Auditorium della Facoltà di Lettere e Filosofia Monastero dei Benedettini Catania

Catania / Italy / 2001

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All'interno del complesso monumentale del Monastero dei Benedettini di Catania, lo spazio dell’auditorium è per certi versi disarmante. Si presenta esternamente come un semplice volume, netto, a pianta quasi quadrata rivestito in intonaco tradizionale di azolo, con un’unica finestra circolare tagliata sullo spigolo a dialogare col monastero, ma si offre all’interno come uno spazio dinamico, policentrico, che si oppone ad ogni forma di gerarchizzazione spaziale. Non esiste un unico punto su cui concentrarsi, ma l’evento può avvenire su tre fuochi (palcoscenici) diversi a diversi livelli. Può svolgersi in un fuoco o l’altro, oppure in due, oppure in tutti contemporaneamente. Le poltrone (“xenitia”) con scocca in multistrato di faggio (su disegno di Giancarlo De Carlo) sono infatti rotanti per consentire una visibilità per più di 200 gradi. Questo determina una percezione spaziale dinamica, mai statica. L’occhio non è catturato da una direttrice forte, assiale; non è obbligato a seguire una direzione spaziale unica, preordinata o stabilita per giungere al punto focale. Qui conta il percorso. Si accede dall’angolo, da un ingresso che lascia libero lo spigolo in pietra bianca. Entrando ci si trova di fronte al banco lavico che, rasato da una luce zenitale, entra nell’auditorium di forza, quasi squarciando la parete perimetrale e subito si aprono varie possibilità di percorsi: si può accedere alla cavea che racchiude lo spazio del “fuoco” più basso a quota –1.60, o posizionarsi attorno al “fuoco” a quota –0.96 o salire sulla gradonata fino ad arrivare alla tribuna posizionata da quota +2.70 a quota +4.50 o percorrere, a livello superiore, intorno allo spazio centrale fino a fermarsi sopra il palcoscenico di fronte alla tribuna e alla colata lavica: visuale inaspettata per concerti o prosa. Non ci si trova di fronte ad una visione dello spazio prestabilita o autoritaria, bensì è lo spettatore-attore che ne diviene protagonista. I diversi livelli su cui si trovano le gradonate non hanno divisioni nette, non sono collegate da elementi di distribuzione, ma è possibile percorrerli gradualmente, variando i punti di vista verso i fuochi, fino ad arrivare al punto più alto della tribuna. L’occhio può scorrere liberamente fino al soffitto dove una serie di lucernari di diversa dimensione e punti luce, apparentemente disposti liberamente, evidenziano la struttura portante della copertura costituita da quattro travi, poggiate solo su quattro pilastri principali a sezione circolare ad una distanza di circa 20 metri, tra loro disassate a formare un nodo centrale da cui entra la luce, e imprimendo un moto rotatorio al soffitto.
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    Project details
    • Year 2001
    • Status Completed works
    • Type Colleges & Universities / Concert Halls / Recovery/Restoration of Historic Buildings
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