Restauro Chiesa campestre di S. Maurizio | Gavino Cau

Ittiri / Italy / 2012

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Per quanto riguarda la datazione, sino ad oggi, della chiesa di stile romanico è stato trovato il solo documento che testimonia l’esistenza della chiesa già al 1571: G. Vulpes, Ittiri Monumenti di parole Monumenti di pietra, coop. Lavoro e Società a r. l. Editrice, aprile 1989, Sassari: «Le notizie più antiche che ricordano la chiesa ci vengono da Pasquale Tola (a cura di), Codex diplomaticus Sardiniae in Monumenta historia patriae, Tomo II, Torino 1861-1868, doc. XXXI, pag. 54, dove apprendiamo che nel 1571 «L’arcivescovo turritano Martino Martinez del Vilar unisce alla chiesa cattedrale e metropolitana di Sassari alcune chiese (campestres) esistenti nel suo territorio, con tutte le sue pertinenze, diritti e proventi, e ne applica i redditi alla massa capitolare delle distribuzioni corali, affinchè i canonici, i quali versavano in povertà, possano aver mezzi di decente sussistenza»”. Fra queste vengono segnalate: S.tae'>S.tae MARIAE de Coros”, “S.ti MAURITII prope villam de Ittiri, S.tae MARGARITAE in Mora prope dietam villam de Itteri»». Nella prima fase preliminare di progetto, attraverso la rilevazione dello stato dei luoghi, con saggi non distruttivi sulla copertura e sotto il manto di tegole, ha consentito di acquisire una conoscenza sullo stato di consistenza e degrado della struttura. Sulla base di queste prime conoscenze è stata effettuata una comparazione con alcune costruzioni similari a quella oggetto del presente progetto, in particolare con alcuni interventi di restauro effettuati su edifici similari per risalire allo stato dell’arte (ad oggi) al fine di individuare l’intervento più appropriato ed idoneo da applicare all’edificio in questione anche sulla base delle esperienze pregresse su interventi analoghi al presente progetto; in prima battuta si sono raccolte pubblicazioni specializzate inerenti la tecnologia costruttiva similare all’edificio in questione, costruzione in muratura, pietra e terra, tipologia costruttiva corrente negli edifici storici medioevali, sia presenti in Sardegna che in altre regioni d’Italia . La ricerca su interventi similari al presente progetto, inerenti agli interventi su fabbricati chiesastici con copertura a tetto che poggia direttamente sulla struttura voltata, ha portato a molte ed interessanti riflessioni, per l’eterogeneità dei metodi costruttivi e per le specifiche soluzioni applicate ai singoli casi. In molti dei casi analizzati, la soluzione costruttiva originaria era stata alterata da interventi succedutisi nel tempo e ad oggi completamente trasformata. Così come peraltro potrebbe essere accaduto anche nella chiesa di San Maurizio, ove, già da alcune osservazioni a vista si leggono rimaneggiamenti e trasformazioni, tanto per fare qualche esempio: i corpi aggettanti alla navata centrale, la presenza del doccione aggettante sul lato destro del retro prospetto, quest’ultimo allude ad un originario sistema di convogliamento delle acque diverso da quello attualmente esistente, diverso da quello attuale, sistema che in ogni caso il presente progetto, nel rispetto delle istanze filologiche, non vuole mettere in discussione. Per quanto riguarda lo studio che fa riferimento all’acquisizione di conoscenze delle soluzioni progettuali realizzate su edifici chiesastici analoghi a questo , si è maturata la soluzione del presente progetto. 2 - Descrizione della chiesa Poiché il documento riportato in Monumenta historia patrie da Pasquale Tola testimonia che la chiesa esiste già nel 1557 ma non la “consistenza” architettonica dell’edificio a quella data, ci si pone alcune domande sullo sviluppo dell’edificio negli anni; la chiesa, seppure con caratteri stilistici omogenei, presenta delle piccole variazioni: le cromie delle pietre che definiscono le lesene interne sono alternate nella campata del presbiterio e uniformi nelle prime tre campate; la decorazione presente sulle cornici viene a semplificarsi nelle prime tre campate; questi esempi ed altri ancora fanno pensare a una costruzione certamente protrattasi per diversi anni, fatto che potrebbe giustificare il cambiamento di questi dettagli. Rimane comunque certezza di una concezione unitaria ed organica perché la composizione nel suo insieme viene uniformata a una geometria che proporziona le quattro campate, dalla prima di ingresso sin verso l’ultima dell’altare, perseguendo un effetto prospettico che sembra ricalcare le istanze teoriche del periodo barocco maturo che, con questa leggera riduzione dello spazio verso l’altare lascia percepire uno spazio con una profondità maggiore di quello effettivamente esistente. Ad oggi la percezione originaria della profondità, è interrotta dalla presenza del baldacchino di manifattura ottocentesca che attualmente ospita la statua del santo. Per quanto riguarda la struttura esterna, anche qui sono stati eseguiti dei rimaneggiamenti, le differenze dei corpi in aggetto rispetto alla costruzione centrale lasciano dedurre che si tratta di interventi posteriori alla costruzione della navata centrale. Seppure non esista infatti nessuna documentazione che lo possa dimostrare, lo si può ipotizzare sulla base delle osservazioni delle tecniche costruttive utilizzate: i corpi aggettanti sono realizzati prevalentemente in opus incertum con la faccia a vista spianata e successivamente scialbata e piccole porzioni intonacate, (interessante anche la differenza fra la muratura del corpo aggettante sul lato destro e quello sul lato sinistro quest’ultimo appare di più recente fattura rispetto alla prima) si può ipotizzare che questi corpi posizionati a ridosso della struttura centrale siano stati realizzati molto più tardi. Non è comunque da sottovalutare il contributo statico che questi corpi danno alla spinta della volta centrale. In particolare, sul corpo aggettante il lato destro, non è presente nessuna soluzione di continuità con la struttura di copertura della navata, seppure il manto di tegole poggia un tavolato (ormai marcio) mentre la copertura della navata centrale poggia sopra lo strato di riporto in terra costipata sull’estradosso della volta. I due corpi si uniformano in corrispondenza della cornice ove è presente lo stesso sistema a cappuccina, da cui la falda del tetto segue una linea di pendenza che incrementa nel punto in cui la copertura della navata della chiesa intercetta la curvatura dell’estradosso della volta. Il corpo aggettante sul lato sinistro che ospita attualmente la sacrestia rimanda a un intervento ancora più recente non solo perché i muri sono realizzati in pietre di sola trachite, ma anche per l’inclinazione della falda di copertura che, a differenza del volume sul lato opposto ruota trasversalmente alla direzione dell’asse principale della chiesa per riversare l’acqua in direzione est. Il tetto, di ristrutturazione recente, determina dissonanza per la presenza delle tegole marsigliesi che in questo progetto verranno sostituite con la tipologia dei coppi sardi analoghi a quelli esistenti nella copertura della navata. Discorso a parte per il piccolo vano che, inserito fra il contrafforte e il vano aggettante posto sul lato destro, ospita il servizio igienico: la dissonanza della superfetazione viene evidenziata dalla “finta cappuccina” e dalla patina biologica formatasi sopra l’intonaco cementizio. Altro elemento caratteristico della chiesa è la facciata principale, da alcune foto degli anni 50 risulta ancora intonacata, è da verificare che l'attuale facciata sia il risultato di un rimaneggiamento degli anni '70. La listatura dei giunti di dimensioni impeccabili è perfettamente allineata, la parte basamentale del timpano presenta delle modanature a semicerchio, decorazione che peraltro è presente in numerose chiese campestri del periodo romanico in Sardegna che nascono e si conservano ancora con il paramento murario a vista. Questo aspetto eterogeneo delle pareti perimetrali della chiesa, che entra in risonanza con quello agreste del paesaggio in cui si inserisce è riscontrabile anche all’interno dell’edificio: le lesene e i costoloni della nervatura dell’ultima campata in corrispondenza dell’altare sono in un’alternanza di conci di trachite rossa e tufo chiaro, a differenza delle altre lesene che, se non per qualche piccola eccezione, sono uniformemente realizzate in tufo bianco; la cornice dell’imposta dell’arco nella prima campata è decorata da listelli, tori e becchi di civetta a differenza delle restanti cornici ove il profilo si semplifica. Queste difformità esecutive sono scandite dalle quattro campate che, seppure conservino una continuità sostanziale, come detto sopra, variano proporzionalmente diminuendo moderatamente verso l’altare, caratteristica che declina la curvatura di estradosso della copertura, evidenziabile da un’attenta lettura dall’esterno; se, infatti, la vista verso il presbiterio restituisce un’illusione di maggiore profondità spaziale, dall’esterno la copertura di coppi, adagiandosi direttamente sull’estradosso della volta, determina il disegno ondulatorio che va a scomparire verso il retroprospetto. Questa lettura articolata si verifica proprio in virtù della diversa dimensione, sia relativamente all’altezza che relativamente al raggio di curvatura di ogni singola volta a botte, pertanto, le curvature determinate dal manto di tegole soprastante l’estradosso si annullano gradatamente verso l’abside. Le variazioni intervenute nel corso della realizzazione delle opere, seppure prolungatesi in diverse fasi temporanee, non hanno denaturato l’immagine originaria. I corpi aggettanti costruiti prevalentemente in trachite locale sbozzata e con la faccia spianata disposta sulla linea della superficie esterna non determinano una stonatura ma anzi incrementa la valenza estetica dell’edificio per questo carattere eterogeneo che si terrà vivo attraverso l’intervento in progetto. 3 – Dettagli costruttivi caratteristici dell’edificio, osservazioni sullo stato di degrado L’edificio, costruito in muratura con tipologie e materiali diversi nei suoi elementi costitutivi, si può dividere in diversi apparati murari: - apparato murario perimetrale alla navata centrale, certamente quello maggiormente fedele all’originaria costruzione dell’edificio: la partizione è leggibile all’interno, nelle prime tre campate delle pareti: l’intonaco è stato rimosso e la tessitura delle pietre appare dalla listatura dei giunti. In queste parti la tipologia muraria è costituita da un frammisto di pietre sbozzate con forme irregolari e pietre arrotondate. Negli angoli di contatto delle pareti, la tessitura e costituita da “pietre angolari” lavorate a squadro. All’esterno la muratura laterale sinistra, esposta a sud, conserva la maggior parte dello strato di intonaco originario che, seppure staccato dalla parete conserva tutta la sua integrità nell’immagine complessiva e, in alcuni frammenti decoesi lascia leggere anche la stesura dei diversi strati; in questi punti si evidenzia chiaramente la miscela dei componenti e la granulometria degli inerti. Differente la muratura presente sul lato destro esposta a nord che è in gran parte nascosta dalle aggiunte degli edifici addossati. - l’apparato murario relativo al prospetto di ingresso principale e retrostante esposto ad est è realizzato su un basamento di grosso pietrame sbozzato in trachite, sopra il basamento si sviluppa una muratura a blocchi squadrati disposti parallelamente alla linea del basamento su file che corrono parallelamente fra giunti perfettamente conservati e stilati a filo di pietra, sotto la base del timpano una cornice decora con stilemi a semicerchi la facciata che, ad esclusione di patine scure e formazioni di licheni sulla parte alta, è ben conservata. - l’apparato murario relativo al prospetto posteriore esposto ad ovest è realizzato con conci di pietra sbozzata di vario genere, commista di pietre arrotondate prevalentemente in arenaria e pietra sfaccettata in trachite, l’intonaco è prevalentemente degradato con presenza di aggiunte localizzate di malte cementizie incompatibili con il paramento murario. Tutto il cornicione dell’edificio allontana l’acqua con un sistema a cappuccina sporgente circa venticinque centimetri su cui sporge la canala del coppo per ulteriore quindici centimetri, unico elemento di giunzione e uniformità di tutta la cornice. Gli edifici addossati alla parete muraria della navata sono prevalentemente costruiti in pietra lavica locale (trachite) che non lascia aderire bene l’intonaco, infatti i trattamenti di scialbatura lasciano leggere la texture muraria ad opus incertum. Per quanto riguarda lo stato degli intonaci originari, sulle pareti esterne della navata centrale, ancora conservati a vista, da un’operazione di percussione sistematica evidenzia che la maggior parte dell’intonaco è friabile e staccato dalla muratura sottostante. 4 – Indagini sullo stato del degrado dell’edificio L’edificio nel suo insieme non presenta particolari fessurazioni o lesioni, non ci sono assestamenti statici in corso e non presenta particolari problemi di assestamento strutturale. Attualmente le cause perturbatrici che “cospirano” alla conservazione dell’edificio, sono ancora latenti: le variazioni termiche e igrometriche “sollecitano” la struttura di copertura. La copertura, infatti, presenta due problematiche, la prima è dovuta al fatto che le tegole poggiano direttamente sull’estradosso della cupola e, soprattutto nella parte alta in cui non è presente un grosso riporto di terra, le escursioni termiche, sia giornaliere estive sia stagionali, vengono smaltite nella struttura della volta; la seconda problematica, dovuta all’ormai vetustà del manto di copertura in coppi, causa infiltrazioni d’acqua estremamente dannose per la struttura dell’edificio. All’interno ove sono le odierne macchie di umidità, con l’andare del tempo le strutture possono fessurarsi e compromettere l’attuale equilibrio statico. Altro tipo di degrado è quello che colpisce gli intonaci e il sistema della muratura perimetrale, causato sia per capillarità dell’acqua proveniente dal terreno che dai fenomeni di erosione dovuti alla pioggia battente che ne hanno determinando la scarsa consistenza materica. Per quanto riguarda l’interno, in particolare nelle pareti della navata centrale, ove gli intonaci sono stati raschiati via e le pietre lasciate a vista fra una listatura realizzata con un mix di calce e cemento bianco, il legante utilizzato non consente un’idonea traspirazione nell’intercapedine fra i conci, con tutte le problematiche connesse . Su alcune di queste pareti sono evidenti le macchie di umidità dovute alla presenza delle infiltrazioni d’acqua provenienti dal tetto. Ove invece le pareti sono intonacate si presentano vari fenomeni dovuti alle efflorescenze saline, rigonfiamento degli intonaci, macchie giallognole, sopratutto nelle pareti laterali del presbiterio il cui intonaco è stato realizzato con legante a base di cemento; sui problemi che le malte cementizie causano alle strutture storiche, si rimanda alla pubblicistica specializzata . Nell’interno dei corpi aggettanti il lato destro della chiesa, il solaio di controsoffitto costruito con putrelle di ferro, tavelloni e getto di calcestruzzo, impedisce che le infiltrazioni d’acqua cadano direttamente sul pavimento, ma in questo modo dilavano sulle pareti e determinano gli attuali rigonfiamenti accentuando la friabilità e la scarsa consistenza degli intonaci. Da un’ispezione effettuata sulla copertura si è potuto verificare che i volumi sul lato destro sono coperti da un manto di tegole che poggia su una struttura di legno completamente marcia, per questo motivo non è da escludere che, fattori concomitanti come l’incremento dei carichi dovuti all’igroscopicità delle tegole, l’acqua d’infiltrazione che bagna la struttura di legno, l’incremento del peso delle tegole che si lasciano imbibire d’acqua, possano causare un dissesto. 5 – Concepts progettuali La chiesa non presenta nessuno stato fessurativo di formazione recente, non si evidenziano lesioni, dal punto di vista strutturale non si prevedono interventi significativi: la chiesa conserva una struttura in equilibrio statico; le murature perimetrali della navata sono realizzate in pietrame variamente tagliato, l’interno è probabilmente costipato con mix di pietrame sciolto, argilla e terra, il suo spessore di circa un metro sostiene la spinta della volta che viene bilanciata verticalmente anche proprio dal riporto di terra presente sui rinfianchi e contenuta fra l’estradosso della volta e il muro perimetrale verticale. Qualsiasi intervento di modificazione dei carichi, anche temporaneo, determinerebbe immancabilmente un assestamento della struttura che cercherà un nuovo equilibrio, a cui sarà necessario porre rimedio con un intervento strutturale che attualmente non si rivela necessario se non si alterano sensibilmente gli attuali sistemi di forze. Stabilito quindi che la chiesa non richiede ora un intervento di consolidamento strutturale, si è in primo luogo risposto all’istanza della Committenza che chiedeva che se intervenisse in particolar modo sul tetto, perché la presenza di “spanciamenti” (che in fase d’indagine conoscitiva dello stato di degrado si sono rivelate particolarità specifiche della costruzione della chiesa) e le infiltrazioni provenienti dal tetto, seppur contenute da interventi che venivano improvvisati negli anni, oramai non più sufficienti, richiedevano un intervento risolutivo. Un intervento efficace di risanamento del tetto, a causa della presenza di lacune che determinano le attuali infiltrazioni interne è quindi improrogabile, ma, oltre questo problema principale, nell’elaborazione del progetto si è tenuto conto del fatto che il diretto contatto del manto di tegole che poggia direttamente sull’estradosso della volta della navata centrale, lascia quest’ultima soggetta a escursioni termiche che per contatto dissipa l’energia termica sulla struttura della volta stessa; da qui l’immagine del primo concept: determinare un’intercapedine d’aria che diminuisca l’escursione termica a cui è attualmente sottoposta la volta, anche grazie alla naturale microventilazione che si determina fra le giunzioni dei coppi sardi, in grado di smaltire le escursioni termiche estive; Il secondo concept riguarda la valenza estetica che il monumento trasmette, in virtù dell’aspetto eterogeneo che in qualche modo, insieme alla ricchezza dei siti archeologici che circondano l’area: le domus de Janas Occhila, i menir di Sa Fighu, è presente nell’immaginario collettivo. L’elemento che caratterizza l’eterogeneità dei prospetti è determinato dalla patina, che si è pensato di “mantenere” attraverso un intervento mirato soltanto a restituirne l’immagine, senza necessariamente conservare gli attuali elementi costitutivi fatiscenti e friabili degli attuali intonaci che hanno oramai perso la continuità strutturale con la muratura retrostante. Nel progetto è stato pertanto necessario individuare una mappatura che circoscrive identificando la tipologia e lo stato di conservazione dell’immagine degli intonaci, al fine di riproporre un intervento che restituisca l’immagine attuale (prima dell’intervento), attraverso operazioni calibrate per singole aree, secondo lo schema di mappatura, che individua le lavorazioni previste in relazione all’attuale stato di conservazione dell’intonaco. Per quanto riguarda la concezione generale, le principali opere riguardano prioritariamente: a) la revisione completa della copertura mediante sostituzioni/integrazioni del manto di tegole con tutti gli interventi necessari (specie di impermeabilizzazione) a evitare infiltrazioni di acque piovane; b) la revisione degli apparati murari liberando le connessure da malte incoerenti e cementizie; c) la revisione degli intonaci all’esterno e all’interno al fine di eliminare quelli incoerenti e/o ammalorati con successivo ripristino mediante malte a base di calce naturale e inerti selezionati, provenienti da cave locali; d) interventi vari relativi all’apparato di finitura all’esterno (cornici e simili); e) la realizzazione di un drenaggio per diminuire l’apporto dell’acqua che ristagna sul terreno direttamente a ridosso del muro dell’edificio; f) rifacimento della pavimentazione della sacrestia, attualmente in mattonelle di cemento e restituzione a livello del piano di calpestio originario, con realizzazione di nuova pavimentazione in battuto di coccio pesto; g) la rimozione e riposizionamento di alcuni arredi chiesastici: statue sia interne che esterne, quadri, arredi, che alterano l’aspetto originario della chiesa, che andranno riposizionati in luoghi idonei predisposti; h) la sostituzione di alcuni infissi in ferro o alluminio con altri più idonei in legno; i) il rifacimento degli intonaci interni presenti nel presbiterio e nelle stanze adiacenti; l) il rifacimento del tetto in tegole marsigliesi della sacrestia, con tegole in coppi sardi; m) il rifacimento a norma dell’impianto di illuminazione interno della chiesa; Per il rifacimento del tetto è stato inoltre previsto il riutilizzo dei coppi ancora integri, preventivamente spazzolati e lavati con acqua, nel rifacimento della cappuccina verranno integrati degli aeratori per favorire la ventilazione del sottomanto, il nuovo sistema di drenaggio realizzato a ridosso della muratura perimetrale esterna eviterà i ristagni d’acqua in corrispondenza della muratura. Per le altre lavorazioni e specifiche di progetto si rimanda al computo metrico esecutivo ed agli elaborati grafici. Non è da sottovalutare l’ipotesi di una possibile variante da applicare alla soluzione progettuale del tetto quando, una volta scoperto dall’attuale manto di tegole, dovessero emergere nuovi elementi conoscitivi. 6 – Restauro apparati pittorici degli altari Costatata la presenza di pigmenti in sottoscialbo in alcune superfici in cui è ancora presente l’intonaco originario, durante la redazione del progetto definitivo è stato previsto il loro recupero. La parete interessata dall’intervento di recupero del dipinto, nonostante la presenza di rigonfiamenti ed evidenti lacune dovute alla caduta dell’intonaco ormai decoeso, è arrivata sino a noi, grazie alla presenza delle due statue di santi montate su mensole in ferro poste a sbalzo sulla parete, che hanno protetto la superficie retrostante dai metodi troppo lesivi che hanno distrutto altri apparati artistici presenti nella chiesa. Tenuto conto di questo, nonostante le poche risorse finanziarie disponibili, è stato previsto il recupero di almeno una piccola porzione dell’affresco, con il fine di testimoniare l’immagine dell’interno della chiesa come, con molta probabilità, era originariamente. Le pitture oggetto d’intervento, stese secondo l’antica tecnica dell’affresco, versano in uno stato di conservazione gravissimo. In alcuni punti sono presenti rigonfiamenti dell’intonaco e caduta delle parti in cui la malta dell’intonaco è completamente decoesa. Il progetto prevede un primo intervento di velinatura della pellicola pittorica emersa e parzialmente visibile, un preconsolidamento delle parti d’intonaco in fase di distacco dal supporto e un successivo consolidamento della muratura a protezione della materia. A questo primo intervento di preconsolidamento dello strato a supporto, dell’intonaco e del tonachino, seguirà in ordine: un operazione di pulitura dal sottoscialbo, di stuccatura delle lacune e infine di reintegrazione pittorica e ricomposizione dell’insieme. In seguito all’intervento di recupero del dipinto, si dovranno prevedere successive fasi, quali: protezione dell’intero manufatto e successive operazioni di manutenzione necessaria alla più idonea conservazione del dipinto nel tempo.
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    Project details
    • Year 2012
    • Work finished in 2012
    • Client Amministrazione comunale di Ittiri (SS)
    • Status Current works
    • Type Churches
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