Bollate, via Dante, Cascina Maria (1990)

La costruzione si confronta con un tema tipologico, la casa unifamiliare a schiera, che ha segnato con esiti piuttosto difficili la storia dello sviluppo edilizio dell’area metropolitana milanese. Il progetto è dunque animato soprattutto dalla volontà di ridare dignità architettonica ad uno dei più antichi esercizi dell’arte di edificare. La casa unifamiliare a schiera è qui reinterpretata e modificata nei suoi caratteri etici ed estetici, in modo da riconquistare così la sua condizione di luogo ospitale al gesto dell’uomo. Il progetto prende forma da un piano di recupero: volumi e piante sono stati accolti come vincolo progettuale, adeguando l’invenzione spaziale all’interpretazione dell’ambiente. La misura umana caratterizza la scala dell’edificio: le corti d’ingresso delle abitazioni affacciano su un percorso pedonale, filtro di mediazione con la strada e allo stesso tempo mezzo per dialogare con l’intorno. Questo spazio, pavimentato in beola, alternando le funzioni del movimento e della sosta, offre una soluzione ideale al problema di assegnare carattere civile a un luogo del convivere. Dal punto di vista formale la composizione aggiorna l’insieme e reinterpreta i dettagli di quella scrittura architettonica asciutta e rigorosa che ha visto impegnata la miglior tradizione dell’architettura moderna milanese. Progettista: Adalberto Caccia, Paolo Colombo, Rita Mangone, Paolo Monti con Carmen Murua Direttore lavori: Gaspare Ravizza Impresa: Cooperativa Lavoranti Muratori volume: 3.780 mc, n° 8 alloggi