progetto per un teatro civico comunale | DAVID BECHI

concorso di idee. PROGETTO PARTECIPANTE Sestu / Italy / 2007

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Concettualmente il progetto muove dall’aspirazione di avere una doppia valenza di apertura e chiusura, di permeabilità e di continuità con le propaggini del tessuto urbano circostante, il fine è quello dell’ incessante ricerca spaziale di intimità e di luoghi raccolti.
L’open space pubblico, sotto la copertura–terrazzo, è pensato come uno spazio ibrido un insieme di diverse tipologie urbane. I pozzi di luce che tagliano la piattaforma sospesa, stabiliscono molteplici relazioni tra la strada, la sala e gli spazi connettivi delle funzioni complementari, permettendo di dar vita a nuovi punti di vista ed a mutevoli giochi di luce. L’atmosfera di queste aree cambierà con il programma e l’edificio ridefinirà se stesso sulla base della flessibilità con cui verranno svolte. La concezione di un edificio ottenuto accostando spazi interni ed esterni così come la flessibilità del programma, rispondono al bisogno di durabilità nell’interesse della collettività.
La proposta si articola in due elementi principali fortemente distinti: la piastra bassa, sviluppata in orizzontale - contenente anche le funzioni complementari e il teatro.
La prima, conferma un rapporto con l’intero lotto; gli spazi esterni, come inglobati, si trasformano in corti e patii. Ci piace che siano pensati come nati dall’erosione del vento, luoghi protetti dal clima “aggressivo” del contesto e funzionali alla concentrazione e al raccoglimento.
La seconda immagine - il volume della sala - è di compattezza e omogeneità e instaura un rapporto privilegiato con la città e il paesaggio. Incastonato nella copertura-terrazzo con la sua orizzontalità assume l’immagine di un oggetto monolitico e iconico.

Il programma funzionale e le ragioni del progetto
L’edificio si articola in tre categorie di percorsi funzionali che, secondo quanto richiesto dal bando sono sintetizzabili nella piazza pubblica, nelle aule e nelle attività teatrali.

Lo spazio pubblico penetra sotto la grande copertura, e come già detto, oltre ad essere improvvisamente inondato dalla luce, individua zone d’ombra protette.


Si conclude nel forte aggetto accanto al teatro all’aperto così da inquadrare la linea
dell’orizzonte là dove la città non si offre. L’andamento “spezzato” delle pareti delle attività complementari, alternate al vetro, dovranno diluire lo spazio pubblico con quello chiuso delle attività delle aule o degli eventuali percorsi espositivi. Il momento di maggior fusione, si concretizza nella possibilità di utilizzare, nel periodo estivo, il patio più grande aggregandolo con la sala ad esso adiacente, aprendo interamente la parete che le divide. L’utilizzo delle ampie superfici vetrate protette oltre a catturare la luce dai patii, favorisce “l’intrusione” visiva negli spazi chiusi contribuendo a dilatare lo spazio e rendere indefinite le gerarchie distribuitive e funzionali.
Di fronte all’ingresso dalla strada, al centro dell’intero sistema, si è pensato un piccolo chiosco anch’esso all’aperto ma riparato, una sorta di foyer, preludio a quello interno al teatro. Potrà essere usato praticamente sempre.
L’apparente monoliticità della piastra è negata dalle forme apparentemente irregolari che la perforano. Il risultato è un enorme struttura trapezoidale sospesa, una roccia sollevata che una mano divina – forse insospettita – può sollevare per rivelare gli insetti che stanno sotto.

Le attività che abbiamo chiamato complementari sono state risolte mantenendo un elevato grado di flessibilità. L’ingresso indipendente dal teatro ne garantisce l’utilizzo come un edificio a sé in cui sono state previste le varie attività richieste: un front-office con eventuali locali e servizi per gli addetti o per l’amministrazione e il percorso distributivo di collegamento con le sale. L’Edificio è strutturato dalle due pareti, quella rettilinea “scavata” e l’altra “spezzata”. Questo sistema è chiaramente contraddittorio, abbiamo messo di fronte estremizzandolo il metodo adottato durante tutta la progettazione. La parete recinto scavata, corre lungo il confine e disegna confermandolo non solo il lotto verso la città, ma la fine del tessuto urbano. L’eccessiva profondità consente di trovare piccoli ambienti di forma e dimensioni diverse, adattabili alle funzioni che le verranno attribuite. Potranno risolvere la distribuzione dei servizi igenici, delle piccole stanze per l’ascolto della musica, del piccolo percorso espositivo - da considerarsi eventualmente come appendice a quello allestito nel grande corridoio – della scala per l’accesso alla copertura-terrazzo e infine all’ingresso dal parcheggio, oltre ai servizi igienici di pertinenza delle sale.
Tutte le “stanze” scavate nello spessore della grande parete, hanno una chiara
matrice negli antichissimi edifici sardi.

Le aule, illuminate con la luce naturale dei patii, possono essere utilizzate come attività multimediali, proiezioni di video o conferenze. L’ingresso dal parcheggio e i servizi igienici previsti, possono eventualmente garantire anche al sistema delle sale autonomia funzionale o una settorializzazione del programma interno dell’edificio.

Il teatro si pone come l’elemento ordinatore interno al sistema. La sua ortogonalità rispetto alla viabilità esistente denuncia la volontà di confermare la strada come elemento ordinatore là dove ormai il tessuto urbano quasi improvvisamente scompare. “L’erosione” della copertura-terrazzo sembra diventare impotente di fronte alla concretezza materica della grande massa. Ma anch’essa è generata dallo “scavo” dei muri che la delimitano e ne formano la platea; uno scavo la cui irregolarità e apparente casualità delle stanze perimetrali, si ingigantisce per accogliere la gradinata. Il ritorno all’ordine delle forme è raggiunto tagliando la platea in modo regolare proiettandola in altezza. Il resto è estromesso, ma la grande copertura con il muro di vetro che divide solo fisicamente l’esterno con l’interno, restituiscono nuovo vita al cavedio per gli spettacoli all’aperto.
L’enorme spessore delle murature perimetrali è la proiezione di una lontana matrice ipogea che nasce dalla terra, forse un’orma orientale, che si proietta in altezza. Come non pensare alla Sardegna come terra liminare tra l’oriente e l’occidente. O semplicemente come una ritrovata forma di domus de janas.
Analogo con quello precedentemente descritto anche qui “Un muro abitato” dalle funzioni necessarie alle attività teatrali : ingressi, collegamenti orizzontali e verticali, guardaroba, info-point, caffetteria, servizi igienici, camerini, locali di servizio allo spazio scenico. Una pelle spessa, protettiva, per la sala teatrale generata dunque per differenza. Una scultura ciclopica abitabile la cui forma al negativo è visibile solo entrandovici. Una Domuns de janas gigantesca in cui in modo blasfemo si celebra l’arte la cultura…la vita anziché la morte.
Ma tutto ciò rimane omesso all’esterno, la massa è volutamente pura e muta. L’avvicinamento è un processo ascensionale, come avviene di fronte alla classicità, o ad un monumento antichissimo, sappiamo che da lì è passata la vita: occorre
“prepararsi” per scoprirla.


Un mondo nell’insieme selvaggio e scultoreo anche se allo stesso tempo tranquillo. La natura in un mondo ancora romantico, è il luogo dove creare il proprio spazio, trovare se stessi ricavarsi una nicchia nell’immensità e nello sgomento. L’esperienza di questi spazi vuole essere uno strano tipo di natura in cui si è provocati e ci si stupisce, ma si è anche liberi di trovare la propria vita. Ci piacerebbe che l’edificio fosse circondato da una città ma è progettato per essere una città in sé.

I materiali
La struttura dell’edificio è prevista in calcestruzzo gettato in opera con facciate in cemento a vista resa irregolare dalle casserature, dovrà evocare le qualità cromatiche degli antichi edifici sardi. Oltre al cemento l’utilizzo della pietra locale favorirà la contestualizzazione dell’edificio.
Vetro e legno verranno utilizzati per la copertura-terrazzo i cui parapetti in vetro favoriranno la lettura delle forme dei patii. Il muro di confine parallelo al parcheggio verrà realizzato in pietra locale la stessa che verrà utilizzata per la pavimentazione degli spazi coperti esterni, del Foyer e delle zone pedonali del parcheggio di fronte al teatro. Un’eccezione verrà concessa alla gradinata esterna prevista in legno.
Sempre in legno verranno realizzati i pannelli per il rivestimento interno dalla sala e per il pavimento cosi da renderlo omogeneo con la gradinata esterna.
Le piccole stanze scavate sia quelle della sala che quelle lungo il muro delle attività complementari verranno realizzate con la muratura in laterizio per poterne assecondare l’irregolarità delle forme e ridurre i costi. I grandi pieni potranno cosi essere utilizzati in duplice modo. Il primo è relativo alle strutture. Riteniamo che la possibilità di un loro ingigantimento possa aumentarne il carattere scultoreo arricchendo formalmente lo spazio architettonico, e inoltre garantire le tolleranze necessarie ai progettisti strutturali. Il secondo per accogliere i numerosi cavedi degli impianti.
Vorremmo che i caratteri formali architettonici, strutturali e impiantistici possano essere controllati sin dall’idea iniziale, tale che, il carattere se pur a tratti sommario di un progetto relativo ad un concorso di idee, garantisca una realistica fattibilità senza comprometterne l’immagine complessiva di fondo.



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    Project details
    • Year 2007
    • Client Comune di Sestu
    • Status Competition works
    • Type Multi-purpose Cultural Centres / Theatres
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