Civitella del Tronto 1861 - L'ULTIMO ATTO PER L'UNITA' D'ITALIA

LE ARMI NELLA SCENA DELL'ASSEDIO Teramo / Italy / 2011

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Civitella 1861 Ultimo atto per l’Unità d’Italia Le armi nella scena dell’assedio Filosofia e tecnica di una mostra. Il progetto di allestimento della mostra delle armi appartenute agli eserciti regolari sardo-piemontese e borbonico, che si sono scontrati durante l’ultimo drammatico assedio alla Fortezza, è definito nella data e nel luogo: 20 marzo 1861, Civitella del Tronto. Due sono i capitoli di questo progetto: la definizione dell’idea e la trasformazione dell’idea in forma. E il tutto avviene prima della costruzione tecnica. Se si pensa che ogni cosa può essere o diventare rappresentazione e spettacolo, allora anche l’ultimo drammatico assedio alla Fortezza può essere assunto a spettacolo. L’idea, però, non era quello di “mettere in opera” meccanicamente l’assedio, ma di rappresentarne il senso, perchè il problema non è tanto il funzionamento del modo, quanto la rappresentazione dei suoi valori. Abbiamo voluto, quindi, assieme al ricordo storico, rilevare precisamente la tragedia della guerra, le forme d’alienazione degli uomini imbarbariti prima dal bisogno e dalla fame e poi dal profitto e dalla violenza, attraverso una efficace simbologia. Le armi individuali da fuoco e bianche sono state appese a sagome di ufficiali e soldati d’epoca in un susseguirsi di apparizioni dove il corpo è staccato dal suo contorno, come se del corpo avesse ereditato tutta la libertà e la sofferenza, la disperata volontà di continuare a essere oltre i confini che lo inchiodano nello spazio della Storia. Il progetto di allestimento ha anche in sé il pregio, se vogliamo chiamarlo così, di riformulare la concezione tradizionale di mostra, creando uno spazio unitario, in cui viene cercato, in numerosi modi, la fusione tra evento, spettacolo e spettatore. Infatti, la maniera con cui sono state disposte le sagome degli assediati e degli assedianti non trova distinzione in un ordine di collocazione spaziale, il tutto per lasciare che lo spettatore cerchi il proprio percorso, sentendosi libero di intraprendere una traiettoria personale e di trovare nuove connessioni o interpretazioni, non escluse quelle ideali. Come ad esempio quella di affratellare amici e nemici, perché, a parer nostro, chi portava ed usava quelle armi erano comunque “povericristi”, magari anche con motivazioni sociali e patriottiche, ma che sicuramente le guerre non le dichiaravano loro, e soprattutto non ne godevano i benefici Idealità, che nel caso nostro hanno avuto una conferma storica nell’auspicata unità degli italiani. Tutti questi oggetti un tempo portatori di morte, talvolta presentati in esposizioni museali disordinate e polverose, quasi lugubri, sono qui, magicamente esaltati da una luce equanime che li unisce senza gerarchie di valori esteriori. A questo punto, possiamo sottolineare un particolare infimo ma significativo, In armonia, sia pure oppositiva con quanto spesso affermato, che cioè, solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose ci si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Noi, infatti, abbiamo tentato di richiamare attraverso il tipo di materiale a strisce utilizzato per le sagome, la complessità istologica dei combattenti e dei loro movimenti concitati nella battaglia. Per concludere, la mostra, vuole in qualche modo dare un segno, di inversione, proponendo un nuovo modello di intervento museografico, che non si prefigge esclusivamente lo studio della storia e il culto della memoria patria, la conservazione delle opere e la didattica della conoscenza, ma che non vuole dimenticare anche la contemplazione delle idealità maturate sotto la spinta delle tragedie umane, e la ricerca di un sentimento aureolato di saggezza morale qual è l’aspirazione alla pace che vive nel cuore degli uomini. Pace ancor più desiderata in quanto se ne avverte vagamente ma profondamente la vitrea fragilità. D’altra parte questa fragilità fu espressa da Platone quanto icasticamente scrisse: “Solo i morti hanno visto la fine della guerra “. Hector Jacinto Cavone Felicioni
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    Civitella 1861 Ultimo atto per l’Unità d’Italia Le armi nella scena dell’assedio Filosofia e tecnica di una mostra. Il progetto di allestimento della mostra delle armi appartenute agli eserciti regolari sardo-piemontese e borbonico, che si sono scontrati durante l’ultimo drammatico assedio alla Fortezza, è definito nella data e nel luogo: 20 marzo 1861, Civitella del Tronto. Due sono i capitoli di questo progetto: la definizione dell’idea e la trasformazione dell’idea in forma. E il tutto...

    Project details
    • Year 2011
    • Work started in 2011
    • Work finished in 2011
    • Client Società cooperativa SISTEMA MUSEO - Perugia
    • Status Completed works
    • Type Exhibitions /Installations
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