Spazi al di la' dello specchio | Michela Rizzo

RIQUALIFICAZIONE ARCHITETTONICA E URBANISTICA DI UNA ZONA DEL COMUNE DI CADONEGHE. Cadoneghe / Italy / 2011

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L’analisi del sito ci ha portato alla conclusione che i luoghi d’incontro, d’interazione, di relazione, che possono servire agli abitanti di Cadoneghe per crearsi un proprio bagaglio di conoscenze basato sull’esperienza, in questo momento sono quasi inesistenti. Manca infatti un centro nevralgico di aggregazione che permetta alle persone di ritrovarsi. Vogliamo quindi che con il nostro intervento tutti gli abitanti di Cadoneghe possano attraverso le nostre scelte fare delle esperienze vere e reali con il territorio che li circonda; possano attraverso un vero e proprio luogo di ritrovo, plasmato sull’interazione, la convivialità, la relazione e l’esperienza, creare un bagaglio personale costruito in prima persona. GLI SPAZI DELL’ESPERIENZA Tutto quanto detto in premessa si concretizza nel progetto attraverso degli spazi che stimolano l’esperienza. All’interno dell’idea generale abbiamo voluto concentrare la nostra attenzione sulle tematiche che sarebbero potute tornare più utili alla comunità di Cadoneghe, tralasciandone altre, che sono state solamente accennate, e che potrebbero essere approfondite in un eventuale seconda fase del progetto. Questi spazi sono specificati qui di seguito; li analizziamo ora, mettendone in risalto le caratteristiche che li fanno diventare veri e propri catalizzatori di identità ed esperienze, i poli concreti del nostro progetto. La piazza/il sagrato. Il primo spazio è quello della piazza. Tale concetto in urbanistica intende un luogo racchiuso all’interno di un centro abitato, più largo delle strade che vi convergono, in maniera che vi si crei un spazio di raccolta. La piazza è quel luogo fisico che fornisce ritrovo fra le persone di una collettività urbana, in essa si svolgono funzioni che interessano chi vive la città. Nel mondo antico l’”urbs” svolgeva un ruolo primario nel territorio in quanto rappresentava il potere e la politica, caratteristiche esercitate dal popolo, quindi prerogativa della cittadinanza. Inoltre le città erano il luogo del commercio e degli scambi e lo spazio che all’interno di esse rappresentava questi aspetti era la piazza. Nell’antica Grecia l’Agorà, era il tutto: ‘centro’ del potere religioso e commerciale, luogo simbolo della democrazia del paese. Nelle città dell’antica Roma la piazza assumeva la stessa valenza, ma in più rappresentava il monumento della civiltà romana, così che la presenza della cultura latina si perpetrasse anche nei luoghi più remoti dell’impero. La piazza è tutt’oggi il centro d’interesse e fulcro vitale nella vita delle città. Non è solo la città d’arte ad essere portatrice di questa proprietà, ma anche moltissime altre piazze assai meno note, se non addirittura sconosciute, che con la loro capacità di farsi calamita per chi vi abita, diventano fulcro della vita sociale. Lo stesso concetto si rende valido per il sagrato. Nella cultura dei nostri paesi a principale indirizzo cattolico, sui sagrati delle chiese passano tutti i principali momenti della vita delle persone: nascita, matrimonio, morte. E da questi presupposti che nasce la nostra idea di piazza come spazio di esperienza per eccellenza. L’incontro con gli altri e la creazione di uno spazio protetto da una cortina edilizia permetterà a chiunque di potervi sostare con tranquillità, senza temere pericoli. Allo stesso tempo questo presupposto mentale di chi vi si approccia porta e una più facile relazione con chi sta contemporaneamente frequentando la piazza, sia esso conosciuto o meno. La corte. Già esistente nella struttura della villa romana, in occidente visse in epoca medievale alterne fortune, anche per la scarsa disponibilità di spazi all’interno delle mura delle città europee. Nel Rinascimento le corti con porticato vennero riscoperte, nel quadro del recupero di tutti gli elementi della civiltà classica. Non si conosce quale sia il primo cortile porticato pienamente rinascimentale, che sicuramente si ispirò, regolarizzandone l’impianto, alle corti dei palazzi pubblici medievali ed ai chiostri dei monasteri. Al di là degli esempi più noti, la corte assume importanza all’ interno della cultura contadina. Essa è infatti lo spazio tra la casa colonica e la stalla, il luogo dove la convivialità entra nel pieno delle sue caratteristiche e gli aspetti fondamentali della socialità si concretizzano. Anche all’interno della corte come sul sagrato delle chiese si snodano le vite delle piccole comunità che vi fanno riferimento. In sintesi, la corte rurale diventa la piazza della vita contadina. Infatti nel nostro caso le proprietà della piazza e della corte vanno a coincidere nello stesso spazio, unendo i punti di forza e le loro caratteristiche. Il fronte stradale e l’attività commerciale filtro. La piazza pensata per il nostro progetto è un elemento nascosto dietro ad una schermatura di fabbricati, una corte, appunto. Lo scopo di questo tipo di intervento serve come già detto, ad assicurare una posizione mentale per chi la frequenta, tale da sentirsi protetto e quindi completamente coinvolto all’interno dello spazio ad esso dedicato. Questo tipo di morfologia, piazza schermata da cortina edilizia, può portare però a nascondere lo spazio appositamente pensato e quindi a vanificare gli sforzi messi in pratica per concretizzarlo. Bisogna quindi pensare ad uno strumento attrattore che faccia da calamita e permetta ai flussi di filtrare attraverso le “mura” messe a difesa della piazza. Tale funzione viene svolta nel nostro caso dalla cortina di edifici che ripara la piazza stessa. A livello del piano terra vengono disposte funzioni che possano richiamare i fruitori dello spazio, attraverso una configurazione che è un po’ come la superficie dello specchio di Alice: la cortina infatti si pone come un elemento estremamente permeabile che permette il passaggio ma allo stesso tempo conclude lo spazio.Il fronte strada non fa altro che rendere esplicita la funzione del filtro: far passare solamente qualcosa di selezionato. Il centro polifunzionale. E’ proprio il nome estremamente multidisciplinare del centro polifunzionale che ne fa per eccellenza uno spazio dell’esperienza. Se dovessimo metterlo mentalmente in collegamento con gli spazi già descritti, la prima definizione che può accordarsi al concetto generale del progetto è quello di una piazza con le mura. I centri polifunzionali, attraverso il loro contenuto danno risposte multiple alle persone: promuovono azioni di dialogo, educative e di interazione sociale, ma sono anche luogo di tempo libero creativo, punto di ascolto e occasione di aiuto alle relazioni fra le persone. Queste strutture puntano a coinvolgere tutti in un percorso di protagonismo sociale. Queste tipicità permetteranno alla comunità di incrociare gli interessi e fare rete, caratteristiche che verranno configurate concretamente in modo tale da esprimere anche formalmente la propria funzione. Il modulo. La parola modulo (dal latino modus, “misura”) ha numerosi significati. Genericamente significa qualcosa di prefissato, di standard, destinato ad essere ripetuto più volte. Nel linguaggio corrente un modulo è una formula prestabilita. In senso figurato rappresenta un modello, un canone (es. modulo dell’arte classica). Alice quando passa al di là dello specchio fra le prime cose che si appresta a fare vi è quella di andare a curiosare fra la polvere e la cenere dal camino. Una volta immerse le mani vi trova, un po’ impolverati e scombussolati dalla loro posizione, i pezzi della scacchiera. La scacchiera non è altro che una griglia generatrice di moduli. Nel nostro progetto si pone come elemento che declinandosi nelle misure di 0,5 m 1 m e 1,5 m, imposta un metodo di lavoro basato sulla regolarità dell’elemento ripetuto, creando così un leitmotiv ricorrente.
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    Project details
    • Year 2011
    • Status Competition works
    • Type multi-purpose civic centres
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