museo-laboratorio della zampogna | francesco melaragni

Si trattava di intervenire su un piccolo edificio scolastico della fine degli anni ’50, ormai in disuso da diverso tempo, da recuperare architettonicamente ed ampliare per adibirlo a Museo-laboratorio dedicato alla Zampogna.
L’edificio è stato rivisto nella sua globalità, rimodellato in modo da configurarsi insieme ai nuovi volumi aggiunti come un organismo in grado di porsi nel particolare contesto ambientale quale forte segno riconoscibile.
Una quinta continua in acciaio Cor-ten avvolge il volume esistente, l’aspetto rugginoso ne sottolinea la preesistenza ed è un sotteso richiamo al luogo “quasi fermo nel tempo” e al tema “rievocato” e “raccontato” dal museo stesso.
La quinta è in c.a. a vista nel nuovo corpo aggiunto, sviluppato anche in un piano interrato destinato ai servizi e alla direzione, su cui appare sospesa la copertura curvilinea in acciaio e Tecu-zinn, sostenuta da due alti pennoni e da tiranti.
Un corpo curvilineo scale-ascensore spicca sulla parete posteriore del complesso, mentre una passerella ed una pensilina curvilinea in acciaio accompagnano il visitatore all’ingresso del Museo.
All’interno superata la reception, si apre la prima sala espositiva, pressoché buia, in cui, su un sottofondo di brani musicali per zampogna, immagini gigantografiche vengono proiettate e tre monitor propongono commenti e filmati.
Tre pecore panca di legno e lana costituiscono provocatori elementi di seduta nello spazio astratto della sala.
La seconda sala, ampia luminosa e aperta sul paesaggio attraverso una grande parete vetrata, presenta in vetrinette una collezione di zampogne, mentre un informatore elettronico interagisce con i visitatori fornendo informazioni su quanto esposto e rimandi al luogo.