La cappella nel bosco a Varano Marchesi di Paolo Zermani

Il Sacro e l'Architettura nella semplicità della complessità

by daniele spirito
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Quest'opera di Paolo Zermani (Zermani Associati Studio di Architettura) è talmente piccola che risulta grande. In pochi elementi riesce ad esprimere una moltitudine di significati strabiliante.

Una volta un tale di nome Steve Jobs affermò che la semplicità altro non è che la complessità risolta, e quest'affermazione trova pieno compimento in questa piccola cappella realizzata nella frazione di Varano Marchesi, piccolissimo borgo già ricco di altre opere dello stesso Zermani.

Formalmente si tratta di un'opera semplicissima. Tre soli elementi: un muro, una seduta, una croce. "Due linee ed un punto", afferma Zermani. Di una chiarezza quasi disarmante. Eppure questi tre semplici elementi racchiudono al loro interno e nella loro reciproca composizione una molteplicità di significati (materici, tipologici, simbolici) che saltano subito agli occhi, anche a quelli dell'osservatore più inesperto o semplicemente disattento, anche agli occhi del pellegrino che incontra la cappella mentre percorre l'antica strada romea. Già di per sé il contesto è ricco di significato, per via del suo indiscusso valore storico e paesaggistico, tuttavia la bravura dell'architetto sta sempre nel saper cogliere questo valore e nel saperlo declinare: dal valore del luogo al valore dell'opera, affinchè il valore dell'opera sia perfettamente integrato in quello del luogo, anzi lo definisca e valorizzi ulteriormente. E' l'antico e sempre valido concetto filosofico di sistema: il tutto illumina le singole parti, e le singole parti concorrono a definire l'unità del tutto. Una definizione di straordinaria portata, che ogni architetto dovrebbe sempre tenere in considerazione.

Ma ritorniamo alla Cappella nel bosco. Tre elementi dicevamo. Tre. Anche il numero è simbolico, ed in un edificio di carattere sacro non è certo necessario fornire ulteriori spiegazioni a riguardo!

Un muro a definire una direzione, una seduta a stabilire un verso ed una croce ad indicare la sacralità del luogo.

Il muro, un setto murario di 9 x 6 ml, è realizzato in muratura faccia vista utilizzando dei mattoni di tipo antico rosa chiaro, in accordo con la tradizione costruttiva del luogo. Ciò lo rende parte integrante del contesto, e mai in contrapposizione con esso. Il muro inoltre, per la sua linearità, posto parallelamente al percorso lo rafforza, ne rende più esplicita la direzione, anzi sembra quasi che sia esso stesso a definirla. Nell'ottica della cappella è poi la seduta (realizzata costruttivamente come il muro) a definire il verso lungo la stessa direzione: è posta ad una estremità del muro, perpendicolarmente ad esso ma leggermente distaccata (quale semplicità, e quale finezza compositiva!) e si pone di fronte alla croce. Viene spontaneo sedersi guardando quest'ultima. La croce invece, oltre a definire il verso assieme alla seduta, indica inequivocabilmente il carattere dell'opera e l'assoluta sacralità del luogo. Indica con chiarezza che si tratta di una cappella e, al contempo, di un luogo di sosta e riposo. Il fatto poi che sia saldamente ancorata contemporaneamente al terreno ed al muro rappresenta la continuità tra luogo e costruzione (natura ed architettura) e la sacralità di entrambi.

E' quasi un ritorno alle origini. In architettura e nella fede. Mi viene subito da pensare all'Eremo delle Carceri ad Assisi. All'inizio, nel tredicesimo secolo, San Francesco e i suoi primi compagni si ritiravano lì in preghiera, rintanandosi ognuno in una piccola grotta isolata dalle altre ed in mezzo alla natura. Il sacro era lì: era la natura stessa, il segno più espressivo e magnifico della grandezza di Dio. Invito chiunque legga questo post a recarvisi, almeno una volta nella vita, perchè si tratta di una esperienza sensoriale e percettiva quasi unica.

A questo proposito credo che la cappella di Zermani di cui ho appena scritto vada proprio in questa direzione: non è natura essa stessa, ma una sorta di cartello, di segnale stradale che la vuole indicare, e che lo fa in maniera semplice, senza rubare la scena, integrandosi ed interagendo con essa. 

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    • daniele spirito

      daniele spirito

      Architect

      Latiano / Italy

      Architect, he graduated with honours in 2012 with an experimental thesis on the structural aspects and symbolic features between industry and landscape. He participated in many italian and international workshops, contests and competitions about architecture, urban design and planning. In 2012 he won the International Prize for Sustainable Architecture and was awarded with the gold medal/first prize. In 2013 his work is selected for the “CMA | EDU: The 2013 Exhibition celebrating design talent i)

    References
    Cappella nel bosco 35

    Cappella nel bosco

    Varano Marchesi / Italy / 2012