Lo spazio per spaziare educando.

by Alessandra Fanì
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A volte sembra di tornare indietro con i tempi. Quegli aspetti della vita, una volta fondamentali, salvaguardati e sostenuti per rendere ciascun individuo libero, ora sono quasi dimenticati ed hanno lasciato il posto a falsi valori che imprigionano le azioni togliendo dignità ed onore alle  persone. Uno degli aspetti per me particolarmente caro, che ritengo sia fondamento di ogni forma di sviluppo umano, è quello culturale. Sappiamo tutti che la “cultura”, pensata in senso ampio, non è soltanto quella dei testi scolastici. Essere persone colte ha presupposti più complessi che si arricchiscono crescendo. Sono convinta, però, che il seme e la sua nutrizione siano determinanti fin dai primi anni di età per la crescita di ogni individuo. Esso può germogliare, crescere e sbocciare solo in un ambiente adatto. Può dare i suoi frutti negli spazi adeguati e grazie alle persone giuste. Il contesto che vive il bambino diventa determinante per la sua crescita, sia che si tratti di ambiente familiare, che scolastico, sportivo e culturale in generale. L’acquisizione di ogni tipo di insegnamento ha fasi e tempi differenti per ognuno e dipende da tanti fattori: culturale, sociale,  quindi educativo e relazionale, che sono legati alla qualità e quantità di nozioni ricevute ed alla loro acquisizione. L’ambiente che circonda i ragazzi diventa fondamentale: gli spazi , anche quelli fisici, determinano sempre il pensiero e le azioni. Parlo di spazi mentali, ma anche e soprattutto di spazi fisico-antropologici, mi piace definirli. Sono i luoghi di tutti e per tutti, in cui ciò che riceviamo riesce a dare un valore in più allo sviluppo della persona. Più volte mi sono trovata a parlare di case, molto importanti per questa funzione,  e di come si può sentire e pensare uno spazio così importante come quello familiare. Questa volta ho necessità di affrontare un argomento differente, che, allo stesso modo, chiamo “casa dell’”: la scuola. Uno spazio che definisco “Casa della cultura”, perché è il luogo fisico e mentale in cui si sviluppano vari aspetti che devono amalgamarsi da essere interdipendenti ed anche uniti: mente, corpo, anima, declinati come sviluppo culturale, motorio e sociale. Per troppo tempo si è pensato che la scuola fosse unicamente un organo per l’istruzione ed il trasferimento di nozioni date per educare in maniera rigida e schematicamente classicista. Tutti con gli stessi tempi ed identiche modalità per seguire un’autorità insindacabile. Per tanto tempo è stato un metodo che si è legato, forse anche generato, da un momento storico preciso in cui una società sopita o in risveglio era strettamente controllata. Oggi non è più così.  Altre componenti socio-economiche, purtroppo, hanno però minato un possibile passo in avanti per retrocedere verso un’istruzione scolastica assolutamente perdente.  Un tempo le nozioni date facevano dell’istruzione scolastica italiana la migliore a livello mondiale. Oggi sono le stesse nozioni e le modalità di trasmissione che le squalificano e classificano in coda nella scala delle priorità dei valori per lo sviluppo personale. Equivale a dire che istruirsi sia perdere il contatto con la realtà: un’insistente mancanza di esperienza, senso pratico, senso di responsabilità, professionalità, autonomia, interesse e curiosità, passione e competenza. Manchevole sempre più di una di queste qualità. Non ci sono le basi per fare di un essere umano una persona completa. Ma dove si prendono e come si generano questi aspetti in una scuola e come si diffondono e sviluppano, quale approccio, quale metodo, quale spazio usare? Perché voglio parlare dello spazio scuola? Perché in questo luogo si trascorre la maggior parte del tempo della fase formativa individuale, in una sorta di collaborazione tra famiglia ed insegnanti, tra casa e “Casa della cultura”, in relazione con gli altri luoghi del vivere. Quello dell’edificio scolastico è uno spazio molto complesso ed una progettazione realmente consapevole deve ricercare la qualità , regolata dalla quantità. Il carattere ormai obsoleto delle strutture scolastiche urbane, per esempio, sta a rappresentare quanto sia regredito, oggi, il concetto dell’istruire e d’istruzione che siamo costretti a sostenere a meno di  non avere nulla.  Mi interessa riflettere su questo tema e dargli un taglio tecnico che investa strettamente il mio campo. Lo spazio educativo è uno spazio che nasce e si sviluppa soltanto in un ambiente ben congeniato, fatto di luoghi che rispettino l’essere ed il sentire, che siano felicemente e facilmente fruibili e che si identifichino come spazi per il sapere e per il buon vivere. Progettare uno spazio per la cultura con elementi che lo circoscrivono e chiudono in una ristretta ed immodificabile geometria è un concetto che va contro il significato stesso di cultura. Essa rappresenta e sviluppa un’apertura mentale e interiore. Cultura è apertura, libertà e autonomia. Gli spazi che la investono devono essere aperti, fluidi, autonomi, in ogni funzione, penetrabili e fruibili in una sorta di interscambio possibile tra interno ed esterno. L’ambiente fisico è un esempio importante sul quale misurarsi, amalgamarsi, nel quale sentirsi bene e poter sviluppare quegli aspetti. Non si può più chiedere ad un bambino o ad un ragazzo di essere libero se lo spazio che lo circonda non gli permette di essere tale. Non si può insegnare l’autonomia attraverso la cultura se le nozioni vengono trasmesse in un’unicità ed uniformità d’approccio, senza rispetto dei tempi e dei modi di ognuno. Così come non si può chiedere di imparare  e manifestare il senso del rispetto della Natura, a tutto tondo, se non si insegna ad essere in essa per fruirla quotidianamente. Libertà, autonomia e rispetto sono valori fondamentali che si traducono fisicamente in forme di spazi architettonici ben precisi ed in soluzioni progettuali adeguate e approfondite per ogni genere di situazione. Libertà è uno spazio che si apre, chiuso ed aperto allo stesso tempo. Una geometria di pareti che si chiudono a contenere  e si trasformano, dilatandosi fino ad aprirsi, per adattarsi alle funzioni che cambiano. A tal proposito intervengono le pareti trasparenti, apribili, che offrono luminosità e ricambio d’aria, correttamente disposte secondo l’orientamento solare e dotate di elementi ombreggianti o soluzioni tecnologiche che filtrano i raggi solari per permettere ai fruitori di stare bene a diverse temperature e per offrire libertà di movimento in condizioni di confort psico-fisico. Autonomia è uno sazio in cui tutti gli elementi di arredo possono essere cambiati di posto secondo l’occasione. Così un’aula può diventare uno spazio di proiezione, un atrio un’aula di conferenza e viceversa, secondo necessità. Uno spazio interno che si apre all’esterno può mettersi in comunicazione non solo formale, ma funzionale per creare un nuovo genere di spazio, un portico dove fare lezione, uno “spazio morbido” dove trascorrere i momenti di attesa o riposo della giornata didattica. Un giardino può diventare un’aula all’aperto, basta spostare le sedute, non serve una cattedra, senza la quale le nozioni si trasmetterebbero con maggiore serenità. Un’area esterna alberata, connessa alle aule, può diventare un luogo di sperimentazione, di studio, ristoro, lettura, aggregazione e socializzazione. La stessa aula sarebbe un luogo di aggregazione se ha e conserva gli aspetti di gradevolezza necessari e rispondenti a canoni di qualità. Forma, colore, dimensione, qualità e vivibilità sono gli aspetti fondamentali di cui tener conto per la diffusione di un cultura libera, autonoma e rispettosa. Infine il rispetto, che nasce dalla comunicazione e comunione tra le persone, si rappresenta nello “Spazio morbido”, in cui si può stare comodamente. E’ quello spazio aggiunto: un parco, un giardino, una corte, un portico, un loggiato, una passeggiata, una serie di sedute, un getto d’acqua, in cui stare bene. Ora abbiamo bisogno di strutture differenti, in un momento storico in cui le circostanze socio-economiche chiedono altro, di più, ed hanno bisogno di altre risposte alle loro esigenze. Sono quelle che investono dimensioni più profonde e sensibili dell’animo umano, ma che necessitano anche di rapporti differenti con le cose e le persone. Guardiamo da un’altra prospettiva e pensiamo di far poco, ma farlo bene. Riqualifichiamo dov’è possibile invece di costruire ex-novo dove diventa impossibile. I vecchi istituti, ancora inevitabilmente utilizzati, sfruttano spazi in edifici dispersivi e dispendiosi di energia, strutturalmente ed esteticamente malmessi benchè siano di qualche rilevanza storica e degni di conservazione di carattere storico-ambientale. Quelli moderni, di decine di anni fa, dislocati in quartieri periferici e solitamente disposti su un piano, hanno una conformazione priva di qualità energetica, ambientale ed estetica. Altre scuole occupano spazi come succursali di sedi per l’istruzione, irriconoscibili come tali. Solo pochissime nuove strutture tentano di distinguersi, in qualità, dalle altre, anche perché composte da spazi ampi e luminosi, dotati di sfoghi all’aperto, a volte non fruibili, ma almeno possibili, altre  volte utilizzati e ben gestiti. Oltre ad una necessaria riqualificazione energetica, una vecchia struttura scolastica necessita di “Spazi alternativi”, così mi piace chiamare gli spazi di qualche particolarità. Sono quegli spazi che danno qualità a luoghi, che sviluppano, per fasce di età, quelle risorse vitali, di cui parlavamo inizialmente.  Spazi polmone che fanno respirare, rilassare, stabilire relazioni altre, scoprire interessi che accrescono il desiderio di conoscere, l’attenzione e la curiosità verso la vita e le argomentazioni educative stesse. Abbiamo bisogno di polmoni verdi dove stare a contatto con la natura, tra una nozione e l’altra. “Luoghi morbidi” di transizione tra una lezione e l’altra dove si può comodamente aspettare, confrontarsi leggendo, sostando o svolgendo altre attività. Luoghi dove leggere , pensare e bere qualcosa. Abbiamo bisogno di minore rigidezza nella normativa degli arredi, della possibilità che un bravo e competente artigiano locale possa essere agevolato a realizzare arredi ergonomici, naturali,  sostenibili, biologici, certificati e di gradevole qualità estetica per le scuole. Parliamo di “Città utopistiche” o di realtà possibili? C’era un’epoca in cui si immaginavano citta utopiche , ora si immaginano strutture che funzionino. Le strutture all’interno di maglie urbane hanno difficoltà a riqualificarsi come abbiamo detto, solo quelle che confinano con terreni abbandonati e degradati, potrebbero avere un’opportunità in più. Si può pensare alla possibilità di annettere tali aree, in una sorta di sodalizio tra pubblico-privato e sfruttarle per arricchire le strutture di spazi verdi utilizzabili anche per nuove dinamiche d’istruzione. Nelle zone extraurbane, molte scuole vantano il fatto di avere già a disposizione spazi verdi. Si punta allora sulla loro riqualificazione.  Per le strutture ex novo il passo da compiere è più facile, ma difficile da realizzare ora. Le immagino con un parco al loro ingresso, una passeggiata nel verde, lezioni all’aperto sotto gli alberi, corti , giardini, cortili e porticati d’accesso, annessi agli edifici principali per ricovero di materiali e strumenti da utilizzare o arredi,  o per punti di incontro al chiuso, ristoro. Si deve iniziare a pensare di investire in tal senso, non più soltanto sull’edilizia residenziale, ma su quella della cultura. Un investimento sulla possibilità di offrire un’istruzione in forme e modalità differenti e migliori di quanto abbiamo ora e che abbraccino e completino un insegnamento generale di vita. Diventa insopportabile assistere a come i nostri figli subiscano la loro condizione di crescita piuttosto che guidarla potendola gestire con  liberta, curiosità e desiderio di conoscenza. Abbiamo bisogno della possibilità che le famiglie collaborino attivamente con le istituzioni per dare un nuovo slancio all’istruzione. Abbiamo bisogno di preparare l’Ambiente adeguato a farci diventare Grandi.  “L’ambiente deve essere ricco di motivi di interesse che si prestano ad attività e invitano il bambino a condurre le proprie esperienze”, “per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente che gli consenta di svilupparsi liberamente..”, così enuncia Maria Montessori.

08 luglio 2015

 

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    • Alessandra Fanì

      Alessandra Fanì

      Architect

      Alba Adriatica / Italy

      Architetture Compatibili Nuovi Percorsi per Progetti Contemporanei Progettazione architettonica e urbana,interior design, ecodesign, designart. Concorsi, organizzazione eventi. Alessandra Fanì, specializzata nella PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA ECOCOMPATIBILE a “La Sapienza” di Roma, nella PROGETTAZIONE E ARREDO DI SPAZI ESTERNI PUBBLICI E PRIVATI al Politecnico di Milano ( OUTDOOR EXPERIENCE DESIGN ) e nella PROGETTAZIONE secondo i partametri NZEB ai Corsi “Prof/Trac Horizon 2020” presso )