un grande vuoto a doppio volume, dominata da una vasca d’acqua in copertura, il cui fondo in cristallo trasparente lascia filtrare la luce mitigando l’effetto serra. Particolare cura è stata data alla soluzione delle aperture sia in termini di orientamento, che di visuale. Tutte le camere per gli ospiti si affacciano sul mare con grandi logge continue che scorrono orizzontalmente le facciate dei singoli corpi di fabbrica, con una dinamicità sottolineata dalla soluzione dei terminali. L’esigenza di fondere il paesaggio e l’ambiente progettato con l’architettura trova un punto di applicazione nella sistemazione esterna dei terrazzamenti e dei percorsi.