Rivoluzione Bim: il mercato è in ritardo, serve il coinvolgimento della filiera

di Mila Fiordalisi Cronologia articolo14 febbraio 2014

by Paolo Milizia
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Qual è lo stato di diffusione della tecnologia Bim in Italia? Quale il livello di conoscenza del «metodo» fra i vari attori della filiera? Quali gli ostacoli sul cammino? E, soprattutto, il Bim è davvero il deus ex machina in grado di abbattere sprechi e inefficienze o siamo di fronte a una «moda»? Queste le questioni prese in esame dal tavolo di esperti che il 31 gennaio si è riunito presso la sede del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di Porta Pia a Roma, dove il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha organizzato in partnership con il Settore costruzioni dell'Aicq (Associazione italiana cultura per la qualità) il convegno internazionale «Il Bim e il sistema delle costruzioni». All'evento hanno partecipato rappresentati di tutta la filiera, dalle istituzioni alla committenza pubblica e privata passando per gli studi di progettazione e le imprese.

Se è vero che il Bim «può rappresentare un'occasione di sviluppo per il comparto delle costruzioni», ha sottolineato l'ingegner Massimo Sessa, presidente reggente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, è anche vero che per consentirne la diffusione sistemica «è necessario adeguare la normativa sugli appalti pubblici, per permettere in particolare alla Pubblica amministrazione di gestire al meglio le proprie attività di controllo e monitoraggio», ha puntualizzato l'ingegner Filippo Romano, direttore generale dell'Autorità di vigilanza.
Il ministero delle Infrastrutture ha ben presente la questione: «Il ministro Maurizio Lupi ha manifestato interesse per questo innovativo strumento di pianificazione e controllo», ha evidenziato il responsabile della Segreteria tecnica del ministero Enrico Seta. Ed è proprio l'interesse sul tema ad aver consentito di riunire al Parlamentino i principali stakeholder che si sono fra l'altro impegnati a organizzare periodicamente una serie di incontri per venire a fondo della questione. «Il merito di Aicq è stato quello di coinvolgere tutti gli attori del comparto» ha detto l'ingegner Antonino Santonocito, Presidente del Settore costruzioni ed organizzatore dell'evento.

L'obiettivo numero uno è creare le condizioni affinché si possano conseguire la collaborazione e l'integrazione tra i diversi operatori coinvolti nella commessa, grazie a una definizione da parte del committente-promotore del quadro di richieste a progettisti, produttori e imprese. Il Bim presuppone l'agire in rete e non solo un insieme di tecniche e di strumenti – concordano tutti gli attori in campo. Facile a dirsi ma non a farsi, perché le variabili in gioco sono molte e complesse. Da una ricerca Ue sui «difetti» di costruzione – ha ricordato Pietro Baratono, Provveditore alle Opere pubbliche di Lombardia e Liguria – emerge che il 25% è dovuto a carenze nella fase di progettazione, un ulteriore 25% riguarda disfunzioni nel coordinamento dei diversi operatori durante la realizzazione e il 50% a carenze di controllo in fase esecutiva, specifiche tecniche non corrette, problemi finanziari. «Bisogna dunque definire con chiarezza le esigenze, stabilire percorsi di formazione di alto livello e allineare i prezziari regionali al Bim», ha sottolineato Baratono. Per ottenere risultati efficaci bisogna puntare su un'implementazione graduale «partendo da appalti significativi che possano diventare best practice di riferimento», ha suggerito Baratono.

Ma la sfida più importante sarà quella di un cambio di approccio: «Occorre partire dall'assunto che il Bim, inteso come metodologia gestionale, possa avere diffusione nella misura in cui le inefficienze del sistema, in precedenza tollerabili, non siano più consentibili a motivo dei ridotti margini di profitto o di spesa», ha sottolineato Angelo Ciribini dell'università di Brescia.
«Non è, dunque, il Bim a poter riconfigurare domanda e offerta, bensì è la dinamica evolutiva del mercato che potrebbe permettere al metodo di essere praticato». L'enfasi sullo «strumento» Bim tout court va dunque ridimensionata. Ed è necessario anche sfatare alcuni miti: la migrazione al Bim non è possibile in tempi rapidi e soprattutto deve coinvolgere tutta la filiera a partire dai soggetti finanziatori e dai committenti di progetto «che devono imporla ma al contempo devono garantire esperienza diretta», ha puntualizzato Ciribini che mette in guardia contro gli «apprendisti stregoni», ossia coloro che «richiedono, ad esempio, moli di dati ingiustificati e non finalizzati».

La questione dell'interoperabilità è cruciale: «Nessun committente accetterà mai di sostituire i documenti tradizionali come cogenti contrattualmente con quelli Bim-based in assenza di controprove significative e della praticabilità di una interoperabilità che oggi consentirebbe un florilegio di contenziosi», ha evidenziato Ciribini. Determinante la revisione dei contratti: «Collaborazione e integrazione rappresentano nozioni credibili solo se sono contrattualmente attuabili. In caso contrario – ha concluso Ciribini – possono decretare il fallimento della metodologia Bim».

Case history/1 - L'impresa di costruzioni Cmb
Le imprese di costruzioni rappresentano uno degli anelli «deboli» della catena Bim in Italia. Sono poche quelle che hanno adottato la metodologia e la maggior parte aspetta che sia la committenza a innescare il circolo virtuoso.«Le imprese di costruzioni hanno generalmente un approccio poco propenso ai cambiamenti e spesso adottano metodologie innovative solo se vincolate da prescrizioni dei committenti. Oggi tale caratteristica comporta che il Bim viene preso in esame prevalentemente su alcune commesse estere dove viene imposto dal contratto», spiega l'ingegner Francesco Lei di Cmb, impresa che ha cominciato a testare sperimentalmente alcune componenti del Bim a partire dal 2010 e che oggi utilizza la metodologia in numerosi progetti (fra le commesse già nel «curriculum» l'iniziativa immobiliare Milano Bicocca, l'Ospedale Niguarda di Milano, l'Ospedale San Gerardo di Monza e la Torre Hadid a Milano). «Per rendere più efficace la selezione delle ditte in relazione anche alle capacità effettive di utilizzo del Bim e quindi favorirne la diffusione occorrerebbe inserire nei bandi che lo prevedono un sistema di qualificazione in grado di premiare non le ditte che solamente dichiarano il suo utilizzo in caso di aggiudicazione, ma quelle che documentano già realizzazioni effettuate con il Bim», puntualizza l'ingegnere. Le tipologie di commesse più idonee all'utilizzo del Bim sono quelle in cui si governa anche la progettazione: commesse immobiliari, concessioni in project-financing, appalti integrati. «Un possibile sostegno allo sviluppo del Bim potrebbe derivare dall'inserimento della metodologia in alcuni bandi di lavori pubblici significativi. In tal modo – conclude l'ingegnere – si favorirebbe la conoscenza del sistema, l'acquisizione delle tecnologie, la formazione del personale e la tendenza ad amplificarne l'utilizzo anche ad altre commesse».

Case history/2 - Italferr
Ha deciso di «convertirsi» al Bim Italferr, la società di ingegneria del Gruppo Ferrovie dello StatoItaliane. Tre gli obiettivi del piano 2014-2018: innovare il modo di progettare, consentire la partecipazione alle gare internazionali in cui il Bim costituisce requisito di accesso, generare un risparmio del 20% del costo delle infrastrutture pubbliche. «Per ottenere questi risultati coinvolgeremo anche partner e clienti», annuncia l'ingegner Pietro Fedele. Il progetto «tiene conto del ruolo di Italferr nelle commesse e del patrimonio informativo soprattutto su Dwg», spiega Fedele. A tal proposito si è deciso di istituire un Osservatorio interno «per organizzare momenti di confronto con altre realtà industriali e condividere best practice e criticità nonché per mettere in cantiere le modifiche ai documenti societari». Per mandare avanti il progetto, da gennaio a luglio del 2013 sono stati analizzati organizzazione, processi e operatività dei progettisti. «I risultati hanno permesso di definire in dettaglio il piano di introduzione del Bim in Italferr», spiega l'ingegner Federico Sablone. Da agosto a ottobre si è proceduto a centralizzare i dati, organizzare il dato di progetto, definire la struttura del progetto e classificarne i dati, realizzare i cicli di vita del file e degli oggetti. Da ottobre a dicembre è stata realizzata la progettazione Bim del Fabbricato tecnologico dell'Acc di Napoli. Ora Italferr mira a estendere la Process Collaboration al resto della società e ad aumentare il numero delle risorse del Bim Team. L'obiettivo è definire linee guida, template e oggetti standard e creare la libreria di regole per l'ambito ferroviario. E si lavora anche all'individuazione dei criteri di valutazione e selezione dei fornitori/appaltatori.

Case history/3 - La società di ingegneria e architettura Politecnica
l Bim ci fornisce un'importante evoluzione della piattaforma comune in cui operano e si confrontano tutti i protagonisti della filiera, aprendo inevitabilmente a un confronto ancora più serrato tra committenza progettisti e costruttori. Ne discende un'innegabile necessità di standardizzare la condivisione dei dati in tutta la filiera; e seppur complesso riteniamo che sia un processo inevitabile». Ne è convinta Francesca Federzoni della società di ingegneria e architettura Politecnica, che utilizza il Bim anche e soprattutto per darsi un'opportunità di business.
Al momento i riflettori sono puntati in particolare sulle commesse estere: «Sono in aumento i bandi internazionali con richiesta di modello Bim ed è in crescita l'uso del modello soprattutto da parte delle grandi imprese di costruzione anche in nome del contino incremento del livello di qualità atteso dal cliente e delle rinnovate esigenze di manutenzione delle strutture», sottolinea Federzoni. I contro non mancano ma bisogna mettere sul piatto della bilancia i vantaggi sul lungo termine: «Il Bim può non coprire tutte le esigenze dello studio, può non essere il massimo per la singola disciplina, può essere in parte un modello "rigido" e può rappresentare una soluzione più costosa rispetto alle metodologie tradizionali, considerando i maggiori costi legati agli investimenti in software e quelli relativi alla formazione del personale, ma in compenso permette di dotarsi di un metodo di progettazione e di collaborazione in real time e di poter partecipare a importanti bandi di gara e commesse di livello internazionale», spiega ancora Federzoni.
</CW>Inoltre è possibile fare fronte ad alcune criticità, come quelle legate ai costi del software: «Il mercato offre numerose soluzioni e bisogna essere in grado di scegliere quelle più idonee. Ed è possibile inoltre gestire il rinnovo delle licenze in maniera flessibile».

 

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    • Paolo Milizia

      Paolo Milizia

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      Naples / Italy

      Docente a contratto presso il centro L.U.P.T. Università di Napoli Federico II, nell’ambito dei corsi di formazione relativi al settore delle tecnologie informatiche applicate, per la materia del corso di progettazione architettonica con BIM Revit Architecture. Consulente per Romeo immobiliare per la verifica dello stato Manutentivo del T.A.R. di Napoli e il C.N.R. di Pozzuoli. Consulente BIM per ITALIANA SISTEMI s.r.l. Consulente BIM per Tecnosistem s.p.a. Esperto BIM Revit architecture, m)