Waterfront S. Giovanni a Teduccio

Premio PRAM 2015 - Premio Restauro per le Architetture Mediterrane

by Luigi Vergone
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La riqualificazione e la valorizzazione dei siti urbani e paesaggistici delle aree costiere napoletane

LO STATO DEI LUOGHI
La zona orientale di Napoli è una vasta area del sistema territoriale e urbano della città metropolitana che negli anni è divenuta l’unica possibile direttrice di espansione cittadina, assumendo sempre più i caratteri di una periferia urbana industriale, con i suoi vari insediamenti produttivi, connotandone un paesaggio industriale, costituito dalle forti disarmonie edilizie, per l’assenza di qualità urbana e per la diffusa presenza di aree di margine, degradate e abbandonate. Certamente la crisi del sistema produttivo, connubio con gli ambiti urbani, ha generato degrado quando ha smesso la sua attività, senza possibilità di una politica di riconversione dei manufatti edilizi industriali, che in quest’area particolarmente, sono ricchi di qualità architettonica, per valori tipologico-testimoniale, ascrivendoli alla branca del patrimonio di archeologia industriale

 

LA RICONFIGURAZIONI DEL PAESAGGIO URBANO
La realizzazione del grande Parco del Sebeto per la zona orientale della città, sull’area dimessa dall’industria petrolchimica, restituisce alla piana agricola la continuità con la linea di costa, recuperando l’equilibrio idrogeologico e la presenza visiva dell’acqua, come elemento simbolico e storicamente caratterizzante questi luoghi.
È necessario considerare la zona orientale non più come propaggine marginale dell’organismo urbano napoletano, ma come parte del sistema territoriale

complesso, struttura urbana unitaria che riesca a recuperare, il legame originario con il territorio verso cui risulta naturalmente proiettata, riconfigurando il paesaggio urbano inteso come saldatura in termini fisici, spaziali e persino psicologici di cui è parte integrante della città metropolitana. La riappropriazione del mare, attraverso il valore testimoniale delle ville suburbane del Miglio d’oro, oggi interrotto dalla cesura della linea ferroviaria, è possibile solo con la riqualificazione della fascia litoranea del quartiere di S. Giovanni, dal ponte dei Granili a Pietrarsa, con la costituzione di un sistema di attrezzature di livello urbano e territoriale, oltre che a servizio dell’intero quartiere. Questo programma prevede il recupero di complessi ex industriali di valore testimoniale, e il riutilizzo, a seguito della loro dismissione, di aree occupate da grandi strutture impiantistiche, costituisce un primo approfondimento del grande tema della riqualificazione della linea costiera orientale, da S. Giovanni a Torre Annunziata e a Castellammare.

PROPOSTA DI PROGETTO
La proposta progettuale si pone volutamente in continuità con la città storica, con le tracce testimoniali del passato industriale, recuperando in maniera contemporanea il modello del paseo marittimo nella sua tradizionale accezione: una forma lineare e continua, che fa corpo con i fronti edilizi sul litorale e con la linea ferroviaria, sebbene accoglie forti valenze paesaggistiche e di urban-design nella sue geometrie allusive di un profilo dal bordo naturale. Il tema dello spazio pubblico gioca sull’iconografia del margine, quale risultato dell’incrocio fra le regole della città e le regole della natura, fra l’urbano e il territoriale, fra la permanenza e l’indeterminatezza. In questi termini si individuano il “bordo architettonico – duro” e “bordo natura – morbido”, due definizioni tipologiche, due strutture morfologiche, che rappresentano un duplice approccio alla formalizzazione del raccordo fra città e linea d’acqua.
Il “bordo architettonico” in questo progetto disegna una precisa forma geometrica, che si separa da un esterno indifferenziato (la natura), quali spezzate e segni sinuosi, superfici dure e morbide, calde e fredde, tattilità e cromatismi distintivi, la costruzione del margine esplicita la volontà di sottrarre il confine d’acqua, e di stabilizzare uno spazio dotandolo di misura umana.
Il “bordo natura” esprime una spazialità non più geometrica, divenendo territorialità, plasmato dall’azione morfologica dell’acqua, dalle forme e dalle irregolarità della natura, dai traguardi prospettici dello skyline geografico, che in quest’area risultano

servizi igienici pubblici, per il personale, la vigilanza e i mezzi di primo soccorso, in superficie permeabile, betonella forata, con una fascia di carrabilità limitata allo spazio parallelo alla linea ferroviaria. Si aprono su questo fronte i camminamenti verso il mare con alte lastre monolitiche in acciaio corten, che come lingue scultoree, della memoria industriale, assolvono all’abbattimento acustico della vicina linea ferrata, segnando proporzionalmente e gerarchicamente il rapporto dello spazio naturale del palmeto e del mare con il fronte antropizzato, urbano. I camminamenti sono segnati da sedute alternate e lampioni alti in canne d’acciaio inclinate verso il mare, con corpi illuminanti basculanti, luce in movimento come la lampara dei pescatori, a cui si uniscono le luci basse delle sedute, il parterre duro dalle geometrie euclidee a cui si alterna uno morbido e dalle linee sinuose per il tavolato ligneo e la sabbia per lo spazio giochi per i bambini, attraversato da una pavimentazione permeabile in terreno stabilizzato. L’accesso dal vico I Marina è segnato dal monolite in calcare bianco posto sulla giacitura ruotata del segno diagonale che attraversa la piazza d’acqua e traguarda la collina di Posillipo, in un dialogo geografico con la Città e il Golfo, aprendosi prima su uno spazio rettangolare inclinato, piazza per giochi d’acqua, terminando fisicamente sul bastione che si protende a mare dalla geometria che ripercorre la matrice del Fortino Vigliena.
Le superfici dure si sintetizzano in cubetti di pietra vesuviana, contenuti in campi regolari di bacchette in acciaio zincato, superfici di calcare bianco per la piazza d’acqua ed il bastione, oltre i sistemi di sedute in blocchi monolitici, pavimentazione industriale lisciata con innesti di segni marini. Le superfici morbide-permeabili, sono in legno, sabbia, verde, terreno stabilizzato, betonella forata.


Una serie di oggetti leggeri e amovibili si adagiano al suolo, segnano le direttrici e lo spazio, come l’ombraio sotto cui si snodano sinuose e lunghe sedute ambivalenti, i velari che segnano il fronte mare con il colore, le sedute.
L’ombraio, in quanto struttura amovibile risulta smontabile, creando uno spazio unico con la piazza d’acqua, di circa 5000mq permettendo di allestire impalcati per concerti sul mare.
Lo spazio si dissolve quando il sistema continuo delle sedute si interrompe segnando gli accessi al mare, alla passeggiata sul pontile ligneo, atto in cui il fruitore riconquista lo spazio ed il rapporto con il bordo natura, spingendosi verso i pontili a sbalzo sull’acqua, dagli aggetti crescenti e tagliati dalla diagonale verso il Golfo della Città.
Il progetto evita di imbrigliare la linea costiera in una struttura rigida rendendola univoca e monodirezionale, la fruizione visiva e spaziale del luogo, si spinge piuttosto verso una nuova concezione paesaggistica, che coglie la dimensione non solo del fronte urbano all’immediato ridosso ma la dimensione geografica che unitariamente unisce la terra al mare e questa parte di Città alla Città di Napoli, nel traguardo ininterrotto dello skyline. Questo progetto, previa la dismissione del depuratore ed il disinquinamento dell’arenile, come dettagliatamente illustrato dalla relazione del Commissariato per l’emergenza bonifiche, unitamente a Porto Fiorito e alla rifunzionalizzazione dell’archeologia

industriale dell’area Cirio-Corradini, completa la riqualificazione del fronte mare, fino al Museo di Pietrarsa, divenendo la prosecuzione a mare del paesaggio naturale del futuro Parco del Sebeto, la cui estensione di circa 350 ha si unirà al Parco storico di Capodimonte ed al grande polmone verde del Parco Metropolitano delle Colline della Città di Napoli, spingendosi fino al Parco Urbano di Bagnoli, con una cintura di verde che lambisce il Parco dei Campi Flegrei.

Architetti: Marco Mazzella  e Luigi Vergone

3°classificato Premio PRAM 2015 - Premio Restauro per le Architetture Mediterrane

DATI DI PROGETTO
PIAZZETTA BELVEDERE mq 600
PASSEGGIATA A MARE mq 3.020
PORTICCIOLO PESCATORI mq 770
PIAZZA BELVEDERE E GIARDINI
LINEARI SUL GOLFO mq 26.750
OPERE DI DIFESA A MARE mq 3.600

 

 

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