Progressioni Spaziali | ARCHITETTURA MATASSONI

Mostra di architettura alla Casa dell'Architettura a Roma, curata da Luigi Prestinenza Puglisi e patrocinata dall'A.I.A,C, e dall'Ordine degli Architetti di Roma (21/31 maggio 2012) Rome / Italy / 2012

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Quella architettonica è più che altro un’esperienza di tipo psicologico. Perché una certa qualità di luce trasmette un senso di trascendenza, e perchè uno specchio d’acqua crea un’atmosfera surreale e meditativa? Si tratta di risposte inconsce e automatiche simili per tutti gli individui innescate da determinate situazioni spaziali? E in quanto tali, possiamo considerarle come il modo con cui la mente interpreta la realtà fisica sulla base di una sorta di “esperienza ancestrale dell’ambiente primigenio” che, in qualche modo, potremmo ancora avere dentro di noi? Questa dimensione psicologica comunque caratterizza l’architettura come forma di espressione artistica capace di comunicare con forza il proprio messaggio. La materia prima dell’architettura cioè lo spazio architettonico, viene definito dalle superfici solide e dall’involucro che lo delimitano e lo organizzano; essi assumono un ruolo decisivo, scolpendolo come “materia grezza” e modulando l’intensità dell’azione a seconda del loro grado di permeabilità alla luce, di visibilità reciproca delle parti esterne e interne, ma anche a seconda del loro grado di pesantezza, ovvero di densità materica e “grana” superficiale, della loro lucentezza e trasparenza oppure opacità. Insomma lo spazio architettonico può essere plasmato e caratterizzato attraverso la forma dell’involucro operando su più livelli con una logica sfumata e complessa. Come Bruno Zevi dunque, riteniamo che l’esperienza architettonica consista essenzialmente nella percezione dello spazio attraverso la luce grazie al movimento dell’osservatore, il che la rende di per sé attiva e coinvolgente, ma soprattutto dinamica. Come l’azione necessaria per poter “scoprire lo spazio architettonico” infatti, anche la luce ha qualità strettamente legate al tempo, con le sue sottili vibrazioni che mutano istante per istante; essa può amplificare lo spazio ed enfatizzarne le qualità fisiche e, in un certo senso, può essere considerata anch’essa come un materiale dotato di consistenza plastica. In architettura la luce agisce come un vero e proprio “catalizzatore della reazione psicologica” ovvero dell’emozione architettonica. Modulandola in contrasto con l’ombra si possono creare effetti di drammaticità, oppure di tensione attraverso calibrati, sottili tagli, si può enfatizzare il fondale di un asse ottico, o utilizzarla per creare un senso di ascensione catartica e di astrazione metafisica, o per conferire una vocazione meditativa ad un ambiente. Le qualità dinamiche dello spazio architettonico, la dimensione temporale, l’incisività e la forza espressiva della luce, gli effetti di tensione o di drammaticità, di leggerezza o pesantezza, di trasparenza e opacità, le qualità delle superfici, la plasticità delle forme, i colori e persino l’inserimento di alberi o piante, sono tutti elementi di straordinaria importanza perché in definitiva, è attraverso di essi che l’architettura può esprimersi rendendo l’esperienza attiva dei propri spazi emotivamente coinvolgente '>http://www.floornature.com/architecture-news/news-architettura-matassoni-exhibition-7926/'>
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    Quella architettonica è più che altro un’esperienza di tipo psicologico. Perché una certa qualità di luce trasmette un senso di trascendenza, e perchè uno specchio d’acqua crea un’atmosfera surreale e meditativa? Si tratta di risposte inconsce e automatiche simili per tutti gli individui innescate da determinate situazioni spaziali? E in quanto tali, possiamo considerarle come il modo con cui la mente interpreta la realtà fisica sulla base di una sorta di “esperienza ancestrale dell’ambiente...

    Project details
    • Year 2012
    • Status Completed works
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