Piano particolareggiato dei piani regolatori consortili relativi ad un'area sita a Spigno Saturnia | Valeria Civitillo Architetto

PROGETTO VINCITORE Spigno Saturnia / Italy / 2010

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La definizione dei caratteri della nuova area produttiva di Spigno Saturnia è strettamente collegata agli aspetti urbanistico – territoriali, per cui assumono un valore determinante nella soluzione proposta, la geografia e la natura dei luoghi. In un contesto di valore paesaggistico, il corretto inserimento dei nuovi manufatti rappresenta infatti un tema di assoluta centralità. La natura stessa dell’insediamento dovrà, in qualche modo, superare la logica di disomogeneità e di frammentazione che spesso caratterizza le aree produttive, ma anche l’impostazione basata su griglie e scacchiere eccessivamente regolari, caratterizzate dal ripetersi seriale di elementi edilizi autonomi gli uni dagli altri. Può invece meglio strutturare il nuovo insediamento una logica di articolazione di elementi costruiti, che riprendono le forme e i caratteri morfologici dell’area. A partire da queste considerazioni si sono definite le linee di impostazione della soluzione proposta, che può essere interpretata come un progetto urbano, in grado di prefigurare forme e caratterizzazioni del nuovo insediamento, espressione di una precisa scelta di basso impatto ambientale e di controllo dello sviluppo sostenibile. Uno dei problemi principali di impostazione, che si è preliminarmente affrontato, riguarda la ricerca di un punto di equilibrio tra l’esigenza di una configurazione stabile dell’insediamento nel tempo e la necessità di adottare un principio di flessibilità, in base al quale poter modificare la configurazione, sulla base di nuove istanze del mondo produttivo. Da queste parallele istanze di stabilità e di flessibilità, ma anche da un più generale problema di “fondazione” dell’intervento in senso urbano, in modo da poterlo leggere come una parte identificabile e compiuta, che si relaziona alle altre e non come un recinto chiuso ed invalicabile, si origina la scelta del riferimento ad una regola ben solida negli impianti urbani antichi, nei quali, mentre gli edifici pubblici e le strade rappresentano gli elementi stabili e di riconoscibilità del piano, nei singoli isolati si sviluppa una dinamica trasformativa incessante. In questa ottica il nuovo disegno dell’area produttiva di Spigno Saturnia è affidato alle infrastrutture e alle attrezzature, intese come elementi dotati di una propria individualità, ma anche come fattori di perimetrazione e caratterizzazione di grandi e differenziati settori di intervento. Si determina in questo modo la possibilità di ragionare su luoghi centrali complessi, produttivi in senso ampio, strettamente connessi al nuovo sistema infrastrutturale esterno, che si è prima descritto. La centralità non può essere limitata ad un valore di posizione, ma deve riguardare la specificità del nuovo luogo produttivo, nel quale potrà realizzarsi l’integrazione di una pluralità di funzioni complementari, in grado di superare i limiti di una rigida distinzione di zona. Inteso in questo modo, il progetto di questo nuovo luogo della produttività può essere interpretato come fondativo di un nuovo sistema di relazioni fra gli spazi pubblici e privati. L’autarchia degli insediamenti produttivi, chiusi nei loro impenetrabili recinti ed avulsi alle dinamiche urbane circostanti, si ripercuote assai negativamente anche sulla qualità degli spazi imposti dalla dotazione di standard obbligatoria che spesso diventa fine a se stessa, chiusa nell’enclave produttiva e slegata da un sistema continuo e intrecciato di spazi pubblici diversamente specializzati. L’introduzione di ulteriori funzioni, oltre a quelle strettamente produttive, consentite dal Piano consortile, allorquando si parla di attività industriali, artigianali e di servizio, rende possibile la realizzazione di un complesso funzionalmente variegato, nel quale, all’utenza specifica degli addetti alle attività produttive, si affianca un’utenza più ampia relativa alle aree di vendita dei laboratori artigianali e agli uffici. A queste attività è possibile inoltre connettere da un lato un articolato sistema di funzioni, che comprende anche un’area mercatale, nell’ambito dell’edificio dismesso delle Fornaci Pontine, e dall’altro un nuovo edificio polifunzionale, realizzato a partire da un altro edificio industriale esistente, in grado di offrire servizi ricettivi, ricreativi, show room, necessari complementi alle funzioni produttive e di servizio. In realtà si tratta di un unico sistema funzionale centrale e di riferimento, a servizio nello stesso tempo delle attività urbane e di quelle produttive: un sistema dove si realizza una concentrazione di spazi pubblici (gli spazi aperti pavimentati e a verde, l’area mercatale), e di interesse pubblico. Più precisamente si prevede di insediare un albergo di circa 60 posti letto, un ristorante, un centro benessere dotato di piccola piscina e palestra, una sala convegni e un centro polifunzionale per la formazione e i servizi alle imprese. Nell’ambito dell’area mercatale, inoltre, è prevista la realizzazione di alcuni volumi indipendenti destinati ad attività artigianali e di vendita diretta dei prodotti. In questo modo si determina uno spazio polifunzionale, posto in continuità con il sistema di spazi pubblici aperti. Una vera e propria “galleria” contemporanea che propone tipologie diverse di commercio, dalla vendita diretta e di produzioni artigianali, alla produzione di servizi, alle vendite annonarie, e che si distacca nettamente dall’idea, ormai usurata, di centro commerciale. L’articolazione dell’impianto nasce quindi dalla necessità di fornire un disegno stabile e riconoscibile alla zona produttiva: oltre alla necessaria viabilità di accesso viene infatti prevista una ulteriore viabilità pedonale, costituita da spazi centrali di connessione, sui quali non solo si affacciano i laboratori artigianali, il mercato, il centro servizi con il ristorante, ma anche i capannoni produttivi, caratterizzati anche da spazi per l’esposizione e per la vendita direttamente integrati ai luoghi della produzione. Le connessioni pedonali sono rappresentate da due grandi spazi aperti pavimentati, che tagliano in direzione nord – sud l’intera area di intervento, costituendo un fattore di riconoscibilità dell’intero impianto urbano. Tali fasce sono tra loro connesse da un sistema trasversale di percorsi secondari che definiscono così la maglia organizzativa dell’intervento: dell’intersezione di tale griglia con il percorso ad anello carrabile si perimetrano infatti i lotti da destinare alle funzioni produttive ed artigianali. La rigorosa separazione della viabilità pedonale da quella carrabile da un lato assicura un elevato grado di funzionalità per ogni elemento previsto, dall’altro genera un’immagine complessiva alternativa a quella che è possibile riscontrare nella maggior parte degli impianti del genere, dove la sola struttura viaria, con le proprie regole rigide, determina univocamente il disegno dei lotti: in questo caso è l’intreccio di una maglia più rigida, quella appunto della viabilità carrabile con una decisamente più fluida, quella della viabilità pedonale, a strutturare l’intero complesso, interpretando nella sua morfologia i segni emergenti del territorio di Spigno Saturnia. Le strade separano le parti funzionalmente diverse, organizzate in fasce parallele definite a partire dal connettivo pedonale. Attraverso tale impostazione progettuale si intende proporre per Spigno Saturnia, un impianto produttivo in linea con le più recenti ricerche e realizzazioni nel campo dei luoghi della produzione. Se da un lato l’edificio e il complesso produttivo sono stati fin dalle prime riflessioni del Movimento Moderno, nel corso del novecento, considerati un campo sperimentale di rinnovamento urbano, e in questo senso basti ricordare l’imponente lavoro di Tony Garnier, progressivamente questo tema è stato relegato ad un ruolo marginale nell’ambito della ricerca progettuale. Tuttavia non sono mancati, nel corso degli anni, esempi notevoli di realizzazioni, anche piuttosto innovative, che hanno portato a raggiungere più recentemente, risultati assai interessanti non solo dal punto di vista dell’impianto urbanistico generale, ma anche dal punto di vista della definizione dei caratteri architettonici degli edifici produttivi. D’altra parte risultano, per alcuni aspetti ancora attuali, le idee di Le Corbusier, che ormai quasi un secolo fa, individuava come condizioni di negatività negli insediamenti industriali, il disordine tumultuoso, la mancanza delle condizioni di natura, l’avvilente lontananza delle zone residenziali. Per altri aspetti, il rapporto tra modularità degli interventi e necessità di inserimento paesaggistico si concretizza in alcuni progetti, come ad esempio quelli di Marco Zanuso per l’Olivetti di San Paolo in Brasile, attraverso soluzioni particolarmente interessanti, così come la volontà di intrecciare luoghi della produzione, luoghi per la vendita e la promozione commerciale nello stabilimento della Vitra a Basilea, si consolida in un insieme di interventi nel tempo sviluppati da molte personalità emergenti dell’architettura contemporanea, con interessanti risultati. Nell’ impianto assai flessibile disegnato da Nicholas Grimshaw convivono infatti edifici produttivi (progettati dallo stesso Grimshaw prima e da Alvaro Siza e Kazuyo Sejima poi) edifici per la convegnistica (Buckminster Fuller e Tadao Ando ), show room (Herzog e De Meuron) ed edifici di servizio (Zaha Hadid). In particolare il progetto dell’edificio produttivo di Siza è imperniato su una ricerca volta a cogliere il carattere specifico dell’ architettura per la produzione, capace di dialogare con il paesaggio circostante e di integrare in un disegno coerente tutti gli elementi di servizio alla produzione (pensiline, tettorie, etc…). Un ulteriore riferimento, per altri aspetti, può essere anche rappresentato dal Meydan Retail Complex ad Instanbul dei Foreign Office Architects, dove si è costruito un intero complesso commerciale attraverso un articolato movimento di suolo, che coinvolge non solo gli spazi aperti ma anche gli stessi edifici commerciali, definendo così un’immagine fortemente unitaria e riconoscibile.
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    Project details
    • Year 2010
    • Client Consorzio di Sviluppo Industriale del Sud pontino
    • Status Completed works
    • Type Parks, Public Gardens / Adaptive reuse of industrial sites / Factories / Shopping Malls
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