Occasioni Urbane

L'innovazione va a scuola

by Laura Porporato
1
1 Love 410 Visits

 

L’INNOVAZIONE VA A SCUOLA
Una sintesi di quanto esposto da Laura Porporato, tesoriere dell’Ordine degli Architetti di Torino, durante l’incontro del 20 settembre del ciclo “Occasioni urbane”.
In presenza di una scuola (intesa come componente del patrimonio immobiliare della città dei cittadini) obsoleta, meglio riadeguare o demolire e ricostruire?
Occorre innanzitutto considerare che non esiste solamente il bianco ed il nero, il tenere o il sostituire. Ogni decisione deve essere valutata contemplando molteplici sfumature di grigio.
Nel caso in cui ci troviamo in presenza di edilizia di scarso valore, non adeguata rispetto ai parametri fondamentali di sicurezza antisismica, antincendio, basso comfort ambientale, elevati disperdimenti e quindi consumi, sbagliate esposizioni, aule anguste e non utilizzabili per le nuove forme di didattica, insufficienti spazi aperti, forse occorre seriamente ripensare anche ad una ricollocazione del plesso scolastico.
Stesso discorso potrebbe valere nel caso in cui l’edificio riveste un alto valore storico documentale o architettonico, ma racchiude comunque al suo interno tutte quelle inadeguatezze illustrate pocanzi e ci porta nuovamente a considerare maggiormente efficace una ricollocazione della scuola ed un uso più consono dell’edificio.
Non bisogna inoltre dimenticare che i finanziamenti relativi all’adeguamento energetico di un edificio scolastico sono ancora fortemente vincolati alla presenza di un edificio, inadeguato ma esistente, senza prevederne la possibilità di sostituzione.
Per impostare un edificio scuola: quali i consigli? Quali gli errori da non commettere? Quali le esigenze più marcate della scuola oggi (sostenibilità, comfort, funzionalità, accessibilità)?
Partirei dalle esigenze. La funzionalità è legata ad un bilanciamento fra le opportunità offerte dagli spazi, le azioni da attivare al loro interno (ascolto, lezione frontale, studio individuale, discussioni, ricerca, esposizioni, attività di laboratorio, trasferimenti) e lo spirito innovativo e di adeguamento dei molteplici fruitori della scuola (a partire naturalmente dagli alunni). Un corretto mix di questi elementi può permettere di fare didattica in un bosco, in un museo, in un’aula tecnologicamente evoluta od in una tradizionale, con evidenti correzioni ai livelli compositivi della miscela.
La soluzione preferibile è quella di ripartire da zero, da un edificio nuovo progettato per lo scopo o da una situazione che intervenga su di un edificio esistente riadeguato e ripensato radicalmente per questa funzione, che consideri le esigenze, le condizioni di partenza, il punto di vista di tutti gli attori in campo.
Ed allora arriviamo agli errori da non commettere. Uno soltanto, il più importante. Non lavorare da soli per compartimenti stagni. Fare squadra con tutti i componenti del team di progettazione, con l’amministrazione pubblica, con gli insegnanti che dovranno utilizzare l’edificio e che dovranno trasmetterne le potenzialità ai bambini che con loro condivideranno questa esperienza d’uso.
Il lavorare in rete permetterà di evitare di progettare un edificio autoreferenziale che appaga l’ego dell’architetto ma non considera il confort a tuttotondo che deve permetterne il corretto uso da parte dei fruitori ed in definitiva della stessa comunità in cui la scuola si inserisce.
Scuola e libretto dell’edificio: una proposta fondata?
Il libretto dell’edificio al momento è un documento che per lo più viene redatto pressoché automaticamente dai sistemi informatici che seguono al piano di manutenzione, più o meno personalizzati dai professionisti più scrupolosi e meticolosi che vanno a collegare tutti gli effettivi elementi utilizzati nella costruzione prevedendone la manutenzione, il controllo ed il rinnovamento per una struttura sempre efficiente.
Ma questo libretto dovrebbe anche prevedere una versione molto più friendly che permetta anche ad insegnanti ed alunni di capire come “funziona” l’organismo edificio ed a trasmetterlo ai nuovi studenti che ogni anno entrano a far parte della struttura.
Questa versione potrebbe essere costruita insieme attraverso processi partecipativi di condivisione delle scelte ed esame della costruzione (visite in cantiere, studio ed illustrazione del
progetto e delle sue potenzialità), in modo da trasformare l’edificio in un vero modello in scala 1:1 delle politiche di sostenibilità ed innovazione messe in campo con la costruzione.
La maggior parte delle scuole è stata costruita prima che entrasse in vigore la disciplina sull’organizzazione degli spazi. Come si può agire per migliorare “da dentro” le scuole?
Con la collaborazione di tutti, con la voglia di mettersi in gioco, innovarsi, cambiare gli schemi che si sono radicati in noi dopo decenni di uso degli spazi secondo una modalità di lezione frontale.
La scuola oggi deve prevedere che vi siano, nel percorso didattico, spazi differenti per la trasmissione delle informazioni, l’elaborazione di contenuti, la discussione e la presentazione dei risultati. Tutte cose che possono tranquillamente continuare ad essere fatte all’interno delle aule tradizionali se queste sono adeguatamente capienti per permettere la differente disposizione di banchi e alunni, meglio se attrezzate con lavagne LIM e dispositivi tablet per interagire in modalità evoluta.
In questo modo non vi sono spazi dedicati ad una specifica attività ma adattabili, lasciando ai laboratori l’utilizzo specifico per attrezzature speciali (scienze e sperimentazioni, pittura e modellazione, psicomotricità o musica).
Occorre ancora vedere come utilizzare lo spazio di connettivo non più per trasferirsi da A a B ma per “viverlo” veramente durante tutta la giornata in una pluralità d’uso, per attrezzare spazi per lo studio individuale, per la lettura, l’incontro e la condivisione, dove l’atto del “ricrearsi” non deve essere inteso solo come ricreazione fra le due campanelle…
Uno spazio particolarmente indicato per lo studio individuale e la ricerca può essere la biblioteca che, aperta al territorio, è il primo punto di interazione in/out della scuola.
Tecnologia e spazio scolastico: come si conciliano? Troppa domotica rischia di essere un freno alla corretta educazione all’uso dello spazio?
La domotica permette la massima flessibilità ed economia degli impianti e dei consumi, permette il controllo dell’efficienza delle varie parti dell’edificio, segnala malfunzionamenti e problemi, evita luci accese durante la notte o il periodo estivo…
Può, per contro, portare ad una diseducazione degli utenti al controllo diretto dei consumi e dell’uso, ma potenzialmente può divenire occasione di educazione all’utilizzo responsabile delle risorse, può dimostrare come sia inutile accendere la luce quando fuori c’è il sole, quali siano i vantaggi derivanti dalla presenza di pannelli solari o fotovoltaici nell’edificio, dare conto di quanta acqua piovana siamo riusciti ad accumulare etc. sviluppando quella coscienza ambientale che porta ad una cittadinanza attiva e responsabile e, passando dai bambini, raggiunge le famiglie aumentando il bacino di utenza dei fruitori del sapere.
Teniamo inoltre conto che potrebbero attivarsi tutta una serie di corsi aperti all’Università popolare che coinvolge quindi gli adulti e fa toccare con mano anche a loro quanto il condividere un ambiente adeguatamente studiato possa portare alla sostenibilità, ambientale, economica, di confort che a partire dalla scuola può venire replicata in tutte le altre costruzioni.
Educare all’architettura ed alla sua qualità: come agire, a partire dall’Università e dall’Ordine?
Parlandone, diffondendo le buone pratiche, potenziando i corsi già presenti all’Università integrandoli con saperi diversi. Coinvolgendo psicologi, educatori, artisti. Lavorando in rete, parlandone pubblicamente ed in tutte quelle occasioni in cui si parte da un’idea per giungere ad una trasformazione che modificherà per un periodo anche lunghissimo le nostre città, le nostre piazze, i nostri usi dello spazio.
Le scuole sono strutture all’interno delle quali i nostri bambini passeranno molti anni, proprio quelli in cui inizieranno a sviluppare un personale gusto, senso del bello, la curiosità di attraversare le esperienze in modo attivo e non solo come “turisti”, ma come “viaggiatori”.
Ed allora ambienti adeguatamente studiati per dare loro il massimo confort, ma anche per attirare curiosità, stimolare creatività, per sviluppare la volontà di ricerca ed apprendimento, se adeguatamente accompagnati da insegnanti che vogliano interrogarsi e mettersi in gioco, può portare ad un interesse per il “bello” che non deve essere esclusivamente clamore e stupore, ma
che si può nascondere anche nelle piccole cose, negli atteggiamenti, nelle sensazioni di benessere che lo stare in un adeguato ambiente possono suscitare.
E poi viaggiare, non per andare in alcuni posti, ma per “vedere” vedere davvero i luoghi, capire, calarsi nelle architetture che ci circondano, nello spirito che le ha ispirate, nel benessere che da tali viaggi si può trarre, ma sempre con la curiosità di un bambino, facendosi delle domande, non aspettandosi necessariamente delle risposte, ma attraverso le domande, interrogarsi ed interrogare il mondo, per trarre la cosa importante che da ciò ci può derivare, la bellezza di apprendere.
In un articolo de “La Stampa” dei giorni scorsi D’Avenia scriveva ai ragazzi che si apprestavano ad iniziare un nuovo anno scolastico, incitandoli a trovare la bellezza in ciò che studiavano perche “nutre la mente solo ciò che la rallegra”.

Comments
    comment
    user
    Author
    • Laura Porporato

      Laura Porporato

      Architect

      Turin / Italy

      Si occupa di compatibilità ambientale, di riduzione dei consumi energetici, utilizzo di fonti rinnovabili, utilizzo di materiali bio-compatibili ed a bassa impronta energetica, di progettazione di edifici scolastici a misura di bambino, allestiti con colori, materiali e forme che agevolino il processo pedagogico. L’uso di tecnologie impiantistiche degli edifici per la ricerca e la promozione della didattica e di nuovi scenari educativi, per renderne naturale e divertente l’approccio dei bambini)