IU(n)AV - Nuova facoltà di architettura navale a Marghera (Venezia) | Michela Rizzo

Il progetto del laboratorio idrodinamico nasce all’interno di una più ampia riqualificazione della zona ormai in disuso in cui trovava sede l’ex magazzino dei fosfati di Marghera, un luogo che a suo modo presenta interessanti spunti su cui riflettere nell’ambito del tema dell’archeologia industriale. Il progetto di riqualificazione prevede la progettazione della sede della nuova facoltà di architettura navale a Marghera e all’interno del masterplan generale sono previste, oltre ad alcune attività strettamente legate alla didattica, altre funzioni caratterizzate da una forte tecnicità nell’ambito della ricerca e della sperimentazione nel campo dell’idrodinamica navale e marittima: il laboratorio idrodinamico e il tunnel di cavitazione. La logica della macchina Oltre al duro confronto con il controverso tema dell’architettura industriale e all’inserimento all’interno di un tessuto urbano sui generis come Marghera, ci troviamo davanti a due strutture che sottopongono forti vincoli dettati dalle peculiarità della funzione stessa. Così il laboratorio idrodinamico come il tunnel cavitazionale si pongono come elementi che vogliono portare all’estremo l’esibizione del proprio funzionamento e della propria razionalità: il laboratorio idrodinamico si mostra come un vero e proprio organismo, esibendo apertamente la concatenazione di forze della propria struttura e come queste giungano fino a terra, affermando implicitamente che tutto ciò che non è in palese tensione non è altro che semplice rivestimento, giunto, membrana; il tunnel cavitazionale, ostentando distintamente il canale di circolazione dei fluidi che dà il nome all’edificio, rende lampante l’innesto di tutte le funzioni che non sono altro che accessorie al suo funzionamento e di quelle che invece rappresentano i centri logistici legati alla sua funzione. Si tratta di due figure che si fanno quindi manifesto di un lavoro: del lavoro di cui sono contenitori e allo stesso tempo del lavoro stesso della propria struttura, dell’edificio che si fa macchina rivelando pienamente la propria logica.