Re+: l’illuminazione design diventa green

Un progetto di eco-design nato dal riuso della plastica dell’azienda Mariplast, spiegato da Fabia Romagnoli, Owner della realtà leader dell’industria tessile.

by Silvia Borsa
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Com’è nata l’idea dietro al progetto Re+?

Quando ti occupi di design, respiri design e questa è la tua passione oltre che il tuo lavoro, sei portato a vedere il mondo che ti circonda con occhi diversi rispetto alla maggior parte delle persone: sei sempre portato a pensare all’uso delle cose, nel senso di funzione, e a come spesso questa non sia una definizione statica. Tutto può essere usato per fare altro rispetto alla ragione per cui è nato, e molto spesso sono proprio i designer a mostrare questa nuova chiave di lettura alle persone. Re+, progetto dedicato all’illuminazione design, è nato così, ripensando all’uso dei prodotti della filiera produttiva di una grande azienda come Mariplast: chi ha detto che ciò che serve all’industriale tessile non possa essere utilizzato per fare design?

L’eco-design è un trend di cui si sente molto parlare in questi ultimi anni. Su quali principi si basa il vostro progetto? Cosa lo distingue dagli altri?

La base di Re+ è una visione del design in senso democratico, dando vita a prodotti in grado di rispondere a tutti i parametri di eco-sostenibilità attuali. Anche se si tratta di prodotti plastici, va ricordato che essi vengono prodotti secondo criteri di rispetto ambientale molto precisi. L’oggetto finale Re+, inoltre, utilizza un sistema d’illuminazione a basso consumo energetico.

            

Probabilmente ciò che ci rende differenti dai nostri competitor che si occupano di eco-design è proprio la ricchezza dalla tradizione, dall’esperienza e dal know how del distretto tessile pratese: questo, infatti, è tra i più importanti a livello europeo per quanto riguarda gli indotti derivanti al mercato del tessuto.

Vendete i vostri prodotti sia online che nei negozi fisici. Quale pensate sia il canale di vendita che riscuote maggior successo in Italia nel vostro settore? Per quali ragioni?

L’Italia, nonostante i grandi passi avanti fatti negli ultimi anni, continua ad avere molta diffidenza nei confronti dell’acquisto online. Noi italiani siamo persone dall’animo molto semplice, preferiamo sempre vedere, toccare ascoltare le sensazioni che un oggetto ci comunica, e questo è molto difficile quando si acquista online. Abbiamo molte speranze per il futuro della vendita via web, ma per ora sono i negozi fisici che rivendono i nostri prodotti a rappresentare il canale di acquisto principale.

Vi siete ispirati a qualche designer in particolare per creare i vostri prodotti?

Il progetto di Re+ è stato seguito nello specifico da Stefano Giovacchini dello studio di-segno. Tutto è nato da una mia idea astratta circa il riuso dei prodotti plastici dell’azienda, a cui è seguita una fase di progettazione e realizzazione da parte dello studio di design di Giovacchini. Da qui sono state sviluppate diverse collaborazioni nel tempo con altri designer come Sabrina Bignami, Alessandro Capellaro, lo svizzero Cla Tschenett e altri. Ogni oggetto Re+ nasce dalla rielaborazione creativa e filosofica dei designer, che imprimono nell’oggetto stesso la loro visione del mondo e la loro personalità.

Chi sono i clienti tipo che normalmente s’interessano ai prodotti Re+?

I nostri clienti-tipo sono persone tra i 25 e i 45 anni di buona cultura, appassionate di design e che prestano attenzione alla questione dell’eco-sostenibilità. In ogni caso, proprio perché concepiamo il design in senso democratico, non viene precluso in alcun modo l’avvicinarsi di altri clienti con diverse caratteristiche. Colori, fascia di prezzo e versatilità rendono le nostre lampade perfette per chiunque e per ogni tipologia di arredamento.

Quali progetti avete in mente per il futuro?

Ci piacerebbe affermare il nostro brand nella zona di Prato in cui nasciamo come realtà artigiana locale, legata all’economia della zona, e in seguito espanderci in tutta Italia, per trasmettere i valori portanti di Mariplast e Re+ in cui crediamo profondamente e che sono al base del nostro progetto.

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