‘Un gesto misurato e potente scevro da compiacimenti formali’ questa è una delle qualità che è stata attribuita all’architettura di José Maria Sanchez Garcia, giovane architetto under 50 vincitore della 4° edizione del premio internazionale BSI SWISS ARCHITECTURAL AWARD 2014, scelto tra i 27 partecipanti segnalati dagli advisors di varie nazioni.
Si è svolta lo scorso 18 settembre la cerimonia di premiazione del concorso internazionale. E’ rimasto in Europa quest’anno il premio che nelle scorse edizioni era stato aggiudicato a professionisti dell’America Latina, Africa, Asia: Solano Benitez (Paraguay 2008), Diébédo Francis Kéré (Burkina Faso/ Germania 2008) e Bijoy Jain - Studio Mumbai ( India 2012).
Il premio a cadenza biennale promosso da BSI Architectural Foundation con patrocinio dell’Ufficio Federale della Cultura, dell’Accademia di architettura (Università della Svizzera italiana) e la collaborazione dell’Archivio Moderno, riconosce il merito di architetti che ‘forniscono un apporto rilevante alla cultura architettonica contemporanea e hanno saputo dimostrare particolare sensibilità oltre che all’aspetto estetico anche al contesto paesaggistico e ambientale’.
Come ha affermato l’Architetto Mario Botta Presidente di Giuria formata da Alberto Campo Baeza, Marc Collomb, Charles Kleiber, Bruno Reichlin, il concorso ha voluto mettere in luce il carattere esemplare di architetture che hanno assunto ‘come nucleo centrale della riflessione progettuale l’attenzione al sito ed alle caratteristiche di un determinato contesto radicandosi in un tempo e in uno spazio e mutando in altrettanti punti di forza anche le difficoltà ed i vincoli, raggiungendo livelli di notevole carica poetica’.
Rilevante la varietà di orientamenti dei 27 partecipanti con tre lavori rappresentativi e varie le destinazioni delle architetture in concorso: dalla residenza ai centri di cura, dalle torri panoramiche alle biblioteche, tra i nomi per citarne alcuni: Smiljan Radic (Cile) con la casa per il Poema dell’angolo retto, Kumiko Inui con Small House H, Akihisa Hirata con Photosynthesis , Onishimaki + hyakudayuki architects con Home for All, , Lassila Hirvilammi Architects – OOPEA (Finlandia) con la Chiesa di Karsamaki, Rintala Eggertsson Architects (Norvegia) con l’HØSE Bridge, Sameep Padora (India) con il Tempio shivaita, Studio Weave con The Lullaby Factory, Camilo Restrepo Ochoa (Colombia) con Orquideorama.
Ma è il ‘forte rispetto per il paesaggio che si traduce in segno architettonico semplice e colpo diretto’ a caratterizzare le tre diverse esperienze architettoniche del vincitore dagli altri progetti e a far vincere il giovane architetto under 50, messo a confronto con la riqualificazione del patrimonio archeologico nella città, con la costruzione di un centro per l’innovazione tecnologica delle attività sportive e un centro di canottaggio in un contesto paesaggistico.
Le opere presentate da Sanchez, risultato di precedenti concorsi, sono state tutte realizzate in Spagna: la sistemazione dell’ area archeologica del Tempio di Diana a Merida inclusa nei siti protetti dell’Unesco come patrimonio mondiale, il Centro per l’innovazione sportiva ‘el Anillo’ sul lago artificiale Gabriel y Galàn a Cáceres, il Centro di canottaggio ai margini del bacino idrico di Alange.
Le architetture di Sanchez si posano sul paesaggio e lo trasformano. Come accade per il Centro ‘el Anillo’: un unico oggetto metallico largo sette metri, del diametro di ben 200 metri di circonferenza, su una superficie di circa 6700 mq realizzato con elementi prefabbricati trasportati e assemblati in situ come parti di un meccano sopraelevato che costituiscono un anello all’interno della penisola sul lago. Sanchez afferma di aver sopraelevato la struttura per rispettare i diversi dislivelli del terreno che variano da 60 cm a 5 m.
L’idea del circuito di servizi che accoglie laboratori di ricerca, auditorio, caffetteria, depositi, ricovero, centro di documentazione, nasce da un processo che dall’organico giunge ad una sintesi geometrica e risolve tecnicamente il sito. La corazza del corpo orizzontale date le sue dimensioni si percepisce solo dalla videocamera satellitare come un opera di Land Art. Non altera la topografia naturale e definisce due aree destinate ad attività differenti all’interno del bosco di querce da sughero, lo spazio circoscritto dall’anello e quello esterno verso la riva dove in ordine sparso sono collocati i servizi.
Diverso il contesto del progetto per la riqualificazione dell’area del Tempio di Diana a Merida anch’esso risultato di un concorso. Il bando prevedeva la progettazione di una grande piazza aperta che Sanchez risolve progettando una ‘piattaforma’ o ‘piazza sopraelevata’ e una sottile cortina di corpi a due livelli di cemento chiaro a cingere su tre lati lo spazio costituito dai resti archeologici, a riallacciare le proporzioni col Tempio ‘sino a diventare una cosa sola’ con esso. La riduzione formale determina un fondo austero e possente dove struttura e architettura coincidono.
Infine il Centro di canottaggio ad Alange come ‘una macchina per percepire il paesaggio’ è costituito da un basamento trapezoidale in calcestruzzo chiaro, sormontato da un padiglione metallico trasparente e da una ampia terrazza.
Esso giace a mezza costa dalla riva del lago e accoglie l’officina di riparazione delle imbarcazioni, la palestra, la caffetteria con la funzione portante di sostenere il peso della copertura del grande ambiente centrale a pianta quadrata del basamento e di favorire il gioco di attese e scoperta dell’osservatore il cui sguardo verso le acque incontra il filtro delle travi reticolari e del vetro.
‘La riduzione formale accompagnata da una grande sensibilità nell’interpretazione del sito, con cui instaura un rapporto fecondo’ è una delle qualità delle opere di questo giovane architetto che fa dell’attenzione al sito l’elemento generatore delle sue architetture, i suoi progetti hanno incontrato le aspettative della giuria del Premio BSI SWISS ARCHITECTURAL AWARD 2014 e vengono riconosciuti come ‘eminentemente contestuali e provvisti di un carattere universale’, con quei caratteri dunque che dovrebbero contraddistinguere la migliore architettura giovane e contemporanea come risposta 'semplice' ed efficace a problemi complessi.
Riporto di seguito alcune domande che ho avuto modo di rivolgere all’architetto Mario Botta Presidente di giuria in occasione della presentazione del premio.
- Il contesto architettonico in cui deve sorgere un'architettura può avere caratteristiche particolari o anche vincoli come ad esempio, per Sanchez, la sistemazione dell'area del Tempio di Diana, in che modo l'attenzione al sito può diventare un punto di forza per il progettista?
L’attenzione al sito è parte fondamentale del progetto. Non è possibile realizzare un’opera di architettura staccata da un territorio.
-La sensibilità al rapporto col paesaggio limita la creatività dell'architetto?
La sensibilità alla lettura e al rapporto con il paesaggio stimola e aumenta la creatività dell’architetto.
- Il compiacimento estetico può essere un limite per un progetto architettonico?
Il compiacimento estetico è parte del messaggio finale ma, evidentemente, ci sono altre componenti (tecniche, funzionali, distributive) che condizionano il progetto stesso.
- Secondo lei quali sono le carenze e gli elementi che spesso mancano nel progettare contemporaneo?
Uno dei grandi limiti, che purtroppo si è andato consolidando negli ultimi decenni, è il tentativo di considerare l’opera di architettura come un fatto autoreferenziale, senza tener conto dei rapporti spaziali, di memoria e di cultura, che condizionano il fatto architettonico.
Le domande rivolte all’architetto Nicola Navone curatore dell’Esposizione e del Catalogo relativi al Premio.
Nell'allestimento è presentata l'opera degli architetti in concorso, lei in conferenza ha affermato di aver realizzato un procedimento di ricostruzione della genesi dell'idea di progetto. Ci riassume quali sono le scelte di fondo operate? - Quali sono le novità sull'allestimento dell' edizione di quest'anno?
Rispetto alle passate edizioni, l'esposizione dà maggiore risalto alle opere del vincitore. Alle fotografie di Enrico Cano e ai video di Daniele Marucci, che documentano magnificamente le tre opere premiate di José Maria Sanchez Garcia, abbiamo voluto affiancare la ricostruzione della loro genesi progettuale attraverso riproduzioni di schizzi, tavole di concorso, disegni esecutivi, fotografie del cantiere: il tutto disposto su grandi tavoli (come se ci trovassimo nello studio del vincitore) e corredato da plastici, per mostrare quel lungo e laborioso processo di elaborazione che dai primi abbozzi conduce all'opera costruita.
La mostra ed il catalogo sono una sintesi delle opere degli architetti under 50 partecipanti al concorso e provenienti da tutto il mondo, quali sono le difficoltà nel realizzare la presentazione di architetture rappresentative di nazioni diverse e così differenti ?
Credo che la difficoltà principale risieda nel compendiare in uno spazio relativamente esiguo opere di architettura non di rado complesse, per l'ampiezza del programma funzionale, le vicende della loro genesi, le istanze della committenza e dei loro autori. E nell'evocare un'opera in sua assenza, attraverso quei simulacri che sono la fotografia e la rappresentazione grafica.
E' stata questa la ragione supplementare che ci ha indotto a presentare la genesi delle opere del vincitore: per accostare alle pur efficaci e suggestive raffigurazioni fotografiche o video la ricostruzione di ciò che la precede e le dà forma: offrendo dunque un simulacro (e al tempo stesso un'interpretazione) del suo processo di "costruzione" (mentale e fisica).
(foto delle architetture di Enrico Cano)
Donatella De Lucia
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