ANIMA | Bernard Tschumi Architects

Grottammare / Italy / 2016

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Incontro, accoglienza e accumulazione delle culture. La vocazione di ANIMA è accogliere e ospitare le più varie espressioni della cultura del territorio, a partire da quelle artistiche, gastronomiche, ambientali. L’obiettivo è promuoverne l’incontro, l’interazione, lo scambio attraverso attività diffuse: spettacoli, mostre, conferenze, laboratori che raccontino il territorio attraverso le sue tradizioni e le sue prospettive per il futuro. Il progetto configura in questo senso uno spazio dinamico, in costante movimento e in evoluzione, che mai si esaurisce nella sua portata culturale. Polo di eccellenza della creatività e delle risorse del luogo, ANIMA incoraggia l’associazionismo e la produttività locali aprendosi verso il territorio paesaggistico e umano, creativo e turistico, dei saperi e delle sperimentazioni. Un quadrato perfetto, un involucro permeabile. La superficie sulla quale l’opera si colloca coincide pressappoco con quella del piccolo centro medievale di Grottammare, poco più di 7.000 metri quadrati. Il progetto si accosta al cuore storico della cittadina non solo nelle dimensioni: esso richiama, sia all’esterno sia all’interno, il concetto di urbs. All’esterno ANIMA si presenta come un corpo compatto, un quadrato perfetto che, se per certi versi allude a un’idea di chiusura e di protezione, si infrange e dimostra da subito un’elevata permeabilità. Una riflessione sul tema della facciata è, infatti, alla base della ricerca che ha portato Bernard Tschumi a una soluzione informale per le grandi pareti verticali che contornano l’edificio e che trova la sua più forte espressione in corrispondenza della parete sud, attraverso la quale si accede al complesso. Visto dall’esterno il volume si mostra come un oggetto ben riconoscibile che esiste in funzione delle risorse presenti nelle vicinanze e che si identifica in una struttura permeabile e ricettiva. Il sistema dei cortili, la grande sala principale. Una volta entrati nel corpo quadrangolare ci si trova immersi in uno spazio scomposto, in parte interno e in parte esterno. La complessità di tale spazio è determinata dalla rotazione di un grande volume parallelepipedo che occupa l’area centrale dell’edificio e che contiene la sala principale, con 1.500 posti a sedere, flessibile e configurabile in base alle variabili esigenze di capienza. La rotazione di questo volume determina un sistema di quattro ampi cortili, verso ciascuno dei quali la sala principale ha la possibilità di aprirsi definendo un sistema fluido e dinamico di percorsi fisici e visivi. Inoltre, un articolato sistema di rampe permette di muoversi all’interno di questo ambiente eterogeneo e mobile, osservandolo da prospettive e altezze continuamente variabili. Adiacenti alla sala principale e ad essi spettacolarmente collegati attraverso una molteplicità di percorsi in quota sono disposti i laboratori, gli uffici, il caffè-ristorante, gli spazi accessori. Nel descrivere il progetto Bernard Tschumi ha affermato: “È possibile progettare una facciata senza fare ricorso a una composizione formale? È possibile fare in modo che non sia né astratta né figurativa ma, per così dire, senza forma? La motivazione che ci ha spinto a sollevare queste domande è di natura sia economica sia culturale: in un’epoca di crisi economica, indulgere in geometrie formali prodotte da complesse curve volumetriche non ci è sembrata una scelta responsabile. L’epoca del cosiddetto ‘iconismo’ sembra terminata, insieme alle figure scultoree arbitrarie del passato recente, spesso prodotte senza considerazione per il contesto, il contenuto e il budget.” Con la presentazione del progetto preliminare, il team di professionisti, coordinato dall’architetto Alfonso Giancotti, si avvia all’elaborazione dei livelli successivi della progettazione di ANIMA, la cui costruzione comincerà tra un anno, all’inizio del 2014. “Le facciate sono un’invenzione relativamente recente. Per centinaia d’anni e fino al Rinascimento italiano l’immagine esterna degli edifici è stata generalmente dettata dalle caratteristiche costruttive della pietra, dei mattoni o del legno. Il Rinascimento, attraverso la separazione dell’aspetto murario esteriore da un trattamento superficiale applicato, ha permesso la realizzazione di composizioni formali e di ordini classici. Nel ventesimo secolo le moderne tecniche di costruzione e gli importanti cambiamenti culturali ha portato a una sensibilità, modernista, pur conservando le nozioni compositive ereditate dal Rinascimento. Una reazione postmoderna ai principi modernisti ha quindi testimoniato un ritorno alle connotazioni storiciste premoderne, come mostrato nell’esposizione della “Strada Novissima” alla Biennale di Venezia del 1980. Il Postmodernismo ha avuto una vita breve, dato che il tardo ventesimo secolo ha visto un rifiuto delle facciate formali e la loro sostituzione con il concetto di involucro, con il quale si è abbandonata la distinzione tra pareti verticali e copertura orizzontale. Dal Parc de la Villette in avanti, buona parte del lavoro di Bernard Tschumi Architects è stato caratterizzato da una ricerca sugli involucri, attraverso un’ampia varietà di materiali e un’indagine sia sulla forma sia sul contesto. Per ANIMA, Bernard Tschumi ha deciso di provare a valutare la possibilità di reindirizzare il problema della facciata come semplice piano verticale, stavolta senza le tecniche di composizione formale usate nella progettazione dal Rinascimento in avanti. È possibile progettare una facciata senza fare ricorso a una composizione formale? È possibile fare in modo che non sia né astratta né figurativa ma, per così dire, senza forma? La motivazione che ci ha spinto a sollevare queste domande è di natura sia economica sia culturale: in un’epoca di crisi economica, indulgere nella produzione di geometrie formali dedotte da complessi volumi curvi non ci è sembrata una scelta responsabile. L’epoca del cosiddetto “iconismo” sembra terminata, insieme alle arbitrarie figure scultoree del passato recente, spesso prodotte senza considerazione per il contesto, il contenuto e il budget. Allo stesso modo, i discorsi che in alcuni circoli architettonici hanno invocato la necessità di una “autonomia” dell’architettura, radicati nelle costanti della storia, ci sono sembrati obsoleti nel momento in cui l’obiettivo del progetto ANIMA era il dialogo con altre discipline, dall’arte alla letteratura, alla musica. Non a caso abbiamo esaminato il lavoro di Vedova, Burri, Manzoni, Fontana e perfino Fazzini, un artista nato e attivo a Grottammare. Ciascun artista ci ha aiutati a comprendere una specifica condizione italiana, differente da quella che può essere praticata a Shanghai, Dubai o Mumbai. Per ANIMA, piuttosto che aggiungere una nuova autonoma e iconica figura scultorea, abbiamo deciso di indagare interazione, semplicità e sobrietà. Abbiamo capito che l’organizzazione interna degli spazi (il concetto del cortile) era socialmente e culturalmente importante, ma che l’immagine esterna del progetto era altrettanto significativa. Per questo abbiamo concepito una semplice pianta quadrata con quattro facciate equivalenti e, come copertura, una quinta facciata. Ciascuna facciata ha un suo vocabolario così da permettere di affrontare temi come la protezione dal sole, l’illuminazione naturale, la ventilazione e al tempo stesso proiettare una forte identità sul mondo esterno. In breve, l’interno del nostro progetto è una esplorazione della sensibilità e della cultura contemporanee. Più che formale, ANIMA è un progetto intellettuale e sociale che può riassumersi come la risposta alla domanda: come può, un edificio, essere allo stesso tempo astratto e figurativo, semplice ma non semplicistico, economico senza essere da poco, il tutto conferendo una forte identità locale e un impegno globale?” Bernard Tschumi Architects
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    Incontro, accoglienza e accumulazione delle culture. La vocazione di ANIMA è accogliere e ospitare le più varie espressioni della cultura del territorio, a partire da quelle artistiche, gastronomiche, ambientali. L’obiettivo è promuoverne l’incontro, l’interazione, lo scambio attraverso attività diffuse: spettacoli, mostre, conferenze, laboratori che raccontino il territorio attraverso le sue tradizioni e le sue prospettive per il futuro. Il progetto configura in questo senso uno spazio...

    Project details
    • Year 2016
    • Work started in 2014
    • Work finished in 2016
    • Client Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e Comune di Grottammare
    • Status Current works
    • Type Multi-purpose Cultural Centres
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