Architetture notturne

«Night fever, night fever. We know how to do it. Gimme that night fever, night fever. We know how to show it ». Bee Gees

by Monica Botta
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A volte capita di trovarmi in spazi reali o virtuali, dove la percezione dell’ambiente è in continuo mutamento, dove non serve essere sé stessi ma è possibile uscire dagli schemi per eccedere, ballare, lasciarsi andare, divertirsi.

Design aggressivo, psichedelico, provocatorio, effimero o tangibile, elegante, artistico, ricco di rimandi. I locali notturni, luoghi di eventi in cui si consuma la notte, mi accorgo che sono diventati negli anni, simbolo di design dove architetti e designer danno libertà all’immaginazione. 

Nate di fatto, negli anni 70 sotto la febbre del sabato sera, le discoteche diventano negli anni 80, dal nord al sud dell’Italia, contenitori del divertimento, fino a raggiungere negli anni 90 il picco sia come numero che come fruitori. Vero e proprio fenomeno italiano che ha toccato numeri da capogiro: basti pensare che si sono raggiunte le 9.000 discoteche negli anni novanta a fronte delle 1.000 degli Stati Uniti o delle 900 dell'Inghilterra, nello stesso periodo.

A seguito di questo boom, negli anni 90 avviene la crisi che trasforma molte discoteche in locali del divertimento come disco bar, night club, o li converte in attività per lo spettacolo. Nei primi anni del secondo millennio, le discoteche diventano Clubs, più contenute in dimensioni e con una fruizione diversificata per diversi giorni della settimana. Ed è in questo periodo di visibilità degli spazi, dovuto al divieto di fumare, e quindi a una percezione dell’ambiente più alta, che si concentra l’attenzione sul design e sulla qualità dell’estetica, dell’architettura.

Contaminazione è la parola che definisce al meglio il cambiamento dei locali. Hall di hotel, sale convegni, teatri, ristoranti, lounge bar si trasformano in locali dove il divertimento parte dall’evento o dalla convention, per andare all’happy hours oppure alla cena, diventando poi spazio per il ballo sfrenato o musica dal vivo nelle ore più tarde.

«La tendenza a livello di design dei locali notturni - mi dice Beppe Riboli architetto e guru italiano di queste realizzazioni - è quella, dopo anni di minimalismo e di total white, di un ritorno al colore. Per questo motivo, oggi più che mai, il carattere dell’architettura è importantissimo: il bello non solo e' richiesto, ma è necessario. La cultura del bello in Italia e' in ascesa verticale; bello inteso come forma e funzione - dalle percorrenze interne alle disposizioni dei bar, dei privé, delle sale, ecc. - pena l’insuccesso del locale. La richiesta del fruitore è quella di essere stupito con un locale fashion, di tendenza, contaminato soprattutto, come avviene in questo periodo, con la moda, con l’arte.»

 Ed ecco una rassegna di locali notturni italiani, contenitori di eventi, da nord a sud, contraddistinti dall’estro progettuale di Riboli. «Spazi onirici» - così come li definisce lui - «Luoghi in cui la progettazione vuol dire sperimentazione e innovazione, ricercare concetti e idee, nelle micro e macro architetture, perché la voglia è sempre quella di stupire ed emozionare.»

Vero e proprio laboratorio permanente dove sperimentare look in cambiamento continuo è lo Zang Tumb Tumb a Crema, con ambienti dirompenti, sempre all’avanguardia. Allestimento con rimandi di colore per uno spazio bianco sinonimo di purezza - per la zona della hall; spazio nero - sinonimo di claustrofobia per la zona dinamica di ballo; spazio rosso - sinonimo di vizio per mangiare, bere, giocare.

Concept legato al tema del Teatro popolare settecentesco, periodo sospeso tra arte e poesia, con fortissime contaminazioni di spettacolo è il Teatro Alberti a Desenzano: palcoscenico, quinte e platea in un locale multifunzionale per meeting presentazioni ed eventi spettacolari, dove poter mangiare, bere, cantare, ballare e vedere rappresentazioni.

Il Velvet di Rimini è un contenitore in continua interazione tra eventi artistici e musicali, architettura ed effimero, volumi pieni e volumi virtuali, stanze intuite più che reali, soffitti con stampe di dischi famosi, giochi di bianco e nero negli arredi.

Ed eccoci al nuovissimo Occhi Occhi Oh a Napoli, brillante esempio di contaminazioni con la moda. Si presenta con pareti luminose stroboscopiche e pavimenti glam argentati, perfetto per sfilate o eventi griffati. Omaggi e rimandi modaioli, dalla camelia ideata da Coco Chanel all’anello Love di Cartier, dalla cintura di Hermes che disegna i contorni di un tavolo, alla boccetta di Chanel n. 5 che in versione totem si trasforma in una lampada.

Approccio progettuale diverso per il Nuclè ad Altamura, una masseria del ‘600 adibita oggi a ristorante e discoteca. Recupero delicato,rispettoso, ricco di legni bianchi e cristalli, cemento, cotto, illuminato da una luce che valorizza gli ambienti. Rimandi del passato per questa location dalle atmosfere contemporanee light.

Le architetture della notte le definirei quindi così: camaleontiche e istrioniche; luoghi perfetti anche per ambientare una festa aziendale, una convention, una presentazione. Una nuova accezione sempre più compresa da agenzie e aziende stesse. Cambiano colore, forma e concept adattandosi a quello dell’ambiente circostante – alle richieste del periodo storico - ma mutano anche in base all’umore - leggi estro - del loro progettista; decidendo per mimetismo oppure per una seduttiva esibizione di sé.

(articolo Architett'Art su 2MORROW n.4 - 2010)

www.2morrow.it

 

 

 

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