Italian Pavilion - Le Quattro Stagioni

13th International Architecture Exhibition of la Biennale di Venezia - Common Ground Venice / Italy / 2012

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Un Padiglione Italia sostenibile il progetto di allestimento Marco Burrascano, Maria Luisa Palumbo, Giampiero Sanguigni Infanzia del paesaggio italiano: Bosco Italia (Padiglione A) La sezione Bosco Italia del Padiglione Italia trasforma uno dei due edifici nella messa in scena di un sottobosco italiano. La luce è filtrata, l’aria è umida. I suoni sono quelli del lieve fruscio delle foglie. Gli odori sono della terra umida e dei muschi, i colori sono i verdi brillanti o cupi delle felci e non solo. Nella prima navata all’ingresso è stato allestito un giardino interno di 800 metri quadrati, composto da circa 5.000 piante: collocate ad altezze differenti mediante pedane di legno di tipo industriale, formano un’emozionante successione di tessiture e toni di verde diversi, che conferiscono al progetto il movimento e la naturalezza del sottobosco, offrendo ai visitatori un momento di pausa e refigerio, ma anche di riflessione sui temi trattati nel padiglione. Le piante utilizzate nel progetto sono quindi le più efficaci per raffigurare l’atmosfera del nostro sottobosco ma al tempo stesso creare un paesaggio primordiale e fantastico, in particolare le felci, le prime piante ad avere sviluppato foglie vere e proprie: comparse 350 milioni di anni fa, quando in Italia il clima era di tipo subtropicale. L’immagine è quella di un paesaggio elementare, una sorta di grado zero, base di partenza su cui da sempre sono continuamente e ricorsivamente elaborate e prodotte le tante forme e identità dei paesaggi italiani. L’intento è di evocare i luoghi in cui il negoziato tra pratiche umane e vegetazione spontanea sembra sbilanciarsi a favore di quest’ultima. Sono i paesaggi selvicolturali e pastorali dei boschi, foreste, pascoli arborati, brughiere, macchie, lande, arbusteti, sempre più ai margini o inclusi all’interno della città diffusa. Sono i luoghi dei paesaggi relitti o ritrovati, dei paesaggi pre-agricoli o post-agricoli, rinaturalizzati per il cessare delle coltivazioni. Le foreste italiane si trovano oggi in uno dei momenti di massima espansione. La superficie forestale italiana è stimata in 10.673.589 ettari, pari al 34,7% del territorio nazionale (rapporto WWF Italia 2011). Dal 1920 ad oggi l'estensione dei boschi italiani è quasi raddoppiata, con un trend crescente dal dopoguerra in poi, di pari passo con la scomparsa di circa la metà dei terreni coltivati e alla riconquista di pascoli e campi da parte della vegetazione potenziale. In rapporto all’estensione del territorio, in Italia oggi ci sono più boschi e foreste che in Germania (31%) e in Francia (28,6%). Da sempre costituiscono un elemento irrinunciabile per la definizione del carattere del paesaggio italiano, al pari delle sistemazioni agrarie del Giardino d’Europa. Ad eccezione del periodo della prima industrializzazione e dello sviluppo delle città tra XVII e XVIII secolo, i boschi sono stati l’elemento quantitativamente predominante nel paesaggio italiano (Alessandrini, 1971). Questo non deve stupire se si tiene conto che più del 90% del territorio italiano ha vocazione forestale, ossia senza l’azione dell’uomo in tempi relativamente brevi tornerebbe ad essere di competenza del bosco nelle sue numerose tipologie (Blasi, 2010). Le vicende delle trasformazioni dei territori italiani dimostrano che le dinamiche evolutive o involutive degli habitat boschivi sono strettamente legate all’azione dell’uomo più che alle determinanti vegetali, climatiche o pedologiche. Il bosco e le sue diverse sottoformazioni sono prodotti, trasformati, rigenerati, conservati per effetto delle scelte e delle azioni umane, possiamo quindi definirli paesaggi, nei quali si intrecciano gli aspetti fisiologici e biologici con le ragioni e i modi con cui gli uomini li abitano. La nuova geografia italiana è connotata dalla dispersione insediativa e questa nuova tipologia di spazio pubblico, che ha in realtà radici antiche legate agli usi civici per i quali i boschi sono storicamente utilizzati, costituisce un elemento del quale tenere conto nella pianificazione e nella costruzione del nuovo paesaggio italiano, senza esaltazioni o demonizzazioni, ma attribuendogli la giusta rilevanza storica e progressiva, comprendendo che si tratta della matrice ecologica del nostro territorio. Narrazione (Padiglione B) La seconda navata del Padiglione Italia, quella adiacente al Giardino delle Vergini, è un ambiente ampio e in penombra, caratterizzato dalla presenza incombente della struttura esistente. È uno spazio che, per caratteristiche, si presta a un allestimento osmotico e seriale, fatto di element ricorrenti che amplificano la sequenza prospettica delle capriate. Il padiglione B, data la sua scarsa luminosità, è stato immaginato come una camera oscura, una pausa tra due paesaggi, quello artificiale della navata introduttiva e quello naturale del giardino esterno. La navata in penombra diventa l’ambientazione ideale di un racconto fatto attraverso la proiezione di video e di immagini. L’idea è che i contenuti possano essere approcciati seguendo due dinamiche differenti: il visitatore, interessato a una percezione visiva e contratta dei contenuti potrà attraversare velocemente un percorso scenografico in cui si susseguiranno i temi, gli oggetti e i personaggi che hanno maggiormente influenzato il rapporto tra architettura, economia e territorio italiano dal dopoguerra ad oggi; altrettanto sarà possibile approfondire i contenuti attraverso la lettura dei testi, degli archivi e dei documenti. “L’uomo contemporaneo è come Tarzan nella foresta dei media” raccontava Toyo Ito negli anni novanta. Mentre il Padiglione A cerca di rappresentare, fisicamente, il “grado zero” del paesaggio italiano, il Padiglione B propone una lettura mediata del territorio attraverso il dialogo tra architettura, paesaggio, ambiente e produzione. Lo fa scenograficamente, attraverso l’occhio di architetti, critici, ricercatori, cineasti e documentaristi, affiancando alla foresta dei media un terreno saturo di informazioni, fatto di supporti interattivi in cui il visitatore può navigare all’interno degli archivi da cui sono state estratte le visioni legate all’allestimento. Dove negli anni novanta i media avevano imploso il reale in una dimensione puramente virtuale, il Padiglione vuole restituire un contenuto critico alle immagini e alle tecnologie, vissute non come un mezzo puramente estetico, ma come strumento attraverso cui indagare e raccontare il territorio. Ne è testimonianza l’ultima sezione della mostra, legata alle esperienze attuali, in cui le immagini e il web racconteranno la partecipazione, le comunità e le iniziative legate alla coscienza del rapporto tra città, persone e ambiente. Il racconto è diviso in tre sezioni: Olivetti, Architetture del Made in Italy e Nutrire il Pianeta/reMade in Italy. Ogni ambito è caratterizzato da contenuti diversi. Si parte dal materiale fisico e tridimensionale della sezione legata all’esperienza olivettiana, passando alle proiezioni-racconto e video sculture, fino ad arrivare alla storia attuale, raccontata attraverso i media e gli strumenti di comunicazione contemporanei. L’allestimento è diacronico. L’idea è quella di trovare una continuità, pur nell’eterogeneità dei temi trattati, attraverso pochi elementi riconoscibili e materiali reiterati. Il legno è al contempo superficie di calpestio, limite, seduta e delimitazione, sia fisica che acustica; mentre il cartongesso crea le quinte necessarie alle proiezioni. Una sequenza di drappi di tessuto microforato, illuminati dall’alto, crea un paesaggio continuo che attraversa l’intera navata, definendo le alcove in cui i visitatori possono sostare, ascoltare i racconti e osservare i documentari e le immagini relativi alle diverse sezioni. Per il padiglione saranno impiegati materiali a chilometro zero, specie autoctone e tecnologie che rappresentano l’eccellenza italiana. Un padiglione a sole, acqua e pedali Nulla togliendo all’eccezionale bellezza del luogo, non si può sottacere l’opprimente sensazione di caldo e di mancanza d’aria trasmessa dal Padiglione Italia fin dall’inaugurazione nel 2006. La verifica di quella sensazione attraverso l'analisi termo-fluidodinamica, con un modello virtuale del padiglione in Ecotec ci ha permesso di constatare un’insufficiente coibentazione del tetto e una scarsità di aperture. Con una temperatura esterna di circa 30 gradi, in condizioni di utilizzo dello spazio – dunque con un carico termico dovuto anche alla presenza di persone e attrezzature, illuminazione in primis – la temperatura interna raggiunge quasi 35 gradi. Con una movimentazione d'aria quasi inesistente e un’umidità relativa che oscilla tra il 50 e il 70%, si raggiunge una temperatura percepita di ben oltre 40 gradi. Sulla base di queste considerazioni, ma anche più in generale sulla base del programma complessivo della mostra, mirato a riproporre la centralità della produzione materiale e culturale come vera ricchezza e possibilità di ripresa dell'economia e del paese, si è deciso di provare non semplicemente a raccontare della possibilità di nuove economie, ovvero di una quarta stagione basata sul recupero e la valorizzazione dell'esistente (del nostro patrimonio edilizio così come in generale del nostro paesaggio e patrimonio ecologico ambientale), ma di provare a mettere in campo un esempio di green design e green economy: realizzando, attraverso il coinvolgimento di alcune aziende leader del settore, un piccolo prototipo, scala 1:1, di intervento migliorativo (in questo caso, delle condizioni di comfort) ad emissioni (quasi) zero, attraverso la produzione locale di energia solare. L'obiettivo è un intervento di climatizzazione delle Tese – in particolare del padiglione B, interamente esposto a sud e spazio espositivo principale – da alimentare attraverso la produzione locale di energia pulita e rinnovabile. Per realizzare un perfetto bilancio energetico tra produzione e consumi, la pergola è stata dimensionata per un fabbisogno elettrico di circa 10 kW derivanti dai consumi stimati per l’impianto di raffrescamento. Quest'ultimo a sua volta è stato progettato ragionando sulle caratteristiche e potenzialità del luogo, immaginando di sfruttare la presenza dell'acqua di laguna (ad una temperatura di circa 23 gradi) come fonte primaria di raffrescamento del gruppo frigorifero (di cui vengono così ridotti fortemente i consumi) che alimenta la ventilazione nel padiglione B. La realizzazione della pergola, in programma per settembre, è stata immaginata come occasione per la costruzione di un grande laboratorio collettivo che ha coinvolto e coinvolgerà gruppi di studenti del master IN/ARCH in progettisti di architetture sostenibili, l'ENEA, che ha fornito i contatti con le aziende, e numerose realtà produttive protagoniste della green economy italiana e internazionale: Sheuten Solar, per i moduli fotovoltaici vetro-vetro, SMA Solar Technology per l'inverter (il cervello del sistema), FIAMM per le batterie (per la realizzazione di un impianto ad isola), e numerose altre realtà che permetteranno la realizzazione del cantiere. Infine, allineate sotto la pergola, 10 spinbikes collegate a generatori consentiranno ai visitatori di ricaricare i propri smartphones e cellulari, producendo localmente e senza scarti la propria energia: i watt pedalati. Allestimento Impiantistico: Pergola Fotovoltaica, Climatizzazione e Watt pedalati progetto e coordinamento generale: Maria Luisa Palumbo con Camilla Baldassare, Veronica Bonanni, Krista Elvey, Claudia Escalona e Cristina Vessia. Climatizzazione e progetto termo-elettrico Franco Cipriani e Andrea Marcucci Watt pedalati Progetto e realizzazione: Oscar Santilli con Roberto De Santis Spin Bikes: Greenfit SpA Inverter e impianto elettrico: ELETTRO-TECH s.n.c
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    Un Padiglione Italia sostenibile il progetto di allestimento Marco Burrascano, Maria Luisa Palumbo, Giampiero Sanguigni Infanzia del paesaggio italiano: Bosco Italia (Padiglione A) La sezione Bosco Italia del Padiglione Italia trasforma uno dei due edifici nella messa in scena di un sottobosco italiano. La luce è filtrata, l’aria è umida. I suoni sono quelli del lieve fruscio delle foglie. Gli odori sono della terra umida e dei muschi, i colori sono i verdi brillanti o cupi delle felci e non...

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