Spazio d'Uso - principio di Responsabilità | raimondo masu

PRINCIPIO DI RESPONSABILITÀ Ha finalità principale nel determinare l’impronta ambientale di ciascun’azione individuale o sociale. Determina il grado d’adattabilità d’ogni azione che interessi il decidere /agire, quindi l’indeterminazione che agisce nella coscienza di sé le nostre relazioni con il reale possono avvenire secondo tre modalità: 1 IO SONO Qual è la mia condotta, chi sono nei confronti del tutto, un tutto che è tanto più grande quanto più il soggetto cerca di dialogare con la natura e tanto meno determinabile nella capacità di risposta. La mia condotta é quindi suscettibile di valutazione e di giudizio, devo ricorrere agli ASSOLUTI per determinare il mio essere 2 ESISTO, E POSSO CONOSCERE La quantità d’energia che controllo è minima rispetto a quella necessaria a garantire la mia esistenza. Mi emancipo dal giudizio dell’assoluto per rendermi unità di misura. Costituisco un insieme di pelli (bolle) che chiudano la quantità di spazio che consenta a me o al mio gruppo di garantirmi risultati certi, risultati immunizzanti. Dunque costruisco nature artificiali che siano soggette alla mia volontà. Posso muovermi e agire progettando le risposte ma l’autoreferenzialità del mio agire può far tendere il movimento alla immobilità immunizzata. 3 DOVE SONO esisto, posso conoscere, ho un rapporto con il mio ambiente . ciò mi pone nella necessità, nel mio movimento, non tanto di riconoscere marcatori certi (autoreferenzialità della conoscenza, che può togliere o meglio ridurre la possibilità di riconoscere spazi vuoti dove muoversi), ma di determinare la mia posizione non come soggetto di conoscenza ma come colui che abita, al fine di evidenziare l’indeterminazione dell’ambiente e quindi cercare quelle impronte che rendano possibile il mio passaggio Il principio di responsabilità agisce in ogni livello Il principio di responsabilità quando agisce secondo 1 agisce in un ambiente morale e induce a comportamenti automatici, non si occupa dell’uomo bensì del suo esistere rettamente secondo un parametro assoluto.. agendo in ambiente 2, è più preoccupato a salvaguardare il proprio territorio e fa della propria esistenza la propria conoscenza certa, può non accorgersi che i suoi conflitti si rivolgono a se stesso. agendo in 3, il principio di responsabilità evidenzia uno spazio d’uso e non un semplice territorio come bolla di conoscenza certa. Lo spazio d’uso così definito è uno spazio di movimento che riconosce se stesso nella possibilità non di conoscere delle regole d’equilibrio che diano certezza ma di riconoscerne i movimenti di riequilibrio dell’azione. Quando si parla di riequilibrio, non si fa riferimento al semplice rapporto causa/effetto (riferito all’ambiente 2), ma ad un rapporto di posizionamento: io agisco (causa), ottengo qualcosa (effetto) ma questo non è l’unica conseguenza provocata e fondamentale. Quel che cambia è l’intero ambiente (posizionamento), rispetto al quale devo ora e subito agire con un ulteriore movimento. Solo così tengo conto dell’ indeterminatezza espressa proprio nel riconoscere se stessi in quello spazio. Solo così la mia realtà si avvicina alla complessità del reale che non controllo. Agisco contemporaneamente in tutto il mio spazio d’uso. bevo un bicchiere d’acqua qui, produco rifiuti [lavorazione dei contenitori o delle reti di distribuzione)a 300 km di distanza