Chiesa San Carlo Borromeo | DOMENICO SCOPA

Nuovo Complesso Parrocchiale Principina Terra / Italy / 2009

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Oggi, tranne per le grandi opere, è sempre più difficoltoso associare, attraverso il linguaggio architettonico, il manufatto alla funzione che svolge al suo interno. Non esistono più quegli stili architettonici che un tempo rendevano riconoscibile la funzione dell’edificio già dall’esterno. Nel nostro tempo oseremo dire che quasi indistintamente dopo aver varcato il fragile diaframma tra esterno ed interno ci rendiamo conto di dove ci troviamo, se in un luogo di culto o in un luogo per il tempo libero. Oggi in un unico edificio si possono svolgere molteplici funzioni contemporaneamente, così come nella Chiesa; mentre in passato rimaneva isolata ed a se stante oggi riveste più ruoli. Dietro il termine “complesso parrocchiale” troviamo tanti luoghi che svolgono altrettante funzioni quali: le aule catechistiche, il salone parrocchiale, il centro per l’ascolto, quello per i più bisognosi, ecc….L’edificio della Chiesa non ha solo un potere significante per i fedeli in ordine alla loro esperienza liturgica, ma la comunità cristiana, e non solo, ritrova nella chiesa una sua auto identificazione e la riconosce come un luogo dove poter esprimere tutta la sua operosità verso il quartiere, verso la città, un luogo dove potersi confrontare, ma anche dove poter trovare aiuto e carità. Riassumendo quest’ insieme di osservazioni in un paradigma sintetico potremmo dire che: la comunicazione della fede, lo scompaginarsi della chiesa in una determinata comunità e il suo relazionarsi con il mondo circostante avvengono su tre grandi percorsi linguistici che sono: - quello della comunicazione, cioè il saper trasmettere dei contenuti a chi ci ascolta; - quello della prassi, la capacità di coinvolgimento dell’altro nell’apprezzamento o nella condivisione di intenzioni e di opere; - quello della celebrazione di riti simbolici eloquenti con il rinvio all’Oltre. Sarà sua missione invitare ad entrare, sarà suo dovere mostrarsi come chiesa accogliente sia per il credente che per il non credente, sia per chi viene a dare qualcosa sia per chi viene solo a chiedere, sarà sua funzione offrire degli spazi per tutte le attività missionarie della chiesa stessa e vede i fedeli protagonisti nella sua azione liturgica. Attraverso l’architettura dell’edificio realizzato si è inteso dare atto a quanto sopra espresso non in un rapporto intimistico, ma attraverso un confronto dialettico con la committenza. Il progetto di una chiesa è si un’esperienza singolare, ma non può essere pensato come uno spazio destinato all’emozione religiosa perché mancherebbe dell’enorme ricchezza che gli viene proprio dalla tradizione con la densità della sua memoria di fede e dal suo dinamismo liturgico che dalla sua missione ecclesiale. Si aborra quel funzionalismo per il quale la realizzazione di un luogo dovrebbe rispondere solo ed esclusivamente alle necessità delle funzioni che si andranno a svolgere al suo interno ed esterno. La funzione non solo non impoverisce la forma, ma essa stessa il più delle volte la suggerisce e con la sua valenza simbolica ne allarga l’ampiezza espressiva. L’architettura è perché non risulta solo come un oggetto che si osserva, ma come uno in cui si può entrare e interferire con esso, dove si possono svolgere determinate attività che hanno bisogno di tempi e spazi ben precisi durante tutto l’arco del giorno. Il complesso parrocchiale è situato in località Principina Terra, periferia ovest di Grosseto a metà strada tra il centro urbano e Marina di Grosseto, dove da tempo esiste un nucleo urbano e un aeroporto militare. La conformazione del lotto di m 24x200 non ha condizionato la scelta della disposizione planimetrica dell’intero complesso architettonico; ciò che inizialmente poteva essere una forma molto regolare ha lasciato sempre più spazio ad un movimento di volume e distribuzione planimetrica piuttosto articolata. Sia plani metricamente che prospetticamente è possibile distinguere le varie funzioni quali: l’aula della celebrazione con accanto la cappella feriale, il campanile posto sullo spigolo del quarto settore del ventaglio, in adiacenza la sacrestia e l’ufficio del parroco costituiscono lo spazio cuscinetto tra la chiesa ed i locali di ministero pastorale quali : le aule catechistiche, il salone parrocchiale e la canonica. L’aula celebrativa al suo interno è divisa in tre settori che si differenziano per dimensione ed angolatura generati da uno stesso punto focale posto sulla corona esterna del presbiterio, su quest’ultimo è stato collocato un elemento in vetro che rimanda al luogo dove tutto è stato generato. Adiacente all’aula celebrativa con la medesima forma, ma con dimensione più contenuta ed un’angolatura diversa, è stata collocata la cappella feriale segno della natura umana a somiglianza di Dio L’elemento generatore che ha accompagnato il nostro progetto è “La barca di Pietro” che con le sue vele naviga su tutti i mari sia con il tempo buono che avverso, a questo elemento abbiamo accostato la Trinità che si esprime sia plani metricamente che in alzato finanche negli arredi. Le tre grandi vele rappresentano la nave di Pietro che il Mistero con il soffio del vento le gonfia e ci conduce dove noi non vogliamo, il campanile che si erge imponente è allo stesso tempo timone e faro per tutte le genti, le campane richiamano la cadenza del tempo ad indicare che la nostra vita è scandita da un Altro signore del tempo e della storia; anche il campanile si conclude con tre vele come continuità segnica dell’architettura generativa della chiesa. L’area presbiteriale, dove si svolge la scena celebrativa, è racchiusa in una parete curva sulla cui sommità è posto un grande lucernario da cui si irradia la luce naturale che illumina lo spazio celebrativo; il lucernario ha la forma della mandorla come nel bassorilievo posto sulla controfacciata della Cattedrale, la mandorla dove un tempo era iscritta l’immagine di Cristo pantocratore. La copertura, in legno lamellare, non si nasconde dietro le tre vele, ma con la sua inclinazione in spicchi degradanti accompagna l’attacco tra il presbiterio e la facciata; con una successione ritmica le tre vele partono da un’altezza di 6 m per concludersi sulla sommità a 11 m. Questo segno spaziale è rafforzato dalle linee delle finestre che costituiscono la Via Crucis, in una scansione ritmica le quindici finestre poste sulla facciata ed arricchite da vetrate istoriate raccontano la passione, morte e resurrezione di Cristo. Gli arredi non presentano forme riconducibili alla tradizione, ma attraverso una simbiosi con l’architettura generatrice di questo luogo si amalgamano cercando di armonizzare il tutto con un unico linguaggio. E’ sempre piuttosto arduo significare attraverso degli elementi, in questo caso non figurativi, tutto il mistero che li sottende, i vari elementi che compongono gli arredi sacri quali: altare, ambone, fonte battesimale, urna del santissimo, lampada votiva, sede del celebrante oltre ad avere un unico filo conduttore: - nel disegno geometrico; - nella plasticità della forma; - nel materiale avvalsosi; - nella policromia utilizzata; formano un continuum non dissonante con il volume architettonico che li contiene. Attraverso la policromia messa a disposizione dal travertino bianco, rosso e giallo si è tentato di dare espressività e significato ai diversi arredi sacri che sottendono il momento liturgico. Le diverse tonalità esprimono la purezza, il sacrificio e la gloria, come nell’altare nel quale l’elemento centrale di color rosso è segno del calice e della ferita sempre aperta, nell’ambone dove le lamine marmoree squarciano le tenebre del sepolcro, il rosso lascia spazio al giallo segno della gloria ed al bianco segno di purezza e luce per i nostri passi. Il fonte battesimale, pur riprendendo la forma dell’altare e dell’ambone, ripropone nel catino il profilo a mandorla proposta già nel lucernario, alle spalle è stata realizzata nella muratura una lamina di vetro blu che filtra luce alla quale siamo chiamati a nuova vita. Il santissimo sacramento è posto sulla parete che divide la cappella feriale e l’aula celebrativa, bene visibile da entrambi gli ambienti, anch’esso incastonato tra due vetri, mentre gli elementi che compongono il guscio, che sono di marmo bianco di Carrara, indicano la divinità di Cristo.
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    Oggi, tranne per le grandi opere, è sempre più difficoltoso associare, attraverso il linguaggio architettonico, il manufatto alla funzione che svolge al suo interno. Non esistono più quegli stili architettonici che un tempo rendevano riconoscibile la funzione dell’edificio già dall’esterno. Nel nostro tempo oseremo dire che quasi indistintamente dopo aver varcato il fragile diaframma tra esterno ed interno ci rendiamo conto di dove ci troviamo, se in un luogo di culto o in un luogo per il tempo...

    Project details
    • Year 2009
    • Work started in 2006
    • Work finished in 2009
    • Main structure Reinforced concrete
    • Client Diocesi di Grosseto
    • Contractor Picciolini Costruzioni
    • Cost 1.500.000,00
    • Status Completed works
    • Type Churches
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