OLTRE LA PEREQUAZIONE. Per una nuova generazione di piani urbanistici equitativi e solidali
Nuovi scenari per una moderna concezione di Piani Urbanistici equitativi e solidali. Scelte di equità nella destinazione urbanistica delle aree di espansione del sistema insediativo locale e nella definizione dei processi di riqualificazione e trasformazione del tessuto urbano.Tesi per l'affermazione di una nuova generazione di Piani Urbanistici equitativi e solidali.
Proposta per la condivisione di un processo di pianificazione urbanistica partecipata, fondata su principi equitativi e solidali, da definire mediante procedura concorsuale: la struttura della proposta operativa, l'impianto tecnico-procedurale e lo schema del processo di pianificazione, gli elementi di compensazione (incentivi e disincentivi urbanistici).
Con l’approvazione della Legge Regionale n. 5 del 6 maggio 2013, la Regione Campania introduce il comma 2-bis all’art. 33 della legge urbanistica regionale. Con la recente norma, nel riconoscere la facoltà alle amministrazioni locali di utilizzare il Bando di evidenza pubblica “Per selezionare i comparti e gli ambiti nei quali realizzare interventi di nuova urbanizzazione, trasformazione, sostituzione, rigenerazione o della riqualificazione urbana e territoriale…”, l’ente regionale assume una funzione legislativa fortemente innovativa e un ruolo di assoluto primato a livello nazionale. La condizione derivante da una scelta di pianificazione urbanistica, non può determinare ancora disuguaglianza tra i cittadini o essere causa di discriminazione economica e sociale. Al contrario, deve identificare un'attribuzione di qualità edificatoria socialmente condivisibile, atteso che il diritto edificatorio non è legato a un'oggettiva attribuzione della proprietà immobiliare in quanto tale, bensì al riconoscimento di una riserva di privilegio che si concretizza attraverso il rilascio di un titolo abilitativo. Tutto ciò presuppone, quindi, il riconoscimento di una condizione di "indifferenza localizzativa" dei nuovi interventi di trasformazione urbanistica all'interno di un determinato "Campo di interesse urbano" o "Distretto urbanistico", da esplicitare attraverso l'applicazione di nuovi meccanismi partecipativi e concorsuali. Non solo, ma una moderna “visioning” dei dispositivi di pianificazione urbanistica (generanti condizioni di effettiva equità nel distribuire i benefici derivanti dall’attività edificatoria), non può prescindere dal considerare dispositivi di riconoscimento di un legittimo ristoro ai soggetti proprietari di aree sottoposte a regime vincolistico o di limitazione dei diritti edificatori e a tutti quei cittadini non proprietari di suoli. La logica del profitto e del massimo ricavo legata alla rivalutazione immobiliare che da sempre si è affermata ad esclusivo appannaggio dei soli imprenditori privati, pur conservando in linea di massima dei margini sufficienti a soddisfare le attese dei soggetti attuatori, dovrà necessariamente comportare la cessione alla collettività di quote sostanziali dei benefici economici derivanti dall'attività edificatoria: la produzione edilizia è una cosa, la rendita immobiliare e la speculazione sono ben altra. In conclusione, al di là del contesto specifico di riferimento, la proposta di piano urbanistico equitativo e solidale, si pone l'ambizioso obiettivo di rappresentare una metodologia applicabile in assoluto e in generale, rispetto a qualsivoglia contesto territoriale. I tempi sono davvero maturi per scelte di equità nella definizione delle destinazioni urbanistiche e nella scelta delle aree edificabili e di trasformazione urbana. Le teorie affermate rappresentano, pertanto, una preziosa opportunità per stimolare la ricerca di nuovi indirizzi e maggiori approfondimenti all’interno del processo di sempre più ampia identificazione della città contemporanea.
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