Complesso parrocchiale S. Vincenzo De’ Paoli | Luigi Belvedere
Concorso di Idee - 2°classificato Caltagirone / Italy / 2002
ἰχϑύς 153 - 17 Gv 21,11 ---------------- Raramente ad un architetto è dato di concorrere per la progettazione di una chiesa, quando poi l’edificio deve sorgere in un quartiere compostosi senza una regola urbanistica, o meglio frutto dell’abuso edilizio, non è certo compito facile. Nell’affrontare questa eccezionale committenza mi è parso d’obbligo, nell’intraprendere la progettazione, di dover rivolgere la mia attenzione all’opportuno modo di rapportarsi del nuovo centro parrocchiale con l’intorno urbano, analizzando comunque in premessa il rapporto tra il quartiere, ai margini, ed il resto della città. Città che ricca di svettanti sacri segni architettonici, elegantemente distesa tra il pianoro e le colline in fronte al villaggio Semini, è testimonianza di un passato colto ed attento dell’avanzare dell’uomo sul territorio. Tale analisi mi è servita ad individuare gli elementi necessari per impostare la progettazione per il nuovo centro parrocchiale. Ben conoscendo il precario rapporto tra la città riconosciuta ed il quartiere, ritengo che il futuro centro dedicato a S. Vincenzo De’ Paoli si debba porre oltre che come luogo di culto e di missione nel diffondere la Parola nella società, o di supplente in funzioni di solito preposte ad altre istituzioni, come servizi di quartiere e luoghi d’incontro, anche come segno estetico incisivo tale da divenire l’elemento che permetta l’integrazione dell’intero sistema quartiere nel paesaggio urbano della città. Nuova Chiesa che diventi segno di un’avvenuta riconciliazione urbana e sociale tra il Villaggio e la Città, trasformandosi così in elemento mediatore e pacificatore. E’ sulla base di queste considerazioni che ho immaginato la chiesa come una sorta di una nuova arca dell’alleanza che prendesse vita dalle “Forme di Cristo”. Tutto questo mi ha portato a ricercare nelle antiche simbologie dei primi cristiani elementi che potessero essermi utili ad elaborare una forma che fosse ricca di simboli, di significati, ed al contempo che desse il senso dell’abbraccio e dell’accoglienza, divenendo segno emergente nel paesaggio della città, riconoscibile da più punti, e che con il suo campanile potesse in qualche maniera dialogare a distanza con l’intero territorio. Tali riflessioni mi hanno indotto, forse inevitabilmente, a cercare tra gli acrostici di Cristo un legame che li unisse e che interpretato graficamente disegnasse la mia chiesa; ed allora ecco i passaggi: 1---- Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore ]. 2---- ICHTHÙS ]. 3----Pesce ]. 4---- 153 ]. 5---- 17 ]. 6---- Giovanni 21, 11]. Unitamente a questa ricerca non potevo non ricordare ciò che sorgeva sul sito destinato all’edificazione del nuovo complesso, ovvero il vecchio convento dei Padri Cappuccini, di cui porzioni di muri sopravvivono ancora inglobati nell'edificio confinante; ed ecco allora la suggestione di antiche mura e prominenti archi ogivali impregnate di armonici canti gregoriani. Ma non potevo lasciarmi condurre alle antiche cattedrali e riprendere la pratica interrotta della loro costruzione. Riportando Schwarz : “ la tecnica, a ciò si rifiuterebbe”. Eppure la voce di chi vive il quartiere ritornava a ripetersi nella mia mente, “…ma la faranno come una chiesa antica o sarà come quelle moderne che non sembrano più chiese ma palazzetti dello sport ?….”; ma non potevo ritornare al medioevo. Come fare? L’unica soluzione possibile era prendere dalle antiche pratiche la loro anima e lavorare con le forme ed i mezzi del nostro tempo. La parete non è più per noi una pesante muraglia, ma una membrana tesa che impostata su di una solida roccia continui ad essere vera “in se” procurando una profonda ma “materna” impressione. Riferendomi ancora a Rudolf Schwarz :”…un edificio sacro può venire solo da una realtà sacra. Non è la verità del mondo ma quella della fede a generare opere sacre….Costruire il “corpo di Cristo” sarebbe addirittura moderno. Effettivamente gli uomini tornano a ricordare le antiche denominazioni e le usano volentieri[…] e le antiche parole risvegliano ricordi e suscitano speranze.
ἰχϑύς 153 - 17 Gv 21,11 ---------------- Raramente ad un architetto è dato di concorrere per la progettazione di una chiesa, quando poi l’edificio deve sorgere in un quartiere compostosi senza una regola urbanistica, o meglio frutto dell’abuso edilizio, non è certo compito facile. Nell’affrontare questa eccezionale committenza mi è parso d’obbligo, nell’intraprendere la progettazione, di dover rivolgere la mia attenzione...
- Year 2002
- Main structure Mixed structure
- Client Diocesi di Caltagirone
- Status Competition works
- Type Churches
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