Gli Spazi morbidi.

by Alessandra Fanì
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Ci sono alcuni spazi in cui si sta bene davvero. Io li definisco Spazi morbidi. Stare bene in un luogo, aperto, chiuso e filtrabile, significa, a mio avviso, avere le condizioni ideali per poterlo fruire e per godere di tutte quelle componenti, naturali e tecnologiche, che ci permettono di essere sereni , di alleviare i malesseri del quotidiano e di stare in armonia con noi stessi e gli altri. Sono gli spazi di filtro, in cui non ci facciamo del male e dove riusciamo a valorizzare il nostro tempo per renderlo gradevole e prezioso. Piccole zone circoscritte o ampie aree di paesaggio che siano, risvegliano una sensazione di delizioso equilibrio psico-fisico ,un momento irrinunciabile. Gli spazi morbidi sono vicini a noi. Sono le aree di paesaggio, ma anche quelle di tutti i giorni e che frequentiamo abitualmente. Parlo della nostra casa in cui ci ritiriamo, di un giardino dove consumiamo il pasto in pausa lavoro, il luogo stesso di lavoro, il parco in cui svolgiamo attività fisica ad inizio o fine giornata, un locale per l’aperitivo con gli amici, una fermata di tram in città, una panchina nell’angolo di un cortile. Ogni luogo dovrebbe contenere piccoli spazi morbidi da vivere con piacere. Essi sono fatti di elementi, accuratamente studiati, sensibili alle abitudini locali e ai piaceri comuni, per un benessere individuale che diventa collettivo. Sono anche spazi contenitori. Racchiudono stimoli, potenzialità e funzioni. Un’area di lavoro che si trasforma in uno spazio di lettura,  accompagnata da un angolo caffè, una mini cucina in cui ognuno può fare il caffè per tutti con una buona moka. Una panchina di quartiere allietata da zampilli d’acqua fresca che ristorino le giornate estive, soprattutto in quei contesti urbani dal caldo insopportabile. Penso ad un bar in centro, che offra la possibilità di una siesta in comode aree per rilassarsi o consumare un pranzo leggero. Un parco pubblico in cui poter usufruire di spazi per cambiarsi e lavarsi prima e dopo un’attività sportiva, o anche la fermata di mezzi pubblici dove trovare sedute richiudibili dove sostare prima di salire. Mi riferisco a tutti quegli spazi che contengono qualcosa d’innovativo, uno stimolo, una funzione e una condizione di vivibilità urbana più gradevole, pensati e realizzati con una certa armonia, in sintonia con l’intorno, con tecniche adeguate e all’insegna della sostenibilità, secondo un’ottica di rispetto per l’ambiente. Entrare in un’ottica di dolcezza e raffinatezza delle cose significa pensarle affinché possano risultare benefiche e gradevoli alla vista, al tatto, alle esigenze nostre e di tutti, per tramutarsi in alcove di bei sentimenti e di sani pensieri. Stiamo bene quando siamo accolti bene. Progettare questi spazi in contesti paesaggistici è molto più semplice che immaginarli in ambienti chiusi e limitati. In questo caso i fattori in gioco da considerare sono molti: i materiali, i colori, la posizione degli oggetti, l’orientamento, la luce, le ombre, la funzione svolta in ogni spazio, le persone alle quali si rivolge la funzione stessa, gli orari di fruibilità, lo “cultura” dell’ambiente che ci circonda, privato o sociale, le abitudini del contesto urbano. Componenti imprescindibili per la realizzazione di uno spazio in cui i pensieri positivi si risvegliano, si animano nuove progettualità, si aprono differenti prospettive. Ci sono alcuni luoghi che , per la loro funzione e significato, morbidi non sono, ma che potrebbero esserlo se si trasformassero in qualcosa di diverso che li valorizzi. Per esempio potremmo immaginare di riversare all’esterno un’attività che siamo abituati a svolgere in uno spazio interno. Viceversa, un’attività fruibile in esterno potrebbe assumere nuovi connotati in un ambiente chiuso. L’archivio di una biblioteca che si progetti in uno spazio inondato di luce e non più in un seminterrato buio, un giardino al piano terra che entri in casa per diventare serra o a ritagliare un suo spazio verde per diventare filtro di respiro tra le stanze, una cucina che non sia solo quella di una casa, ma uno spazio a lavoro dove preparare un piatto nelle ore di pausa, una terrazza sulla città che si trasformi in salotto, teatro di spettacoli, musica, danza e recitazione, un’apertura in un punto insolito d’osservazione per una vista differente. Ancora, gli angoli morbidi per i bambini all’interno di spazi comuni aperti come le piazze ed i parchi, quelli chiusi come i luoghi di lavoro, le biblioteche, gli ospedali e le aree di ristoro. I luoghi in cui i bambini possano giocare, leggere, pensare, sognare, condividere, parlare, riposare, dormire, lavorare e creare. Nel senso più comune, gli spazi morbidi sono il gli spazi dei bambini, quei luoghi in cui i piccoli sono sdraiati a giocare o comodi a lavorare. Il termine utilizzato non è casuale, in quanto il senso del morbido per non farsi male e del giocare in sicurezza è proprio quello che dà efficacia a ciò di cui parliamo: gli spazi in cui si può vivere in sicurezza dalle insane emozioni, da stadi di malessere ed insoddisfazione, in condizioni di maggior confort psico-fisico per ognuno. Il concetto di Spazio morbido ci riporta anche piacevolmente indietro a toccare la storia. Agli spazi aperti, quelli urbani del XX secolo, tempo in cui, per esempio, la città di Barcellona è stata uno dei massimi esempi che, in tal senso, ha segnato la sua svolta epocale: la capacità di lavorare il vuoto urbano come piazza e allo stesso tempo quella di ricchezza compositiva espressa nel disegno di parchi e giardini urbani. Questi due elementi che, approdando al tema del progetto del vuoto, inteso come pausa interna al tessuto urbano, hanno sviluppato parallelamente il concetto di spazi duri (lastricati) e spazi morbidi (verdi). In effetti, un altro pensiero comune e intuibile è quello dello di spazio morbido inteso come spazio verde: una distesa di prato, soffice al tatto, una cortina di verde, morbida alla vista, una vasca d’acqua che rilascia soavi sensazioni legate alla natura e alla nostra origine. Luoghi in cui sostare, stendersi comunicare, andare, mangiare, condividere, ascoltare. Lo Spazio morbido, quindi,  è una modalità di soddisfare esigenze di vita quotidiana, diminuire i disservizi ed allietare i momenti d’attesa. E’ un’idea dello stare bene, un concetto del vivere l’intorno, in maniera differente, nella modalità in cui si possa aggiungere confort alla nostra vita piuttosto che toglierle respiro e serenità; un progetto da proporre per uno spazio di qualità.

30 giugno 2015

 

 

 

 

 

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    • Alessandra Fanì

      Alessandra Fanì

      Architect

      Alba Adriatica / Italy

      Architetture Compatibili Nuovi Percorsi per Progetti Contemporanei Progettazione architettonica e urbana,interior design, ecodesign, designart. Concorsi, organizzazione eventi. Alessandra Fanì, specializzata nella PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA ECOCOMPATIBILE a “La Sapienza” di Roma, nella PROGETTAZIONE E ARREDO DI SPAZI ESTERNI PUBBLICI E PRIVATI al Politecnico di Milano ( OUTDOOR EXPERIENCE DESIGN ) e nella PROGETTAZIONE secondo i partametri NZEB ai Corsi “Prof/Trac Horizon 2020” presso )